Politica e COVID-19. Dall’obbligo di isolamento al “senso di responsabilità”

Nella “pancia” del decreto Omnibus (con cui il Governo conclude temporaneamente l’attività legislativa fino a settembre) troviamo anche l’abolizione dell’articolo 10 ter del decreto legge 52 del 2021 che prevedeva l’obbligo di isolamento nella propria abitazione fino a dimostrata guarigione. Sicuramente la norma era obsoleta ed è giusto riconoscerne a posteriori i limiti, tra cui i molti casi in cui l’attesa della negativizzazione del tampone è durata settimane (con tutte le conseguenze negative per l’individuo e per la società) e il dato di fatto che molti, al manifestarsi di sintomi respiratori, hanno scelto l’autotest (con scarsa attendibilità dei risultati) anche per non denunciare ufficialmente l’eventuale positività. La perplessità espressa da diversi autorevoli clinici, scienziati e società scientifiche è riferibile alle affermazioni del Ministro della Salute, Prof. Orazio Schillaci, quando, in una recente intervista al TG1, ha commentato l’abolizione del decreto sostenendo che il contenimento dell’infezione da SARS-CoV-2 (il coronavirus che causa la malattia CIVID-19) sarà affidato al “senso di responsabilità” (“…in caso di positività soprattutto se ci sono sintomatologie è il buon senso che deve invitarci a non andare vicino alle persone fragili e anziane”), concetto poi ripreso nelle circolari dell’11 agosto 2023 relative del nuovo Direttore Generale della Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute, Dr. Francesco Vaia.

                Noi, come PTS, riteniamo che se un Governo decide di abbandonare norme impositive sul comportamento delle persone a favore del “senso di responsabilità” ciò debba essere accompagnato da un significativo ed evidente investimento in campagne di informazione, educazione alla salute pubblica e vaccinazione (contro COVID-19 ed altre patologie infettive quali influenza e, meningococco), come anticipato nel recente Piano nazionale di Prevenzione Vaccinale 2023-2025 (https://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=6325) e dalla circolare della Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute del 14 agosto 2023 a firma del Dr. Francesco Vaia.

In altre parole, il “senso di responsabilità” dovrebbe divenire la caratteristica distintiva dell’azione del Governo, quantomeno in materia di salute, per essere credibile nel momento in cui lo richiede ai cittadini anche per non alimentare il sospetto di un semplice “scaricabarile” su altri organi deputati alla gestione della salute della popolazione (dalle regioni alle ATS agli ospedali fino ai singoli Medici di Medicina Generale).

                Attendiamo quindi di capire se l’abolizione dell’obbligo d’isolamento individuale e l’appello al “senso di responsabilità” si tradurranno in un rinnovato impegno del Governo di promozione della salute nel prossimo autunno, già alle porte. Nel frattempo, segnaliamo che una nuova “variante d’interesse” del virus (EG.5, ribattezzata “Eris”) si sta propagando vigorosamente a livello globale (l’OMS stima che attualmente sia responsabile di ca. il 12% delle nuove infezioni) sebbene non desti motivi di preoccupazione particolare da un punto di vista clinico (https://www.microbiologiaitalia.it/salute-pubblica/variante-eg-5-del-covid-19-in-rimonta/), sempre che riprenda in autunno la campagna di prevenzione della malattia con i vaccini aggiornati.

Articolo di Valentina Santarpia su Corriere della Sera https://roma.corriere.it/notizie/politica/23_agosto_28/covid-non-previsto-l-isolamento-dei-positivi-in-ospedale-i-medici-lacuna-molto-grave-5f6e7c42-10da-4917-b445-56586ac11xlk.shtml

Senigallia, rischio idrogeologico e le azioni di preparazione e risposta del Dipartimento di Prevenzione

Fiacchini Daniel, Moroni Vania, Gentili Andrea e Cimini Daniela

Dipartimento di Prevenzione, Azienda Sanitaria Territoriale Ancona

Senigallia è orgogliosamente sede giuridica dell’Associazione Patto Trasversale per la Scienza, ben nota per essere la città natale del Prof. Guido Silvestri, uno dei soci fondatori del Patto, negli ultimi mesi è stata al centro dell’attenzione mediatica nazionale per eventi alluvionali che si sono susseguiti a pochi anni di distanza, colpendo con violenza il territorio delle valli dei fiumi Misa e Nevola.

Il rischio idrogeologico è la conseguenza di fenomeni meteorologici di carattere intenso e/o prolungato con possibili conseguenze sull’incolumità della popolazione, delle strutture e dei servizi di un territorio.  Nella regione Marche, assieme al rischio sismico, costituisce uno dei maggiori rischi ambientali con significativi impatti sulla vita e le attività umane. Gli eventi idraulici riguardanti il comune di Senigallia sono strettamente connessi alle piene del Fiume Misa e si ripetono periodicamente. Negli ultimi anni pare che i fenomeni alluvionali siano aumentati di frequenza e le ultime due emergenze in ordine cronologico, verificatesi nelle date del 3 maggio 2014 e del 15 settembre 2022, hanno determinato danni ingentissimi e la morte di 16 persone.  

