Ricerca in Italia: servono coerenza, trasparenza e investimenti stabili

Preoccupazione per lo spostamento di fondi dai PRIN al FIS

Il Patto Trasversale per la Scienza (PTS) esprime profonda preoccupazione per la recente decisione del Ministero dell’Università e della Ricerca (DR n. 887 del 9/7/2025, pubblicato il 6/8/2025), che destina ca. 60 milioni di euro, inizialmente previsti per i bandi PRIN (Progetti di Rilevante Interesse Nazionale) 2024 e 2025, al finanziamento di progetti nell’ambito del Fondo Italiano per la Scienza (FIS-2). Una scelta che, di fatto, priva numerosi gruppi di ricerca diffusi sul territorio nazionale delle risorse minime necessarie a proseguire attività scientifiche innovative, concentrando invece i fondi su un numero ristretto di progetti.

Il PTS condivide le preoccupazioni evidenziate nell’articolo pubblicate nell’inserto “Tutto Scienze” de La Stampa del 24 settembre 2025 (lastampa.it/tuttoscienze/2025/09/24/news/i_fondi_alla_ricerca_non_devono_trasformarsi_nel_gioco_delle_tre_carte-15319381/) e chiede quindi al Governo di:

  • ripristinare le risorse destinate ai PRIN 2024-2025;
  • garantire stabilità e periodicità nei bandi, in linea con la “mozione Cattaneo”;
  • assicurare procedure di valutazione trasparenti e di qualità internazionale, sul modello ERC (European Research Council).

Solo così la politica potrà dimostrare coerenza con gli impegni presi e restituire fiducia a migliaia di ricercatrici e ricercatori che ogni giorno lavorano per il progresso del Paese

La salute dei cittadini si difende con la competenza e la responsabilità

Il Patto Trasversale per la Scienza esprime il proprio apprezzamento per la decisione presa dal Ministro della Salute, Prof. Orazio Schillaci, di revocare il decreto di nomina del Nitag e di sciogliere l’attuale Comitato tecnico consultivo nazionale sulle vaccinazioni.

Questa scelta, assunta con senso di responsabilità e a tutela dell’interesse collettivo, rappresenta un passo importante per garantire che gli organi tecnici incaricati di orientare le politiche vaccinali del Paese siano realmente guidati da competenza e rigore scientifico.

Il PTS, che nei giorni scorsi aveva lanciato una petizione firmata da oltre 35.000 cittadini e apprezzata da numerosi esperti e scienziati di rilievo internazionale, tra cui il Premio Nobel Giorgio Parisi e il farmacologo Silvio Garattini, accoglie con favore la revoca, che risponde alle preoccupazioni sollevate dal mondo scientifico e dalla società civile.

Ribadiamo con forza che i comitati tecnico-scientifici devono essere composti esclusivamente sulla base del merito, delle competenze comprovate e della produzione scientifica nei rispettivi ambiti. Solo così è possibile preservare la credibilità delle istituzioni, rafforzare la fiducia dei cittadini e promuovere politiche sanitarie efficaci e fondate sulle evidenze.

La comunità scientifica, con le sue competenze e il suo pluralismo, è a disposizione delle istituzioni per un dialogo costruttivo e per contribuire alla verifica e alla definizione dei criteri di composizione dei futuri comitati tecnici in ambito salute e scienza.

Il Patto Trasversale per la Scienza continuerà a vigilare e a sostenere ogni iniziativa volta a garantire che le decisioni in materia di salute pubblica siano prese nel rispetto dei principi della scienza, e della responsabilità verso la collettività.

La salute dei cittadini si difende con la competenza e la responsabilità. La scienza non ha colori partitici: ha bisogno di rigore, merito e trasparenza.

Risultato storico: vincere la battaglia a difesa della scienza e della salute pubblica.

Grazie anche alla mobilitazione promossa dal Patto Trasversale per la Scienza (PTS), il Ministro della Salute Orazio Schillaci ha firmato oggi l’atto che revoca il NITAG, il Gruppo Tecnico Consultivo Nazionale sulle Vaccinazioni.

La petizione lanciata dal PTS il 7 agosto 2025 sulla piattaforma Change ha superato in pochi giorni le 35.000 firme, mostrando quanto la difesa della scienza e della salute pubblica sia condivisa dall’opinione pubblica e capace di incidere sulla politica. All’appello hanno aderito figure di rilievo come il Nobel Giorgio Parisi, Silvio Garattini e Nino Cartabellotta.

