UNDICI DOMANDE SUI VACCINI PER COVID-19

e undici risposte del gruppo “malattie infettive, vaccini e terapie avanzate” del PTS

Il documento che condividiamo con Voi è dato dalle risposte che la Scienza può dare oggi alle più comuni domande sulle future vaccinazioni contro la covid-19.
E’ il primo lavoro del neonato Gruppo Operativo “Malattie Infettive, Vaccini e Terapie avanzate”, nato dall’unione del gruppo HIV e di quello Vaccin
i, coordinato da Antonella Viola

Come è possibile che il vaccino sia sicuro se è stato prodotto in tempi così rapidi?

Le ragioni sono molte. Prima di tutto c’è un tema di risorse: maggiori le risorse più rapidi i tempi. Nel caso di questa emergenza mondiale, le risorse investite sono state ingenti. Non va poi dimenticato che siamo in piena pandemia e questo facilita la ricerca perché non bisogna aspettare anni per avere un certo numero di infezioni spontanee; validare un vaccino per un virus poco diffuso richiede tempi lunghi per la rarità dell’infezione. Nel caso di una pandemia, purtroppo ci sono molte persone che si infettano e quindi i tempi sono molto brevi. Altra ragione: gli approcci utilizzati per i nuovi vaccini, che consentono tempi di produzione estremamente rapidi, sono noti da anni e già ampiamente sperimentati nei laboratori. Infine, si è optato per un processo di “rolling review” cioè di analisi dei dati in tempo reale, senza aspettare la conclusione degli studi. Quindi c’è stato un drastico tagli dei tempi morti.

Ho sentito che si tratta di un vaccino genetico: modificherà il mio DNA? E che effetti collaterali avrà?

I due vaccini in attesa di autorizzazione, quello di Pfizer e Moderna, sono costituiti di una molecola di RNA messaggero (mRNA), avvolta in un guscio di lipidi. L’mRNA – una sequenza di lettere che ci permette di produrre la proteina Spike, la chiave utilizzata dal virus per entrare nel nostro corpo – non entra nel nucleo delle nostre cellule e quindi non può in alcun modo modificare il nostro DNA. Inoltre, esso viene rapidamente degradato e quindi la sua azione è di brevissima durata. La proteina Spike sarà riconosciuta come estranea dal sistema immunitario che, a sua volta, produrrà anticorpi neutralizzanti in grado di bloccare il coronavirus.

Per quanto riguarda gli effetti collaterali, gli studi di fase 2/3 della Pfizer hanno identificato le reazioni avverse causate dalla somministrazione del vaccino, confrontandole con quella del placebo.

Queste le reazioni più comuni con la percentuale di soggetti coinvolti (per i numeri precisi e l’elenco completo sono disponibili i dati pubblicati). I dati si riferiscono a pazienti tra 18 e 55 anni. Nei pazienti over 55, i sintomi sono più lievi.

– Dolore nel sito di iniezione: lieve 70%; moderato 16%; severo 0,3%;

– Febbre (da 38°C): 3,7% alla prima dose e 15,8 % alla seconda dose;

– Mal di testa: severo 3% alla seconda dose.

– Dolori muscolari: 2% alla seconda dose.

Ci sono stati poi casi singoli di infiammazione temporanea del nervo facciale, linfoadenopatia e danno alla spalla che potrebbero anche essere associati alla vaccinazione ma non è dimostrato che sia così. In tutti i casi, effetti temporanei. Non ci sono ragioni di immaginare effetti che si manifestino a distanza di mesi o anni, anche se il monitoraggio dei soggetti vaccinati continuerà nel tempo.

Durante le sperimentazioni non sono state riscontrate reazioni allergiche. Tuttavia, nel corso della vaccinazione nel Regno Unito, due pazienti con storia di anafilassi (grave reazione allergica che coinvolge tutto il corpo) hanno sviluppato una forte reazione allergica al vaccino. Normalmente, in risposta ai vaccini comuni, questo tipo di reazioni sono possibili ma molto rare. Per il momento quindi si continua a vaccinare ma si escludono i soggetti che hanno avuto in passato episodi di anafilassi (reazioni allergiche molto gravi ai farmaci).

E per quanto riguarda la sua composizione? Cosa c’è dentro oltre all’RNA messaggero?

Il vaccino ha una composizione molto semplice: mRNA, lipidi (grassi), sali, saccarosio e acqua. Nello specifico, ecco la lista di ingredienti.

mRNA: altamente puro e prodotto in provetta senza l’uso di cellule.