Prima dell’evento

Prima dell’ultimo evento Dipartimento di Prevenzione, Distretto e Presidio Ospedaliero di Senigallia (Azienda Sanitaria Unica Regionale – ASUR), insieme all’Ente Comunale, hanno lavorato congiuntamente per migliorare le capacità di preparazione e risposta al rischio idrogeologico. Nel corso del mese di Aprile 2022 è stata svolta un’esercitazione che ha consentito il confronto tra ASUR Marche e Comune di Senigallia (Centro Operativo Comunale – COC) e ha permesso di concordare obiettivi, azioni previste e un cronoprogramma condiviso, utile a definire nuove procedure ed attività finalizzate alla gestione dell’emergenza per rischio idrogeologico. Nel percorso di preparazione all’esercitazione una serie di incontri tra referenti delle strutture del Servizio Sanitario Locale hanno consentito di concordare obiettivi, procedure, attività, organizzazione condivisa tra ASUR e Comune di Senigallia (Centro Operativo Comunale – COC, funzione 2), definendo gli elementi trasversali alla gestione dell’emergenza per rischio idrogeologico. Nel maggio 2022 il COC ha organizzato un’esercitazione in preparazione al rischio idrogeologico. Per il tramite del Responsabile Funzione 2 “Sanità e Veterinaria”, che nel COC di Senigallia è un medico igienista del locale Dipartimento di Prevenzione, sono stati organizzati incontri preparatori e un debriefing, per facilitare il confronto tra le articolazioni del Servizio Sanitario e concordare un cronoprogramma di azioni utili a migliorare la gestione sanitaria dell’emergenza per rischio idrogeologico. Mai attività preparatoria è stata così puntuale e necessaria visto che a distanza di pochi mesi si sono riversati sul territorio marchigiano oltre 400 mm di pioggia in poche ore, generando lo straripamento del fiume Misa in più punti lungo il suo percorso, con una scia di distruzione e di morte. Le attività pianificate nei mesi estivi dal Dipartimento di Prevenzione in collaborazione con il Distretto Sanitario di Senigallia sono state attuate, anche in risposta all’evento del 15 settembre 2022, e nel periodo post alluvionale.

Attività di risposta all’alluvione del 15 settembre.

A partire dalle ore 17:00 del 15 settembre 2022 la zona settentrionale marchigiana è stata colpita da diverse perturbazioni e in particolare un intenso sistema temporalesco ha stazionato diverse ore nelle zone interne, provocando forti precipitazioni con picchi di 90 millimetri, fino a punte eccezionali di oltre 400 mm nella zona del cantianese. Questi eventi hanno scatenato allagamenti e inondazioni di diversi corsi d’acqua, in particolar modo del fiume Misa che ha provocato la piena più disastrosa: per l’evolversi dei fenomeno idrogeologici l’ondata di piena del Misa ha determinato l’esondazione graduale e progressiva di eccezionali volumi di acqua e fango colpendo da monte a valle i Paesi attraversati dal fiume, prima Arcevia e Serra de Conti, poi Barbara, Ostra Vetere, Ostra e per finire Senigallia. I Comuni colpiti in prima battuta non hanno avuto tempo per un adeguato allertamento e l’esondazione ha causato il più alto numero di perdite in termini di vite umane.

Fonte: tgcom24, L’EGO-HUB

Nelle prime ore serali del 15 Settembre il Comune di Senigallia ha stabilito l’apertura del Centro Operativo Comunale (COC), il quale nella fase di pre-allarme ha richiesto al Distretto Sanitario ASUR la lista dei nominativi degli individui a rischio (non deambulanti, domiciliati in aree a rischio, disposti a piano terra). In risposta al crescere dei livelli idrometrici misurati lungo il corso del fiume Misa il COC di Senigallia ha tempestivamente organizzato l’allestimento di centri di accoglienza, l’allertamento della popolazione e la messa in sicurezza dei soggetti non deambulanti residenti nelle zone a rischio idrogeologico. Tra le vittime dell’alluvione solo una risultava essere residente nel comune di Senigallia dove non sono stati registrati feriti e decessi tra soggetti fragili e non deambulanti. 

Nell’immediato periodo post alluvionale il Dipartimento di Prevenzione ha messo a disposizione dei Comuni colpiti i propri Servizi e un Tecnico della Prevenzione esperto, che ha facilitato la risoluzione delle principali problematiche emerse tra le quali:

  • la necessità dello smaltimento di carcasse di animali: molteplici piccoli allevamenti domestici sono stati coinvolti con la morte per annegamento di numerosi capi di bestiame;
  • la gestione dei residui in amianto provenienti da numerosi fabbricati costruiti a ridosso delle sponde del fiume;
  • i controlli delle acque, necessari per garantire la potabilità delle stesse;
  • la gestione degli enormi quantitativi di rifiuti e fanghi che hanno invaso strade e abitazioni;
  • il coordinamento delle attività straordinarie di derattizzazione e disinfestazione, anche in relazione all’incredibile volume di acqua e fango esondati dal fiume Misa e alle temperature del periodo, favorevoli alla proliferazione degli insetti vettori.

Tra le disastrose conseguenze dell’alluvione si è registrata la totale distruzione degli ambulatori vaccinali del Dipartimento di Prevenzione, unica struttura sanitaria ad aver sofferto danni ingenti che hanno determinato la decisione di chiudere definitivamente la sede vaccinale. Nei giorni successivi all’alluvione, grazie all’intervento del Comune di Senigallia, che ha permesso l’identificazione immediata di una sede alternativa per gli ambulatori sanitari, le attività vaccinali operate dalla sede senigalliese del Dipartimento di Prevenzione sono riprese a pieno regime. Gli accordi successivi tra il Dipartimento di Prevenzione e la Sovrintendenza dei Beni Culturali delle Marche ha consentito il recupero degli archivi vaccinali che si pensava potessero essere stati irrimediabilmente distrutti da acqua e fango.

Considerazioni post-emergenziali

L’esperienza vissuta ci ha permesso di comprendere come il lavoro sinergico di Istituzioni, Comune di Senigallia, Protezione Civile con il Distretto Sanitario e con la collaborazione al coordinamento del Dipartimento di Prevenzione di Senigallia abbia agevolato e facilitato la gestione dell’emergenza da rischio idrogeologico relativamente alla fascia di popolazione fragile e più esposta.

L’emergenza idrogeologica di Senigallia ha dimostrato ancora una volta la centralità delle azioni di preparedness. Con questo temine anglosassone ci si riferisce a tutte le attività volte a minimizzare i rischi per la salute che possono registrarsi durante una emergenza di sanità pubblica ed a mitigare il loro impatto. Durante una emergenza che pone a rischio la salute di una intera popolazione sono richieste capacità di coordinamento, valutazione, indagine, risposta e comunicazione. Ma prima ancora che un’emergenza si palesi è essenziale che siano attive azioni preparatorie: la pianificazione di azioni di preparazione e risposta alle emergenze di natura infettiva e alle emergenze da fenomeni naturali o provocati (climatici e nucleari, biologici, chimici, radiologici) prevede programmi e attività che rientrano nei LEA della Prevenzione Collettiva e Sanità Pubblica e come tali le Aziende Sanitarie devono sentire la necessità impellente di investire nei Dipartimenti di Prevenzione, con risorse, strumentazioni, ma soprattutto personale formato e competente, perché sia garantita una risposta appropriata ad un evento emergenziale che pone a rischio la salute della collettività. Le attività di preparedness, come quelle messe in campo dal Dipartimento di Prevenzione dell’Azienda Sanitaria Territoriale di Ancona in previsione di un evento idrogeologico, sono un diritto esigibile dai cittadini e il Servizio Sanitario Nazionale, con le sue articolazioni operative, deve poter garantire la piena fruizione di questo diritto.

