Salviamo la ricerca biomedica

Il mondo della ricerca dice basta.

Percorsi di carriera lunghi, sottopagati, sottoposti ad una normativa vessatoria che si discosta dal dettato europeo, con scarsi finanziamenti, insultati ed aggrediti dagli animalisti, i ricercatori italiani hanno preso l’iniziativa e lanciato la petizione “Salviamo la ricerca biomedica italiana”.

Inizia così la nota invito a sottoscrivere la petizione Salviamo la ricerca biomedica italiana” che potete leggere integralmente cliccando qui o sottoscrivere direttamente a questo link.

Se preferisci supportare l’iniziativa semplicemente stampando il comunicato puoi scaricare il pdf a questo link.

Il PTS al processo Mecozzi

Roberto Burioni, Matteo Bassetti, Pellegrino Conte e Salvo di Grazia, dell’Associazione Patto Trasversale per la Scienza sono i consulenti del PTS per l’Unione Nazionale Consumatori nel processo contro Massimiliano Mecozzi, omeopata di Pesaro, accusato dalla Procura della Repubblica di Ancona di essere responsabile della morte del piccolo Francesco Bonifazi.
Il processo penale è iniziato ieri, 24 settembre e la prima udienza è stata rinviata al 14 gennaio del 2020.
Il bambino è morto a 7 anni, il 27 maggio del 2017 a seguito di un’otite, curata con rimedi omeopatici, che si è trasformata in una meningite, causa del decesso del piccolo Francesco.
L’omeopata di Pesaro, Massimiliano Mecozzi, venne interpellato dai genitori di Francesco il 7 maggio 2017. Il bambino aveva un’otite media acuta e a fronte del suo aggravamento (dolore dapprima all’orecchio destro e poi a quello sinistro, fuoriuscita abbondante di liquido da entrambe le orecchie, rialzi febbrili fino a 39,5 °C, cefalea, irritabilità, dimagrimento, apatia), Mecozzi, secondo l’accusa della Procura della Repubblica di Ancona, sottostimò il quadro clinico indicativo di un’infezione locale di elevata gravità, omise di procedere ad ogni approfondimento diagnostico; prescrisse una terapia esclusivamente a base di medicinali omeopatici, omettendo la prescrizione delle necessarie terapie antibiotiche raccomandate dalle Linee Guida della Società Italiana di Pediatria, prospettando ai genitori del ragazzo l’insorgenza di gravi malattie (sordità, coma epatico) quale conseguenza della somministrazione di farmaci antibiotici e tachipirina. Per tale ragione, li esortò a non condurre il minore in ospedale.

All’udienza di ieri si sono costituiti parti civili i nonni del minore, mentre i genitori dello stesso sono stati condannati precedentemente dal GUP del Tribunale di Ancona in primo grado a tre mesi di reclusione per non “aver esercitato l’obbligo di protezione nei confronti del figlio”.

Parte civile si è costituita anche l’Unione Nazionale Consumatori, patrocinata dall’Avv. Corrado Canafoglia, alla quale il Tribunale ha riconosciuto la legittimazione a costituirsi parte civile a fronte dell’intensa attività diretta al debuking di fake news, ovverosia allo smascheramento di notizie false , soprattutto in ambito medico – farmaceutico , che da oltre 15 anni porta avanti in tutta Italia.
L’Unione Consumatori si avvarrà quindi del Patto Trasversale per La Scienza per il supporto medico-scientifico e le consulenze con esperti di fama nazionale quali il Prof. Roberto Burioni, ordinario di Microbiologia e Virologia all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano in prima linea sulle tematiche dei vaccini e dell’omeopatia, il Prof. Matteo Bassetti, ordinario di malattie infettive all’Università di Genova; il Prof. Pellegrino Conte, ordinario di chimica agraria all’Università di Palermo ed il Dr. Salvo Di Grazia, tutti membri dell’Associazione – presieduta dal Prof. Pierluigi Lopalco – che ha come principale obiettivo la difesa dei cittadini dalla pseudoscienza e dai ciarlatani di ogni tipo, favorendo e promuovendo presso le istituzioni l’alfabetizzazione scientifica, attraverso l’insegnamento del metodo scientifico e la valorizzazione della cultura della scienza, in contrapposizione ad idee di medicina alternativa che purtroppo attirano , ma creano danni , talora irreparabili come nel caso del piccolo Francesco.

Il Prof. Lopalco commenta: “Il PTS è lieto di poter sostenere le ragioni della scienza in un processo che riguarda una storia tanto terribile quanto incredibile. Aiuteremo la giustizia a fare il suo corso perché la salute dei cittadini venga sempre protetta dalle pericolosissime sirene dei ciarlatani”.

UN DECALOGO PER IL “DIRITTO ALLA SCIENZA” CONTRO PSEUDOSCIENZA E CIARLATANI

Al Governo Conte-bis vanno i nostri migliori auguri di buon lavoro.

Osserviamo con soddisfazione, tra i 29 punti del Programma di Governo, l’undicesimo punto, che riguarda l’Università e la Ricerca Scientifica, tema centrale, in quanto elemento cruciale e determinante per lo sviluppo del Paese e il ventitreesimo punto, che richiama il diritto di accesso alla rete per tutti i cittadini. 

 “L’augurio del PTS” – dice il Presidente Pier Luigi Lopalco va di pari passo con l’esortazione a considerare le evidenze scientifiche come stella polare dell’attività di indirizzo e coordinamento non solo del Ministero della Salute, ma di tutto il Governo. E mettiamo a piena disposizione i tanti esperti del Patto per supportare ogni azione che il Governo voglia intraprendere per assicurare ai nostri concittadini le migliori cure, basate sulle evidenze scientifiche e ai più giovani una corretta e adeguata formazione per fronteggiare la disinformazione e i ciarlatani.”