Lipidi: (4-hydroxybutyl)azanediyl)bis(hexane-6,1-diyl)bis(2- hexyldecanoate), 2-[(polyethylene glycol)-2000]-N,N-ditetradecylacetamide, 1,2-distearoyl-sn- glycero-3-phosphocholine e colesterolo: sono grassi che costituiscono l’involucro necessario a inviare l’mRNA nelle nostre cellule.

Sali: cloruro di potassio, cloruro di sodio, diidrogeno fosfato di potassio, sodio fosfato bibasico diidrato

Saccarosio: zucchero

Acqua

Tra questi ingredienti è possibile che il PEG (2-[(polyethylene glycol)-2000]-N,N-ditetradecylacetamide) sia responsabile delle reazioni allergiche riscontrate nei due soggetti vaccinati in UK, anche se non lo sappiamo con certezza.

Quanto durerà la protezione data dal vaccino? Dovremo ripeterlo ogni anno?

Non lo sappiamo, per avere queste risposte bisognerà aspettare.

Chi ha avuto la COVID-19 si dovrà vaccinare? Sarà il caso di fare un dosaggio degli anticorpi?

Ad oggi non sappiamo quanto duri la protezione del sistema immunitario dopo l’infezione da SARS-CoV-2, ed è probabile che non ci sia una risposta univoca, ma che vari da persona a persona. Sappiamo che gli anticorpi protettivi scompaiono nel giro di pochi mesi e che, in alcuni casi, non si sviluppano affatto. E sappiamo anche che esistono casi di seconde infezioni. Per tutti questi motivi, è bene continuare ad essere attenti anche dopo aver superato l’infezione ed è consigliabile fare la vaccinazione. Non sarà necessario fare un dosaggio degli anticorpi: se anche abbiamo anticorpi in circolo non succede nulla in seguito alla vaccinazione, sarà come fare un richiamo (un po’ come per l’antitetanica per esempio, o come il vaccino HPV nelle donne che sono già entrate in contatto col virus).

Pur con queste informazioni, probabilmente, nelle fasi iniziali della campagna vaccinale, chi è già stato infettato (ed appartiene ai gruppi a maggior rischio da cui iniziare) non verrà vaccinato.  E’ possibile che sia meno urgente vaccinare chi gode del periodo di immunità, pur se breve e non totale, e che quindi sia ritenuto più utile destinare le dosi di vaccino a chi è completamente senza alcuna protezione.

Soffro di una malattia autoimmune e non mi sono mai vaccinato contro l’influenza: potrò vaccinarmi contro la COVID-19?

Questa domanda, che ricevo almeno 5 volte al giorno, mi spiazza sempre. Perché ai pazienti con malattie autoimmuni, spesso controllate o senza sintomi da anni, non si consiglia la vaccinazione antiinfluenzale andando contro le attuali linee guida (EULAR 2019)? La vaccinazione con virus inattivati è consigliata anche ai soggetti affetti da malattie autoimmuni. Per quanto riguarda il nuovo vaccino Pfizer, non sappiamo nulla del suo effetto su questa categoria di pazienti. Quello che però sappiamo è che le infezioni sono una causa importante di malattie autoimmuni.

Il vaccino sarà disponibile per bambini e adolescenti?

Per ora no. Non ci sono sperimentazioni effettuate e concluse su questi gruppi di popolazione. Prima si procederà con l’approvazione dei vaccini negli adulti e poi si inizierà a valutarne efficacia e sicurezza nella popolazione pediatrica. Difficilmente avremo dei risultati prima dell’estate. 

Le donne in gravidanza potranno vaccinarsi?

In questa prima fase no. Nessuna delle tre aziende in dirittura di arrivo per fornire vaccini contro il nuovo coronavirus ha arruolato donne in gravidanza negli studi clinici. Vedremo in futuro se ci saranno studi, per questi o altri vaccini, che prenderanno in considerazione la gravidanza.

Quali sono le differenze tra i vari vaccini in fase 3?

I vaccini in fase 3 avanzata sono 10, di cui 4 basati su Adenovirus, 2 su mRNA, 3 su virus inattivato ed 1 su componente virale (proteina Spike)

– Vaccini con Adenovirus:

1) CanSino Biologics – in collaborazione con l’Istituto di Biologia dell’Accademia delle Scienze Mediche Militari della Cina – basato su adenovirus Ad5. Vaccino approvato in Cina per uso limitato.

2) Gamaleya Research Institute, parte del Ministero della Salute russo. È una combinazione di due adenovirus, Ad5 e Ad26. Vaccino chiamato Sputnik e già in uso in Russia.

3) Beth Israel Deaconess Medical Center di Boston in collaborazione con Johnson & Johnson basato su Adenovirus 26(Ad26).

4) AstraZeneca con l’Università di Oxford basato su un adenovirus degli scimpanzé chiamato ChAdOx1.

