Lettera aperta della comunità scientifica

il PTS ha inviato insieme ad autorevoli istituzioni associazioni e università la lettera aperta promossa da R4L e dall’intera comunità scientifica

Al Presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella

Al Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte

Al Ministro della Salute, Roberto Speranza

Al Ministro dell’Università e della Ricerca, Gaetano Manfredi

Egregi Signori,

ci rivolgiamo a Voi con incredulità e sgomento per la situazione in cui versa la ricerca biomedica italiana, osteggiata e minacciata da gruppi di animalisti che nei mesi scorsi hanno bloccato molti rilevanti progetti di ricerca e oggi, di fatto, i lavori parlamentari.

In questi giorni, infatti, sono stati presentati due emendamenti al disegno di legge di Bilancio per il 2021, tesi a correggere alcune storture presenti nel D.Lgs n. 26 del 2014 che, nel recepire la normativa europea in materia di utilizzo di animali per la sperimentazione, ha introdotto divieti ideologici e antiscientifici che non esistono negli altri Stati membri.

Lo scorretto recepimento ha portato il nostro Paese in procedura d’infrazione e messo i nostri ricercatori in una posizione di svantaggio rispetto ai colleghi dell’Unione europea. Si tratta dei divieti alla sperimentazione su sostanze d’abuso (droghe, alcol, ma anche semplicemente i farmaci che superano la barriera encefalica) e xenotrapianti (trapianti di organi da animali a uomo) che sono ingiustificati e dannosi per il progresso scientifico. Come detto gli emendamenti miravano a portare sul tavolo la discussione sulla possibilità di rimuovere queste storture, aprendo così un dialogo costruttivo con l’Europa che potesse condurre alla chiusura della procedura di infrazione e, allo stesso tempo, riportare i ricercatori italiani nelle stesse condizioni dei colleghi nel resto del mondo. È da notare come questa richiesta sia stata avanzata dall’intera comunità scientifica tramite diversi documenti presentati nel tempo dalla Accademia dei Lincei, dal Comitato Nazionale per la Biosicurezza, le Biotecnologie e le Scienze della Vita (CNBBSV), dal Ministero della Salute e, da ultimo, della Conferenza dei Rettori (CRUI).

Ebbene, il Parlamento italiano non ha ritenuto nemmeno di ammettere alla votazione tali emendamenti che, peraltro, proponevano anche il rifinanziamento di studi su metodologie complementari/alternative alla sperimentazione animale. I metodi complementari sono, infatti, frutto del lavoro di scienziati e ci preme ricordare che, una volta validati, sono ampiamente utilizzati e preferiti agli animali.

Ci appelliamo, quindi, alla Vostra sensibilità ed attenzione perché venga messa la parola fine a questa situazione che danneggia la ricerca, come peraltro ribadito con autorevolezza proprio in questi giorni dalla Senatrice a vita Elena Cattaneo, la quale, intervenendo in Aula al Senato, ha affermato: “157 i candidati vaccini anti Covid, nessuno esisterebbe senza sperimentazione animale. Ne parlo a beneficio di tutti perché nessuno in quest’Aula possa dire: non sapevo, non avevo capito”.

Concludiamo questa lettera aperta, ricordando in quattro sintetici punti perché quella degli scienziati non è una posizione anacronistica, ma una necessità e un diritto:

 • La ricerca scientifica è un valore fondamentale per il progresso sociale, culturale ed economico del nostro Paese. È indispensabile rispettare e sostenerne i fondamenti metodologici. È necessario che la libertà della ricerca, condotta nel rispetto dei principi etici stabiliti dai codici istituzionali, nazionali e internazionali, venga riaffermata come elemento valoriale fondante di una società democratica basata sulla conoscenza.

 • La sperimentazione animale rientra tra i metodi e mezzi necessari per arrivare a terapie efficaci e sicure. L’uso di animali è previsto nell’ultima fase della sperimentazione che precede le prove di farmaci e terapie sull’uomo, la cosiddetta “ricerca preclinica”, ed è indispensabile nella ricerca di base, in particolare nel campo degli studi sul cervello e le sue patologie.

 • In Italia, la ricerca con animali è oggetto di attacchi, anche violenti e diretti a singoli ricercatori, da parte di associazioni animaliste, fondati su affermazioni false e non supportate da alcuna evidenza scientifica. Campagne mediatiche e denunce alla magistratura su attività di ricerca approvate dalle autorità preposte hanno portato, in molti casi, ad una ingiusta pubblica denigrazione di ricerche di valore scientifico e sociale.

 • La peggiore conseguenza di questi divieti antiscientifici è la fuga dei giovani all’estero. Va infatti evidenziato che, sulla base dei progetti European Research Council comunicati ieri, 47 hanno un titolare italiano ma, di questi, ben 30 si svolgono all’estero, dove si trovano tutele e condizioni di lavoro più adeguate.

In calce le firme, oltre a quella di Research4Life che promuove questa iniziativa, di molte tra le maggiori istituzioni scientifiche italiane, tutte unite da un’unica necessità, quella di poter lavorare seriamente e con impegno per il progresso scientifico e la cura delle malattie.

Ringraziando per l’attenzione, porgiamo i nostri migliori saluti.

Assobiotec Associazione Luca Coscioni (ALC) Farmindustria Federazione Italiana Scienze della Vita (FISV) Federazione SPERA-Sperimentare per curare Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro (AIRC) Fondazione Telethon Fondazione Veronesi Gruppo 2003 Gruppo Italiano per lo Studio della Neuromorfologia (G.I.N.S.) IRCCS-Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri (IRFMN-Milano) IRCCS-Ospedale San Raffaele (OSR-Milano) Istituto Luca Coscioni Istituto Nazionale di Genetica Molecolare (INGM-Milano) Patto Trasversale per la Scienza (PTS) Research4Life Scuola Normale Superiore Scuola Universitaria Superiore IUSS di Pavia Società Italiana di Biofisica e Biologia Molecolare (SIBBM) Società Italiana di Biologia Sperimentale (SIBSperimentale) Società Italiana di Embriologia e Ricerca (SIERR) Società Italiana di Farmacologia (SIF) Società Italiana di Fisiologia (SIF) Società Italiana di Fertilità, Sterilità e Medicina della Riproduzione (SIFES MR) Società Italiana di Neuroscienze (SINS) Società Italiana Tossicodipendenze (SITD) Società Italiana di Tossicologia (SITOX) Università degli Studi dell’Aquila Università degli Studi di Cagliari Università degli Studi di Catania Università degli Studi di Ferrara Università degli Studi di Firenze Università Humanitas Università degli Studi di Messina Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia Università degli Studi di Milano Bicocca Università degli Studi di Milano Università degli Studi di Perugia Università degli Studi di Pisa Università del Piemonte Orientale Università degli Studi di Siena Università Vita-Salute San Raffaele Università degli Studi di Torino Università degli Studi di Trento