Il PTS aveva lanciato l’allarme sulle nomine di Paolo Bellavite ed Eugenio Serravalle, le cui posizioni critiche verso i vaccini rischiavano di indebolire la fiducia dei cittadini e compromettere la credibilità delle istituzioni sanitarie.

Di fronte al consenso civico e scientifico, il Ministro ha deciso di sciogliere l’intero NITAG. Per il PTS si tratta di un esempio di cittadinanza scientifica e di un segnale importante: le istituzioni devono ascoltare cittadini e comunità scientifica, scegliendo con rigore, trasparenza e autorevolezza chi ricopre ruoli chiave.

20.000 volte GRAZIE!


Abbiamo raggiunto un traguardo straordinario: oltre 20.000 firme per la nostra petizione. Questo risultato è merito vostro, della vostra voce e del vostro sostegno a difesa della Scienza e della Salute.

https://chng.it/h4XQ5Tg6y6

Revoca delle Nomine Controverse nel NITAG: Difendiamo la Scienza e la Salute Pubblica

Il Patto Trasversale per la Scienza, PTS,  insieme a professioniste e professionisti della Sanità, e rappresentanti della società civile, preoccupato per il futuro della Salute Pubblica in Italia e dell’approccio scientifico alla salute, chiede con forza la revoca immediata delle nomine di Paolo Bellavite ed Eugenio Serravalle all’interno del NITAG – il Gruppo Tecnico Consultivo Nazionale sulle Vaccinazioni. Questi due membri sono noti per aver espresso posizioni pubblicamente critiche e spesso ideologiche contro i vaccini, in particolare contro quelli pediatrici e contro i vaccini anti-Covid.

I due medici non vantano una solida produzione scientifica in ambito vaccinale, né riconoscimento accademico in materia di immunizzazione. In passato, hanno pubblicato e promosso contenuti pseudoscientifici, mettendo in dubbio la sicurezza e l’efficacia dei vaccini, e sostenendo teorie prive di fondamento.
Queste nomine rappresentano un grave segnale di legittimazione di teorie antiscientifiche, che rischia di minare la fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni sanitarie; favorire l’esitazione vaccinale, già in crescita in molte fasce della popolazione; compromettere la credibilità del NITAG, screditando anche i suoi membri altamente qualificati; indebolire la cultura della prevenzione, fondamentale per la salute collettiva.

Con questa petizione, ci opponiamo all’ingresso delle pseudoscienze nelle istituzioni. Difendiamo la scienza, la salute, la responsabilità civile. Chiediamo scelte basate su fatti, non su ideologie.

Firma anche tu. Difendiamo insieme il valore della scienza e della salute. Clicca qui

Preoccupazione per il rifiuto italiano delle modifiche al Regolamento Sanitario Internazionale dell’OMS

Il Patto Trasversale per la Scienza (PTS) esprime profonda preoccupazione per la scelta del Governo italiano di rifiutare gli emendamenti adottati alla 77/a Assemblea Mondiale della Sanità e lo sollecita a non rinchiudersi in pericolosi e obsoleti nazionalismi in tema di sanità pubblica

il Ministro della Salute, Prof. Orazio Schillaci, ha inviato il 18 luglio 2025 una lettera al Direttore Generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), Tedros Ghebreyesus, comunicando il rifiuto dell’Italia agli emendamenti del 2024 relativi al nuovo Regolamento Sanitario Internazionale (RSI) e adottati alla 77/a Assemblea Mondiale della Sanità.

L’Italia, unica in Europa tra i paesi membri aderenti all’OMS, si allinea così alla posizione isolazionista dell’amministrazione USA guidata da Donald Trump, invocando una presunta “sovranità nazionale”, ignorando, di fatto, la lezione della pur recente pandemia di Covid-19.

Il RSI non è un trattato punitivo o restrittivo delle libertà nazionali in materia, ma uno strumento di cooperazione tra le nazioni. Gli emendamenti del 2024 sono nati dall’esperienza della pandemia di Covid-19 con l’obiettivo di evitare gli errori del passato quali le risposte scoordinate di singoli stati, la competizione per le forniture di farmaci e vaccini e i ritardi nelle comunicazioni di dati della pandemia.

In un mondo sempre più globalizzato, la salute dei cittadini non può essere considerata solo una questione nazionale. Rifiutare di operare in una cornice di norme condivise e trasparenti danneggia la reputazione dell’Italia, soprattutto in sede europea, dove si mira ad una crescente integrazione sanitaria. Anche perché, l’esperienza della pandemia di Covid-19 ha rimarcato che i virus non conoscono dogane e confini geografici, non hanno preferenze politiche, infettano senza chiedere il consenso e, soprattutto, si spostano con i loro “ospiti” da un’area geografica all’altra, nazionale o internazionale.