Per questo inviamo al governo 10 proposte per rimettere al centro dell’azione politica la razionalità e il metodo scientifico, valorizzando le informazioni corrette, la formazione mirata e la ricerca scientifica:

  1. Considerare le evidenze scientifiche come stella polare di qualsiasi decisione governativa inerente la vita e la salute dei cittadini
  2. Non favorire in alcun modo la diffusione di pseudoscienza e pseudo-medicina, che mettono a repentaglio la salute pubblica, in alcun documento o esternazione del governo e dei singoli Ministeri e Ministri (a titolo esemplificativo, ma non esaustivo: non diffondere messaggi a favore dell’omeopatia, dell’anti-vaccinismo, dei negazionismi verso le malattie, né supportare terapie che non abbiano comprovata efficacia scientifica).
  3. Creare nuovi percorsi formativi, sin dalle scuole elementari, che permettano ai cittadini di comprendere il metodo scientifico, che educhino al pensiero scientifico e razionale, che forniscano gli strumenti conoscitivi per discernere fonti e qualità delle informazioni ricevute, in modo da potersi difendere da informazioni false e ciarlatani che mettono a repentaglio la loro salute.
  4. Definire percorsi di formazione continuativa, anche collegati alla formazione obbligatoria permanente degli ordini, per tutte le professionalità che hanno a che fare con la medicina, la ricerca e la scienza (non solo tutte le professionalità mediche e di assistenza, ma anche giornalisti, comunicatori, insegnanti), in modo che siano correttamente informati rispetto alle evidenze scientifiche e sappiano come meglio esporle ai cittadini.
  5. Promuovere campagne di informazione governative rivolte a tutti i cittadini per contrastare le false informazioni e le campagne mistificatorie in materia di vaccini, omeopatia, false terapie, ricerca in vivo, etc
  6. Costruzione di percorsi giudiziari chiari e inasprimento delle pene contro chiunque abusi la credulità popolare e faccia leva sulle debolezze delle persone malate proponendo cure, rimedi o strumenti che non hanno efficacia scientificamente comprovata
  7. Inquadramento giuridico e legislativo della frode scientifica
  8. Potenziare gli investimenti in ricerca, con attenzione particolare alla trasparenza dei bandi; alla possibilità per tutti i ricercatori di poter applicare ai grant in maniera “bottom-up” senza filtri o accessi facilitati; utilizzando criteri di valutazione chiari rispetto a concorsi e avanzamenti di carriera; costruendo un solido sistema di peer-review.
  9. Per il reclutamento dell’Agenzia Nazionale di coordinamento delle politiche pubbliche sulla ricerca sono necessarie procedure trasparenti. I membri dell’Agenzia devono avere un mandato a termine e non avere conflitti di interesse.
  10. Per quel che concerne la ricerca in vivo, adeguarsi quanto prima alla Direttiva UE 2010/63 sulla tutela degli animali impiegati a fini sperimentali abbracciando il principio delle 3R – Replacement, Reduction e Refinement – ovvero la sostituzione con metodi alternativi quando disponibili, riduzione del numero di animali impiegati, e ricorso a tutti i metodi possibili per garantire le migliori condizioni di vita agli animali.

Il PTS SOSTIENE I RICERCATORI MARCO TAMIETTO E LUCA BONINI

Il prof. Marco Tamietto dell’Università degli studi di Torino ha recentemente ricevuto una missiva contente minacce di morte e un proiettile, perché impegnato in un progetto di ricerca che prevede la sperimentazione su dei macachi. Assieme al suo collega, il professor Luca Bonini, dell’Università degli Studi di Parma, è da tempo oggetto di minacce e vessazioni da parte di gruppi animalisti per l’impegno nel progetto “LightUp”, che vuole ridare la vista a pazienti colpiti da cecità totale o parziale a seguito di danno cerebrale.

Tamietto e Bonini entrano a far parte dell’Associazione Patto Trasversale per la Scienza e, come soci, daranno il loro contributo nel gruppo che si occupa di Sperimentazione Animale.

L’Associazione Patto Trasversale per la Scienza, che ha come principale obiettivo la promozione, la diffusione e la protezione della scienza e del metodo scientifico in Italia e che intende tutelare i cittadini da bufale mediche, pseudoscienza e ciarlatani, aveva già espresso la sua solidarietà ai due ricercatori nel giugno scorso, contro la petizione della LAV “Salviamo i macachi”, che faceva leva sulla pubblica sensibilità con affermazioni inesatte. 

Oggi PTS ribadisce il suo impegno nel fornire tutto il suo supporto ai soci colpiti dall’estremismo animalista.

Il Presidente dell’Associazione Pier Luigi Lopalco: “Ad oggi non esiste una alternativa esclusiva alla sperimentazione animale. L’ignoranza e la propaganda diffusa intorno a questo tema hanno creato un mix esplosivo: si arriva a minacciare di morte bravi ricercatori che pur fra mille difficoltà burocratiche cercano di portare avanti il loro lavoro. È per questo che a Bonini e Tamietto va la piena solidarietà del PTS”

Il prof. Tamietto spiega che: “Il progetto LightUp studia le basi neurali della consapevolezza visiva col fine ultimo di trovare metodi che consentano ai pazienti con danno al cervello e cecità totale o parziale di tornare a vedere; circa 100.000 nuovi pazienti l’anno solo in Italia. La sperimentazione animale è l’unico mezzo a disposizione per capire, anche a livello di singola cellula, i fenomeni di plasticità che si verificano nei tessuti cerebrali in seguito ad una lesione, come stimolarli e orientarli per promuovere il recupero della vista. La sperimentazione animale è quindi un elemento indispensabile che si affianca, e che non può ancora essere sostituito, dagli studi non invasivi di neuroimmagine sul paziente umano, anche previsti nella sperimentazione. Il progetto è stato finanziato dallo European Research Council, e la sua valutazione tecnico-scientifica e etica ha coinvolto 6 diverse Istituzioni e oltre 40 esperti indipendenti a livello Europeo e Italiano, compreso il Ministero della Salute che ha autorizzato la sperimentazione animale su parere favorevole del Consiglio Superiore di Sanità.”

