UN TARDIVO LAMPO DI RAGIONEVOLEZZA

La sentenza della III sezione del Consiglio di Stato (CdS) (1) che consente la ripresa del Progetto LightUp è un ragionevole, anche se tardivo, lampo di ragionevolezza. La sequenza temporale degli eventi è ormai nota. Soffermiamoci sul vulnus che l’operato della III sezione ha inferto alla separazione, che deve esistere in uno Stato di diritto, tra i compiti e limiti della magistratura ed il fare della scienza.

Mettiamo anche da parte l’ovvia considerazione che la magistratura, amministrativa o penale, ha il dovere di intervenire nei casi di violazione della legge, in questo caso il DL.vo 26/2014 (2) sulla sperimentazione animale. Il limite che la legge impone è che la magistratura non possa intervenire nel merito degli aspetti scientifici e radici culturali di un progetto di ricerca già approvato dagli enti regolatori nazionali ed internazionali a ciò preposti, come nel caso di LightUp.

La richiesta del CdS alle Università di Torino e Parma ed al Ministero della Sanità di fornire le prove che non esistessero metodi alternativi all’uso dei macachi per studiare le residue capacità visive, a seguito di lesione delle aree visive cerebrali, è stato un chiaro esempio di capovolgimento dell’onere della prova, che andava chiesta al ricorrente, la LAV.

Per il progetto LightUp non era stato possibile reperire nella letteratura scientifica studi che mostrassero metodi alternativi in grado di studiare un fenomeno complesso, come un costrutto mentale, tra l’altro alterato. A ciò non sarebbero neanche serviti i modelli computazionali tanto cari alla LAV.  Questi, infatti, sono sempre ispirati da dati sperimentali raccolti grazie ai modelli animali, e solo in questo caso in grado di predire possibili e nuovi comportamenti di una rete neurale, artificiale o biologica che sia. Esiste una letteratura di grande spessore scientifico su questi aspetti. Ma questo la LAV non lo sa, né può saperlo la III sezione del CdS.  Da sottolineare che questa posizione è ormai uno stanco refrain animalista e della responsabile di questioni bio-sanitarie della LAV, Michela Kuan, la stessa che, in un suo “ispirato” articolo volto a combattere la povertà nel mondo e curare Ebola, ha proposto l’uso di “minerali e vitamine adeguati”2, e non certo quel vaccino scoperto proprio grazie all’uso dei macachi.

Il principio di ragionevolezza imponeva di rigettare il ricorso della LAV contro LightUp, come aveva fatto per ben due volte il TAR del Lazio. Oltre ad entrare nel merito del progetto, il CdS ha anche ignorato questo elementare principio, imponendo ai ricercatori, alle loro Università ed al Ministero della Salute, in quanto parti della catena autorizzativa, l’onere di dimostrare l’esistenza di ciò che non può esistere nello studio di funzioni nervose complesse, quei metodi alternativi, appunto, che sono sempre più una prospettiva illusoria per la ricerca fondamentale e translazionale.

Grazie alla coraggiosa e, per la prima volta non solitaria, battaglia dei responsabili della ricerca, i Professori Marco Tamietto e Luca Bonini, che hanno sentito il dovere di agire, e grazie al nostro continuo impegno ed ai dubbi sul comportamento dei giudici amministrativi espressi da diversi mezzi di informazione, il CdS ha chiesto a due esperti esterni un parere, peraltro non vincolante, che è stato dato in senso favorevole alla continuazione del progetto.

In conclusione, le precedenti delibere della III sezione del CdS, le esternazioni su LightUp del suo Presidente, Franco Frattini (4), collaboratore e testimonial (5) di una della parti in causa (la LAV), le perplessità che tutto ciò ha suscitato nella comunità scientifica e sulla stampa circa la terzietà di un collegio giudicante, fanno capire che aria tiri in alcune aule di Palazzo Spada, un luogo dove un’altra prospettiva illusoria, quella del Borromini, fa apparire grande ciò che nella realtà è piccolo, vera magia dell’architettura barocca!

Ci auguriamo che questo tardivo lampo di ragionevolezza del CdS, che è benvenuto, non venga smentito in futuro e che il rapporto tra magistratura e scienza evolva in senso costruttivo e non conflittuale, sulla base di una chiara separazione dei ruoli.  Come in un bell’articolo del 28.1.2021di Fiorenzo Conti (Presidente della Società italiana di Fisiologia) su Il Foglio, diciamo “Ofelè fa el to mesté!”.