Il PTS rinnova Direttivo e Vice Presidenza

A SERVIZIO DEI CITTADINI I SUOI ESPERTI CON “PTS PER TE”

Si chiama “PTS per TE” ed è lo strumento digitale con cui il Patto Trasversale per la Scienza (PTS) si mette a disposizione di tutti i cittadini per rispondere in maniera chiara e diretta alle loro domande e dubbi sui temi relativi alla scienza, al metodo scientifico e anche alle paure rispetto a quel che stiamo vivendo.

Con “PTS per TE” ricercatori e specialisti del PTS, con varie competenze, risponderanno in diretta social e digital (Facebook e YouTube) a tutte le domande che chiunque intenda porre. Si tratta di un formato innovativo, che non prevede un “talk-show” tra scienziati o domande dei giornalisti, ma un filo diretto con i cittadini, senza intermediazioni, affinché la ricerca possa dialogare senza filtri e in maniera chiara e comprensibile con tutti gli interessati.

Il formato è stato ideato dalla nuova Vicepresidente del Patto Trasversale per la Scienza, Francesca Ulivi, giornalista e attivista per i diritti dei malati, Direttore Generale della Fondazione Italiana Diabete.

Ulivi, che proviene da una esperienza trentennale in tv, dove ha diretto svariati telegiornali nazionali e aziende dei media, è stata eletta all’unanimità dopo le dimissioni dal direttivo del Prof. Andrea Cossarizza (primo vicepresidente del PTS e successivamente Presidente ad interim dopo le dimissioni del Prof. Lopalco per la propria scelta di candidatura politica), ed è uno dei soci fondatori dell’Associazione, già responsabile della comunicazione e membro del Consiglio Direttivo.

La prima puntata di “PTS per TE” sarà in diretta online sulle pagine Facebook e YouTube del PTS domenica 13 dicembre dalle 18 alle 19.  Sarà dedicata ai “vaccini per la Covid-19” e a rispondere alle domande saranno il Presidente del PTS, Prof. Guido Poli (professore ordinario di patologia generale) e la Professoressa Antonella Viola, recentemente nominata membro del direttivo dell’Associazione.

Antonella Viola è Professoressa Ordinaria di Patologia Generale presso il Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Padova e Direttrice Scientifica dell’Istituto di Ricerca Pediatrica – Fondazione Città della Speranza. Oltre alla sua attività didattica e di ricerca, Antonella Viola è editorialista di alcuni quotidiani e si occupa attivamente di divulgazione scientifica. E’ responsabile del coordinamento del Gruppo Operativo “Malattie infettive, Vaccini e Terapie avanzate”.

Il rinnovato consiglio Direttivo del PTS, oltre ad Antonella Viola, vede l’ingresso di altri tre nomi di assoluto spicco nel panorama scientifico italiano: Enrico Bucci, Marco Tamietto e Vincenzo Trischitta.

Bucci è Adjunct Professor in Biologia dei Sistemi complessi e Direttore del programma di Biologia dei Sistemi Complessi presso lo Sbarro Institute for Cancer Research and Molecular Medicine (Temple University, Philadelphia, US). Noto soprattutto per il suo lavoro nel campo della integrità nella ricerca scientifica e per il suo instancabile apporto alla divulgazione, sia come editorialista, sia in tv e nel digitale. Per il PTS coordina il Gruppo Operativo sull’”integrità scientifica”.

Marco Tamietto è un neuroscienziato, Professore Ordinario di psicobiologia e psicologia fisiologica all’Università di Torino (2017) e Research Fellow all’Università di Tilburg (Paesi Bassi). Ha subito violenti attacchi e minacce di morte dagli animalisti, assieme al Prof. Luca Bonini perché impegnato nel progetto “LightUp” sui macachi, volto a ridare la vista a persone colpite da cecità totale o parziale a seguito di danno cerebrale.

Vincenzo Trischitta èProfessore Ordinario di Endocrinologia presso l’Università degli Studi di Roma “Sapienza” e Direttore del Laboratorio di Ricerca di Diabetologia ed Endocrinologia, presso l’IRCCS Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo (FG), dove coordina ricerche nel settore della genetica e dell’epidemiologia del diabete di tipo 2 e delle sue complicanze croniche. E’ creatore del sito di divulgazione scientifica “FiveHundredWords”. E’ Socio Fondatore del PTS e coordinatore del Gruppo Operativo sulla “Comunicazione con il Pubblico”.

A completare il rinnovato direttivo del PTS un altro membro “laico”, Andrea Uranic referente della gestione tecnica, impiantistica e della logistica per gli insediati dell’Area Science Park di Trieste. E’ il creatore del sito del PTS di cui è anche webmaster e social media manager.

Commenta il Presidente Guido Poli: “prima di tutto desidero ringraziare chi ha lasciato il direttivo in questi mesi per motivi personali o di opportunità politica: Pierluigi Lopalco, Andrea Cossarizza, Roberto Burioni, Giulia Corsini e Maria Santoro. A loro va tutta la nostra gratitudine per l’importante servizio reso all’Associazione nel suo primo anno di vita e, soprattutto, durante la crisi determinata dalla pandemia in corso. Do il benvenuto ai nuovi membri e sono onorato di poter presiedere una associazione con un così alto valore scientifico ed umano all’interno del direttivo e tra i propri soci. Tengo a rimarcare l’elezione unanime della Vice Presidente Francesca Ulivi, figura “laica” rispetto a medici e ricercatori, ma necessaria in una associazione come il PTS che vuole essere trasversale, rappresentare la società civile e soprattutto proteggerla e proteggere i più fragili, quindi i malati, da cialtroni e disinformazione in ambito scientifico. Nella stessa direzione di servizio verso la popolazione, va la nostra nuova iniziativa “PTS per TE”.