Come ha sottolineato Tedros Ghebreyesus, gli emendamenti del 2024 non mirano a ra_orzare i poteri dell’OMS, ma a migliorare la cooperazione tra gli Stati Membri in vista di una possibile, forse probabile, futura pandemia.

L’Italia, in caso di una nuova pandemia, potrà permettersi di affrontarla in una posizione ideologicamente autarchica? Chi renderà conto di eventuali ritardi, svantaggi nell’approvvigionamento di farmaci e vaccini, difficoltà supplementari agli spostamenti, anche nell’area Schengen?

Il PTS esprime il proprio netto dissenso e la profonda preoccupazione per la scelta ideologica del governo italiano di non aderire alle modifiche del Regolamento OMS in caso di emergenze pandemiche.

Altresì, il PTS sollecita il governo italiano a non rinchiudersi in pericolosi e inefficaci nazionalismi, ma ad aderire a percorsi virtuosi di politiche sovranazionali, favorendo lo scambio di idee, risultati scientifici, risorse e buone pratiche per rispondere tempestivamente alle emergenze sanitarie globali.

APPROVARE L’EMENDAMENTO OCCHIUTO-CATTANEO PER GARANTIRE UN FUTURO AI GIOVANI RICERCATORI

L’attuazione dei contratti di ricerca (CDR), introdotti dalla legge n. 79 del 29 giugno 2022, in sostituzione degli assegni di ricerca, e pensati dal legislatore come una forma di “rapporto di lavoro pienamente subordinato”, ha mostrato sin da subito una serie di criticità che rischiano di compromettere l’efficacia stessa della riforma.

La rigidità e l’impostazione contrattuale del CDR limita di molto non solo l’intraprendenza culturale e la libertà di ricerca del ricercatore, ma anche l’ingresso a tantissimi giovani nel mondo del lavoro del comparto della ricerca. I CDR sono infatti banditi su specifici progetti di ricerca, impediscono ai contrattisti di poter svolgere altre ricerche anche in collaborazione o di sottomettere un proprio progetto di ricerca, privando i giovani di ogni autonomia progettuale, i quali diventano di fatto dei semplici esecutori. I CDR escludono inoltre la possibilità di fare didattica, lasciando solo alla discrezionalità degli atenei l’autorizzazione di attivare un incarico. Tutto questo impoverisce la qualità del curriculum e l’attività esperienziale dei giovani ricercatori, che sono invece elementi valoriali per concorrere alle posizioni di tenure track (RTT).

La conseguenza, quindi, della disponibilità del solo CDR è la perdita di circa il 50% del personale che entra nella ricerca dopo il dottorato; circa 9000 giovani costretti, per decreto, a scomparire dal panorama della ricerca pubblica in Italia. Questo genera e alimenta un paradosso tutto italiano: formare per espellere.

L’accesso ai CDR è, inoltre, subordinato all’ottenimento del titolo di dottore di ricerca, escludendo di fatto dal mondo della ricerca i neolaureati. Ancora più preoccupante è l’impossibilità dei vincitori delle borse europee Marie Skłodowska-Curie Actions (Msca), fra i più prestigiosi finanziamenti della Commissione Europea, di stipulare un adeguato contratto di lavoro, con il rischio concreto di dover rinunciare ai circa 85 milioni di euro di finanziamenti. Un danno per i tanti giovani brillanti e per l’immagine dell’Italia.

Il PTS sollecita la politica ad individuare strumenti più flessibili, con le dovute e fondamentali tutele in materia fiscale e previdenziale, e aggiuntivi al CDR, di accesso al mondo del lavoro nei vari campi della ricerca. In questo contesto l’emendamento proposto dal senatore Mario Occhiuto, e sottoscritto dalla senatrice Elena Cattaneo, garantirebbe il superamento delle oggettive criticità del CDR, consentendo a tanti giovani di continuare la propria formazione.

La corretta informazione medica e l’inganno dell’omeopatia

di Antonio Musarò e Eleonora Galmozzi

La medicina moderna, e più in generale la pratica medica, si basa su solide e rigorose evidenze scientifiche e su test clinici validati dal metodo scientifico. Il tutto per garantire sicurezza ed efficacia nei trattamenti. Perché allora sempre più persone (2 milioni e mezzo di italiani, 100 milioni di persone in Europa, 600 milioni nel mondo) danno credito all’omeopatia, la bizzarra “medicina” immaginata da Hahnemann oltre due secoli fa (basata sulla memoria dell’acqua), ancorché priva di plausibilità biologica e di prove di efficacia?