La lezione positiva di questa storia è che per la prima volta emerge una comunità scientifica consapevole, combattiva e trasparente, che fa della difesa e diffusione del sapere scientifico e del dubbio ad esso inerente, non più considerati come un “tempo perso”, un aspetto costitutivo del divenire uno scienziato moderno. Nella scienza di domani, gli scienziati, ancora troppi, che rimangono chiusi nelle isole dorate dei loro laboratori non troveranno diritto di cittadinanza. L’aggiunta di nuove foto a questo embrionale album di famiglia renderà possibile combattere e vincere l’irrazionalità che oscura il pensare ed il fare, di vasti settori delle società moderne.

Roberto Caminiti

Neurofisiologo

Responsabile del Gruppo operativo sulla sperimentazione animale del Patto Trasversale per la Scienza.

1. https://www.giustizia-amministrativa.it/web/guest/dcsnprr (N. 00863/2021)

2. https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2014/03/14/14G00036/sg

3. https://www.lav.it/news/ebola-curiamo-la-poverta-invece-di-testare-inutilmente-vaccini-su-scimmie

4. https://www.ilfoglio.it/scienza/2021/01/12/news/come-spegnere-la-scienza-frattini-e-il-caso-lightup–1669419/

https://twitter.com/FrancoFrattini/status/1140195330778161153

5. https://www.lav.it/cpanelav/js/ckeditor/kcfinder/upload/files/files/Bilancio%20Sociale_LAV%202018_low.pdf

Progetto LightUp – Lettera al Presidente del Consiglio di Stato

Alla cortese attenzione

Presidente Filippo Patroni Griffi
Presidente del Consiglio di Stato

OGGETTO: Garanzia del “giusto processo” e incompatibilità del Presidente Franco Frattini nel giudizio sul ricorso n. 7021/2020 (caso “LIGHTUP”) contro Ministero della Salute, Università di Parma e di Torino, Consiglio Superiore di Sanità

Illustre Presidente,

Il Patto Trasversale per la Scienza (PTS), che ho l’onore di presiedere, è una Associazione volta alla “promozione e la diffusione della scienza e del metodo scientifico sperimentale in Italia al fine di superare ogni ostacolo e/o azione che generi disinformazione su temi scientifici, il tutto nell’ottica del precipuo interesse della tutela della salute umana garantito costituzionalmente…”. Il gruppo dei Fondatori del PTS, il Consiglio Direttivo, il Collegio dei Garanti Scientifici e Morali (e il costituendo Collegio dei Probiviri) comprendono scienziati di prestigio internazionale, e oltre 500 iscritti.

Insieme all’intera comunità scientifica nazionale e internazionale, il PTS ha seguito con attenzione e preoccupazione la vicenda mediatica e giudiziaria relativa al ricorso proposto dalla Lega Antivivisezione Onlus (LAV) contro il Ministero della Salute, le Università di Parma e di Torino, e il Consiglio Superiore di Sanità per l’annullamento dell’autorizzazione rilasciata per il progetto di ricerca “Meccanismi anatomo-fisiologici soggiacenti il recupero della consapevolezza visiva nella scimmia con cecità corticale” (denominato Lightup). Il progetto prevede fasi necessarie di sperimentazione animale ed è stato valutato e approvato rispetto agli aspetti tecnico-scientifici ed etici sia in sede Europea (European Research Council), sia in sede nazionale, per ben 3 volte (Organismo Preposto al Benessere Animale dell’Università di Parma, Consiglio Superiore di Sanità e Ministero della Salute). Sul ricorso n. 7021/2020 per annullamento dell’autorizzazione e riforma della sentenza del TAR Lazio (Sez. III-quater, con sentenza n. 5771 del 19 maggio 2020) si esprimerà il prossimo 28 gennaio la III Sezione del Consiglio di Stato presieduta dal Presidente Franco Frattini.

Nei giorni scorsi, svariati articoli di stampa apparsi, tra gli altri, sul il Fatto Quotidiano(8 gennaio) (1) su Il Foglio (12 gennaio) (2), su Open (14 gennaio) (3), riportano come il Presidente Frattini si sia pronunciato pubblicamente sui suoi profili social sulla vicenda che oggi è tenuto a giudicare, quale Presidente del Collegio.