COMITATO DIRETTIVO DEL PTS

Presidente: Guido Poli

Vice Presidente: Francesca Ulivi

Segretario: Julia Filingeri

Tesoriere: Diego Pavesio

Membri del direttivo: Guido Silvestri (creatore del PTS), Enrico Bucci, Luciano Butti, Corrado Canafoglia, Andrea Grignolio, Luca Pezzullo, Marco Tamietto, Vincenzo Trischitta, Andrea Uranic, Antonella Viola.

DISCUSSIONE PUBBLICA E DEMOCRATICA SUI CRITERI DI DISTRIBUZIONE DEI VACCINI

Proposta del Patto per la Scienza

I vaccini per Covid-19 sono in dirittura d’arrivo. Quando le autorità regolatorie (EMA, AIFA) auspicabilmente daranno la loro approvazione condizionale, potremo essere certi della loro efficacia e sicurezza. Questa approvazione si basa sui risultati ottenuti nei trial clinici di fase I (sicurezza), II (definizione del dosaggio e primi dati di efficacia) e III (efficacia clinica). Come sempre accade, nei mesi a venire, il processo di monitoraggio da parte delle agenzie regolatorie proseguirà, al fine di valutare gli effetti dei vaccini che potrebbero non essersi verificati durante gli studi clinici, ma che si potrebbero verificare, come eventi rari, vaccinando milioni di persone.

Gli effetti indesiderati riportati fino ad oggi sulle ca. 70.000 persone con i primi vaccini che saranno autorizzati sono di breve durata e si manifestano, in una piccola percentuale di soggetti, con sintomi di lieve entità che vanno dal dolore nel sito di iniezione a mal di testa. In qualche raro caso (2%), però, i soggetti vaccinati hanno manifestato una sintomatologia più severa con febbre, spossatezza e rigonfiamento locale, tutti sintomi regrediti spontaneamente entro due giorni o facilmente controllabili assumendo un farmaco anti-infiammatorio. Anche questa eventualità non deve spaventare o indurre esitazione relativamente a questi vaccini perché è una reazione ben nota (“reattogenicità”) del nostro sistema immunitario alla vaccinazione.

L’approvazione dei vaccini per COVID-19 rappresenta un altro passo fondamentale nel contributo che la ricerca scientifica e tecnologica offre all’umanità, a meno di un anno dalla comparsa di questo nuovo virus pandemico, un evento senza precedenti nella storia dell’umanità.

Diventeranno così immediatamente attuali due questioni molto rilevanti che riguardano la democrazia e i diritti, sulle quali, noi PTS, riteniamo sia opportuno aprire sin d’ora una discussione pubblica e priva di pregiudizi.

La prima riguarda i rapporti tra gli stati ed i popoli del mondo. Si tratta di “dare un senso concreto alla dichiarazione che i vaccini sono un bene pubblico globale” principio sul quale si è recentemente espressa l’Accademia dei Lincei in un documento del 20 novembre 2020, contenente indicazioni preziose anche per il nostro Governo, che si avvia a presiedere il G-20 nel 2021.

La seconda questione riguarda le priorità di distribuzione dei vaccini all’interno di ogni Paese annunciati in Parlamento dal Ministro della Sanità il 2 dicembre: prima operatori sanitari e sociosanitari, poi residenti e tutto il personale delle RSA. Successivamente, nell’ordine, anziani oltre gli 80 anni, persone oltre i 60 anni, categorie impegnate in servizi essenziali. Il Ministro ha tuttavia precisato che potranno esservi adattamenti nella strategia e nei criteri, ad esempio nel caso di focolai epidemici rilevanti in aree specifiche del Paese.

Noi PTS riteniamo che occorra aprire su questo tema una discussione pubblica e che la flessibilità e possibilità di correggere nel corso del tempo i criteri annunciati debba essere seriamente presa in considerazione, anche oltre l’esempio indicato dal Ministro.

Dovrà naturalmente rimanere ferma la priorità assoluta per operatori sanitari e sociosanitari, scelta condivisa con le altre nazioni, che, tra l’altro, consentirà a questi professionisti di agire come ‘testimonial’ pubblici dei vaccini, informando correttamente il pubblico circa i modesti e transitori effetti collaterali sempre possibili per qualsiasi farmaco allo stesso tempo rassicurando sulla loro sicurezza.

Rispetto all’ordine delle categorie successive, informazioni aggiuntive saranno probabilmente fornite dalle ricerche in corso sulla consistenza e sulla durata dell’efficacia dei vaccini approvati, anche in relazione alle specifiche fasce di età. Anche per questo, flessibilità e discussione pubblica saranno importanti. In tale ambito, sarà importante non dimenticare che:

  • esistono persone con meno di 60 anni, ma con importanti patologie, che – anche considerata la lunga aspettativa di vita – dovrebbero poter beneficiare di una significativa priorità di vaccinazione;
  • alcune categorie professionali – ad esempio tutti gli operatori dell’università (e non solo della scuola) – svolgono un servizio fondamentale per il futuro dell’intera nazione, attualmente purtroppo erogato in larga misura solo a distanza.

In conclusione, ci appelliamo al Governo perché criteri e priorità di accesso ai vaccini anti-COVID-19 siano rivisti periodicamente sulla base delle conoscenze scientifiche che andranno rapidamente ad accumularsi rinunciando così a scelte aprioristiche rigide.

Noi PTS siamo disponibili e interessati a dialogare con tutte le parti interessate, politici, amministratori della salute pubblici e privati, e cittadini, per ottimizzare su basi scientifiche la fondamentale opportunità rappresentata dall’imminente disponibilità di uno o più vaccini efficaci nel prevenire il ricovero ospedaliero e, auspicabilmente, la trasmissione dell’infezione nella società.

Tutti i rettori delle università italiane sull’importanza della sperimentazione animale

Nota di Roberto Caminiti e Marco Tamietto

La sperimentazione animale è indispensabile per la ricerca di base e per la scoperta e validazione di terapie efficaci e sicure sull’Uomo. Lo ribadiscono i Rettori di tutte le Università italiane in un documento approvato all’unanimità dalla Conferenza dei Rettori (CRUI).