Qualche giorno fa, un giornale nazionale ospitava un articolo dal titolo: “Omeopatici, a quando il bugiardino?”. L’articolo, che citava dei dati ottenuti da un sondaggio commissionato da un’associazione che riunisce le aziende del comparto dei prodotti omeopatici, riportava che «Nel nostro paese il 98% della popolazione adulta conosce i medicinali omeopatici e due italiani su tre li hanno acquistati almeno una volta». E che «C’è un crescente ricorso all’omeopatia in un’ottica di prevenzione», indicando anche che il 30% degli utilizzatori «assume medicinali omeopatici per rafforzare il sistema immunitario» (qualche riga dopo la percentuale scendeva dal 30% al 26%; perché?), «per combattere insonnia e stress (28%), per dolori muscolari-articolari (23%)».

Partiamo quindi da questi numeri e considerazioni per sottoporre alcune domande e promuovere una discussione su basi scientifiche:

  1. In che modo e con quali evidenze sperimentali i prodotti omeopatici possono essere usati in un’ottica di prevenzione? E soprattutto, prevenzione da cosa?
  2. I numeri, le percentuali, i dati di questa indagine si basano su racconti aneddotici degli utilizzatori o sono il risultato di approfondite e rigorose valutazioni scientifiche?
  3. Perché si continua a usare il termine “medicinale” riferito a prodotti che di medicinale non hanno nulla?

Il dato ancora più preoccupante, come riportato nell’articolo, è che c’è una percentuale particolarmente elevata di “consumatori” (44%) che acquistano prodotti omeopatici su prescrizione del proprio medico di famiglia. Nonostante la mancanza di serie prove scientifiche a supporto dell’omeopatia, c’è chi pretende ancora oggi di curare patologie più o meno gravi con prodotti omeopatici.

Spetta allo Stato, attraverso gli organi tecnico-scientifici competenti della sanità, certificare l’efficacia di una terapia. Sul sito dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), si legge che la caratteristica dei medicinali omeopatici è quella di utilizzare sostanze altamente diluite e “dinamizzate”. Il processo di diluizione solitamente è responsabile del fatto che non è più possibile rilevare tracce del contenuto di partenza nel preparato finito. La diluizione estrema porta quindi alla completa assenza della sostanza attiva, rendendo i rimedi omeopatici indistinguibili dall’acqua o dallo zucchero con cui vengono preparati.

Le prove scientifiche dimostrano chiaramente che l’omeopatia non ha alcun effetto superiore al placebo. Nonostante questo, l’industria omeopatica continua a prosperare, sfruttando la mancanza di conoscenze scientifiche del pubblico, una regolamentazione spesso insufficiente e un’informazione a volte ingannevole.

Il pericolo principale dell’omeopatia è che le persone possano affidarsi a questi rimedi per trattare malattie gravi, trascurando cure mediche comprovate: ci sono stati casi documentati di pazienti che hanno subito conseguenze gravi, e talvolta fatali, a causa della fiducia riposta in questi trattamenti.

A cosa servirebbe quindi il bugiardino nelle scatole di prodotti omeopatici? Sarebbe come pretendere di avere le istruzioni d’uso per bere un bicchiere d’acqua o ingerire una caramella zuccherata. Tuttavia, se il bugiardino servisse per allertare il “consumatore” su quello che l’omeopatia è e soprattutto per quello che non è, cioè non è un farmaco o un medicinale, allora ben venga.

Sarebbe quindi auspicabile ed eticamente giusto per la tutela dei consumatori e dei pazienti adottare quanto già fatto da altri Stati (per primi gli Stati Uniti) e cioè pretendere che sulle confezioni dei prodotti omeopatici sia chiaramente indicato che: 1) non esiste alcuna evidenza scientifica di efficacia terapeutica e 2) quanto indicato nei prodotti omeopatici è basato solo su teorie di fine 1700 confutate dalla medicina moderna.

Inoltre, sulla base di tutti i dati disponibili, già dal 2021 in Francia il servizio sanitario nazionale non rimborsa più le spese sostenute per l’acquisto di preparati omeopatici. Così pure il servizio sanitario britannico, che dal 2017 ha revocato i fondi per queste “cure”, mentre in Germania si è verificato un autentico crollo delle vendite, come peraltro nel resto dell’Europa, contrariamente a quanto affermato nel recente articolo. In Italia, invece, sosteniamo con circa 50 milioni di euro annui le detrazioni Irpef di prodotti scientificamente privi di evidenze terapeutiche.