-Vaccini con mRNA:

1)MODERNA, azienda americana (Cambridge, Massachusetts) in collaborazione con il National Institutes of Health (finanziamenti del governo USA).

2)BioNTech, azienda tedesca in collaborazione con Pfizer (USA) e FosunPharma (cinese). Approvato in UK.

-Vaccini con virus inattivato:

1)Sinovac Biotech (azienda privata cinese) ha realizzato un vaccino con virus inattivato cresciuto su cellule VERO. Approvato in Cina per uso limitato.

2)Sinopharm (azienda statale cinese) ha prodotto 2 vaccini basati su virus inattivato: uno realizzato da Wuhan Institute of Biological Products ed uno realizzato da Beijing Institute of Biological Products.. Vaccino approvato in Cina per uso limitato.

– Vaccino con proteina spike ricombinante:

NOVAVAX.

Proteina Spike inserita in nanoparticelle, con adiuvante.

Potrò scegliere quale vaccino utilizzare?

In linea di massima no. Come per altre campagne vaccinali, il vaccino finale fornito al cittadino è scelto in base alle forniture decise dalle indicazioni su base nazionale. Peraltro, in questa prima fase, il vaccino che arriverà in Italia, è solo uno (Pfizer-BioNTech). Varie fasce della popolazione saranno vaccinate solo quando saranno approvati anche altri vaccini al momento in sperimentazione.

Se le vaccinazioni inizieranno a gennaio, potremo fare a meno di mascherina e distanziamento?

Per adesso no. In questa prima fase, se il vaccino arriverà davvero a gennaio, saranno vaccinati gli operatori sanitari. Poi si passerà alle persone che vivono e lavorano nelle RSA. Solo in seguito si procederà in base a età (dai più anziani in giù) e rischio per patologie croniche. Ma prima che ci sia una buona copertura vaccinale serviranno ancora molti mesi.


 

Intervista al nostro socio Andrea Grignolio

di Carlo Patrignani

La situazione è migliorata ma, anche se il caldo può darci una mano, come per la Sars del 2001-02 che sparì, attenuando la carica infettiva e patogenicità di Sars-Cov-2, virus simili ma diversi, entrambi della famiglia dei Coronavirus, la guardia non va abbassata: le misure in vigore per la fase due per la ripresa, parziale, dell’attività produttiva vanno nella giusta direzione del contenimento dei contagi con il potenziamento della medicina del territorio, fermo restando il distanziamento individuale, l’igiene personale e le mascherine, ma pure tamponi e test anticorpali che serviranno a isolare gli asintomatici, vettori inconsapevoli della malattia. E’ l’opinione del docente di Storia della Medicina all’Università Vita-Salute del San Raffaele e ricercatore del Itb-Cnr, Andrea Grignolio, per il quale “le nuove restrizioni, pur se poco piacevoli come per le relazioni amicali, hanno una finalità sensata a livello comunicativo: non ingenerare il ‘liberi tutti’ molto rischioso perché il coronavirus non fa differenza tra affetti stabili e non: ridurre i contatti ai soli parenti e relazioni strette è una indicazione epidemiologica generale, se presa alla lettera diventa poco comprensibile. L’importante è prepararsi bene al prossimo autunno-inverno con tutti gli strumenti necessari per arrivare in tempo e intervenire subito sui possibili focolai che possono riaccendersi”.

Quanti e quali sono gli strumenti necessari?
Primo, “il potenziamento della medicina del territorio che è non solo preziosa sentinella e di intervento immediato, ma ha funzioni di prevenzione: lo sa bene l’epidemiologia, come del resto la storia della medicina, poiché le epidemie e pandemie si affrontano soprattutto sul territorio e meno negli ospedali. Il concetto di contagio, di malattia infettiva, sconsiglia centri di aggregazione, tranne in casi di strutture specializzate, perché possono facilmente diventare di diffusione”.
Secondo, “il fondamentale tracciamento, il cosiddetto contact tracing – va bene l’app Immuni su base volontaria, con tutela della privacy, scadenza temporale e distruzione finale dei dati – degli asintomatici e dei paucisintomatici con tamponi e test sierologici, così da porli tempestivamente in quarantena e avvisare e controllare le persone che con costoro hanno avuto contatti ravvicinati”.
Terzo strumento le cure: “per i pazienti Covid oggi ci sono tre diverse terapie multifase a seconda del livello della malattia: antivirali per limitare la replicazione del virus nella prima fase, e gli antinfiammatori per la due seconde fasi, quella della iper risposta immune causata dal sistema immunitario e quella per le complicanze causate a polmoni, cuore, reni e cervello”.
Per Sars-Cov-2, insomma, “si potrebbe immaginare anche un modello simile a quello per l’Hiv per il quale non si è arrivati al vaccino: la terapia multifarmaco, come fu la triplice per l’Hiv, che – precisa Grignolio – ha dato e tuttora dà una aspettativa di vita quasi uguale a una persona non infetta”.