Il Patto Trasversale per la Scienza esprime grande apprezzamento e soddisfazione per un documento coraggioso e netto, che ribadisce anche la piena validità scientifica, etica e giuridica del progetto LIGHTUP dei prof. Tamietto e Bonini, soci del PTS.

I Rettori stigmatizzano anche gli atteggiamenti intimidatori ed ostruzionistici di molte associazioni animaliste, e le incredibili posizioni della Sezione III del Consiglio di Stato, che quel progetto sta bloccando ed osteggiando, pur non avendo alcuna competenza scientifica in merito. “Fin quando la libertà scientifica e la sperimentazione animale verranno ostacolate nelle aule di tribunale, scrivono i Rettori, la scienza continuerà ad essere menomata, paralizzata, ed il nostro Paese reso sempre più debole e più povero”.

Scarica il documento della CRUI cliccando qui

Statistica fra le righe

Riflessioni sui metodi che molti danno per scontati

di Carlo Di Pietrantonj A e Arcangelo Liso B

La saggezza popolare ci insegna che il diavolo si nasconde nei dettagli, infatti non di rado il difetto che invalida un ragionamento non è rilevabile a prima vista, anzi a prima vista sembra tutto perfettamente logico. Spesso la sorgente di questi difetti invisibili è la tendenza a considerare una tecnica o una regola sempre valida solo perché lo è in una apparentemente ampia serie di circostanze a noi familiari. Un po’ come quando ci fidiamo dell’esperienza dei pochi amici e parenti, i quali non rappresentano quasi mai un campione che in termini tecnici si definisce “rappresentativo”, ovvero non forniscono quasi mai una descrizione rappresentativa della reale varietà dei fenomeni e della loro concreta possibilità di verificarsi.

L’interesse generale per i numeri ed il calcolo delle probabilità è sicuramente aumentata in questi mesi di pandemia. E anche molti politici ormai cercano di argomentare le loro posizioni con dei numeri, talvolta con competenza, purtroppo non dirado piegandoli per i propri scopi dialettici, fino al punto di paragonare la probabilità di essere colpiti da un meteorite con la mortalità da virus Covid19. Come è possibile non fare un uso spregiudicato dei numeri? Come possiamo non farci guidare dalle impressioni, ma affidarci invece all’analisi del contesto e delle regole?

Prendiamo il famoso paradosso delle patate dimenticate esposte al sole(1), all’inizio pesavano 1 quintale (100Kg)ed erano per il 99% acqua. Dopo un giorno al sole l’acqua si è ridotta ed ora sappiamo che rappresenta il 98% del peso. Si ma di quale peso? Cioè quanto pesano ora le patate?Pochi risponderanno che il peso complessivo delle patate si deve essere necessariamente dimezzato. I numeri 99 e 98  inducono all’errore, sembrano vicini se manca l’analisi e il ragionamento(per i più impazienti la risposta è di seguito riportata: prima dell’esposizione al sole la parte “secca” pesava 1 Kg ovvero era l’1% del peso totale, dopo l’esposizione al sole diventa il 2% del nuovo peso totale, ma non si è modificata, quindi ora 1 Kg è il 2% del nuovo peso).

E così se leggiamo che le auto elettriche in circolazione sono raddoppiate, forse dovremmo chiederci: rispetto a quale numero di partenza? Erano forse solo 5 e ora sono solo 10? O erano un discreto numero e ora sono molte di più?

Trappole analoghe si presentano in statistica o in epidemiologia dove la valutazione del denominatore può essere determinante, ad esempio quando dobbiamo confrontare i conteggi di un numero di eventi (ad es. nascite, decessi, malattia, ricorso ad un servizio sanitario) calcolati in differenti aree geografiche (comuni, distretti,province, regioni) oppure in differenti strati (classi di età, genere, titolo di studio, condizione di salute).

Paragonare i conteggi assoluti fra aree o strati in generale non è lecito, poiché le differenti numerosità dei casi fra aree (o strati) sono dovuti (in prima istanza) alle differenti dimensioni delle popolazioni che li hanno generati, pertanto l’indicazione generale è che il confronto può essere fatto solo fra i valori ottenuti dividendo il numero dei casi per la numerosità della popolazione che li ha generati, questo valore viene moltiplicato x 100, oppure x1000 o x100000, in questo modo esprime il numero di “casi attesi” ogni 100 1000 100000 individui appartenenti a quella popolazione, in un certo senso l’espressione “casi x 1000” indica una sorta di unità di misura.

Sottolineiamo che la popolazione posta al denominatore deve essere costituita da tutti e soli gli individui che avrebbero potuto generare gli eventi di interesse (talvolta definita popolazione generatrice dei casi o popolazione a rischio se l’evento è “sfavorevole”), in caso contrario il valore (del rapporto casi/popolazione) verrebbe artificialmente “diluito”(ridotto) in modo proporzionale alla dimensione della frazione di popolazione che non potrebbe generare quei casi (popolazione non a rischio), rendendo il confronto fra aree (o strati) distorto.

Infatti ad esempio (estremo) se si vuole confrontare il numero dei casi di disturbi che interessano solo la popolazione maschile, fra distretti sanitari di una regione, in questo caso dividere per la popolazione generale del distretto (senza distinzione di genere) sarebbe un errore. Infatti,se si usa come denominatore la popolazione generale la proporzione dei casi di quei disturbi verrebbe “diluita” proporzionalmente alla dimensione della popolazione femminile (popolazione non a rischio), pertanto la differenza della proporzione fra un distretto e l’altro rischia di dipendere dalla differente distribuzione fra maschi e femmine anziché da una reale differenza di rischio di malattia fra i distretti. Quindi per non cadere nella trappola è opportuno, in questi casi, eseguire il confronto dividendo solo per la popolazione di genere maschile (la popolazione a rischio).

