Abbiamo letto in questi giorni un interessante dialogo sulla stampa nazionale tra Luciano Capone ed Enrico Bucci, da un lato, e Domenico Arcuri, Commissario Straordinario “per l’attuazione e il coordinamento delle misure occorrenti per il contenimento e contrasto dell’emergenza epidemiologica COVID-19”, nonché Amministratore Delegato di Invitalia S.p.A. (Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa S.p.A.), coadiuvato da Giuseppe Ippolito, Direttore Scientifico dell’IRCCS “L. Spallanzani” (unico IRCCS italiano dedicato interamente alle malattie infettive), Nicola Magrini, Direttore Generale dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), e Antonella Folgori (Presidente, ReiThera).
Il dialogo ha riguardato il significativo investimento (81 milioni di €) di Invitalia SpA in ReiThera, piccola biotech italiana consorziata con due aziende europee, una in Belgio e l’altra in Germania, per lo sviluppo e la produzione di un vaccino anti-COVID-19 basato sulla tecnologia dei vettori adenovirali, una strategia simile a quella adottata per vaccini che hanno ottenuto già la licenza d’uso condizionata in Italia, come nel caso di Astra-Zeneca/Oxford.
Sebbene condividiamo in toto le perplessità tecniche sul progetto specifico del vaccino sperimentale di ReiThera, ben evidenziate da Enrico Bucci e riprese indipendentemente da Antonella Viola, entrambi membri del Consiglio Direttivo del PTS, qui desideriamo focalizzarci su un aspetto più generale della vicenda.
Innanzitutto, secondo quanto già emerso dalla stampa, e largamente anticipato il 16/11/2020 da un servizio di “Report”, parrebbe essere stato messo in atto in questo caso un meccanismo facilitato da conoscenze personali che hanno anche apparentemente coinvolto in un ruolo attivo diverse figure istituzionali per facilitare un finanziamento diretto a ReiThera in assenza di qualsiasi procedura pubblica e trasparente sul processo adottato. Al riguardo, il Dr. Magrini (AIFA) in occasione della conferenza stampa del 5 gennaio 2021 ha parlato di una “serie di facili e snelli rapporti personali tra molte delle persone individuate e anche la collaborazione con la struttura commissariale”.
Al riguardo, desideriamo sottolineare che ogni investimento in ricerca e sviluppo di denaro pubblico, anche se in taluni e ben determinati casi siano adottati criteri “top-down” per aumentare l’efficienza e la velocità del processo, debba avvenire nella totale trasparenza sulla procedura di assegnazione, sulle ragioni per l’identificazione dei possibili soggetti finanziati e sulla valutazione scientifica e tecnico-finanziaria, prima, durante e dopo l’investimento. Ciò perché, sebbene spetti alla politica assumersi la responsabilità delle scelte implicanti finanziamenti pubblici, queste non possono essere adottate in deroga alla responsabilità che ne deriva di fronte al cittadino, e tale principio vale in particolare nel caso del finanziamento erogato da Invitalia a ReiThera soprattutto per le implicazioni che il finanziamento pubblico del progetto dovrebbe avere sulla salute pubblica dell’intero Paese.
Delle due l’una: o un processo che, partendo dalla comunità civile – ristretta, in questo caso per competenza, alla comunità scientifica – porti in via condivisa ad identificare cosa debba essere finanziato e perché (criterio “bottom up”), oppure, se la politica si assume la responsabilità di questa selezione, tutto il processo dev’essere completamente aperto, trasparente e scrutinabile perché la comunità scientifica, in rappresentanza della comunità civile, possa giudicare la bontà e la legittimità della scelta. In altre parole, non è ammissibile che si prendano decisioni definite “strategiche”, e quindi di competenza della politica, senza rendere il processo decisionale accessibile allo scrutinio pubblico.
In secondo luogo, il PTS stigmatizza la confusione dei ruoli e delle funzioni che il “caso Reithera” ha portato alla luce. Non è accettabile che una singola persona assommi a sé, quale A.D., la decisione di investire i finanziamenti di Invitalia in un’azienda che ha in sviluppo un candidato vaccino per poi valutare l’acquisto e fornitura dello stesso vaccino per lo stato nella veste di Commissario per l’emergenza COVID-19. Inoltre, non è accettabile che i vertici di AIFA siano coinvolti nella presentazione di dati preliminari assieme al management dell’azienda che li ha prodotti, invece di astenersi da dichiarazioni che non siano quelle conseguenti alla richiesta di un parere ufficiale di AIFA al momento opportuno e da rilasciarsi secondo i canali previsti. A titolo di esempio, negli Stati Uniti è prassi standard che il denaro pubblico venga utilizzato per sostenere progetti di ricerca senza garanzia di successo, ma che sono ritenuti cruciali per il paese. Ma questo avviene mediante procedimenti trasparenti e basati sulle evidenze (nello specifico, “Warp Speed” e “RaDex” sono stati valutati col meccanismo delle “study sections” e le persone deputate alla decisione sono scienziati senza conflitti di interessi diretti, come nel caso di Anthony S. Fauci e di altri e non imprenditori).
In terzo luogo, il PTS chiede la condivisione con la comunità scientifica di tutti i dati sperimentali inerenti al finanziamento pubblico del progetto Reithera (come di ogni altro progetto finanziato con denaro pubblico) per poter valutare sia la reale consistenza dei risultati della ricerca sia la congruità dell’investimento pubblico su di essa.
Per concludere, ci preme sottolineare con forza che la situazione emergenziale determinata dalla pandemia in corso anche nel nostro paese non può e non deve essere una scorciatoia per ingenti investimenti di denaro pubblico in attività di ricerca e sviluppo che, per loro natura, non possono essere gestiti se non attraverso procedure pubbliche e trasparenti. Sicuramente è auspicabile che finanziamenti alla ricerca direttamente collegata alla pandemia in corso (ed “il caso ReiThera” vi rientra a pieno titolo) beneficino di processi decisionali rapidi, trasparenti e super partes, incluso, a titolo di esempio, la possibile costituzione di “hub” per il coordinamento di attività di ricerca specifiche basati su riconosciute competenze ed esistenti infrastrutture, ma sempre in un quadro di trasparenza e accessibilità a bandi di finanziamento da parte di tutti i soggetti qualificati nonché di accesso alle informazioni da parte di tutte le parti interessate alla verifica di trasparenza, obiettività e appropriatezza.
Il PTS auspica quindi che sia i risultati delle ricerche che quelli relativi alla valutazione di ogni progetto finanziato con denaro pubblico siano immediatamente messi a disposizione della comunità scientifica, secondo il più volte richiamato principio di “open data”.
Il PTS chiede infine al Governo un immediato intervento finalizzato alla netta separazione di responsabilità nelle gestione del finanziamento degli aspetti emergenziali (tra cui, per esempio, la riconversione di siti nazionali di produzione vaccinale per incrementare la disponibilità di vaccini che abbiano già completato la fase III di sperimentazione clinica e ottenuto una licenza d’utilizzo da parte di EMA e AIFA) dai compiti di selezione e investimento legati alla ricerca e sviluppo per fronteggiare la pandemia, attività da considerarsi entrambe strategiche per il Paese.