Lettera aperta al Ministro della Salute

Egregio Prof. Orazio Schillaci,

il Patto Trasversale per la Scienza si congratula per la Sua nomina a ricoprire codesto importante Dicastero e Le augura un proficuo e sereno lavoro che conduca ai migliori successi nella gestione della complessa materia sanitaria.

Lo scopo del PTS è “la promozione e la diffusione della scienza e del metodo scientifico sperimentale in Italia al fine di superare ogni ostacolo e/o azione che generi disinformazione su temi scientifici, il tutto nell’ottica del precipuo interesse della tutela della salute umana garantito costituzionalmente” (Statuto, articolo 5).

Le rivolgiamo quindi un appello per rilanciare la diffusione della cultura scientifica nell’ambito del Sistema Sanitario Nazionale (SSN) attraverso la promozione del metodo scientifico accanto ad un forte contrasto ad ogni forma di pseudoscienza e/o di pseudo medicina che possano mettere a repentaglio la salute pubblica quali negazionismo, anti-vaccinismo e terapie non basate su evidenze scientifiche, come rilevato anche nella recente pandemia da SARS-CoV-2/COVID-19.

Al riguardo, constatiamo in questo periodo una scarsa affluenza agli Hub Vaccinali, ai Distretti, ai Servizi di Igiene o agli studi dei Medici di Famiglia per ricevere una quarta dose di vaccino anti-COVID-19; crediamo che sia svanita la percezione del rischio associata ad una diffusa sensazione di “finito allarme”. Tuttavia, settimanalmente ancora muoiono 500 o più persone infettate da SARS- CoV-2, persone per lo più fragili, spesso non vaccinate.

Da uomini e donne di Scienza, Le chiediamo di promuovere un forte rilancio della campagna vaccinale per prevenire la malattia COVID-19 e, almeno parzialmente, l’infezione da SARS-CoV-2 che ne è la causa. Più in generale, Le chiediamo di promuovere un rilancio dell’informazione pubblica sui benefici delle vaccinazioni disponibili per le diverse fasce d’età e categorie a rischio quale strumento di straordinaria efficacia per prevenire le malattie trasmissibili e, in prospettiva, di alcuni tipi di cancro.

Riteniamo che un’autorevole comunicazione che scaturisse dal Suo Ministero potrebbe orientare nella giusta direzione il comportamento dei singoli verso le scelte più opportune per la propria salute, sia che esse riguardino vaccinazioni, terapie, adozione di stili di vita appropriati e il corretto sfruttamento delle risorse del SSN.

Caro Ministro, auspicando che vorrà accogliere il nostro invito Le anticipiamo che potrà contare sulla fattiva e disinteressata collaborazione del PTS per promuovere la ricerca scientifica e la medicina basata sulle evidenze scientifiche.

Riformulando i nostri più sentiti auguri per il Suo Dicastero, Le inviamo cordiali saluti.

Il Consiglio Direttivo del PTS

Adriana Albini, Silvia Brizzi, Luciano Butti, Marika Falcone, Julia Filingeri, Diego Pavesio, Marco Piasentin, Guido Poli, Guido Sampaolo, Vincenzo Trischitta, Andrea Uranic

Milano, 25 novembre 2022

“Anche le Non-Risposte Sono Risposte”

Il PTS, in data 25 agosto 2022, si è rivolto ai leader dei maggiori partiti politici* che si presentano alle elezioni del 25 settembre 2022 ponendo loro due domande specifiche sull’impegno che il loro partito (o la loro coalizione) intendesse prendere nell’ambito del finanziamento della ricerca scientifica.

Le due domande, corredate da documentazione scientifica, sono relative all’implementazione dei fondi straordinari del Piano Nazionale di Resistenza e Resilienza (PNRR) per renderli strutturali, con particolare attenzione alla carenza di donne ricercatrici e di ricercatori con contratto stabile di lavoro e all’opportunità di creare un’Agenzia Unica e indipendente per la gestione dei finanziamenti della ricerca scientifica. La nostra iniziativa è stata rilanciata da rilevanti testate quali Open e Il Sole24h .

Non avendo ricevuto risposte, dopo due settimane, in data 8 settembre 2022, abbiamo reinoltrato la nostra lettera. Ad oggi, abbiamo ricevuto un’unica risposta nel merito (dal Partito Democratico) che potete leggere in calce.

Il silenzio di quasi tutti i partiti parla da sé. La ricerca scientifica, nonostante l’enorme rilevanza sociale ed economica e il grande “boost” del PNRR non pare essere un tema rilevante, quantomeno a fini elettorali. Preoccupazioni simili sono state espresse della Senatrice Elena Cattaneo ) e da illustri scienziati del Gruppo 2003, guidati dal Premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi. E’ importante che i cittadini ne siano consapevoli.

Chiunque vincerà le elezioni e sarà chiamato a formare un nuovo Governo non dovrà ignorare l’importanza strategica della ricerca scientifica per il rilancio e lo sviluppo del nostro paese. Il PTS s’impegnerà perché ciò non avvenga.

Il PTS

*

Pres. Silvio Berlusconi, Presidente di Forza Italia

On. Angelo Bonelli, On. Eleonora Evi, Portavoce di Europa Verde-Verdi

Pres. Luigi Brugnaro, Presidente di Coraggio Italia

On. Carlo Calenda, Segretario di Azione

On. Benedetto Della Vedova, Segretario di +Europa

On. Nicola Fratoianni, Segretario di Sinistra Italiana

On. Enrico Letta, Segretario del Partito Democratico

On. Maurizio Lupi, Presidente di Noi per l’Italia

On. Giorgia Meloni, Presidente di Fratelli d’Italia

Sen. Matteo Renzi, Presidente di Italia Viva

Sen. Matteo Salvini, Segretario Federale della Lega per Salvini Premier

Pres. Giovanni Toti, Presidente di Italia al Centro

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Risposte del Partito Democratico al Patto Trasversale per la Scienza

1 Quali sono i piani del vostro partito per aumentare il numero dei ricercatori, con particolare attenzione alle pari opportunità, e per anticiparne l’età di reclutamento?