Altrettanto insidiosa è la situazione nella quale si desidera confrontare il numero di eventi in diverse aree dove ogni individuo della popolazione di quell’area è “a rischio” per quell’evento, ma in misura differente a seconda dello strato di popolazione in cui si trova. L’esempio più comune è la mortalità, non esistendo gli immortali tutti sono a rischio di morire ma tale rischio aumenta con l’età, pertanto il numero dei decessi in una regione a prevalenza di individui anziani non può essere confrontato con il numero dei decessi avvenuti in una regione la cui popolazione a prevalenza di soggetti giovani, né in termini assoluti né utilizzando come denominatore solo la numerosità delle rispettive popolazioni generali. Infatti le differenze fra le proporzioni di decessi tra le varie regioni potrebbero essere determinate più dalla differente distribuzione per età più che da una reale differenza di rischio di decesso. In questo caso i confronti fra aree possono essere fatti suddividendo la popolazione e i soggetti che hanno presentato l’evento in un numero conveniente di classi di età di opportuna ampiezza, in modo da eseguire il rapporto decessi/popolazione all’interno delle classi di età, così sarà possibile eseguire il confronto fra classi di età corrispondenti tra le diverse regioni.

Nell’esempio con dati fittizi illustrato in figura 1 possiamo osservare dalla colonna Totale che il numero dei casi (ad esempio decessi) nella regione A è più grande rispetto alla regione B, anche il valore del rapporto con la rispettiva popolazione regionale sembra confermare questa osservazione, tuttavia l’analisi per classi di età rivela che la proporzione dei casi (rispetto alla popolazione specifica) è sistematicamente più grande per la regione B rispetto alla regione A.

Qui il diavolo che si annida nel denominatore (popolazione generale) è la differente distribuzione d’età delle due popolazioni, nella regione A circa il 25% della popolazione è 65 anni mentre nella regione B solo il 5% della popolazione è oltre i 65 anni, però in entrambe le popolazioni la maggior parte dei decessi avviene nella classe 65 anni, infatti nella popolazione B il maggior rischio (che si verifichi un caso) si concentra nell’ultima classe di età (come si osserva dal grafico nella figura 1). Quindi il totale dei casi nella regione A sono in maggioranza generati dall’ultima classe di età cosi come il totale della popolazione (A) è per lo più costituito da individui appartenenti all’ultima classe di età, mentre per la regione B sebbene la maggior parte dei casi si concentri nell’ultima classe di età, la popolazione generale è in minima parte costituita da individui ultra 65 anni, pertanto il rapporto “totale dei casi su popolazione generale” di fatto viene “diluito” dalla frazione più numerosa di popolazione sotto il 65 anni che contribuisce meno al numero dei casi.

Un errore analogo ha tratto in inganno alcuni commentatori che nelle prime fasi dell’epidemia hanno confrontato il tasso di letalità per COVID19 registrato in Italia con il tasso di letalità in Corea del Sud. Il tasso di letalità è il rapporto fra il numero dei decessi fra casi confermati di COVID19 e il numero totale dei casi confermati di infezioni da COVID19, negli articoli in lingua inglese indicato come CFR (Case Fatality Rate).

Possiamo replicare questo confronto utilizzando i dati dei casi confermati in Italia (al 7 aprile) pubblicati dall’Istituto Superiore di Sanità (2) e i casi confermati in Corea del Sud pubblicati su JPAM (3) relativi al medesimo periodo. Sulla base di queste informazioni il CFR (o tasso di letalità) in Italia risultava pari al 12.2% mentre in Corea del Sud risultava pari al 1.9%, quindi, apparentemente il tasso di letalità in Corea era inferiore a quello italiano.Bisogna sottolineare che nonostante la grande differenza fra i due CFR non è possibile concludere che in Italia il virus è più letale che in Corea poiché, come già notato da altri autori (4), le distribuzioni del numero dei casi confermati in Italia e in Corea del Sud si mostrano così differenti che da rendere inconfrontabili i due CFR.

Infatti, dalla figura 2 è possibile notare che il 73% dei casi confermati (al 7 aprile) in Italia si concentra nella popolazione >49 anni, mentre per la Corea del Sud solo il 42% dei risultano in quella classe di età, tuttavia in entrambe le nazioni il 98% del numero dei decessi era a carico di pazienti >49 anni, così come è stato accertato anche da altri autori che il maggior rischio di mortalità per COVID19 è a carico delle classi di età superiori (4) (5).

Quindi come nell’esempio in figura 1 la differenza di CFR è in parte dovuta a l’effetto di “diluizione” causato dalla differente distribuzione per età dei casi confermati (il denominatore) fra Italia e Corea del sud. In Corea la maggior parte dei decessi avviene, come in Italia, nelle classi di età superiori, ma la maggior parte del denominatore (i casi confermati) è costituito da soggetti appartenenti alle classi di età inferiori ai 50 anni, ovvero quelle a rischio più basso, in tal modo il rapporto “grezzo” decessi / casi confermati risulta diluito dalla frazione dei casi con un rischio di decesso inferiore.

Ovviamente a differenza dell’esempio 1 costruito a fini didattici, qui nel confronto fra CFR della Corea del Sud e CFR dell’Italia possono aver contribuito alla differenza, oltre al meccanismo illustrato sopra, anche le differenti strategie adottate per eseguire i testi virologici e la diversa tempistica dei test virologici le quali determinano il diverso grado di sottostima delle popolazione dei casi confermati (la tendenza a sottostimare il numero dei casi confermati tende a produrre sovrastime dei valori di CFR), infine anche i comportamenti e atteggiamenti fra generazioni possono influenzare il valore del CFR(4).

Un ulteriore esempio di allucinazione procurata dai denominatori si verifica quando siamo interessati a studiare come varia nel tempo la distribuzione del numero dei casi rispetto ad una loro caratteristica, si osservi ad esempio la figura 3 dove con dati fittizi sono rappresentate le percentuali per tipo di caso (sul totale dei casi) e il loro andamento nel tempo, a prima vista (il lettore distratto) potrebbe concludere che il “numero dei casi” di tipo 1 e 3 stiano aumentando mentre si stanno riducendo i casi di tipo 2, invece osservando la tabella sottostante, la numerosità complessiva dei casi si sta riducendo così come il conteggio dei singoli tipo di casi, sempre osservando la tabella possiamo notare che i casi di tipo 1 e di tipo 3 si riducono di 5 e 10 unità rispettivamente  alla settimana, mentre i casi di tipo 2 si riducono di 150 unità alla settimana. La riduzione più rapida dei casi di tipo 2 per contrasto fa accrescere le frazioni degli altri due tipi di caso sebbene in termini assoluti tutti i tipi si riducono. La figura 2 mostra che effettivamente nel tempo la distribuzione dei casi per tipologia si modifica e man mano si riduce la frazione (il peso sul totale) dei casi di tipo 2 e per contrasto si accresce il peso di quelli di tipo 1 e 3, tuttavia leggere questo grafico come se il denominatore fosse costante nel tempo trae in inganno rispetto alle reali tendenze dei valori assoluti.

