Enrico Bucci, Giuseppe De Nicolao, Enzo Marinari e Giorgio Parisi hanno preparato un piccolo documento di analisi della situazione epidemica italiana al 12 marzo 2020.
Questa volta, ci siamo occupati di esaminare separatamente l’andamento degli ultimi giorni nelle diverse regioni, per ricavare principalmente due parametri:
Lo stato di avanzamento dei focolai epidemici, regione per regione, espresso come “ritardo” in giorni rispetto alla Lombardia;
Il tempo di raddoppiamento, sia complessivo che regionale, per scoprire eventuali variazioni
Entrambi i parametri sono interessanti; il dato più rilevante, tuttavia, appare quello di un primo rallentamento dei tempi di raddoppio (il numero di giorni in cui si raddoppiano ricoverati, ricoverati in terapia intensiva e morti), con effetti più accentuati in quelle regioni in cui l’epidemia è in fase più iniziale (come previsto in caso di applicazione di distanziamento sociale).
E’ presto per affermare che questo sia un effetto delle misure draconiane imposte dal governo; questo appare piuttosto un risultato compatibile con l’inizio della presa di coscienza da parte della popolazione, che almeno in parte ha iniziato ad applicare misure di buon senso ben prima dell’intervento governativo.
Considerazioni sull’evoluzione in
corso dell’epidemia da nuovo coronavirus SARS-COV-2 in Italia.
Enrico M. Bucci – SHRO, Temple University –
Philadelphia
Enzo Marinari, Dipartimento di
Fisica, Università “La Sapienza” – Roma
Si ringrazia per i preziosi suggerimenti e per la revisione di questo testo il prof. Giorgio Parisi, presidente dell’Accademia Nazionale dei Lincei
INTRODUZIONE
Nel febbraio 2020 è stato identificato
nel Nord Italia un focolaio di infezione da coronavirus SARS-COV-2, le cui
proporzioni suggeriscono un notevole stato di avanzamento pregresso al momento
dell’identificazione del primo paziente (20 febbraio). A partire da tale data è
stato rilevato giornalmente un numero sempre crescente di casi di infezione,
tanto da superare in dieci giorni il numero di mille soggetti trovati infetti.
La strategia di campionamento dei
soggetti da sottoporre a test è stata inizialmente difforme sul territorio
nazionale. Il Veneto, ad esempio, ha campionato su base geografica (cerchi
concentrici intorno ai comuni della regione e in qualche caso intorno agli
ospedali), mentre altre regioni hanno invece campionato soprattutto sulla base
della possibilità di infezione connessa alla prossimità con casi già noti. La
strategia è stata successivamente trasformata ed unificata, e si è modificata
in un campionamento dei soli soggetti sintomatici.
Esiste tuttavia almeno un dato che, per ovvie ragioni, non è affetto dalle differenze di campionamento illustrate, consistente nel numero cumulato di soggetti sottoposti a terapia intensiva. Questo vale anche per il numero di decessi, il quale tuttavia, essendo fortunatamente ancora molto piccolo, è soggetto a maggiori fluttuazioni statistiche nella sua evoluzione giornaliera.
ANALISI
Il numero di morti cumulato ed il numero di pazienti in terapia intensiva cumulato sono stati ottenuti grazie alle comunicazioni della protezione civile che, a far data dal 24 febbraio, hanno aggiornato gli italiani sull’andamento dell’epidemia. L’evoluzione di questi due numeri, a partire dal 24 febbraio, è rappresentata nei due grafici seguenti.
Come è possibile notare nel grafico di
destra, dove sull’asse delle ascisse è riportato il numero di giorni trascorso
dall’inizio dell’anno, l’evoluzione nel tempo del numero di individui in gravi
condizioni è approssimata al meglio da una curva esponenziale, con un tempo di
raddoppio vicino ai 2,6 giorni (per confronto, è riportata nel grafico anche
una estrapolazione lineare dei dati). Il tempo di raddoppio coincide con il
tempo caratteristico dell’andamento esponenziale moltiplicato per il valore
log(2), uguale circa a 0.69.