Senza un sostanziale aumento negli investimenti per la ricerca il nostro Paese non avrà futuro. Per cominciare, bisogna accrescere il numero ricercatori e di ricercatrici, che, come numero per 1000 occupati, è ben al di sotto della media UE e addirittura la metà o un terzo di quello di paesi paragonabili al nostro.

Vogliamo prevedere piani di assunzioni, tanto negli EPR quanto negli atenei, che possano andare oltre, temporalmente, gli investimenti previsti dal PNRR. Riteniamo fondamentale rafforzare e stabilizzare la platea di ricercatori e, in generale, il personale della ricerca. Inoltre, vogliamo istituire un fondo per l’attivazione di un numero di contratti di ricerca universitari almeno pari agli assegni di ricerca avviati nel 2022, in modo che le buone pratiche adottate con il PNRR (che ha permesso di accrescere il numero di borse di studio) diventino strutturali. Allo stesso fine, vogliamo defiscalizzare i finanziamenti privati destinati ai contratti di ricerca e allineare la retribuzione delle borse di studio per i dottorandi alla media europea.

Crediamo che la ricerca possa essere volano per lo sviluppo del Paese, non solo da un punto di vista economico, ma anche sociale, culturale e ambientale. Ecco perché abbiamo avanzato la proposta di istituire un fondo a favore degli enti locali delle aree interne per l’attivazione di dottorati di ricerca – sulla base di convenzioni con le università e le istituzioni AFAM – destinati allo studio e alla realizzazione di strategie territoriali volte allo sviluppo sostenibile, in coerenza con gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

Il mondo della ricerca è ancora troppo segnato dalle disuguaglianze di genere. A cominciare dall’università, dove se il numero di ricercatori ai primi livelli della carriera è diviso equamente tra maschi e femmine, nelle posizioni ‘apicali’ la presenza di donne si riduce, al punto che il 76 per cento dei professori ordinario è composto da uomini. Noi crediamo che si possano costruire pari opportunità con un impegno politico e culturale a sostegno delle donne, lanciando un programma organico di contrasto alle prassi discriminatorie e rafforzando la co-genitorialità.

2 Quali strategie intendete attuare per non disperdere e altresì valorizzare il capitale umano che si sviluppa nelle Università e nei centri di ricerca italiani?

L’abbiamo detto più volte in questa campagna elettorale. Per noi il vero problema dell’immigrazione non riguarda tanto chi arriva, quanto chi se ne va. Il problema è la mancata circolarità dei ricercatori; pochi arrivano e troppi se ne vanno. Sono centinaia di migliaia i giovani, spesso laureati e iper-formati, che hanno lasciato il nostro paese negli ultimi anni (30.000 nel solo 2019). Vogliamo invertire questa tendenza. Anzi, vogliamo fare dell’Italia un polo attrattivo per professionisti e ricercatori di tutto il mondo.

Per attrarre e trattenere ricercatori stranieri e italiani nel nostro sistema della ricerca e dell’innovazione vogliamo creare di un ambiente favorevole alla ricerca, a partire dalla stabilizzazione del potenziamento della ricerca di base arrivato grazie al PNRR, garantendo tra le altre cose housing sociale, incentivi fiscali e aumenti salariali.

Sul fronte università, c’è bisogno di maggior coraggio anche per quanto riguarda welfare studentesco. La sua mancanza, infatti, è uno dei motivi per cui l’Italia è il penultimo Paese per numero di laureati in Europa, dopo la Romania. Vogliamo aumentare l’edilizia universitaria, portando gli alloggi universitari da 40mila a 100mila, come previsto dal PNRR. Intendiamo ridurre la frammentarietà e la disomogeneità nell’erogazione delle prestazioni, innalzare la no tax area, definire i Livelli essenziali delle prestazioni per l’accesso ai servizi del Diritto allo studio e garantire assistenza sanitaria ed esercizio di voto nella sede di studio agli studenti che si trovano in Università lontane dalla propria residenza.

Un’altra misura utile in questa direzione è il consolidamento, l’aggiornamento e lo sviluppo di infrastrutture per la ricerca e il trasferimento tecnologico, che possano rafforzare il Paese nei settori al centro della competizione internazionale e delle opportunità per l’industria italiana. Per creare un ambiente adatto alla ricerca, serve poi lavorare sul collegamento tra formazione e mondo del lavoro, con un massiccio investimento sulla formazione digitale e un link di formazione continua in campo digitale per le imprese e la PA.

Uno dei problemi del nostro sistema produttivo sta poi nella difficoltà delle piccole e medie imprese di investire in ricerca e fare innovazione. Un maggior investimento in quest’ambito, quindi, può creare un circolo virtuoso di crescita economica e migliori condizioni economiche per tutti e tutte. Per questo motivo vogliamo intervenire per sostenere il tessuto industriale nell’adottare l’approccio della open innovation (con particolare attenzione alle PMI ed ai territori svantaggiati), supportando le transizioni green e digital in modo che si possa valutare e premiare l’impatto delle loro attività sulla società. Dobbiamo potenziare e rilanciare i dottorati industriali: quest’ultimi devono mirare a uno sviluppo economico sostenibile, sia dal punto di vista ambientale che da quello sociale. La transizione ecologica è la grande sfida della nostra epoca, e la ricerca in questo settore è fondamentale.

3 Quali sono i piani del vostro partito per aumentare stabilmente il finanziamento della ricerca e per migliorarne la gestione in termini di semplicità, rapidità, trasparenza e competitività?