 

Aggiunge il prof. Luca Bonini: “È preoccupante che si conceda ad associazioni animaliste anche solo lo spazio di ritenere di poter assolvere alla valutazione tecnico-scientifica di progetti di ricerca, mettendo in discussione quella eseguita dagli organismi competenti previsti dalla legge. A quale progetto con uso di animali potrebbero mai essere favorevoli costoro? Il nome delle associazioni stesse è la risposta: nessuno. Eppure, gli organismi di valutazione, indipendenti, a volte approvano e a volte rigettano le richieste di autorizzazione: proprio perché sono indipendenti e competenti. Quale attendibilità dovrebbe mai avere la valutazione di un progetto effettuata da chi non può che essere contrario a priori?

Il Patto Trasversale per la Scienza, che ha tra i suoi fondatori Roberto Burioni e Guido Silvestri, professore e direttore di un centro di ricerca alla Emory University di Atlanta, che sta cercando una cura definitiva all’AIDS anche grazie alla sperimentazione animale, dice Silvestri: “La sperimentazione di nuovi farmaci o procedure terapeutiche sugli animali ha salvato, e continua a salvare, milioni di vite umane, mentre metodi alternativi non esistono. Quindi solidarietà assoluta ai colleghi Tamietto e Bonini”. 

E anche dai pazienti arriva un messaggio molto chiaro: Paola Kruger, la portavoce italiana di EUPATI, associazione europea e accademia dei pazienti afferma che: “Qualsiasi paziente che ha conseguito una formazione in ambito di ricerca dei farmaci è consapevole dell’importanza della ricerca animale nella fase pre-clinica. E’ consapevole che senza quella fase sarebbe impossibile avere a disposizione tante cure che oggi permettono di salvare le vite nostre e quelle dei nostri cari. Il rispetto per gli animali utilizzati nella ricerca è doveroso, e le regole che impongono la tutela del loro benessere sono rigorose. Le Commissioni Etiche deliberano sull’appropriatezza dell’uso di animali per ogni protocollo e se questi criteri non sono rispettati la sperimentazione non parte. La ricerca è l’unico modo per poter curare tante malattie ed è fondamentale che ogni sua fase sia rispettata per salvaguardare il più possibile la salute delle persone. “

ALLA SCIENZA ITALIANA SERVONO DELLE REGOLE DI CONDOTTA

IL PATTO TRASVERSALE PER LA SCIENZA CHIEDE AI VERTICI DELL’AIRC DI PRENDERE POSIZIONE SULL’INDAGINE DELLA PROCURA DI MILANO RELATIVA ALLE PUBBLICAZIONI SCIENTIFICHE CON IMMAGINI MANIPOLATE

La Procura di Milano ha recentemente concluso una indagine lunga e complessa che ha provato la manipolazione di alcune immagini di pubblicazioni scientifiche.

Secondo i consulenti scientifici incaricati dalla Procura di Milano “sulle 32 analizzate, 25 pubblicazioni scientifiche sono risultate oggetto di manipolazione delle immagini ottenute con la tecnica della gel elettroforesi”.

Nell’inchiesta si erano costituiti come parte civile l’associazione di consumatori Codacons, l’Associazione italiana per i diritti del malato, l’Istituto nazionale dei tumori di Milano e l’AIRC, l’associazione italiana per la ricerca sul cancro.

Per quella che viene chiamata “misconduct” degli scienziati, ovvero comportamenti impropri nel portare avanti le ricerche, non esiste in Italia un corrispondente reato. In Europa solo Danimarca e Norvegia hanno una legge per contrastare il fenomeno delle frodi scientifiche, mentre altri paesi europei si sono dotati di linee guida e di codici etici applicati da tutti gli organismi interessati. In Italia non esiste nulla del genere. Nel 2015 il CNR ha adottato delle linee guida specifiche in materia, che ha aggiornato ad aprile. Alcuni atenei hanno fatto lo stesso. Ma non esistono una regolamentazione nazionale o codici di condotta condivisi.

Noi del Patto Trasversale per la Scienza, nel rispetto dei cittadini, della loro salute, della loro fiducia nei risultati della ricerca e perché la reputazione dei ricercatori e della scienza stessa venga rispettata chiediamo chiarezza e trasparenza rispetto a quanto accaduto e ribadiamo la necessità di una regolamentazione nazionale in materia. Riteniamo che sia necessario dotare le istituzioni scientifiche e di ricerca di un sistema di identificazione e sanzione dei casi di cattiva condotta scientifica. Parallelamente è necessario liberare da ogni conflitto di interesse e dotare di regole chiare che favoriscano l’integrità scientifica ogni organismo di raccolta e gestione dei fondi per la ricerca.

Per questo, in un silenzio che sta diventando assordante sulla vicenda, il Patto Trasversale per la Scienza chiede ai vertici di AIRC, in una lettera aperta, di unire le forze per liberare l’opinione pubblica da ogni sfiducia verso i ricercatori, la scienza e chi raccoglie fondi per la ricerca creando un movimento unitario per far si che vengano creati a livello nazionale gli strumenti necessari per tutelare i cittadini da eventuali manipolazioni scientifiche.