Abbiamo verificato che le esternazioni sono effettivamente presenti nel profilo Twitter del Presidente Frattini. In particolare:

– Il 16 giugno 2019, il Presidente Frattini riprendendo una dichiarazione dell’allora Ministra della Salute sull’iter autorizzativo del progetto, dichiarava che “NULLA giustifica queste torture, altro che “ricercatori”, evito ogni definizione” (URL: https://twitter.com/FrancoFrattini/status/1140195330778161153).

– Il 21 giugno 2019 rispondendo a un tweet della stessa LAV dal titolo “#CIVEDIAMOLIBERI: SALVIAMO I MACACHI DI TORINO”, ribadiva “Magari la sindaca di Torino può chiedere alla sua collega di partito Ministra della Salute di far cessare le torture sui macachi proprio nella sua città! Gliene saremmo tutti molto grati!” (URL: https://twitter.com/FrancoFrattini/status/1141959064483766273).

Si aggiunga che è facilmente documentabile quanto ulteriormente riportato nell’artico di Open, ovvero che il Presidente Frattini intrattenga con LAV un rapporto consolidato e continuativo di testimonial, caratterizzato da una frequenza di contatti che esulano dai precedenti incarichi istituzionali del Presidente quale Ministro e Commissario Europeo, e che configurano un rapporto con una delle parti in causa.

Il Presidente Frattini, a meno di cinque mesi di distanza da tali affermazioni sul progetto e sui ricercatori coinvolti, ha ritenuto di non astenersi dal giudicare il caso, contravvenendo a precisi obblighi ex art. 17 del Codice del processo amministrativo.

Come noto, il Collegio della III Sezione del Consiglio di Stato, presieduto dal Presidente Franco Frattini, ha sospeso per ben due volte l’autorizzazione al progetto di ricerca, esprimendosi sia sul ricorso LAV contro l’ordinanza del TAR Lazio (n.71305 del novembre 2019), sia sul ricorso contro la sentenza del TAR Lazio (n. 5771 Sez. III-quater, del 19 maggio 2020).

In entrambi i casi, il Collegio presieduto dal Presidente Frattini ha ribaltato le pronunce dei giudici del TAR Lazio, i quali avevano constatato come “le ricorrenti [ovvero LAV] non forniscono la prova o un principio di prova della infondatezza della tesi delle Amministrazioni resistenti” (ordinanza 5 novembre 2019, n.7130), e che “le censure dedotte da LAV erano “generiche e prive di fondamento in fatto e in diritto” (sentenza n. 5771 del 19 maggio 2020).

Non si intende qui entrare nel merito delle decisioni assunte dal Presidente Frattini, ma evidenziare come i fatti oggettivi siano emersi anche all’attenzione dell’opinione pubblica, e pertanto, sottoponiamo alla Sua prudente valutazione la sussistenza o meno dei requisiti di imparzialità, equidistanza e terzietà di giudizio dello stesso e quanto meno dei motivi di opportunità di una sua astensione da ogni fase ulteriore della controversia.

Non va dimenticato infatti che il progetto di ricerca “Meccanismi anatomo-fisiologici soggiacenti il recupero della consapevolezza visiva nella scimmia con cecità corticale” (denominato Lightup), del quale il Consiglio di Stato è investito a giudicare, attiene un questione che costituirebbe un importante precedente giudiziario relativo al mondo della ricerca e sperimentazione in Italia, argomento tanto più importante oggi elevato alla ribalta alla luce della pandemia che colpisce non solo il nostro Paese.

La delicatezza della vicenda coinvolge quindi anche principi costituzionalmente garantiti, quali il diritto alla salute (art. 32) e la libertà di ricerca (art. 33).

Nel ribadire da parte di PTS pieno apprezzamento e totale fiducia nel Suo operato e in quello dell’intero Consiglio di Stato, Le chiediamo tuttavia di valutare l’intera vicenda e si opus di adottare i provvedimenti del caso, nelle forme e nei modi che riterrà opportuni, compresa ogni azione volta a sollecitare l’astensione del Presidente Frattini dal giudizio in questione, laddove se ne ravvisi l’esistenza dei presupposti.

Per correttezza rappresento che ci riserviamo di rendere pubblica la presente nota.

Con i miei rispettosi ossequi,

Prof. Guido Poli

Presidente

a seguire la risposta del Presidente del Consiglio di Stato, visualizzala cliccando qui

Mozione a sostegno dei ricercatori

Il PTS ringrazia il Senato Accademico dell’Università degli Studi di Firenze che, durante l’Adunanza di oggi, ha accolto la mozione a sostegno dei ricercatori del progetto ERC “Light-up” e della sperimentazione animale.