Estendendo in avanti ai prossimi giorni
l’estrapolazione esponenziale, che gli indicatori statistici mostrano
affidabile (certamente e soltanto su tempi abbastanza brevi), e molto più
attendibile di un comportamento lineare o a potenza, si nota come il numero di
posti letto richiesti in terapia intensiva cresca rapidissimamente nella prima
settimana di marzo, configurando una situazione di ovvia crisi per le strutture
sanitarie del territorio, poiché potrebbero essere richiesti almeno 350 posti
letti in terapia intensiva entro il 5 marzo (ed ancora di più successivamente).
Analizzando invece retrospettivamente la curva esponenziale ottenuta, si ottiene che i primi casi gravi dovrebbero essere emersi in una data prossima al 10 febbraio, il che, considerando il rapporto fra casi gravi ed infetti e i tempi di evoluzione della sintomatologia dalla infezione, suggerisce che l’epidemia attualmente in corso non può essere iniziata in una data posteriore all’ultima decina di giorni di gennaio (con la possibilità che sia iniziata anche prima, nel caso la rivelazione di casi gravi in località diverse da quelle attualmente monitorate sia sfuggita).
Per analizzare l’evoluzione dei casi gravi e stabilire se sia coerente con quella del totale dei casi ospedalizzati e con quella del totale dei pazienti trovati infetti, è possibile ripetere l’estrapolazione. Con questa analisi si ottengono curve che, a meno di una costante di scala, hanno lo stesso comportamento. In tutti i casi analizzati l’analisi che implica uno sviluppo esponenziale è preferita a una legge a potenza.
Il grafico riportato sopra ha una asse orizzontale in scala lineare e un asse verticale in scala logaritmica. Un andamento esponenziale (exp(a*(t-t0)) risulta quindi, su questo grafico, una linea retta. Come si vede le quattro serie di valori sono tutte pienamente compatibili con un andamento esponenziale dei giorni osservati. Il valore del chi quadro per grado di libertà è sempre di ordine uno, e il tempo di raddoppio risulta, per i quattro casi analizzati, sempre compreso fra 1.9 e 2.6 giorni.
La tendenza osservata per l’Italia può essere confrontata con lo sviluppo epidemico osservato in Corea del Sud, dove la struttura di età della popolazione e il livello di assistenza sanitaria sembrano paragonabili a quelli italiani.
Nel grafico riportato sopra mostriamo un
fit esponenziale ai valori del numero di pazienti positivi al virus. I primi
due giorni non possono essere inclusi perché cumulano casi dei giorni
precedenti. Il fit fatto partendo dal giorno 54 incluso dà risultati molto
simili a quello che si ottiene per l’Italia: il
chi quadro per grado di libertà è di ordine uno, il tempo di raddoppio di 3,0
giorni, e emerge un ritardo comparabile a quello notato in Italia. Anche
qui l’effetto di diffusione del virus va retrodatato in modo adeguato.
Da quel che abbiamo illustrato, in conclusione, è evidente che in Nord Italia è in questo momento in pieno sviluppo una epidemia nella sua iniziale fase di crescita esponenziale, crescita sulla quale non si riflettono ancora gli effetti delle misure di contenimento messe in atto – effetti la cui efficacia potrà essere valutata non prima di una settimana, dati i tempi di incubazione e di sviluppo della carica virale nei soggetti di nuova infezione.