Il testo integrale della lettera inviata ai vertici dell’AIRC

LETTERA APERTA DEL PATTO TRASVERSALE PER LA SCIENZA AI VERTICI DI AIRC

Alcuni fra i massimi esponenti della ricerca oncologica nazionale sono stati coinvolti in un’indagine che, secondo l’accusa, ha dimostrato la presenza di immagini manipolate o comunque alterate nei loro lavori. L’indagine della Procura di Milano ha coinvolto diversi ricercatori di punta nell’ambito della ricerca sul cancro, che lavorano in altrettante strutture importanti della città lombarda. Al momento non è dato sapere quali pubblicazioni scientifiche siano risultate manipolate, né se la presenza di immagini manipolate o comunque alterate abbia modificato in modo rilevante il contributo della pubblicazione all’avanzamento della conoscenza nell’ambito studiato. Ma quello che è venuto alla ribalta deve far riflettere.

La scienza progredisce grazie alla continua verifica dei risultati ed alla correzione di eventuali errori. E’ questo un elemento imprescindibile del metodo scientifico. Il ricercatore che non ammette i propri errori e non li corregge, per frustrazione o per interessi personali, diviene il peggiore nemico della scienza e mina alle basi il rapporto di fiducia fra il cittadino e gli enti di ricerca.

Al Patto Trasversale per la Scienza non spetta emettere verdetti di colpevolezza o di innocenza, ma i suoi aderenti sentono la necessità di far sì che la comunità stessa si doti di anticorpi più robusti perché certi fatti non si ripetano.

In particolare, riteniamo che si debba procedere per:

  1. Dotare tutte le istituzioni scientifiche e di ricerca del nostro Paese di un sistema coerente ed omogeneo per la gestione, l’identificazione precoce e la correzione degli eventuali casi di cattiva condotta scientifica
  2. Far sì che i finanziatori, pubblici e privati, della ricerca scientifica, i quali raccolgono soldi dai cittadini italiani o direttamente o attraverso le tasse, siano essi stessi scevri da conflitti di interesse e dotati di regole chiare per favorire la pratica dell’integrità scientifica

Per quello che riguarda il primo punto, alcuni passi nella giusta direzione sono stati fatti negli ultimi anni, dato che diverse istituzioni nazionali si sono dotate di regolamenti per il mantenimento dell’integrità nella ricerca scientifica. Ma il panorama generale è ancora troppo frammentato. E’ necessario invece uno sforzo di livello nazionale, che coordini e riscriva poche regole chiare ed efficaci, valide per tutti ed applicate ugualmente per tutti.

Per quel che riguarda il secondo punto, come è noto, spesso i comportamenti impropri sono indotti dalla pressione psicologica di dover produrre risultati concreti per lo sponsor che ha finanziato la ricerca o per affermare il proprio status scientifico in un determinato settore. Questo è ancora più vero in un sistema altamente competitivo gravato da una disponibilità di fondi sempre più ridotta. Le agenzie che distribuiscono fondi di ricerca devono quindi vigilare dotandosi di un attento sistema di regole e controlli sia prima che dopo l’assegnazione dei finanziamenti.

Nel caso specifico, come Patto Trasversale per la Scienza, ci rivolgiamo ai vertici di AIRC perché prendano immediatamente una posizione pubblica rispetto all’indagine della procura di Milano e, in tempi rapidi, si dotino, sull’esempio di altre agenzie di finanziamento sia italiane che estere, di procedure più stringenti  che garantiscano sulla bontà della selezione per l’assegnazione dei fondi, che vigilino sulla qualità della ricerca prodotta e, infine, che limitino grandemente il rischio di condotte scientifiche scorrette. Ne va della reputazione delle tante associazioni e fondazioni che, come AIRC, meritoriamente raccolgono fondi per sostenere la ricerca italiana. Lo dobbiamo ai tanti concittadini che con le loro donazioni permettono il finanziamento della ricerca, ma ne va, più in generale, della reputazione della scienza.

Associazione Patto Trasversale per la Scienza

Vaccini, Viagra e “dottorati” ad Harvard

La conferenza stampa a Montecitorio convocata dai comitati No Vax del Veneto, patrocinata dalla deputata ex M5S Sara Cunial, si è svolta come previsto. Ancora nessun dato, ancora nessun risultato. Ma tanta propaganda e diffusione di dubbi sulla sicurezza dei vaccini da parte della imperterrita associazione. Tanta confusione fra strane sostanze trovate nei vaccini e uranio impoverito, fra analisi condotte in laboratori misteriosi all’estero e articoli scientifici mai pubblicati. La conferenza stampa ha preso però una piega inaspettata quando ha chiesto di parlare il deputato M5S Marco Bella, docente di chimica organica, esperto di spettrometria di massa, nonché sostenitore della prima ora del Patto Trasversale per la Scienza. L’On. Bella ha dapprima contestato il curriculum della dottoressa, che reca, tra l’altro un “dottorato ad Harvard”, aggiungendo di aver inviato una richiesta di delucidazioni al prestigioso ateneo e di averne avuto risposta negativa, per poi chiedere come abbia fatto la ricerca a dimostrare la presenza di Viagra in un vaccino. Le risposte della dott.ssa Bolgan possono essere sintetizzate in un imbarazzante balbettio.

“Quando chi spaccia fuffa incontra un vero esperto di spettrometria di massa i risultati sono sotto gli occhi di tutti.” Ha commentato Pier Luigi Lopalco, presidente del PTS “Il problema è che queste bugie possono spaventare qualche genitore un po’ sprovveduto e a pagarne le conseguenze sono i bambini. Ma questi episodi ci motivano ancora di più a proseguire nelle nostre azioni di contrasto alle pseudoscienze”.