Il Senato accademico dichiara che la sperimentazione animale rappresenta ad oggi un approccio indispensabile e insostituibile per lo sviluppo di terapie farmacologiche e chirurgiche per gravissime patologie. La vicenda mediatica, gli attacchi anche personali ai ricercatori e infine il caso giuridico del progetto Light-up espone tutta la ricerca italiana e non solo quella biomedica, vista l’ampia interdisciplinarietà del tema al rischio di vedere vanificati gli sforzi di progettualità, impegno di giovani ricercatori, sviluppo e attrazione di risorse nonostante la rigorosa applicazione delle normative europee, italiane e istituzionali in tema di benessere animale.

Il Senato Accademico auspica che alla prossima riunione della CRUI il Rettore trasmetta il sostegno del Senato accademico dell’Università di Firenze ai ricercatori impegnati nel progetto ERC “Light-up” e più in generale (il sostegno) alla sperimentazione animale, che ogni giorno si dimostra essenziale per il progresso della ricerca italiana. Sottolineando l’importanza del principio di libertà della ricerca.

Clicca qui per leggere la mozione

L’apparenza ingannevole: quando il senso comune prevale sul buon senso e il rispetto delle regole e delle leggi

Nell’ultimo anno, i progetti di giovani ricercatori finanziati dal prestigioso European Research Council sono stati 436, di cui ben 53 assegnati a studiosi italiani (secondi dopo i tedeschi). Tuttavia, solo 20 di questi progetti saranno condotti in Italia: infatti, la maggior parte dei nostri giovani ricercatori condurrà la ricerca all’estero, per poter trovare condizioni di lavoro, tutela dei diritti e serenità consoni all’importanza sociale del loro compito. In ambito biomedico preoccupa la vicenda relativa ad un progetto italiano vincitore di ERC, basato in due Atenei italiani, che esemplifica le ragioni della fuga dal nostro Paese dell’eccellenza della ricerca, anche di quella portata avanti da “cervelli” italiani. Il progetto Light-Up si propone di comprendere i problemi visivi che insorgono a seguito di piccole lesioni cerebrali ed a come porvi rimedio, e prevede tra l’altro una fase di sperimentazione su macachi. Ad oggi i ricercatori, oggetto da giugno 2019 di una continua e pericolosa campagna di disinformazione ad opera di associazioni animaliste, a partire dalla LAV, sono stati “premiati” dal sistema Paese con minacce di morte, ripetute ispezioni amministrative, infiniti ricorsi giudiziari culminati in uno stop cautelare da parte del Consiglio di Stato, puntualmente sconfessato dalla decisione di merito del Tar del Lazio.

E proprio sulla paradossale pronuncia della Terza Sezione del Consiglio di Stato, che intimava di sospendere in via cautelare le attività di ricerca del progetto, che è necessario soffermarsi. I supremi giudici amministrativi, con apodittiche considerazioni prive di fondamento scientifico, hanno sostenuto che quella ricerca andava sospesa, nonostante il progetto Light-up avesse superato il vaglio e ottenuto regolari autorizzazioni scientifiche ed etiche dallo European Research Council, dal Ministero della Salute (previa acquisizione del parere del Consiglio Superiore di Sanità, il massimo organo di consulenza tecnico-scientifica del Ministero) e dall’OPBA (Organismo Preposto al Benessere degli Animali) dell’Università di Parma, dove si dovranno svolgere le sperimentazioni. Ci si chiede ancora, con stupore, di quale “arcana” competenza scientifica si siano fatti portatori i giudici di Palazzo Spada.

La “resilienza” – la stessa a cui l’Europa ci richiama per fronteggiare la pandemia – dei ricercatori e la prova dei fatti, tuttavia, hanno portato ad un pronunciamento favorevole alla prosecuzione del progetto di ricerca da parte del Tribunale Amministrativo Regionale (TAR), il quale ha stabilito inequivocabilmente che “le censure dedotte dalle parti ricorrenti [LAV] si rivelano generiche e prive di fondamento in fatto e in diritto”. Ma non è bastato neppure questo ulteriore pronunciamento e giudizio di merito per porre fine ad una situazione che quegli elementari principi di merito e di diritto sembra decisa a sovvertire fino in fondo. Così, giovedì prossimo, assisteremo all’ennesima udienza del Consiglio di Stato per un ulteriore pronunciamento su quanto già enunciato dal TAR, a causa dell’ennesimo ricorso della LAV.