E il vaccino quando potrà essere disponibile?
“Per ovvi motivi: non nocività, efficacia e soprattutto produzione su larga scala internazionale – osserva – non sarà disponibile direi prima di un anno ma, nel frattempo, oggi abbiamo a disposizione, ed è un enorme passo in avanti, diverse terapie multifase, efficaci per ogni fase della malattia, compreso l’impiego di una vecchia pratica della sieroterapia: l’immissione del plasma con anticorpi dei guariti ai malati, che offre a un miglioramento delle condizioni del paziente, ma non immunità”.
Ma su questa pratica Grignolio non manca di sollevare tre problemi da risolvere, “è una procedura costosa, sebbene si dica spesso il contrario, perché difficile da ​standardizzare e con effetti potenzialmente nocivi dovuti al rischio di trasmissione di malattie infettive e alterare la coagulazione nei riceventi; è limitante nei tempi e nella produzione perché con due pazienti guariti si ottengono gli anticorpi per un paziente, cosa molto disfunzionale durante una pandemia che richiede subito e per molti tanti anticorpi; e soprattutto offre una immunità passiva e non attiva come il vaccino, ovvero gli anticorpi provenienti dai guariti cessano dopo il trattamento e non vengono autonomamente prodotti dal paziente, che quindi non sviluppa l’immunità attiva e l’immunità per futuri incontri con il virus, la agognata immunità di gregge o di comunità”.

La medicina e più in generale la ricerca scientifica, molto probabilmente vincerà la sfida arrivata da un virus sconosciuto?
“Penso di sì, come avvenuto in passato con tante altre malattie infettive che non sono né una punizione divina né una vendetta della natura, ma sono malattie connesse e causate dai cambiamenti del rapporto tra l’essere umano, l’ambiente e gli animali. A questo va aggiunto che le epidemie fioriscono in contesti ad alta densità di popolazione e altamente connesse da porti e aeroporti. Il passato ce lo insegna chiaramente sia con la via della seta sia con il commercio marittimo, da cui proviene la famosa quarantena veneziana del 1300. Ecco perché è improprio accusare le polveri sottili e l’inquinamento: vi sono molte zone del globo dove non c’è inquinamento e Covid si diffonde con grande efficacia, e questo è valido per tante epidemie del recente passato o del passato remoto, dove il mondo era privo di inquinamento e le epidemie erano molto più diffuse e feroci. Per vincere la sfida dei prossimi mesi e delle prossime epidemie abbiamo assoluto bisogno di un solido e forte sistema sanitario nazionale, ben attrezzato a livello del territorio e di una nuova collaborazione con le strutture sanitarie private, che stanno facendo la loro parte con le proprie strutture. Pubblico e privato non sono affatto in collisione: l’uno non esclude l’altro, nell’interesse comune della tutela della salute pubblica”.

Ultima domanda, che ne pensa dello scontro tra Usa e Cina sulla genesi e manipolazione del virus in laboratorio, quello di Wuhan?
“Mi pare che la questione sia una contrapposizione politica più che scientifica: la scienza parla chiaro e con dati e i dati sono spesso scomodi al decisore politico, perché non sono opinabili o manipolabili per fini elettorali. I dati che abbiamo oggi ci dicono che la genetica, come dimostrato da un articolo sulla rivista Nature, indica una provenienza animale, ovvero pipistrello e pangolino, del virus e non artificiale in laboratorio. Inoltre, che il luogo d’origine non sia Wuhan, dove è presente il laboratorio incriminato, ma Guandong, la stessa regione dove scoppiò la Sars, e infine che i primi casi siano retrodatabili tra settembre e dicembre. Ma le scienze cognitive con il concetto di ‘ragionamento motivato’ ci spiegano bene che a questi dati della scienza le orecchie dei complottisti rimarranno non solo sorde ma, per così dire, immuni anche in futuro”.

il vaccino si chiama PICO-VACC

di Guido Silvestri

bollettino del 7 maggio 2020

Ore 2.00 del mattino ad Atlanta ed io sono appena rientrato a casa dal laboratorio. Abbiamo dati interessantissimi e devo dire che l’excitement di lavorare su una malattia nuova dai tanti aspetti sconosciuti è semplicemente incredibile. Sarebbe ora di andare a letto, ma sparo rapidamente le nostre pillole perché so che in molti le aspettano per iniziare al meglio la giornata