In conclusione abbiamo illustrato alcuni aspetti che vanno tenuti in mente quando vogliamo confrontare fra loro la frequenza del numero dei casi calcolati all’interno di gruppi o strati, abbiamo sottolineato che in generale il confronto può essere fatto dividendola frequenza strato o gruppo specifica per la popolazione che ha generato quei casi (in ogni strato o gruppo). D’altro canto abbiamo visto che la sola ispezione delle proporzioni può essere ingannevole, in un certo senso il denominatore in sé può ingannare soprattutto se si perdono di vista i valori assoluti.

In un mondo dominato dalla comunicazione rapida ed emotiva, il nostro invito all’analisi attenta dei numeri e dei denominatori potrà sembrare naïve per alcuni. Eppure l’analisi attenta dei dati ha cambiato radicalmente i destini della storia e ha consentito per esempio agli alleati di vincere la seconda guerra mondiale agendo a dispetto delle impressioni dei militari coinvolti (6). Mai nella storia abbiamo avuto a disposizione una quantità di dati e di fatti come nella nostra epoca, essi hanno bisogno di riflessione per essere valutati razionalmente ed utilizzati nelle decisioni.

A. Dirigente Analista Servizio Regionale Epidemiologa SeREMI – ASL Alessandria;

B. Professore Ordinario, Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche, Università di Foggia

Bibliografia

  1. Paulos, J. A.A Mathematician Reads the Newspaper. New York: Basic Books, p.81, 1995
  2. https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/bollettino/Infografica_7aprile%20ITA.pdf
  3. Joo H, Kang Y, COVID-19 Infection in South Korea: Focusing on Age Distribution of Confirmed Cases. J Pure ApplMicrobiol. 2020;14(suppl 1):721-723. doi: 10.22207/JPAM.14.SPL1.08.https://microbiologyjournal.org/covid-19-infection-in-south-korea-focusing-on-age-distribution-of-confirmed-cases/
  4. Backhaus A. Common Pitfalls in the Interpretation of COVID-19 Data and Statistics. Inter Econ. 2020; 55(3): 162–166. Published online 2020 Jun 7. doi: 10.1007/s10272-020-0893-1. PMCID: PMC7276107. PMID: 32536714. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7276107/
  5. https://www.cdc.gov/coronavirus/2019-ncov/covid-data/investigations-discovery/hospitalization-death-by-age.html
  6. Jordan Ellenberg. 2014.“How Not to Be Wrong: The Power of Mathematical Thinking” Penguin Group.

Mozione a sostegno dei ricercatori

Il PTS ringrazia il Senato Accademico dell’Università degli Studi di Firenze che, durante l’Adunanza di oggi, ha accolto la mozione a sostegno dei ricercatori del progetto ERC “Light-up” e della sperimentazione animale.

Il Senato accademico dichiara che la sperimentazione animale rappresenta ad oggi un approccio indispensabile e insostituibile per lo sviluppo di terapie farmacologiche e chirurgiche per gravissime patologie. La vicenda mediatica, gli attacchi anche personali ai ricercatori e infine il caso giuridico del progetto Light-up espone tutta la ricerca italiana e non solo quella biomedica, vista l’ampia interdisciplinarietà del tema al rischio di vedere vanificati gli sforzi di progettualità, impegno di giovani ricercatori, sviluppo e attrazione di risorse nonostante la rigorosa applicazione delle normative europee, italiane e istituzionali in tema di benessere animale.

Il Senato Accademico auspica che alla prossima riunione della CRUI il Rettore trasmetta il sostegno del Senato accademico dell’Università di Firenze ai ricercatori impegnati nel progetto ERC “Light-up” e più in generale (il sostegno) alla sperimentazione animale, che ogni giorno si dimostra essenziale per il progresso della ricerca italiana. Sottolineando l’importanza del principio di libertà della ricerca.

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Plasma Iperimmune

Solitamente non condividiamo i post dei membri del nostro direttivo o dei nostri soci, ma questa vicenda del plasma iperimmune e dei servizi de Le Iene è importante.
Lo facciamo prima di tutto in difesa dei cittadini, perché non meritano, in piena pandemia, di avere letture della realtà prive di ogni fondamento da fonti di cui si fidano e continuano a fidarsi. Lo facciamo in difesa della scienza e del metodo scientifico che non può essere vilipeso da chi lo ignora e tirato per la giacchetta per dimostrare tesi preconcette. Infine lo facciamo anche in difesa del vero giornalismo di inchiesta che, quando parla di medicina, si basa sui dati e sul metodo scientifico.

 Plasma Iperimmune (di Antonella Viola)