Libertà di scelta non vuol dire libertà di disinformare

Il prossimo 27 giugno la sala stampa della Camera dei Deputati sarà usata per danneggiare la salute pubblica.
In questi giorni una bambina di 10 anni è in prognosi riservata nell’Ospedale di Verona per aver contratto il tetano. I suoi genitori, vittime della pressante disinformazione diffusa nel loro territorio da associazioni come CORVELVA, non l’avevano vaccinata nonostante i ripetuti inviti dei
servizi vaccinali. Proprio CORVELVA insiste con la sua propaganda e lo fa utilizzando la casa di tutti: i locali del Parlamento della Repubblica.
Gli argomenti propagandati dall’associazione non hanno nulla a che fare con la scienza. Già mesi fa, in occasione di un evento simile, erano stati presentati risultati di “ricerche” che non avevano la benché minima validità scientifica, ma il solo scopo di diffondere dubbi sulla sicurezza
dei vaccini e indurre i genitori a non vaccinare i propri figli. Le analisi che sostenevano di aver trovato nei vaccini di tutto, dai metalli pesanti al Viagra, erano il frutto di basilari errori metodologici che diversi scienziati non hanno fatto fatica a smascherare. I vaccini che la sanità pubblica utilizza sono, infatti, sottoposti a lunghi anni di valutazione clinica e ad una ferrea normativa europea che prevede centinaia di controlli di qualità anche da organi indipendenti ed altamente qualificati come l’Istituto Superiore di Sanità.
A nome del Patto Trasversale per la Scienza – che rappresenta circa seimila fra ricercatori, medici, giornalisti e semplici cittadini -, chiediamo che i locali del Parlamento non vengano, né ora né mai più, utilizzati per ospitare chi ha sulla coscienza migliaia di bambini non vaccinati, potenziali vittime di malattie terribili – ma pienamente prevenibili grazie ai vaccini come pertosse, difterite, meningite o tetano. Come la povera bimba di Verona a cui vanno tutti i nostri auguri di una pronta guarigione e che possa dimenticare presto questa brutta esperienza.

Prof. Pierluigi Lopalco, Presidente del Patto Trasversale per la Scienza
Con il Direttivo dell’Associazione:
Prof. Andrea Cossarizza, Prof. Roberto Burioni, Prof. Guido Silvestri, Prof. Andrea Grignolio, Dr.ssa Julia Filingeri, Dott. Diego Pavesio, Dr.ssa Francesca Ulivi, Dr.ssa Giulia Corsini, Dr.ssa Maria Santoro, Prof. Avv. Luciano Butti, Avv. Corrado Canafoglia, Dr. Luca Pezzullo.

Silvio Garattini e il Patto

Il Prof. Silvio Garattini, primo socio onorario dell’Associazione Patto Trasversale per la Scienza da anni si batte per la corretta informazione sulla sperimentazione animale.
Lo abbiamo interpellato sulla vicenda che ha recentemente coinvolto ricercatori delle Università di Torino e Parma, e queste sono le sue parole: “Oltre alla disponibilità di adeguate risorse è anche importante semplificare le procedure per permettere ai ricercatori italiani di essere competitivi con i ricercatori degli altri Paesi europei. È incredibile che per approvare uno studio clinico su migliaia di pazienti è sufficiente il parere del Comitato etico, mentre anche per poche decine di topi sono necessari: il comitato etico, il comitato del benessere animale, il parere dell’Istituto Superiore di Sanità e per finire l’autorizzazione del Ministero della Salute. Una procedura che dura mesi ed impedisce la tempestività della ricerca.
Infine non accettiamo che i laboratori come quello dell’Università di Torino e di Parma vengano bersagliati da animalisti irresponsabili. Sono sicuro che nell’agenda del Patto verrà inserita anche la problematica della sperimentazione animale, perché è nostro compito spiegare al pubblico l’indispensabilità della sperimentazione animale, ma è compito del Governo permetterci di realizzare il diritto alla scienza sancito dalla Costituzione.”

Tra i tavoli di lavoro della nostra Associazione, che sono quelli che propongono le priorità di azione al direttivo della stessa, ne esiste uno dedicato alla sperimentazione animale.
Per far parte dei tavoli di lavoro è necessario essere socio ordinario. Tutte le informazioni: https://www.pattoperlascienza.it/diventa-socio/ e https://www.pattoperlascienza.it/gruppi/

Siamo il Patto Trasversale per la Scienza

Ricorderemo il 5 giugno 2019 come una data speciale. Per noi rappresenta la “posa” della prima pietra di un immenso impegno a favore della scienza e contro i soprusi di ciarlatani. Nell’aula magna dell’Università Statale di Milano, ospiti del convegno ICAR, abbiamo contato alla nostra presentazione oltre 200 presenze e grazie al collegamento streaming 18 mila persone raggiunte e 1200 interazioni.

L’interesse c’è. Il Patto, lo abbiamo visto proprio in questa “prova” generale, riesce a muovere “fisicamente” centinaia di persone e altrettante coscienze di cittadini italiani che hanno scelto, sottoscrivendo la propria adesione, di riporre in noi fiducia e collaborare attivamente alla difesa dei valori che caratterizzano la scienza. Tanti personaggi illustri hanno deciso di “metterci la faccia” ed esporre pubblicamente il sostegno al progetto. A loro va il nostro personale ringraziamento e la richiesta di restare sempre al fianco del Patto per costruire assieme un Paese migliore.