Vogliamo investire di più e investire meglio. Rilanceremo la ricerca scientifica fondamentale in Italia stabilizzando la spesa pubblica per ricerca e sviluppo (R&S) e allineandola ai livelli delle nazioni europee più avanzate. Si tratta di una spesa di alcuni miliardi di euro, che possono essere recuperati in varie modalità. Nel nostro programma, abbiamo presentato una serie di proposte di copertura, tra cui: la realizzazione degli obiettivi del PNRR sulla lotta all’evasione fiscale (recuperando un tax gap di 13,9 miliardi), la diminuzione (fino all’azzeramento) dei sussidi ambientalmente dannosi (che oggi valgono 21,6 miliardi) e una nuova gara sulle frequenze 5G, da cui si potranno ottenere fino a 2 miliardi di euro.

Lettera del PTS ai partiti politici

in merito al finanziamento della ricerca scientifica

Rapporti internazionali, ormai consolidati, dimostrano come la ricerca scientifica
rappresenti un motore di crescita sociale ed economica oltre che culturale. Inoltre, nel
settore biomedico, la ricerca ha prodotto straordinari avanzamenti nella prevenzione e
nella cura di molte malattie, determinando un significativo miglioramento della qualità e
della durata della vita.
A questo proposito, il Patto Trasversale per la Scienza (PTS), in collaborazione con
altri ricercatori italiani*, invita tutti i partiti a considerare il supporto alla ricerca scientifica
come un elemento centrale dei programmi elettorali per le prossime elezioni politiche
nazionali del 25 settembre 2022. Specificamente, si chiede ai partiti politici quali siano i
loro piani per affrontare due tra le maggiori criticità non più rimandabili della ricerca
scientifica in Italia pienamente congruenti con il finanziamento straordinario del Piano
Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), ovvero:

  1. Il numero insufficiente di ricercatori.
    I dati OCSE 2022 (https://data.oecd.org/rd/researchers.htm#indicator-chart) rilevano che
    su 1.000 lavoratori in Italia solo 6,5 sono impegnati nel settore della ricerca, rispetto a 13,4
    in Francia e 10,1 in Germania e 9,2 in Europa. Alla pochezza numerica dei ricercatori, si
    aggiunge la scarsa presenza femminile e l’ingresso tardivo in posizioni stabili e autonome
    che priva il sistema Paese della capacità ideative ed innovative tipiche delle giovani età.
    Domande:
    • Quali sono i piani del vostro partito per aumentare il numero dei ricercatori, con
    particolare attenzione alle pari opportunità, e per anticiparne l’età di reclutamento?
    • Quali strategie intendete attuare per non disperdere e altresì valorizzare il capitale
    umano che si sviluppa nelle Università e nei centri di ricerca italiani?
  2. L’esiguità dei fondi dedicati al finanziamento della ricerca e la loro gestione.
    I dati OCSE 2022 (https://data.oecd.org/rd/gross-domestic-spending-on-r-d.htm#indicatorchart
    ) indicano che l’investimento in ricerca nel 2020 è stato del 1,5% del PIL in
    Italia, del 2,3% in Francia, del 3,1% in Germania e al di sotto della media europea pari a
    2,2%. I dati ISTAT 2021 (https://www.istat.it/it/files/2021/05/La-spesa-in-ricerca-e-sviluppo.
    pdf
    ) aggiungono che, rispetto ai maggiori paesi europei, sono molto modesti
    anche i finanziamenti dei privati (meno di 1% del PIL, rispetto all’1.5% ca. della Francia e oltre il 2%
    della Germania). Il PNRR comporta finalmente l’impegno ad un investimento nella ricerca
    per i prossimi tre anni; tale investimento straordinario dovrebbe essere consolidato e reso
    strutturale, adeguandolo a quello degli altri paesi europei più virtuosi.
    Inoltre, non esiste un coordinamento delle risorse nazionali per la ricerca che renda le
    procedure di assegnazione dei fondi agili, trasparenti e realmente competitive, come
    accade nei maggiori paesi occidentali con consolidate tradizioni di ricerca. Al riguardo, la
    proposta avanzata da molti ricercatori italiani di istituire un’Agenzia Centrale della Ricerca
    Scientifica, sottratta alle regole della Amministrazione Pubblica ed indipendente dalla
    pressione dei partiti politici, è stata accantonata dal governo adducendo l’ipotesi che essa
    aumenterebbe la burocrazia relativa alla gestione dei finanziamenti. Al contrario,
    un’Agenzia Centrale della Ricerca Scientifica, governata in maniera autonoma e
    trasparente, snellirebbe la burocrazia legata all’eterogeneità degli enti finanziatori e
    aiuterebbe ad ottimizzare e razionalizzare l’erogazione dei fondi per la ricerca.
    Domanda:
    • Quali sono i piani del vostro partito per aumentare stabilmente il finanziamento della
    ricerca e per migliorarne la gestione in termini di semplicità, rapidità, trasparenza e
    competitività?
    A supporto di quanto affermato, si invita alla lettura dei documenti precedentemente
    pubblicati dal PTS sull’importanza di investire nel settore della ricerca e sulla modalità di
    gestione dei fondi di ricerca.
  • Silvio Garattini, Presidente, Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri”, IRCCS;
    Antonio Musarò, Sapienza Università di Roma.

Un voto per il clima

Non si può più attendere, perché le conseguenze del cambiamento climatico sono sotto gli occhi di tutti, particolarmente in aree come il Mediterraneo.
Occorrono subito, anche da parte dello Stato italiano, decisioni importanti, sia nel campo della mitigazione (ridurre le emissioni e promuovere l’economia circolare) che in quello dell’adattamento (messa in sicurezza dei territori e delle attività produttive). Le risorse del PNRR sono a questo fine importanti.

Poiché l’evidenza scientifica è indiscutibile, l’azione dell’Italia in questo campo deve essere convinta, basata sulla scienza e unitaria, indipendentemente dalle maggioranze politiche del momento. Con l’aiuto degli scienziati, i cittadini sapranno vigilare.

Il PTS aggiunge pertanto la propria voce a quella di innumerevoli scienziati, oltre che di moltissimi

cittadini consapevoli.