1. LA RITIRATA CONTINUA Continua la grande ritirata di SARS-CoV-2 dall’Italia. Anche oggi è calato, per il VENTIQUATTRESIMO giorno consecutivo, il numero totale dei ricoveri in terapia intensiva per COVID-19 – da 1427 a 1333, quindi ben 94 unità, ed ora siamo a meno di un terzo del picco registrato a metà marzo con 4.068 ricoveri. Cala di molto anche il numero dei ricoveri ospedalieri totali (da 16.270 a 15.769, quindi di 501 unità). Quindi avanti così, un giorno alla volta, con prudenza, sempre ricordando la similitudine della nave tra i due scogli, ma anche con tanto ottimismo, perché il “mostriciattolo” sembra davvero andare verso l’uscita…

2. ELOGIO AL SUD ITALIA Oggi ho provato, in una pausa, a calcolare le mortalità da COVID-19 regione per regione (per 100.000 abitanti):Lombardia 146.1VdA 111.2Emilia Romagna 84.9Liguria 80.2Piemonte 74.6TN/BZ 67.6Marche 62.9Veneto 32.0Abruzzi 26.2FVG 25.5Toscana 24.3Puglie 10.9Lazio 9.1Umbria 7.9Molise 7.3Sardegna 7.2Campania 6.5Sicilia 5.0Calabria 4.6Basilicata 4.5Voglio soffermarmi per un momento sui livelli molto bassi di mortalità osservati nelle regioni del Sud, dove il tanto temuto tsunami di COVID-19 non è mai arrivato. Come sapete ci sono diverse ipotesi sul perché l’Italia del Sud sia andata così bene, tra cui quella che sia merito esclusivo del lock-down (in realtà su questo ho i miei dubbi, visto che la gran parte dei decessi, nel Nord Italia, sono comunque avvenuti dopo il 10 marzo) e quella dell’effetto benefico del clima più mite. Qui però vorrei solo fare un elogio, anzi, due elogi. Il primo ai tanti medici ed infermieri che sono stati bravissimi nel fare tesoro delle esperienze dei loro colleghi al Nord – sono in contatto con colleghi di Catanzaro, Napoli, Pescara, Cagliari, Bari, Catania, Lecce, Avellino, Messina etc., e sono rimasto molto colpito dalla loro competenza e professionalità. Il secondo elogio è per tutti gli abitanti del Sud, che in questo difficile frangente si sono comportati con grande disciplina e responsabilità. L’Italia meridionale in tante situazioni ha fatto e continua a fare fatica, ma nel caso di COVID-19 può davvero andare a testa alta.

3. MASSIMO CLEMENTI SUL CORRIERE DELLA SERA Ieri bellissima, e rarissima, intervista del grande Massimo Clementi, virologo tanto bravo quanto silenzioso (l’altro giorno mi ha scritto: “nella vita mi sono spesso pentito di aver parlato, quasi mai di aver taciuto”), che per una volta ha fatto una eccezione. Ecco due brevi estratti:SARS-CoV-2 è diventato meno aggressivo?“L’espressione clinica dell’infezione adesso è più mite. Nella fase drammatica, al San Raffaele arrivavano 80 persone al giorno, la maggior parte necessitava di ricovero in terapia intensiva. Le cose sono nettamente cambiate, le terapie intensive si stanno man mano liberando, l’infezione non sfocia più nella fase gravissima, la cosiddetta “tempesta citochinica”. Per ora è solo un’osservazione empirica, l’epidemia c’è ancora ma dal punto di vista clinico si sta svuotando.”L’arrivo del caldo può influenzare l’aggressività del virus? “Per ora è una supposizione, ma è molto probabile che sia così. Nell’uomo circolano quattro coronavirus “ingentiliti”, di cui due molto simili a Sars-CoV-2. Tutti provocano infezioni modeste, tranne nei bambini molto piccoli, da 0 a 2 anni, in cui possono portare allo sviluppo di bronchiolite. E tutti circolano solo in inverno, per sparire invece nei mesi caldi.”

4. DACCI OGGI IL NOSTRO PANICO QUOTIDIANO (CON RISATA INCORPORATA) Da tempo volevo fare un post sulle previsioni a mio avviso un po’ catastrofiche degli epidemiologi dell’Imperial College di Londra (seconde solo a quelle di Mike “menagramo” Osterholm). Premettendo che scrivo in modo volutamente leggero e semi-serio, ma alle volte mi piacerebbe che questi maestri del “worst case scenario” ogni tanto incorporassero, nei loro modelli, la possibilità – peraltro tangibilissima! – che le cose vadano meglio per fattori “benefici” come la scoperta di un nuovo antivirale o vaccino, l’attenuazione spontanea del virus, e così via (come, per esempio, fa sempre Lipsitch). Detto questo, ieri è uscita su tutti i giornali la notizia che Neil Ferguson, guru epidemiologo dell’Imperial College, consigliere speciale di Boris Johnson, e grandissimo sostenitore dell’importanza del “social distancing”, è stato beccato ad incontrarsi clandestinamente con l’amante (pure sposata, con un altro). Il tutto, si presume, senza guanti e mascherina. Ferguson ha subito dato le dimissioni dal team di esperti della Regina (in Inghilterra usa così) ed io, perdonatemi, non posso fare a meno di pensare al fatto che il famoso “worst-case scenario”, per il buon Neil, stavolta sia stato peggiore della sua più fosca previsione…