Contro impostori e ciarlatani, il Patto ha schierato i suoi quattro “genitori”(Guido Silvestri, Roberto Burioni, Pierluigi Lopalco e Andrea Cossarizza): “La scienza è un valore che si costruisce con fatica, ci migliora la vita e in qualche modo ci rende più felici – spiega Roberto Burioni, professore di virologia all’Università San Raffaele di Milano –  ho iniziato a pensare all’importanza di creare il Patto il giorno in cui una mamma mi ha confessato di voler ascoltare l’altra campana”. Non esistono versioni diverse da quelle confermate scientificamente, non soltanto per i vaccini ma per tutte le malattie che la medicina prova a combattere: “Quanta disinformazione oggi – sottolinea Guido Silvestri, professore ordinario di Patologia Generale alla Emory University di Atlanta – la politica purtroppo ha utilizzato il tema della salute pubblica senza contare sulle evidenze, sfruttandolo per scopi di natura elettorale”.

Al nostro convegno di presentazione, toccanti le testimonianze pro scienza raccolte dal giornalista RAI Gerardo d’Amico: Romina Scaloni, vittima del suo ex fidanzato negazionista dell’HIV, Andrea Lanfri, atleta paralimpico colpito nel 2015 da una meningite fulminante e Lara Redditi di Io Vaccino, mamma di una bimba trapiantata di fegato.

“Quest’associazione è un manifesto collettivo – dichiara il presidente Pierluigi Lopalco, professore ordinario di Igiene all’Università di Pisa e presidente del PTS – la scienza parla un linguaggio universale, è proprietà di tutti e al servizio di tutti”. L’interlocutore del Patto resta principalmente la politica: “Ma anche la società civile, le scuole – afferma – poiché la pseudoscienza spesso si annida proprio all’Università”.

Un pediatra su tre purtroppo prescrive omeopatia, per questo il Patto dovrà riportare conoscenza e metodo scientifico soprattutto partendo dal settore sanitario: “Dobbiamo imparare a comunicare – ha dichiarato il vicepresidente del PTS Andrea Cossarizza, professore ordinario di Patologia Generale e Immunologia di Unimore e presidente della società internazionale ISAC – soltanto in questo modo potremo superare l’ignoranza e la superstizione, le false notizie, attraverso gruppi di lavoro efficaci”.

Consensi anche dal mondo della politica. Chiaro l’appello dell’ex ministro alla salute Beatrice Lorenzin autrice della legge sull’obbligo vaccinale che tanto in Italia ha fatto discutere: “C’è necessità di ricostruire un ponte tra decisori e scienza – spiega – sono innamorata del principio della mia legge che resta uno strumento a disposizione di tutte le forze al governo”.

Dalla politica si sono alzate altre autorevoli voci: “Le istituzioni dovrebbero sostenere il Patto, non mettere in discussione il metodo scientifico e la verità, un concetto purtroppo sempre più labile – commenta Giorgio Gori, sindaco di Bergamo – cosi come gli operatori dell’informazione dovrebbero contrastare le continue distorsioni delle notizie”. Concorde anche la senatrice Elena Fattori del M5S: “Dobbiamo sostenere il Patto per fare il bene dei cittadini, disinnescare la competizione politica sulla scienza e restituire la scienza agli scienziati”. Il Patto però è anche una questione di istruzione: “è necessario sviluppare la capacità critica dei giovani, la scuola è fondamentale – afferma l’onorevole Paola Frassinetti di FdI – in una fase cosi delicata in cui si manifestano fenomeni irrazionali dettati dall’ignoranza, le forze politiche devono compiere uno sforzo comune, la scienza non ha colore”.

L’Italia è il Paese delle cure per “acclamazione” e delle manifestazioni di piazza: la terapia Di Bella, Stamina, il siero di Bonifacio e molte altre ancora: “è molto importante il Patto anche per il mondo del diritto – dichiara il procuratore Giuseppe Guariniello, lo stesso che ha impiantato il processo di Stamina – spesso è difficile trovare consulenti senza conflitti d’interesse, in molte cause gli esperti affermano l’uno il contrario dell’altro, per questo la scienza e il Patto possono darci un contributo fondamentale per contrastare le false cure miracolose sulle quali siamo chiamati a decidere”.

Il sistema degli scienziati non è perfetto, lo dimostra l’articolo criminale dell’ex medico radiato Andrew Wakefield pubblicato in The Lancet: “Anche Omero a volte si addormenta –conclude Burioni -nella scienza però trionfa sempre la verità, noi ci siamo impegnati e continueremo a farlo per vincere una partita tanto difficile quanto fondamentale per la salute di tutti”.

Il Patto Trasversale per la scienza al fianco delle Università di Torino e di Parma per la sperimentazione animale

L’associazione Patto Trasversale per la Scienza – presentata a Milano lo scorso 5 giugno e che ha tra i soci fondatori Roberto Burioni, Guido Silvestri, Pier Luigi Lopalco, Andrea Cossarizza e numerosi altri ricercatori, giuristi e giornalisti, nata per sostenere e incentivare il diritto/dovere di ogni italiano ad essere formato, informato, curato, assistito e governato nel rispetto della scienza e delle evidenze scientifiche – appoggia le Università di Torino e di Parma nella vicenda relativa alla Petizione “Salviamo i Macachi” della LAV (Lega Anti Vivisezione). La petizione online su change.org e i relativi comunicati stampa della LAV, riportati da molti
quotidiani, sono state sottoposte ad un fact-checking congiunto (a seguire) da parte delle Università di Torino e di Parma, che dimostra come il testo stesso riporti un’ampia serie di informazioni inesatte.