Il PTS aderisce a “Un voto per il Clima” – https://www.change.org/p/un-voto-per-il-clima

L’Associazione “Patto Trasversale per la Scienza (PTS)” compie 3 anni

Caro Socio,

                   esattamente 3 anni fa, in un clima carico di energia positiva, presso la prestigiosa Aula Magna dell’Università Statale di Milano, nasceva la nostra Associazione. Psicologicamente, sembra passato “un secolo” perché la pandemia di COVID-19 da cui stiamo uscendo (incrociando le dita…) ha distorto completamente la realtà in cui siamo immersi, dai rapporti personali, a quelli professionali e anche quelli che animano associazioni come la nostra. Eppure, siamo qui (per citare Vasco) e possiamo essere sobriamente fieri di quanto siamo riusciti a fare nella fase più dura della pandemia. Non intendo fare un elenco dettagliato, ma sul nostro sito (in rinnovamento) ne trovi traccia. T’invito, in particolare, a rivedere i diversi incontri di “PTS x Te” (da un’idea di Francesca Ulivi) e dei webinar “Alleati nelle pandemie” in collaborazione con ANLAIDS Lazio (da un’idea di Francesco Di Campli).

In attesa di comunicarti la data della nostra Assemblea Generale annuale, desidero aggiornarti su alcuni importanti “work in progress” della nostra Associazione.

  1. Il nostro gruppo legale, guidato da Luciano Butti col valido aiuto di Silvia Brizzi e del nostro commercialista Giuliano Sinibaldi, sta rivedendo lo Statuto dell’Associazione che necessita di aggiornamento anche per definire alcune modalità operative, tra cui quelle con cui il neonato Consiglio Generale eleggerà il Presidente e il Consiglio Direttivo dell’Associazione per i prossimi 3 anni (2022-2025).
  2. Dopo lunga gestazione, causata soprattutto dalle difficoltà legate alla pandemia, abbiamo finalmente iniziato a dialogare con la classe politica (coerentemente all’appello del gennaio 2019, da cui ha poi preso vita l’Associazione) organizzando l’evento “Scienza ed emergenza: dati, diritti, cittadinanza” il 3 maggio 2022 presso il Palazzo del Parlamento a Roma in collaborazione con l’Intergruppo Parlamentare “Scienza e Salute” coordinato dall’On. Angela Ianaro (ne trovate documentazione sul nostro sito https://www.pattoperlascienza.it/2022/05/03/pts-scienza-e-politica).
  3. In seguito a questo evento, l’amico e collega di lungo corso Stefano Vella, già presidente dell’AIFA e dell’International AIDS Society (oltre a molte altre cose) si è unito con entusiasmo al PTS per dar vita ad un gruppo tematico che si occupi di “OneHealth e Preparedness”.
  4. Siamo in procinto di rivedere assieme ai Coordinatori l’operatività dei diversi gruppi di lavoro per rilanciarli o ridefinirne gli obiettivi.
  5. Come anticipato, stiamo per cambiare la nostra piattaforma web per renderla più immediata e interattiva.

Insomma, non siamo stati con le mani in mano e ti aggiorneremo a breve …

Augurandomi che tu ti senta protagonista orgoglioso di far parte della nostra Associazione ti saluto cordialmente.

Per il momento: tanti auguri PTS!

Guido Poli, Presidente

Consiglio Direttivo

  • Julia Filingeri, Vice-Presidente
  • Silvia Brizzi, Segretario
  • Diego Pavesio, Tesoriere
  • Luciano Butti, Consigliere
  • Davide Ederle, Consigliere
  • Andrea Grignolio, Consigliere
  • Luca Pezzullo, Consigliere
  • Guido Silvestri, Consigliere
  • Vincenzo Trischitta, Consigliere
  • Stefano Vella, Consigliere
  • Andrea Uranic, Consigliere

PTS, SCIENZA E POLITICA

Oggi, nel Palazzo Theodoli Bianchelli della Camera dei deputati, si è svolto l’incontro “Scienza ed emergenza: dati, diritti, cittadinanza”, un evento nato dalla collaborazione tra PTS e l’Intergruppo parlamentare “Scienza e Salute”. (1)

Hanno partecipato come relatori il nostro Presidente Guido Poli, il Socio Onorario Silvio Garattini con Luciano Butti e Andrea Grignolio, tra i parlamentari gli Onorevoli Angela Ianaro, Debora Serracchiani e Stefano Ceccanti. Di rilievo poi la partecipazione di Stefano Vella ed il ruolo di moderatore di Luca Carra, responsabile di Scienza in rete. (2)

Silvio Garattini

Da ricordare soprattutto le parole conclusive dell’On Ianaro che presiede l’Intergruppo parlamentare: “La politica ha raccolto l’appello del Patto Trasversale per la Scienza. C’è la necessità, all’interno del Parlamento, di avere un punto di riferimento indipendente a disposizione soprattutto del Paese, perché la Politica ha il dovere di decidere sulla base di dati e informazioni certe”.

(1) https://www.cameraesanitatis.it/scienzasalute/

(2) https://www.scienzainrete.it/

A questo link l’evento registrato https://www.radioradicale.it/scheda/667299/scienza-ed-emergenza-dati-diritti-cittadinanza

IL FINANZIAMENTO DELLA RICERCA BIOMEDICA IN ITALIA

“E’ opinione diffusa che il sistema del finanziamento della ricerca in Italia andrebbe profondamente modificato, avvicinandolo a quelli dei più importanti paesi occidentali. Il PTS in collaborazione con altri scienziati avanza alcune semplici proposte.”

di Piergiuseppe De Berardinis, Vincenzo Guardabasso, Micaela Morelli, Antonio Musarò, Guido Poli, Vincenzo Trischitta

Il finanziamento della ricerca in Italia è, ormai da molti anni, oggetto di dibattito e confronto fra gli scienziati e fra questi e il decisore politico che legifera in merito. Una parte consistente degli scienziati italiani lamenta sia l’esiguità dei fondi destinati alla ricerca sia la mancanza di coordinamento e trasparenza delle procedure di assegnazione dei finanziamenti. Grazie ai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) si offre l’opportunità, forse storica, di modificare il sistema del finanziamento della ricerca in Italia, migliorandone gli aspetti critici e avvicinandoci alle abitudini e procedure dei più importanti paesi occidentali con consolidate tradizioni di ricerca. Con questa nota, il PTS offre il proprio contributo al dibattito sul finanziamento della ricerca in Italia, con particolare riferimento al settore biomedico.