C’è in giro un servizio pseudo-giornalistico che vorrebbe dimostrare come la terapia col plasma iperimmune sia la cura a portata di mano per il COVID-19. Il servizio mostra ospedali che la stanno usando e chiede ai medici se tra i pazienti che l’hanno ricevuta ci sono stati morti. Poi chiede ai pazienti guariti se la terapia ha funzionato e loro rispondono di sì, perchè subito dopo si sono sentiti molto meglio. Ecco come distruggere il metodo scientifico in una manciata di minuti. Ricordiamo che questi pseudo-giornalisti (Le Iene) sono gli stessi che anni fa proposero analoghi servizi a dimostrazione (secondo i loro canoni) che Stamina, la terapia-truffa di Vannoni, funzionava. E misero alla gogna uno scienziato di grandissima reputazione e serietà come Paolo Bianco. In modo analogo, nel servizio sul plasma, il bersaglio è Roberto Burioni, ma a rappresentare tutta quella classe di “esperti” che prima di dire che un farmaco o una terapia funziona chiedono le prove.
Andiamo quindi a vedere cosa sappiamo di questa terapia.
Come sappiamo ormai tutti, si basa sull’utilizzo della parte liquida del sangue (che contiene anche anticorpi) di persone che sono guarite dal COVID-19. Si prende il sangue, si separa il plasma e si utilizza per i pazienti, cercando di fornire loro un’arma in più: gli anticorpi prodotti da chi è già guarito. In linea di principio, potrebbe funzionare, ma anche no. Questo perché ci sono moltissime variabili in gioco; per nominare le più importanti: la concentrazione di anticorpi neutralizzanti nel plasma donato, la concentrazione di anticorpi nel sangue del paziente, lo stato infiammatorio/immunitario del paziente, la tempistica e il dosaggio di somministrazione, lo stadio della malattia. Per questi motivi, è molto difficile capire se la terapia funziona, perché in assenza di protocolli standardizzati (concentrazione di anticorpi fissa, condizione del paziente, modalità e tempi di somministrazione) la variabilità è troppo alta. L’unico modo per valutarne l’efficacia e la sicurezza è attraverso i soliti studi clinici controllati randomizzati, quelli in cui c’è un protocollo ben definito e si confrontano pazienti in cui si usa il plasma con pazienti di controllo. Cosa sappiamo sulla base degli studi esistenti? Che non c’è evidenza scientifica che il plasma iperimmune sia di beneficio per i pazienti. L’analisi dettagliata di tutti gli studi effettuati finora da parte della Cochrane (un’organizzazione internazionale che ha lo scopo di valutare gli interventi sanitari) conclude che i dati non sono sufficienti per suggerire la terapia con il plasma come efficace nella cura dei pazienti COVID-19.
Un servizio come quello trasmesso da Le Iene è quindi molto pericoloso: prima di tutto mina le basi della ricerca scientifica basata sulle prove; poi, genera aspettative e dubbi nella popolazione, che, come succedeva con Di Bella o con Stamina, vuole essere curata col plasma iperimmune e non capisce quindi perché molti ospedali non lo utilizzino. E da qui rabbia o panico.
La raccomandazione ai pazienti e ai loro familiari è di non cadere in queste trappole che hanno come unico scopo quello di fare audience e polemica. Non c’è alcun motivo per cui io o altri colleghi dovremmo negare una cura se efficace: per quanto mi riguarda, non sono mai stata pagata da un’industria farmaceutica, non ho rapporti di alcun genere con i produttori di farmaci o vaccini o anticorpi monoclonali. Saremmo tutti felici di poter dire che il plasma iperimmune funziona ed è uno strumento in più per affrontare il virus, e forse un giorno lo potremo comunicare con entusiasmo. Ma per il momento, dobbiamo basarci sui fatti e non creare false aspettative: non ci sono evidenze che questa terapia funzioni. Servono studi controllati e randomizzati per arrivare presto ad una conclusione definitiva.
Se oggi abbiamo farmaci che ci curano, vaccini che ci proteggono e terapie innovative contro malattie che reputavamo incurabili è solo grazie all’applicazione della scienza e del suo metodo, senza scorciatoie. Chi cerca scorciatoie, chi non rispetta i tempi e i metodi della ricerca scientifica, danneggia la salute pubblica, ci mette tutti in pericolo. Come è accaduto in passato, anche con l’aiuto de Le Iene.

Qui il documento del Cochrane: https://bit.ly/3faUcjr

Nota del Direttivo del PTS

Nei giorni scorsi Enrico Bucci, membro del Direttivo, è stato oggetto di critiche pubbliche infondate. Confermiamo la nostra piena fiducia verso Enrico e invitiamo a smettere di infangarne l’onorabilità.

Di seguito la sua risposta in dettaglio

1. I processi sommari o alle intenzioni non fanno parte dell’etica pubblica liberale. In particolare, io rispondo se ci sono accuse documentante nei miei confronti (reati o cattiva condotta); quelle che mi sono state rivolte sono illazioni infondate.

2. Come da sito della Temple University, sono professore aggiunto presso il dipartimento di biologia. Sempre dal sito, è possibile vedere come io faccia parte della “research faculty”, senza dovere di insegnamento. Una cosa che in America è diffusa, con una storia peraltro illustre. Il titolo di professore aggiunto si ottiene attraverso valutazione di una proposta del candidato e viene confermato periodicamente sulla base delle pubblicazioni scientifiche prodotte ed esaminate dal Dean della facoltà di riferimento. Chi crede che il titolo sia “farlocco”, non ha che da riferirlo alla Temple University.

3. Almeno alcune delle accuse rivolte mancano di prove o si basano su prove false. Per esempio, l’articolo di Schneider ed i fatti di riferiti dalla Corsini sono così poco aderenti alla realtà da contestare ad Antonio Giordano le schede che PubPeer rivolge all’insieme degli autori che si chiamino A. Giordano (esempio: Franck A. Giordano, Assunta Giordano eccetera), con ciò denotando la cura che chi porta l’accusa mette nel verificare la fondatezza delle proprie fonti. Allo stesso modo, è falsa l’accusa a me rivolta di aver minacciato il blogger tedesco Schneider, come da questi riportato in base ad uno stralcio di email non verificato e dalla Corsini ripreso. È pure non corretta l’accusa rivolta dalla Corsini al Patto Trasversale della Scienza, di non essere stata ascoltata, per il solo fatto di non aver ottenuto ragione.

4. Per ovvi motivi di terzietà, non è opportuno che un affiliato ad una certa università sia responsabile dell’investigazione di potenziale cattiva condotta di un altro affiliato alla stessa università. Questo elementare principio preclude che io possa formalmente investigare il caso di Giordano.

5. Ciò nonostante, posso confermare che da anni il professor Giordano e tutti i gruppi che hanno collaborato con lui sono impegnati in un processo di revisione e correzione dei propri lavori, partito su base volontaria e non sollecitata.

6. Io non ho investigato su determinati importanti ricercatori per motivi personali, ma perché sono stato a ciò incaricato dalla Procura di Milano. Nel caso da me investigato, come in quello di Giordano, si pone il problema di un capo di laboratorio cui può capitare di essere implicato in incidenti di cattiva condotta a causa del comportamento frettoloso di suoi collaboratori.