Oltre all’evidente danno per i ricercatori coinvolti nel progetto Light-Up, questa vicenda ha evidenti ripercussioni sulla credibilità e competitività del nostro sistema della ricerca. L’Italia si trova già nella gravosa situazione di dover affrontare una procedura d’infrazione per l’arbitrario recepimento della Direttiva Europea 63/2010, volta a stabilire misure relative alla protezione degli animali utilizzati a scopi sperimentali. Infatti, unici in Europa, abbiamo tradotto tale Direttiva nel nostro ordinamento aggiungendo ulteriori ed immotivate restrizioni, di anno in anno sottoposte a moratoria, per far sì che la ricerca in quegli ambiti potesse continuare (Decreto Legislativo n. 26/2014), sebbene con futuro assai incerto.  Questi eventi pongono la ricerca biomedica italiana in una condizione non solo di inferiorità, ma anche di manifesta inaffidabilità nel contesto europeo, che potrebbe precludere l’accesso a fondi comunitari su temi vitali per la salute pubblica e, persino, all’utilizzo dei tanto attesi fondi per ricerca e sviluppo legati all’emergenza COVID-19 (Next Generation EU o Recovery Fund). Ciò renderebbe ancora più difficile la situazione della ricerca italiana (Università ed enti di ricerca, policlinici, IRCCS, imprese biotech) e dei tanti lavoratori e ricercatori del settore.  Scoraggerà alcuni dal rientrare in Italia, ne spingerà altri ad abbandonare il nostro Paese. L’impronta irrazionale e ideologica che anima queste iniziative avrà come inevitabile risultato quello di precludere ed ostacolare anche la ricerca e la validazione di metodi “alternativi” (più corretto dire complementari) alla sperimentazione animale, essendo i due approcci inscindibili in ogni seria strategia metodologica.

Uno stato di diritto non può far prevalere e lasciare spazio alla sola “narrazione animalista”, una voce ideologica, antiscientifica e spesso violenta. Se lo stravolgimento dei giudizi di merito enunciati da organismi autorevoli e competenti in ambito scientifico venisse di nuovo perpetrato, assisteremmo all’ulteriore logoramento dei principi di libertà di ricerca (art. 33 Costituzione) su cui si fonda l’Università pubblica: una condanna alla “marginalità sociale” e alla “irrilevanza politica”.

Confidiamo che il Consiglio di Stato nella sua prossima deliberazione voglia confermare il giudizio di merito già espresso dal TAR, anche a tutela della ricerca, del suo valore per la conoscenza, la protezione e la cura della salute pubblica, e nel rispetto di tutte le valutazioni tecnico-scientifiche ed etiche nazionali ed europee che si sono invariabilmente espresse in senso favorevole sia rispetto al progetto Light-Up, sia alla indispensabilità della sperimentazione animale.

Antonio Musarò, Università Sapienza Roma

Elisabetta Cerbai, Università di Firenze

Micaela Morelli, Università di Cagliari

Michele Simonato, Università di Ferrara e Università San Raffaele, Milano

Marco Onorati, Università di Pisa

Alexandra Battaglia-Mayer, Università Sapienza Roma

Paolo Calabresi, Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, Presidente della Società italiana di Neuroscienze

Fiorenzo Conti, Università Politecnica delle Marche, Presidente della Società italiana di Fisiologia

Giuliano Grignaschi, Segretario generale di Research4Life

Roberto Caminiti, Coordinatore del Gruppo operativo sulla Sperimentazione animale del Patto Trasversale per la Scienza

Scienza e giustizia in Italia: Il caso Light-Up

di
Roberto Caminiti, Neurofisiologo, Università di Roma SAPIENZA
Maria Antonietta Farina Coscioni, Presidente Istituto Luca Coscioni

Il progetto Light-Up sulla visione cieca delle Università di Torino e Parma può iniziare i suoi esperimenti, in quanto il TAR del Lazio ha respinto il ricorso della Lega Antivivisezione, che aveva chiesto la revoca dell’autorizzazione concessa dal Ministero della Salute nel 2018. Il TAR ha infatti ritenuto le censure “infondate” in “fatto e in diritto”. Il progetto era stato temporaneamente bloccato da una sospensiva del Consiglio di Stato.