Il documento si compone di

  • una breve premessa generale sulla ricerca scientifica italiana;
  • i risultati ottenuti da un’indagine qualitativa sul finanziamento della ricerca biomedica svolta con la collaborazione di alcuni ricercatori, per la gran parte italiani, ben inseriti in diversi paesi occidentali;
  • alcune proposte e suggerimenti sul finanziamento della ricerca biomedica in Italia.

Premessa

Le condizioni generali della ricerca in Italia presentano varie criticità come dimostrato da diversi dati, alcuni dei quali sono qui riportati in estrema sintesi:

  • I recenti dati dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) indicano un investimento in Italia dell’1,4% del PIL, ove la media Europea è del 2,1% mentre la Francia investe 2,2%, la Germania 3,2% ed Israele oltre il 4,5% del PIL. E meglio di noi fanno anche paesi come Ungheria, Repubblica Ceca ed Estonia, (articolo di Fulvio Esposito pubblicato dal PTS).
  • I ricercatori in Italia sono 213.000 (dati OCSE 2019), mentre la Francia ha circa 430.000 ricercatori e la Germania 630.000, (articolo di Fulvio Esposito pubblicato dal PTS o vedi anche qui). 
  • In Italia, nel 2021, i nuovi dottori di ricerca (PhD) per 1000 abitanti nella fascia di età da 25 a 34 anni sono circa 65 contro i 100 della Francia, i 135 della Germania e i 140 del Regno Unito. Meglio di noi fanno anche Estonia, Slovacchia, Slovenia e Spagna (dati dell’European Innovation Scoreboard 2021) (articolo di Fulvio Esposito pubblicato dal PTS).
  • Stiamo perdendo una parte dei nostri migliori ricercatori, che sono numerosi tra i vincitori degli Starting Grants dell’European Research Council (ERC) (n=53, nel 2020, secondi solo ai tedeschi) ma che, purtroppo, in larga maggioranza (ben 33) hanno deciso di svolgere la loro ricerca in istituzioni straniere ove, presumibilmente, resteranno a lavorare alla fine del Grant ERC.
  • Anche l’innovazione soffre di queste carenze, visto che lo European Innovation Scoreboard colloca l’Italia nel 2021 solo tra i paesi moderatamente innovatori. Meglio di noi fanno Francia, Germania, Olanda, Austria ed Estonia, per non parlare dei paesi scandinavi che sono leader dell’innovazione.
  • E’ necessario sottolineare anche la scarsa presenza femminile in Italia in discipline scientifiche e che le donne in posizioni apicali sono un terzo degli uomini. Più in generale il numero di laureati in Italia è tra i più bassi d’Europa (dati EUROSTAT).
  • Inoltre, il 50% dei ricercatori italiani ha una età tra 45 e 65 anni e solo poco più del 20% ha meno di 35 anni, età in cui la capacità ideativa e innovativa è ritenuta essere massima.   

Finanziamento della ricerca biomedica in paesi occidentali

Senza alcuna pretesa di essere esaustiva e rappresentativa di tutte le realtà esistenti, la nostra indagine si è svolta ponendo una serie di domande preordinate ad alcuni ricercatori prevalentemente italiani ben inseriti in diversi paesi occidentali (Oreste Acuto in UK,  Maria Grazia Biferi in Francia, Alessandro Doria in USA, Dolores Jaraquemada in Spagna, Silvia Maretto in Irlanda, Sandra Pellegrini in Francia, Michele Salanova in Germania, Maurilio Sampaolesi in Belgio e Francesco Saverio Tedesco in UK). I dati raccolti meritano un’analisi attenta e, verosimilmente, nuovi contatti con i nostri interlocutori, attività questa che è in cantiere per il prossimo futuro. Qui ci limitiamo a riportare le caratteristiche salienti che sembrano rappresentare un minimo comune denominatore del finanziamento della ricerca in ambito biomedico nei paesi sopra citati. Ci si riferisce solo ai progetti di ricerca “indipendenti” (cioè non pianificati dall’industria privata, quindi escludendo sia i trial clinici, sia la R&D intra-azienda, sia accordi diretti tra Industrie ed Enti di Ricerca).

  • Il finanziamento al singolo ricercatore in maggioranza con fondi pubblici è pari a circa 100-200k Euro per anno per 3-5 anni (al netto degli stipendi). Quindi, generalizzando, finanziamenti annuali maggiori per un maggior numero di anni rispetto a quanto accade in Italia.
  • Il processo di valutazione, sempre basato su revisione paritaria (“peer review”) è centralizzato in molti paesi, con commissioni di esperti sia nazionali sia esteri.
  • In tutti i paesi sono prevalenti bandi per singoli ricercatori, sebbene esistano pure bandi per consorzi tra università, altri enti e/o spin-off. Per questa seconda tipologia, il processo è sia “top-down” sia “bottom-up”, a seconda dei paesi.
  • I giovani ricercatori hanno opportunità speciali, ma il loro status dipende dagli anni di esperienza (max 7-10 anni dal conseguimento del PhD) e non dall’età anagrafica.
  • Esiste spesso un portale Web che fornisce informazioni sui bandi, la loro valutazione e il loro svolgimento.

Finanziamento della ricerca oggi in Italia — Proposte per la ricerca biomedica

Relativamente alle politiche per i finanziamenti alla ricerca il PTS in precedenti documenti aveva indicato come principali criticità

  1. l’esiguità del budget complessivo
  2. la necessità di una migliore gestione per ottimizzare e razionalizzare l’uso delle risorse disponibili.

Riguardo al primo punto, ampia parte della comunità scientifica aveva sostenuto e fatto proprio l’appello lanciato dal fisico Ugo Amaldi, che chiedeva uno stanziamento di 15 miliardi fino al 2025. Successivamente il nostro governo tramite il PNRR europeo ha previsto l’erogazione di maggiori finanziamenti. Con qualche approssimazione, dovuta al fatto che non sono state ad oggi fornite notizie chiare e definitive, possiamo dire che il PNRR dovrebbe destinare circa 17 miliardi alla ricerca fino al 2026, 11 dei quali rivolti ad attività di ricerca industriale e sviluppo tecnologico. Il finanziamento direttamente dedicato alla ricerca cosiddetta “di base” dovrebbe quindi essere di circa 6 miliardi di euro. Molti meno di quanto ipotizzato dall’appello di Amaldi e molto probabilmente insufficienti perché la ricerca italiana colmi la distanza che la separa da quella di tutti i paesi occidentali economicamente avanzati.