RACCOMANDAZIONI
Contrariamente a quanto ventilato in
qualche sede, l’epidemia in corso è ancora nella sua fase iniziale, come sembra
evidente dalle considerazioni sopra riportate. Pertanto, lungi dall’abbandonare
le misure di mitigazione necessarie, in questo momento è più che mai opportuno
proseguire secondo le seguenti raccomandazioni:
Soprattutto in Lombardia, Veneto occidentale ed
Emilia-Romagna del nord e soprattutto nelle grandi città come Milano e quelle
dove ci sono un numero di casi importanti come ad esempio Savona, il numero
medio di possibili contatti potenzialmente produttivi (distanza tra un soggetto
infetto ed uno non infetto minore di due metri) deve essere contenuto al
minimo. Ciò significa in massima parte diminuire la frequenza di tutti i
contatti involontari con un gran numero di estranei: a questo proposito si è
giustamente sottolineato il ruolo del telelavoro, della diminuzione degli
spostamenti non necessari, dell’evitare gli assembramenti, del prolungamento
della chiusura delle scuole. Sebbene queste misure non possano, alla lunga,
impedire la diffusione del contagio, possono ovviamente abbattere il numero di
nuovi contagi giornalieri, dando modo di non sovraccaricare il sistema
sanitario di pazienti anche gravi. Ampliare dove opportuno l’estensione
geografica della zona rossa, e, dove necessario, rendere più prescrittive le
indicazioni di quarantena potrebbe, in questo senso, probabilmente salvare
delle vite.
L’attuale sistema di rilevazione delle nuove infezioni,
che comporta un test PCR locale e la sua conferma a livello centrale, rischia
di essere ben presto sovraccaricato, anche restringendo ai soli pazienti
sintomatici l’esecuzione del test. Poiché, ai fini della previsione dello
sviluppo dell’epidemia, è vitale mantenere un flusso di informazioni
diagnostiche di buona qualità, si suggerisce di spostare la conferma di secondo
livello da poche sedi centrali alle stesse sedi periferiche, che potrebbero
scambiare tra loro i campioni da confermare.
La comunicazione ai cittadini deve avere l’obiettivo di
spiegare come il rischio individuale di conseguenze serie resti mediamente
basso nelle zone più colpite e pressoché nullo nel resto del paese. Tuttavia
tale piccolo rischio, moltiplicato per il numero di individui esposti al virus,
è rapidamente in grado di saturare le nostre risorse sanitarie, rendendo
difficile favorire la guarigione dei casi critici e mettendo a rischio la
salute di chi è ricoverato anche per altri motivi. La comunicazione
istituzionale e di massa deve quindi richiamare fortemente la responsabilità
individuale dei cittadini all’applicare tutte le misure suggerite, ed in primis
quella dell’innalzamento di opportune barriere sociali di cui al punto
precedente per coloro che si trovano nelle regioni che ospitano focolai
accertati e soprattutto nelle grandi città di queste regioni.
Di fronte alla epidemia da COVID-19 ciascuno di noi e’ al lavoro – nel nostro ambito e nelle nostre strutture, in Italia come negli USA — per raggiungere gli stessi obiettivi: prevenire nuovi contagi, monitorare l’epidemia, e curare i malati. Facciamo questo con gli strumenti del metodo scientifico e clinico: ipotesi, esperimenti, studi clinici e/o epidemiologici, ricerca di antivirali e vaccini, analisi dei dati, preparazione, implementazione, evidenza clinica, etc. Ma anche dal punto di vista comunicativo tutti stiamo facendo esattamente la stessa cosa. Cioè cerchiamo di trovare – nel rivolgerci ad un pubblico di non esperti che è spaventato da questa situazione — una giusta e pragmatica via di mezzo tra l’allarmismo che crea solo panico generalizzato e controproducente, e la nonchalance facilona che porta ad essere impreparati di fronte ad una situazione di pericolo.Per questo è importante ribadire che non c’è nessun disaccordo tra scienziati, in quanto le nostre valutazioni ed i nostri obiettivi sono comuni. D’altronde non potrebbe essere altrimenti tra persone che sanno dove iniziano i fatti e dove finiscono le opinioni.
Roberto BURIONI — Professore Ordinario di Microbiologia, Università Vita e Salute San Raffaele Milano, Direttore Scientifico di Medical Facts.