La LAV ha lanciato una petizione online su change.org per chiedere alla Ministra Grillo di sospendere una sperimentazione in corso su 4/6 macachi nell’ambito di una ricerca sulla cecità da trauma, volta a curare chi è affetto da “blindsight” o “visione cieca”, un particolare disturbo visivo che colpisce persone che hanno subito un danno cerebrale. Il progetto Lightup, questo il nome della sperimentazione, è stato approvato, nei suoi aspetti scientifici ed etici, dallo European Research Council, dai comitati etici e dagli Organismi Preposti al Benessere Animale (OPBA) delle Università di Torino e Parma, e infine dal Ministero della Salute.
Lo scorso 7 giugno si è tenuto un sopralluogo ispettivo a sorpresa da parte del Ministero della Sanità presso gli stabulari dell’Università di Parma e gli ispettori non hanno riportato nessuna anomalia di rilievo.
I primi ad essere consapevoli, sensibili e rispettosi dei risvolti etici che la sperimentazione animale porta con sé sono i ricercatori, che agiscono sempre nell’ambito della legalità e del rispetto degli animali. La normativa in materia è stringente e i controlli indipendenti sono a capo di istituzioni sia nazionali che internazionali, che valutano tutti gli aspetti tecnico scientifici, etici e normativi dei progetti di sperimentazione animale.
La sperimentazione animale, misurata e controllata, rimane in alcuni casi l’unico mezzo possibile per rispondere a domande fondamentali di tipo scientifico o clinico e rappresenta un elemento ancora imprescindibile e insostituibile nella ricerca scientifica.
La petizione della LAV, basata su informazioni profondamente inesatte, potrebbe condizionare negativamente la pubblica opinione.
Per questo il Patto Trasversale per la Scienza esprime appoggio e solidarietà ai ricercatori delle Università di Torino e di Parma e richiama le istituzioni a fondare le proprie decisioni sulle rilevanze scientifiche e non su informazioni inesatte, false o manipolate.

Pier Luigi Lopalco, Presidente dell’Associazione Patto Trasversale per la Scienza: “La legge sulla sperimentazione animale in Italia è già una delle più restrittive del mondo. Per molte ricerche importantissime, fra cui la sperimentazione dei farmaci, ad oggi non esiste una alternativa valida. I controlli inviati a Parma e Torino fanno parte di ogni sano sistema di verifica della qualità, e abbiamo piena fiducia nelle istituzioni. Ma come PTS ci batteremo per evitare che il fanatismo renda la vita dei ricercatori inutilmente complicata.”

FACT-CHECKING DELLE UNIVERSITA’ DI TORINO E PARMA SUL TESTO DELLA PETIZIONE LAV

L’Università di Torino è responsabile di una nuova sperimentazione durante la quale 6 macachi verranno operati e resi ciechi per studi su deficit visivi nell’essere umano.

FALSO
Gli animali non verranno resi ciechi. Sarà invece prodotta una macchia cieca, circoscritta ad una zona di pochi gradi del loro campo visivo e
limitata a un solo lato.
A seguito dell’operazione, l’animale resterà in grado di vedere e spostarsi normalmente nell’ambiente, alimentarsi ed interagire con i propri simili. La lesione chirurgica avrà infatti l’estensione minima necessaria a permettere di studiare i processi alla base del recupero della consapevolezza visiva e a riprodurre il fenomeno che in modo più esteso si verifica in pazienti umani. Per capirne meglio l’impatto, si consideri che in base alle normative attuali, a pazienti con una lesione unilaterale di estensione simile o anche significativamente più estesa di quella praticata sugli animali, non verrebbe neppure ritirata la patente di guida.

I macachi verranno […] costretti a riconoscere delle immagini.

FALSO
Le procedure di addestramento si svolgono con tecniche comportamentali basate sul rinforzo positivo, ossia ricompense (succo di frutta, noccioline, o cibo di cui vanno ghiotti), che gratificano l’animale e lo motivano a collaborare ai compiti sperimentali.
I movimenti vengono limitati durante i test per consentire il monitoraggio dei parametri di interesse, ma l’animale non viene e non può essere costretto a eseguire il compito.
È noto in letteratura che la routine di addestramento quotidiana, per tempi congrui al livello di attenzione e alla disponibilità di ciascun animale, diviene molto spesso un’attività che i macachi, come molti altri animali in cattività, intraprendono come una forma di arricchimento cognitivo.

L’intervento al cervello, molto invasivo e doloroso, si svolgerà in autunno e l’intera sperimentazione durerà 5 anni.

FALSO
L’intervento sarà praticato in una sala operatoria attrezzata, da un neurochirurgico che opera normalmente anche sull’uomo, ed applicando sulla scimmia le stesse procedure e gli stessi standard usati per l’uomo. Verrà applicata l’anestesia generale monitorata da un veterinario con esperienza su primati non umani. Il decorso post-operatorio è identico a quello per i pazienti umani, e prevede trattamenti analgesici e antinfiammatori per limitare al massimo il disagio all’animale. L’addestramento e i compiti sperimentali richiedono che l’animale sia cooperativo e in perfette condizioni di salute psico-fisica, e possono riprendere solo dopo il pieno recupero dal decorso post-operatorio (generalmente entro 10-15 giorni). Il cervello di per sé non è un organo sensibile e non ha recettori per il dolore. Sorprende che si ritenga inverosimile o fantasiosa la possibilità che pazienti si sottopongano a operazioni a cranio aperto svegli. Tali operazioni sono infatti possibili
e praticate sempre più frequentemente anche in Italia.
Si vedano, per esempio, molti filmati disponibili su youTube di pazienti che vengono operati al cervello completamente svegli per consentire al chirurgo di produrre il minor danno collaterale possibile. Durante l’intervento, i pazienti parlano o suonano strumenti musicali, con la sola anestesia locale per la cute.
https://www.youtube.com/watch?v=WevLQ3Bhfb0
https://www.youtube.com/watch?v=ny98Sf8Arew
https://www.youtube.com/watch?v=NSgNod-Jm0E
Il progetto nel suo complesso durerà 5 anni, ma questo non significa che la sperimentazione su ogni animale durerà 5 anni.