7. La caratterizzazione di persone o gruppi di persone sulla base di stereotipi negativi (pizza/mafia/Italia/frode) è una inaccettabile forma di discriminazione, che nulla ha a che vedere con l’integrità di chi è accusato, ma molto con la mentalità dell’accusatore.

8. Ripetere continuamente le stesse accuse fingendo che non si sia avuta risposta, coinvolgendo continuamente nuovi enti, persone e pubblico è una forma di cattiva condotta.

FARE DI PIU’ E MEGLIO

l’appello del PTS a tutta la comunità nazionale

Il Patto Trasversale per la Scienza rivolge alla società civile un appello a “FARE DI PIU’ E FARE MEGLIO!” per superare prima possibile l’emergenza trasformando difficoltà e reciproche accuse in un impegno comune.

La presente fase di gestione della pandemia è – allo stesso tempo –critica per la pressione ospedaliera, ma caratterizzata da notiziepromettenti, pur se ancora preliminari sulla messa a punto di vaccini e terapie specifiche anti-COVID-19.

Noi cittadini dobbiamo fare di più e meglio: anche oltre i divieti e gli obblighi (tutti da rispettare), riduciamo temporaneamente tutti i contatti sociali non indispensabili, soprattutto al chiuso, senza ascoltare chi nega la gravità della situazione.

Le istituzioni nazionali e regionali devono tutte fare di più e meglio:

organizzando finalmente quanto finora non è stato adeguatamente organizzato, in termini di trasporti pubblici, assistenza domiciliare ai malati e medicina territoriale (dal coinvolgimento dei medici di famiglia alle USCA, Unità Speciali di Continuità Assistenziale);

– rendendo subito disponibili, in formati utilizzabili per la ricerca, cioè disaggregati, tutti i dati epidemiologici (oltre a tutti i verbali del CTS);

– appoggiando – forti anche della completa trasparenza sui dati – le iniziative miranti a contrastare ogni forma di negazionismo e di pseudoscienza, anche relativamente alla pandemia;

– avviando un monitoraggio epidemiologico su solide basi statistiche, per poter sapere quanto siano efficaci le variazioni delle misure di contenimento decise a livello nazionale, regionale, provinciale o locale.

Tutta la comunità nazionale – governo, regioni, insegnanti, personale scolastico, genitori, studenti – deve fare di più e meglio per la scuola. Evitiamo, tutti insieme, che l’Italia la sola nazione ad usare la chiusura delle scuole come principale strumento per ridurre il contagio: ciò non avviene in alcun altro paese europeo! In tutte le regioni governo e enti locali devono lavorare insieme, con l’obiettivo che la scuola in presenza, con tutte le cautele necessarie (mascherine incluse), sia garantita, soprattutto per i più piccoli.

Il Governo e il Ministero della Salute devono fare di più e meglio! Devono informare i cittadini – adesso e in dettaglio – su quanto si sta facendo per acquisire la disponibilità e organizzare la distribuzione non solo dei futuri vaccini, ma anche delle terapie innovative già approvate per uso di emergenza in altri paesi (per es., alcuni anticorpi monoclonali, di comprovata efficacia per ridurre in modo importante il carico ospedaliero di pazienti che possono quindi essere curati a casa propria). E’ quanto serve oggi (non domani) ed a tal fine occorre utilizzare subito, se necessario, tutte le risorse rese disponibili anche dall’Europa.

Pubblichiamo la lettera del Presidente del PTS inviata al Ministro dell’Università e della Ricerca, Prof. Gaetano Manfredi

inviata in data 21 ottobre 2020 e in attesa di una Sua cortese risposta

Alla C.A.

On. Gaetano Manfredi

Ministro dell’Università e della Ricerca Scientifica

Oggetto: la situazione del finanziamento alla ricerca scientifica in Italia. Il ruolo del Patto Trasversale per la Scienza (PTS)

On. Ministro, Ill.mo Prof. Manfredi,

Le scrivo in qualità di Presidente dell’Associazione “Patto Trasversale per la Scienza (PTS)” (https://www.pattoperlascienza.it/), oltre che, personalmente, da professore universitario e ricercatore, per comunicarLe la nostra posizione sul delicato quanto strategico tema in oggetto.

L’Associazione PTS, che ho l’onore di presiedere, nata a giugno 2019 e sostenuta da oltre 500 soci, ha come propria mission di essere un soggetto super partes capace d’interlocuzione coi decisori politici (a tutti i livelli) e, contemporaneamente, di rappresentare un punto di riferimento con solide basi scientifiche per la società civile. Nonostante la sua breve vita è già stata protagonista di diverse “battaglie” a favore della scienza e del progresso rispetto alla pseudoscienza nelle sue diverse manifestazioni (dai “no vax”, alla cosidetta “medicina omeopatica”, ai negazionisti della rilevanza del virus pandemico causa della COVID-19).

Tra le battaglie più importanti in cui il PTS ha preso una posizione netta vi è quella sulla libertà di sperimentazione animale, nel rispetto delle regole bioetiche internazionali, che vede l’Italia relegata grottescamente al di fuori dal contesto scientifico internazionale nonostante il livello assoluto dei propri ricercatori. Nello specifico, mi riferisco al Gruppo Operativo sulla sperimentazione animale del PTS, guidato dal Prof. Roberto Caminiti (che aveva già preso posizione a giugno sul caso Lightup: https://www.pattoperlascienza.it/2020/06/08/scienza-e-giustizia-in-italia-il-caso-light-up/) oltre ad un ricercatore di punta quale il Prof. Marco Tamietto, membro del Direttivo del PTS. Le chiedo quindi di considerarci parte attiva per riportare la ricerca italiana all’interno degli standard internazionali che merita.

Nell’attesa di poterLa incontrare, di persona o a distanza, per approfondire questi temi, La ringrazio per l’attenzione e La saluto cordialmente augurandomi che il PTS possa esserLe d’aiuto nella promozione della scienza e della ricerca italiana.

Cordialmente,

Prof. Guido Poli,

Presidente

Patto Trasversale per la Scienza

Comunicazione del PTS sulla sperimentazione animale (ordine cronologico)