Arnaldo CARUSO — Professore Ordinario di Microbiologia, Università di Brescia, Presidente della Società Italiana di Virologia
Andrea COSSARIZZA — Professore Ordinario di Patologia Generale, Università di Modena, Vice-Presidente del Patto Trasversale per la Scienza
Pier Luigi LOPALCO — Professore Ordinario di Igiene ed Epidemiologia, Università di Pisa, Presidente del Patto Trasversale per la Scienza
Guido SILVESTRI — Professore Ordinario e Direttore del Dipartimento di Patologia e Medicina di Laboratorio, Emory University, Atlanta
Il PTS vuole fornire un’informazione il più possibile aderente alle evidenze scientifiche emerse in questi giorni formulando una posizione relativa alla recente diffusione della infezione da nuovo coronavirus, chiamata COVID19.
Questo è stato possibile grazie al lavoro congiunto del prof. Pier Luigi Lopalco (ordinario di Igiene e presidente PTS), del prof. Matteo Bassetti (ordinario Clinica Malattie Infettive e coordinatore Gruppo Vaccini PTS), del prof. Guido Silvestri, del dott. Stefano Zona (medico infettivologo, IoVaccino) e del dott. Stefano Prandoni (pediatra, L’influenza questa sconosciuta)
1. L’epidemia causata dal nuovo coronavirus, battezzato SARS-CoV-2, è in continuo divenire e così anche le nostre conoscenze in proposito.
2. Al momento, i dati ufficiali ci inducono a considerare una letalità della COVID19 significativamente inferiore ad infezioni da altri Coronavirus (SARS e MERS).
3. Il ritmo di crescita, un indice che si chiama R0 e ci dice quante persone possono essere contagiate da un soggetto infetto, è confrontabile con quello di altri virus, come quello influenzale pandemico”
4. In questa situazione, riteniamo oltremodo corretto, da parte delle istituzioni sanitarie nazionali e sovranazionali, l’aver messo in atto ogni possibile strategia per la precoce identificazione dei pazienti infetti e il contenimento dell’epidemia. Infatti, indipendentemente dal tasso di letalità, è importante evitare che il nuovo Coronavirus diventi endemico a livello planetario. Occorre tuttavia notare come sarebbe più appropriato un atteggiamento continentale più in sintonia tra i diversi stati europei.
5. Il livello elevato di attenzione da parte delle autorità sanitarie non giustifica, tuttavia, l’allarmismo nella popolazione italiana che si è registrato negli ultimi giorni. È invece importante sfruttare questo momento mediatico per istruire la popolazione generale su alcune buone pratiche di igiene che sappiamo già ora essere utili per prevenire la trasmissione di moltissimi patogeni, tra cui anche il SARS-CoV-2:
· lavaggio delle mani con acqua e sapone o con gel di soluzione alcolica, da eseguire più volte al giorno, soprattutto prima di mangiare o di toccarsi naso, bocca e occhi;
· utilizzo di fazzoletti monouso per coprire bocca e naso quando si tossisce o si starnutisce, gettando immediatamente nel pattume il fazzoletto; in alternativa, coprire bocca e naso con l’incavo del braccio;
· areare spesso i locali chiusi.
Poiché, come dicevamo, le informazioni e i dati sono in continuo aggiornamento, si invitano i cittadini a non cadere nella trappola della disinformazione e a consultare fonti accreditate. Qui di seguito un elenco di siti istituzionali:
Nel novembre scorso la Federazione Nazionale Infermieri (FNOPI), che raccoglie oltre 450.000 infermieri di tutta Italia, ha aderito al Patto Trasversale per la Scienza tramite la presidente Barbara Mangiacavalli – https://bit.ly/3bG0Ewx
Il prof. Guido Silvestri è stato intervistato da Danilo Di Lorenzo per la rivista FNOPI – https://bit.ly/31YSH10
A seguire l’intervista:
Professore, abbiamo appreso da alcuni articoli pubblicati sulla prestigiosa rivista “Nature” della scoperta fatta dal team di ricercatori da lei guidato e che aprirà una nuova era nella lotta all’HIV. Può spiegarci meglio di cosa si tratta e quali saranno i prossimi passi della ricerca?