Diverse società e associazioni scientifiche, tra cui il Patto Trasversale per la Scienza (PTS) hanno spesso messo in guardia cittadini e cittadine dall’inganno e dai rischi dell’omeopatia. Il PTS auspica inoltre una più corretta informazione da parte dei mass media e una presa di coscienza da parte degli organi dello Stato per evitare che a pagare cure non comprovate dal rigoroso metodo scientifico e senza alcuna efficacia siano le persone contribuenti.

Antonio Musarò (professore presso Sapienza Università di Roma) ed Eleonora Galmozzi (medica chirurga) per il Patto Trasversale per la Scienza

Grazie a Scienza in Rete

Ricerca strategica per lo sviluppo economico e sociale del paese

La ricerca scientifica rappresenta un elemento strategico per lo sviluppo economico e sociale del nostro Paese. Tuttavia, la ricerca pubblica in Italia continua a soffrire di risorse limitate e spesso non gestite in modo trasparente.

Aderisci all’iniziativa per il futuro dell’Italia sottoscrivendo l’appello su “Scienza in Rete” cliccando qui. Grazie a Antonio Musarò (socio PTS), Elisabetta Cerbai e Michele Simonato.

IL COMMENTO DEL PATTO TRASVERSALE PER LA SCIENZA ALLE CRITICHE DELLA FONDAZIONE GIMBE SUI DECRETI ATTUATIVI DELLE LISTE D’ATTESA

Dr. Guido Sampaolo per il Direttivo PTS

Il dibattito sulle liste d’attesa sanitarie in Italia ha raggiunto un punto critico con la denuncia da parte del presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta. A sei mesi dalla conversione in legge del decreto-legge 73/2024, che mirava a ridurre le liste d’attesa, è stato promulgato soltanto un decreto attuativo sui sei previsti.

Nino Cartabellotta ha sollevato un punto di grande importanza sottolineando che, nonostante l’urgente necessità di ridurre le liste d’attesa, il governo non è riuscito a implementare le misure necessarie. La piattaforma nazionale delle liste d’attesa rappresenta l’unico decreto attuativo ad essere stato promulgato, lasciando in sospeso altre misure cruciali. Cartabellotta ha evidenziato una contraddizione significativa: il decreto per le liste d’attesa, che dovrebbe ridurre i tempi di attesa, è esso stesso in attesa di attuazione.

La replica politica del senatore di Fratelli d’Italia Franco Zaffini, presidente della Commissione Sanità e Lavoro di Palazzo Madama: “Questo governo sta lavorando in tutti i modi per ridurre le liste d’attesa e per garantire ai cittadini il diritto alla salute, ma non possiamo fare in pochi mesi quello che non è stato fatto negli ultimi venti anni”.

Il Patto Trasversale per la Scienza esprime solidarietà alla Fondazione Gimbe, riconoscendo l’importanza delle critiche sollevate e l’urgenza di risolvere il problema delle liste d’attesa.

Va altresì riconosciuto che il problema delle liste d’attesa è l’ipertrofia delle stesse, generato non soltanto dai tagli alla Sanità Pubblica, ma soprattutto da una domanda fuori controllo di prestazioni (visite specialistiche, diagnostica strumentale etc.) spesso inappropriate, ridondanti e pertanto inutili. Nella Sanità Pubblica, quando si fornisce una risposta ad una falsa domanda di salute si distraggono risorse, strumentazioni e professionisti da una corretta risposta alla vera domanda di salute.

Il Patto Trasversale per la Scienza pone l’accento sulla necessità di una analisi scientifica corretta e priva di connotati politici, i cui risultati servano per agire direttamente sul meccanismo dell’appropriatezza delle richieste e sulla qualità delle prestazioni erogate, in grado di fornire in tempi ragionevoli le prestazioni necessarie per garantire un servizio sanitario pubblico efficiente ed equo.

È fondamentale che le autorità competenti agiscano urgentemente per implementare tutte le misure previste dal decreto-legge 73/2024; l’appello del Patto Trasversale per la Scienza è che le Istituzioni Sanitarie e Politiche possano trovare soluzioni condivise ed efficaci, basate sulle evidenze scientifiche piuttosto che su presupposti ideologici.

Milano 4 febbraio 2025