5. LA BUONA NOTIZIA DEL GIORNO Stavolta è sui vaccini, e mi riferisco al paper uscito ieri su Science (Gao Q. et al., Rapid development of an inactivated vaccine candidate for SARS-CoV-2”, Science, May 6th, 2020). In breve: il vaccino si chiama PICO-VACC (purified inactivated coronavirus vaccine), e non lo ha inventato Pico de Paperis ma il team della Sinovac Biotech di Beijing (China). I risultati sono davvero promettenti: efficace induzione di anticorpi neutralizzanti nel topo, nel ratto, e nel macaco; nessuna induzione di anticorpi “cattivi” (cioe quelli responsabili del cosidetto ADE, antibody-dependent enhancement), e protezione nei macachi dall’inoculo sperimentale con SARS-CoV-2. Ora si passa alla fase clinica sulle persone, ma questa è certamente una partenza che fa ben sperare.

VacciniaMO, terza edizione

con Presidente e Vicepresidente del Patto Trasversale per la Scienza

Cinquecentoquaranta studenti degli Istituti Superiori di Modena radunati in aula Magna, al Centro Servizi Didattici di Unimore, per festeggiare San Valentino all’insegna dell’amore per la scienza e per i vaccini. La Facoltà di Medicina e Chirurgia ha scelto di ripetere per il terzo anno consecutivo l’evento dedicato alla sensibilizzazione dei giovani alla pratica vaccinale:

“Vogliamo accrescere la loro conoscenza e consapevolezza sull’argomento – afferma ha dichiarato Andrea Cossarizza, professore ordinario di Patologia generale e Immunologia a Modena, vicepreside della Facoltà di Medicina, vice presidente del Patto Trasversale per la Scienza e Presidente della società Internazionale ISAC – sono gli unici strumenti a nostra disposizione per contrastare la deriva antiscientifica nel nostro Paese e l’azione sconsiderata degli antivaccinisti che diffondono informazioni false e dissuadono la società all’utilizzo di questo presidio sanitario, prezioso alleato della nostra salute”.

Si sono alternati in aula illustri relatori, spiegando alla giovane platea la storia dei vaccini (prof. Andrea Cossarizza), le principali fake news legate al tema (prof. Marcello Pinti), parlando di sicurezza e reazioni avverse (prof. Pier Luigi Lopalco), con lo speciale approfondimento della meningite da meningococco (prof.ssa Cristina Mussini) e l’illustrazione di un virtuoso esempio italiano di divulgazione scientifica, il sito web Io Vaccino, che partecipa al Vaccine Safety Net dell’OMS (dott. Stefano Zona).

A mantenere alta l’attenzione degli studenti hanno contribuito due preziose testimonianze: “L’apprendimento viene accelerato dall’esperienza – sottolinea Cossarizza – per questo abbiamo scelto di intervistare in aula due persone speciali”.

Nicola Pomaro, papà di Angela Stella, bimba di 8 anni che a 3 si è ammalata di anemia aplastica, ha superato il trapianto di midollo ma per successive complicanze oggi è immunodepressa. Nicola ha ricordato l’importanza delle vaccinazioni (Angela Stella purtroppo non può farle tutte, e quelle che riesce a sopportare non sono particolarmente efficaci per il suo sistema immunitario compromesso) e dell’immunità di gregge: “Abbiamo dovuto scegliere la scuola con una classe di soli bambini vaccinati, cosi anche il catechismo e la danza – dichiara – se vivessimo in una società più sensibile e altruista non saremmo costretti a vietarle il cinema, le giostre, il centro commerciale, viaggi, spostamenti con mezzi pubblici e tutto ciò che potrebbe farla entrare in contatto con virus e agenti patogeni. Se tutti fossero vaccinati mia figlia potrebbe vivere senza la costante paura di ammalarsi”.