“Sono due articoli in cui descriviamo la scoperta di nuovi metodi per costringere il virus HIV ad uscire allo scoperto, cioè dalla fase di latenza. Oggi un soggetto con infezione da HIV trattato con farmaci antiretrovirali (ART) non puo’ dirsi “guarito” perché il virus torna a replicarsi non appena i farmaci vengono interrotti. Questa persistenza è dovuta a cellule con infezione latente che persistono nonostante le terapie (il cosiddetto reservoir). Si tratta di conoscenze importanti perché aumentano la nostra abilità di far emergere il virus dalla latenza, il che è un presupposto fondamentale per guarire l’AIDS. Fatto questo, l’obiettivo finale è di eliminare le cellule con virus riattivato usando meccanismi immunitari come anticorpi e cellule killer, una cosa non facile ma certamente possibile.
Insomma, un messaggio di cauto ottimismo per le persone HIV positive.”Lei è considerato tra i massimi esperti a livello mondiale nello studio dell’infezione da HIV. Siamo nel 2020, quali sono le stime del fenomeno e quale trend ha presentato negli ultimi anni in termini di mortalità ed incidenza?
“Mortalità ed incidenza dell’infezione sono in lieve ma costante calo, anche se rimane tantissimo da fare. Basti pensare che si parla cosi tanto del nuovo Coronavirus, eppure questa epidemia finora (al 10 febbraio) ha fatto circa 900 morti, cioè quanti ne fa HIV ogni 8 ore, ma da oltre 30 anni.”In queste ultime settimane il dibattito mediatico è focalizzato sull’epidemia causata dal Coronavirus.
In Europa l’allarme è reale oppure si tratta di allarmismo infondato?
“Innanzitutto diciamo che in situazioni come queste dobbiamo sentirci fortunati di avere la scienza moderna a nostra disposizione, perché è la scienza che ci ha permesso di identificare il virus nel giro di pochi giorni e che ci permette sia di monitorare l’epidemia che di studiare il comportamento del virus in grande dettaglio (i.e., sviluppo di mutazioni genetiche, etc) in modo tale da ottimizzare al più presto diagnosi e terapia dell’infezione. Poi naturalmente quando si ha a che fare con un nuovo virus bisogna prepararsi allo scenario peggiore e mettere in atto tutte le misure epidemiologiche per evitare nuovi contagi. Per questo credo sia importante prendere tutti i dovuti provvedimenti dal punto di vista medico ed epidemiologico, però controllando gli allarmismi, ed evitando reazioni di panico generalizzate.” Sull’origine di questa epidemia ne abbiamo lette di ogni tipo ed i complottisti sul web hanno dato spazio alle loro teorie, se cosi possiamo definirle: Armi batteriologiche, virus creato in laboratorio. Mark Twain sosteneva che “ Una bugia fa in tempo a fare mezzo il giro del mondo prima che la verità riesca a mettersi le scarpe”, allora cerchiamo di bruciare i tempi.
Professore dove sta la verità sull’origine di questa infezione?
“E’ un virus passato all’uomo dai pipistrelli. L’ipotesi di un virus “creato” in laboratorio è una fesseria galattica. Tra l’altro, se si volesse fare la guerra virologica ci sono tanti altri virus molto più pericolosi di 2019-nCoV…”I ricercatori dello Spallanzani sono riusciti ad isolare il DNA virale, nonostante la ricerca in Italia non sia finanziata a sufficienza ed i ricercatori lavorino spesso in condizioni di precarietà.
Quale consiglio si sente di dare alla nostra classe politica ed ai ricercatori?
“Di investire sulla scienza e di proteggerla sia dalle interferenze della politica che dalle fandonie dei ciarlatani. Bisogna costantemente ricordare al pubblico ed ai politici cosa facciamo e perché lo facciamo. La nostra missione è quella di aumentare le conoscenze per poter lenire le sofferenze dell’umanità e dare un futuro migliore e più sano ai nostri figli.”