Riguardo al secondo punto, l’assenza di un coordinamento rende possibile, se addirittura non facilita, procedure non sempre trasparenti e lineari per l’assegnazione dei fondi, che invece dovrebbe vedere una selezione esclusivamente basata sul merito.

La legge di bilancio del 2022 ha di fatto cancellato l’istituzione di una Agenzia Centrale della Ricerca sollecitata da anni da molti scienziati italiani, tra cui il Prof. Silvio Garattini e la Senatrice a vita, Prof.ssa Elena Cattaneo, e proposta dal precedente governo, con la motivazione del potenziale rischio di creare un ulteriore livello di controllo con relativo aumento di burocrazia. Tuttavia, come chiaramente si evince dall’analisi di ciò che accade nella maggioranza dei paesi occidentali che godono di consolidate tradizioni nel campo delle politiche per la ricerca (vedi sopra), permane la necessità di un migliore coordinamento delle risorse nazionali per la ricerca che renda le procedure di assegnazione dei fondi agili, trasparenti e competitive.  

Al di là del modello organizzativo che il nostro Paese vuol darsi, resta irrinunciabile il fatto che il finanziamento della ricerca superi le logiche attuali. Riferendoci alla sola ricerca biomedica, che meglio conosciamo in quanto interesse diretto del PTS, seguono alcuni suggerimenti poco costosi e di semplice attuazione.

1. Bandire con tempistiche certe progetti coerenti con le necessità generali della ricerca in Italia e che promuovano innovazione. Le procedure di partecipazione ai bandi dovrebbero essere estremamente semplificate rispetto alle attuali che, a causa di regole burocratiche esagerate, frenano spesso la partecipazione di molti ricercatori, soprattutto se non supportati da importanti strutture organizzative/amministrative.

2. Garantire che la valutazione delle proposte sia basata su un attento sistema di “peer review”. Assicurare la presenza nelle commissioni di un elevato numero (almeno il 75%) di esperti appartenenti ad Istituzioni estere di comprovata esperienza nelle tematiche oggetto dei bandi. La partecipazione alle commissioni dovrà rispettare limiti temporali ed essere di massimo due mandati non replicabili per ogni singolo revisore.

3. Incoraggiare bandi per singoli ricercatori/laboratori di ricerca, limitando i “progetti a filiera” per evitare maxi aggregazioni in progetti che, essendo inevitabilmente in numero limitato, vanificano l’attività di una “peer review” rigorosa e competitiva.

4. Garantire che i giovani ricercatori cui, comprensibilmente, è riservata una parte dei finanziamenti, siano identificati come tali non per l’età anagrafica ma per gli anni trascorsi dal conseguimento del dottorato di ricerca o dall’ultimo titolo di studio conseguito.

5. Diversificare i bandi specifici per la ricerca da quelli che erogano fondi per strutture o infrastrutture dedicati alla ricerca. 

6. Allestire un unico portaleliberamente consultabile che informi relativamente a:

i) bandi disponibili, ii) revisori; iii) risultati delle procedure di selezione dei progetti da finanziare e del monitoraggio dei progetti già finanziati (sia monitoraggio in itinere e alla conclusione, sia 3-5 anni dopo la fine del finanziamento, per valutarne i risultati in termini di pubblicazioni, brevetti, etc.).Tale portale servirebbe inoltre a monitorare il rischio di sovrapposizioni di assegnazioni a progetti simili, se non uguali, provenienti spesso dallo stesso laboratorio, magari semplicemente cambiando l’indicazione del “principal investigator”. La valutazione ed il monitoraggio dovrebbero interessare anche i bandi per strutture o infrastrutture, verificandone sia il coinvolgimento/uso in ambito nazionale e internazionale sia la sostenibilità economica (derivabile dal rapporto tra costi e ricavi per l’espletamento di attività “in service”). 

Il PTS condanna gli attacchi e le minacce a medici e scienziati

La pandemia di COVID-19, entrata in una fase complessa di gestione a causa della variante virale omicron, ha fatto emergere molti aspetti positivi della nostra società, tra cui la sostanziale adesione alla campagna vaccinale di quasi il 90% della popolazione vaccinabile, segno di fiducia nel decisore politico e nella Scienza che ha fornito in meno di un anno vaccini innovativi e altamente efficaci nel prevenire la malattia grave e in buona parte anche l’infezione. Tuttavia, una minoranza residua della popolazione, globalmente definita “No- Vax”, ha rifiutato i vaccini creando significativi problemi di sovraccarico delle strutture ospedaliere e pagando anche un prezzo molto alto di morti evitabili.

In questo quadro generale, sono emersi recentemente anche atteggiamenti aggressivi e minacciosi nei confronti di medici e scienziati; citiamo a titolo d’esempio e in ordine temporale inverso le minacce all’immunologa Antonella Viola per aver promosso la vaccinazione nei bambini, a Diego Pavesio, medico di medicina generale, per essersi rifiutato di prescrivere esami prima del vaccino, e a Matteo Bassetti, infettivologo, per le sue dichiarazioni a favore della campagna vaccinale.

Simili violenti attacchi agli scienziati si erano già verificati mesi fa nei confronti di Marco Tamietto e Luca Bonini.

Il PTS condanna senza appello queste minacce ed esprime piena solidarietà ai colleghi oggetto di queste aggressioni, fortunatamente solo verbali. Il ruolo di medici e scienziati nella gestione della pandemia e nella comunicazione ai cittadini è fondamentale e rappresenta un caposaldo per un paese democratico i cui governanti centrali e locali sono chiamati a scelte difficili e a volte impopolari. Manifestare il proprio dissenso è più che legittimo in democrazia, ma ciò non può trascendere nell’insulto o nella minaccia verso chi cerca di curare, informare e spiegare le motivazioni mediche e scientifiche alla base delle scelte politiche.