Ha chiuso la manifestazione l’atleta della nazionale paralimpica di atletica, Andrea Lanfri, biamputato agli arti inferiori e con sole tre dita delle mani. Nel 2015, dopo una meningite fulminante con sepsi meningococcica, ha iniziato la sua brillante e inarrestabile ascesa sportiva. È record man dei 100, 200 e 400 metri piani, con la passione per l’alpinismo: “Volevo fare un dispetto alla malattia, realizzando il sogno di correre sempre più veloce e conquistare le montagne del mondo – dice – ho tanta voglia di vivere e superare i miei limiti, con determinazione e coraggio posso fare ogni cosa, ma la lezione l’ho imparata. Ora mi vaccino per tutto”. Ha raggiunto la vetta delle Tre Cime di Lavaredo, del Chimborazo in Ecuador e l’anno scorso ha conquistato oltre 7mila metri di altitudine con Putha Huinchiuli in Nepal, tappa di avvicinamento all’Everest in programma nel 2021: “L’esempio, fortunatamente vivente di Lanfri, non può lasciarci indifferenti, dimostra quanto sia preziosa la nostra vita – afferma Cossarizza – e quanto sia fragile se a colpirla è un batterio, dal quale possiamo difenderci semplicemente attraverso il vaccino”.

Ai ragazzi è stato chiesto di compilare due test, uno all’ingresso in aula e uno al termine dell’evento: “Attraverso l’esame dei questionari potremmo misurare l’utilità di Vacciniamo – conclude – e migliorare ogni anno questo momento di formazione dedicato agli uomini e alle donne del futuro”.

di Maria Santoro

Malnisio Science Festival – Dove le idee illuminano la scienza

di Maria Santoro

La centrale idroelettrica di Malnisio (provincia di Pordenone) è un elegante gioiello di architettura industriale del Novecento dismesso nel 1988 e restaurato nel 2006. La stessa centrale, che diede la prima luce a piazza San Marco nel 1905, da tre anni si “accende e fa luce” sulla Scienza, chiamando a raccolta ricercatori e docenti universitari di fama internazionale allo scopo di promuovere e avvicinare un pubblico sempre più eterogeneo alla cultura scientifica.


Il vicepresidente del Patto Trasversale per la Scienza, prof. Andrea Cossarizza, ha partecipato al Malnisio Science Festival (il 4, 5 e 6 ottobre), dedicato al rapporto tra “scienza e creatività”. Ma esiste davvero la creatività scientifica? Quanto conta? La creatività è la capacità di trovare nuove idee per risolvere problemi in modo originale, che spesso si basa sul talento di stabilire nuove connessioni. Potremmo dire che la creatività si sviluppa attraverso quattro distinte fasi: preparazione (con la raccolta delle informazioni necessarie), incubazione (riflessione e raccolta delle idee), illuminazione (inclusa la scelta della strategia adeguata) e realizzazione dell’idea (il momento del fare, senza il quale si parla di aria fritta).
La creatività ha funzionato molto bene con i vaccini. Lo sapevate? “La profilassi antivaiolosa si può vedere almeno 4000 anni fa con le prime “variolazioni” in Cina mediante inalazione della polvere delle croste vaiolose, prelevate da un malato, seccate al sole. Questa pratica successivamente passa in India e in Asia Minore, dove si pratica una piccola ferita nel soggetto da immunizzare e si infetta la ferita con lo stesso materiale usato in Cina, fino ad arrivare all’introduzione nel 1796 del vaccino contro il vaiolo – ha raccontato Cossarizza – Ogni passaggio dimostra quanto l’uomo abbia impiegato la propria creatività per combattere e sconfiggere il vaiolo”.


Edward Jenner, passato giustamente alla storia come l’inventore del vaccino contro il vaiolo, ha saputo raccogliere informazioni e osservare. “Le contadine mungitrici si ammalavano di vaiolo bovino (cow-pox), forma attenuata della malattia che colpiva mortalmente l’uomo (small-pox) – sottolinea – Jenner ha analizzato i dati, ovvero ha capito gli effetti dell’infezione bovina, ha osservato che chi sviluppava questa infezione (localizzata solitamente alle mani e alle braccia) non si ammalava mai di vaiolo, infine ha generato l’idea “creativa” praticando l’esperimento della prima “vaccinazione” (poiché il siero era di origine vaccina) sul figlio del suo fattore, al quale inoculò materiale purulento prelevato dalle pustole sulle mani di una mungitrice”. Fu Luigi Sacco in Italia a controllare in modo sperimentale l’efficacia dell’immunizzazione con metodo jenneriano, praticando su se stesso la vaccinazione, e in seguito inoculandosi il virus del vaiolo umano – che non attecchì.
La storia di questo vaccino è creativa anche per un altro dettaglio: per riuscire a proteggere il mondo intero il vaccino ha viaggiato. Ma come? “Per avere scorte della linfa vaccinica, fu trasportato “braccio a braccio”, ovvero con persone che venivano vaccinate con liquido proveniente da altre persone, tutti nelle navi, per raggiungere terre lontane e diffondere ovunque il beneficio dell’idea creativa – conclude – grazie alla quale nel 1980 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha ufficializzato l’eradicazione della malattia”.