Vaccini, obbligo o raccomandazioni? Qual è secondo lei la strada giusta da seguire?
“Discorso complesso. Obbligo e raccomandazione hanno pro e contro, e forse sono misure che di volta in volta si adattano meglio a specifiche situazioni. L’approccio basato sulla raccomandazione funziona benissimo nei paesi del Nord Europa, dove l’obbligo vaccinale non esiste e le coperture sono altissime. Ma forse in Italia c’era bisogno di una “spinta” in più…”
Tra le notizie circolate sui media e non supportate da evidenze scientifiche possiamo annoverare senz’altro la correlazione tra vaccinazioni e autismo. Da dove nasce questa fake news?
“Da un articolaccio fraudolento di un ex-medico inglese che voleva speculare su questa falsa correlazione per vendere una sua “cura” contro il morbillo. L’articolo fu poi ritrattato dalla rivista e il medico radiato dall’ordine. Purtroppo è una leggenda nera dura da estirpare.”
Nell’immaginario collettivo i virus vengono ritenuti dei nemici subdoli e pericolosi, eppure lei ha intitolato il suo ultimo libro “Il virus buono”. Come ce lo spiega? Può farci qualche esempio di virus “amico” dell’uomo?
“Il titolo un po’ provocatorio (“Il virus buono”, editore Rizzoli, ndr) nasce dalla osservazione che la maggior parte dei virus che vivono nel nostro ambiente e perfino nel nostro corpo non causano alcuna malattia. Sono virus che nel corso del tempo si sono adattati a convivere con l’organismo umano. La cosa più interessante è che in alcuni casi questi virus sono addirittura utili alla nostra esistenza. L’esempio più eclatante è quello di alcuni retrovirus endogeni che sono necessari per la funzione di organi come la placenta, che è assolutamente necessaria per lo sviluppo del feto nell’utero materno.”
Professore lei è, insieme al Prof. Burioni, il promotore del “Patto trasversale per la scienza”. Qual è la finalità principale di questa lodevole iniziativa?
“L’obiettivo principale del Patto Trasversale per la Scienza (PTS) è portare le evidenze scientifiche alla base delle scelte legislative e di governo di tutti i partiti politici, trasversalmente. L’associazione si propone anche di essere un mezzo operativo e una cassa di risonanza per tutti i cittadini che vogliono combattere bufale e fake news in ambito medico-scientifico, così come i ciarlatani e gli pseudomedici. Tutto questo per promuovere la cultura della scienza e il metodo scientifico attraverso programmi formativi e divulgativi in ambito scolastico, sanitario e mediatico.”
Il PTS condanna con fermezza chi, spargendo informazioni fuorvianti, cerca di approfittare dell’allarme causato dal coronavirus per piazzare rimedi e cure di dimostrata inefficacia. Quei governi, come quello indiano, che dispensano consigli per indurre ad utilizzare in funzione preventiva pseudomedicina agiscono irresponsabilmente al di fuori della razionalità scientifica e concorrono ad aumentare il rischio di una pandemia globale. Non è certo il logo di un ufficio statale a trasformare omeopatia, ayurveda o unani in rimedi utili; e se dei medici, anche in Italia, credono il contrario, essi sono da considerare primi responsabili di una disinformazione che aumenta il pericolo per i nostri concittadini.Vi invitiamo a leggere questo articolo di Enrico Bucci pubblicato su Il Foglio che analizza l’incredibile vicenda del governo indiano. Mentre il Mondo si sforza di produrre kit rapidi di identificazione del virus per la prevenzione ed il contenimento dell’epidemia, rendendo pubbliche linee guida volte soprattutto a minimizzare il rischio di contagio, gli esperti del governo indiano raccomandano per la profilassi preventiva – assicurando che funziona – il preparato omeopatico Arsenicum album 30 CH, una dose per tre giorni a stomaco vuoto. Qui l’articolo completo – https://bit.ly/36zG8u0 pienamente condiviso dal Gruppo Omeopatia e da tutto il PTS.Buona lettura!