La LAV ha già annunciato ricorso presso lo stesso Consiglio di Stato, contro la sentenza di merito finale del TAR. Vista la complessità ed il dettaglio del pronunciamento del TAR, che ha smontato in maniera analitica la richiesta della LAV, indirettamente rispondendo alla disinvolta ed imbarazzante sospensiva imposta dal Consiglio di Stato, per quest’ultimo sarà compito arduo ribaltare il giudizio di merito del TAR.
Questa è una buona notizia, in quanto in Italia non si era mai visto che un progetto di ricerca, autorizzato dal Ministero della Salute su parere tecnico del Consiglio Superiore di Sanità e finanziato dall’European Research Council dopo una rigorosa analisi scientifica ed etica venisse bloccato da un tribunale amministrativo a seguito di un ricorso presentato da un’associazione che non ha competenza alcuna nel merito del progetto. Era chiaro fin dagli inizi di questa vicenda che l’obiettivo della LAV era quello di conseguire un successo emblematico nella battaglia volta ad eliminare la ricerca basata sull’uso degli animali, ad iniziare dai primati non umani, a favore di inesistenti ed illusori metodi alternativi e di una sperimentazione diretta sull’Uomo, come quella appena invocata per la ricerca di un vaccino per il coronavirus.
Obiettivo del progetto Light-Up è quello di studiare nella scimmia i meccanismi che consentono nell’Uomo alcune residue capacità visive dopo lesione delle aree visive della corteccia cerebrale, fenomeno descritto nell’uomo e nei macachi con il termine di “visione cieca”, ed attraverso ciò
favorire un recupero della visione grazie a nuovi approcci riabilitativi ispirati da indagini sperimentali rigorose e riproducibili. La straordinaria similitudine tra il sistema visivo dell’Uomo e della scimmia, cosa che i “ricercatori” di riferimento della LAV ignorano, rende il progetto di grande interesse sia per la ricerca fondamentale che per quella traslazionale, ed anche un mezzo per uno studio della vista e delle sue patologie attraverso un approccio evoluzionistico, che sempre più si conferma come una via maestra per l’analisi dei fenomeni biologici.
E’ chiaro, quindi, che un progetto così elaborato dal punto di vista culturale e con così solide fondamenta metodologiche non potrà essere sottoposto ad un ulteriore grado di giudizio da un organo non scientifico quale il Consiglio di Stato, che non può entrare nel merito della ricerca, ma solo pronunciarsi sull’iter logico delle valutazioni già espresse per ben due volte dal Consiglio Superiore di Sanità e con membri totalmente diversi.

Ciò rimanda al problema della contraddittorietà di alcuni aspetti del nostro sistema giuridico, che in passato ha imposto ad ospedali pubblici di somministrare inefficaci terapie per malattie incurabili, come nel caso Stamina per le malattie neurodegenerative.

La politica in Italia non riesce ancora a garantire quella libertà di ricerca sancita dalla Costituzione, né a proteggere per legge, come nel Regno Unito, i propri ricercatori dagli attacchi continui di un animalismo estremo, spesso usato dalla politica stessa come bacino elettorale. Tutto ciò è un chiaro segno dell’arretratezza culturale di una classe dirigente che per anni ha ignorato la scienza, per riscoprirne il ruolo indispensabile per la difesa della nostra comunità in un momento, come questo, in cui emergono tutte le fragilità derivanti dai sistematici tagli a istruzione, ricerca, e assistenza sanitaria, da considerarsi beni primari per ogni individuo.
Ritorna, irrisolto, il problema delle competenze e del merito, temi ancora estranei alla cultura ed alla pratica di gran parte delle classi dirigenti di un Paese che fatica a diventare moderno, mentre rimane permeabile a suggestioni di massa, quali quelle no-vax o no-OGM, ed a spinte
irrazionalistiche, manifestatesi anche recentemente in alcuni settori della società, specie negli ambienti della destra politica e populista, contro il lockdown imposto dalla pandemia da coronavirus.

Le manifestazioni di piazza del 2 giugno ne sono palese dimostrazione.
Senza un cambio di passo ed una nuova visione sul ruolo della ricerca non si ricostruisce su nuove basi un paese in difficoltà quale il nostro, l’esito finale della vicenda Light-Up sarà una prima significativa cartina di tornasole in merito.