Lo studio verrà condotto contemporaneamente, e non dopo, anche su volontari umani.

FALSO
In questa fase, lo studio su pazienti volontari umani si limita a caratterizzare gli effetti della lesione senza operare alcun intervento attivo.
Solo dopo che i meccanismi neurali alla base del recupero delle funzioni visive saranno stati studiati sull’animale, e le procedure riabilitative valutate rispetto alla loro efficacia e sicurezza, la riabilitazione sarà proposta ai pazienti, in accordo alle normative internazionali sulla sperimentazione clinica.

La ricerca su nuove cure per persone ipovedenti ha compiuto passi importanti solo grazie alle sperimentazioni su malati umani consapevoli.

FALSO
Gran parte di quello che conosciamo sull’organizzazione cerebrale delle funzioni visive e su come intervenire a fini terapeutici si deve alla sperimentazione animale. Si pensi ad esempio ai premi Nobel dati nel 1981 a David Hubel e Torsten Wiesel per i loro studi sul sistema visivo di diverse specie animali.
Quanto al ruolo della sperimentazione animale per lo sviluppo di cure su persone ipovedenti (sebbene su patologie visive diverse da quelle studiate nel progetto), un noto esempio è il trattamento di una forma genetica di cecità che colpisce i bambini (amaurosi congenita di Leber).
Questa patologia è curabile attraverso la terapia genica, per la cui efficacia sono stati indispensabili test su topi prima, e poi su cani affetti dalla stessa patologia.
Infine, riguardo la insostituibilità dello studio su primati non umani in altri ambiti di ricerca e intervento clinico, senza la ricerca sui macachi oggi non sapremmo dell’esistenza dei neuroni specchio, non avremmo la stimolazione cerebrale profonda per trattare con successo il morbo di
Parkinson, o non potremmo utilizzare la neuroprostetica per consentire ai pazienti con lesioni spinali di recuperare la possibilità di movimento.

Non c’è da stupirsi, visto che i test sugli animali falliscono,
ufficialmente, in oltre il 95 % dei casi*.
*NCATS (US NIH). About the National Center for Advancing Translational Sciences. 

FALSO
Il link non rimanda a nessuna pubblicazione specifica ma al sito istituzionale del Centro che fa parte del National Institute of Health, (USA).
Abbiamo informato il Centro, e sotto è riportato un estratto della risposta che abbiamo ricevuto: «our content is often misconstrued to the benefit of another organization’s own objectives. If you follow the link to our site, we don’t have any content that alludes to the claim posted in the  change.org webpage. […] It is unfortunate that we are being cited in this way».
 (I nostri contenuti sono spesso fraintesi a beneficio degli obiettivi di altre organizzazioni. Se si segue il link al nostro sito, non abbiamo alcun
contenuto che alluda alle affermazioni riportatenella pagina web di change.org. Dispiace essere citati in questo modo).

Noi di LAV mesi fa abbiamo chiesto al Ministero della Salute il Protocollo di questo esperimento, ma l’accesso agli atti ci è stato negato.

VERO
La normativa infatti prevede che il Ministero renda pubblica la “sintesi non tecnica” dei progetti autorizzati, e lo stesso Prof. Marco Tamietto ha reso pubblico il documento.
Le norme prevedono un equilibrio tra il principio di trasparenza e la riservatezza necessaria per tutelare i profili di proprietà intellettuale riferiti agli studi in corso. I dati e le informazioni relative ai dettagli della sperimentazione non sono segreti, ma riservati: non possono per legge essere resi pubblici ma sono stati valutati e approvati da tutti gli organismi competenti a livello nazionale e europeo.

Da un comunicato stampa LAV:

“la procedura è stata classificata come grave, come ammette lo stesso ricercatore”

VERO

Nella “sintesi non tecnica” è riportato infatti che si ritiene cautelativamente opportuno stimare il livello di sofferenza atteso come grave MA OCCORRE CAPIRNE LA RAGIONE 
La normativa prevede che l’assegnazione (obbligatoria) della categoria di gravità sia “basata sugli effetti più gravi che rischia di subire il singolo animale dopo che sono state applicate tutte le opportune tecniche di affinamento” (Dlgs 26/2014, allegato VII, sez. II). In caso di interventi chirurgici che comportano una lesione sperimentale, tale stima deve quindi considerare anche gli eventuali effetti collaterali.
Qualsiasi intervento al cervello su pazienti umani, per esempio per la rimozione di un tumore, dovrebbe avere la stessa classificazione di gravità
per i potenziali rischi che comporta.
Questo non significa che si faccia soffrire l’animale, così come non accade, se non in casi estremamente rari e eccezionali, che un intervento al cervello su pazienti umani abbia gravi esiti inattesi in termini di sofferenza del
paziente.
Inoltre, il senso del termine “cautelativo” è quello di indicare l’assunzione di responsabilità e consapevolezza del proponente riguardo ciò
che potenzialmente potrebbe accadere di imprevisto e indesiderato, come nei casi di chirurgie analoghe sull’uomo.
Proprio perché gli animali non possono firmare il “consenso informato”, spetta agli organi competenti valutare il rapporto tra costi/benefici in
relazioni ad una chiara analisi dei rischi presentata dai proponenti.
Di fatto, il proponente si mette nelle condizioni più restrittive e sfavorevoli per l’approvazione del progetto, richiedendo agli organi competenti di valutare se i benefici attesi dalla sperimentazione giustifichino esiti
potenzialmente importanti in termini di danno all’animale, seppur con bassa probabilità.