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Ascolta l’intervista ad Andrea Cossarizza gentilmente concessa da Radio Spazio – la voce del Friuli – emittente radio locale in lingua friulana dell’Arci Diocesi di Udine

Vaccini, Viagra e “dottorati” ad Harvard

La conferenza stampa a Montecitorio convocata dai comitati No Vax del Veneto, patrocinata dalla deputata ex M5S Sara Cunial, si è svolta come previsto. Ancora nessun dato, ancora nessun risultato. Ma tanta propaganda e diffusione di dubbi sulla sicurezza dei vaccini da parte della imperterrita associazione. Tanta confusione fra strane sostanze trovate nei vaccini e uranio impoverito, fra analisi condotte in laboratori misteriosi all’estero e articoli scientifici mai pubblicati. La conferenza stampa ha preso però una piega inaspettata quando ha chiesto di parlare il deputato M5S Marco Bella, docente di chimica organica, esperto di spettrometria di massa, nonché sostenitore della prima ora del Patto Trasversale per la Scienza. L’On. Bella ha dapprima contestato il curriculum della dottoressa, che reca, tra l’altro un “dottorato ad Harvard”, aggiungendo di aver inviato una richiesta di delucidazioni al prestigioso ateneo e di averne avuto risposta negativa, per poi chiedere come abbia fatto la ricerca a dimostrare la presenza di Viagra in un vaccino. Le risposte della dott.ssa Bolgan possono essere sintetizzate in un imbarazzante balbettio.

“Quando chi spaccia fuffa incontra un vero esperto di spettrometria di massa i risultati sono sotto gli occhi di tutti.” Ha commentato Pier Luigi Lopalco, presidente del PTS “Il problema è che queste bugie possono spaventare qualche genitore un po’ sprovveduto e a pagarne le conseguenze sono i bambini. Ma questi episodi ci motivano ancora di più a proseguire nelle nostre azioni di contrasto alle pseudoscienze”.

VacciniaMO

La Facoltà di Medicina e Chirurgia di Unimore ripropone per il secondo anno consecutivo la giornata VacciniaMO, un momento di incontro e confronto sul tema vaccini dedicato agli studenti delle classi quarte e quinte degli Istituti Superiori di Modena.

Il tema dei vaccini, la loro storia, cosa contengono, l’obbligo della vaccinazione, le truffe e le leggende, che esistono e interferiscono con le vaccinazioni, saranno al centro di un incontro di esperti che vogliono creare un momento scientifico e didattico con i giovani. La giornata è stata organizzata da uno dei massimi esperti internazionali in campo immunologico, il prof. Andrea Cossarizza di Unimore, che è anche uno dei proponenti del Patto Trasversale per la Scienza, insieme ai proff. Guido Silvestri, Roberto Burioni, Carlo Croce, Pier Luigi Lopalco, e a diverse personalità tra cui Matteo Renzi, Beppe Grillo, Elena Fattori, Antonio Tajani, Beatrice Lorenzin, Enrico Mentana.

La giornata si terrà venerdì 8 febbraio 2019 alle ore 9.00 presso l’Aula Magna del Centro Servizi Didattici della Facoltà di Medicina e Chirurgia (via del Pozzo, 71) a Modena.

L’incontro, che sarà condotto dalla giornalista Maria Santoro, si aprirà coi saluti delle autorità per proseguire con gli interventi di esperti del settore: il dott. Stefano Zona, Infettivologo di Unimore, che introdurrà al tema “Io Vaccino, sito membro del Vaccine Safety Net dell’OMS”, il prof. Francesco Galassi, Paleopatologo della Flinders University, e la dott.ssa Elena Varotto, Antropologa Forense dell’Università di Catania, che daranno uno sguardo storico a “Un mondo senza vaccini? La parola alla Storia”, il prof.  Pier Luigi Lopalco, Epidemiologo – Università di Pisa, che tratterà il tema “Quanto sono sicuri i vaccini?”, il prof. David Galbraith, Biologo Vegetale dell’Università di Tucson in Arizona, che affronterà il tema “Col cavolo che mi vaccino” (ovvero: come si possono usare le piante per produrre vaccini), il prof, Marcello Pinti, Immunologo di Unimore, che parlerà di “Vaccini: miti, leggende e realtà” ed il prof. Andrea Cossarizza, Patologo Generale di Unimore, su “Bufale e leoni del WEB”. Prima della discussione finale interverrà l’atleta Paraolimpico, Andrea Lanfri che racconterà la sua storia “Di corsa, dalla meningite all’Everest”.