Lettera al Direttore de: Il Fatto Quotidiano

Caro Direttore Marco Travaglio,

            assistiamo preoccupati da alcuni giorni alla scelta del Suo giornale, come quella di altre testate, di raccontare il tema della sperimentazione animale come una posizione controversa nella comunità scientifica. Non vi può essere, infatti, dubbio alcuno, che i test su animali hanno dato un contributo fondamentale e imprescindibile allo sviluppo dei vaccini contro Covid-19. Non potrebbe essere altrimenti, peraltro, poiché la sperimentazione animale è obbligatoria nella fase pre-clinica dello sviluppo di farmaci e vaccini. Il giorno 13 dicembre, il Suo giornale pubblicava una lettera del presidente della Lega Antivivisezione, Gianluca Felicetti, indirizzata al Ministro della Salute, Roberto Speranza, con la richiesta di rendere attuativi in Italia i divieti alla sperimentazione animale su sostanze d’abuso e xenotrapianti, sperimentazioni regolarmente condotte nel resto d’Europa e del mondo.

Ovviamente, un grande giornale nazionale come IL FATTO QUOTIDIANO deve essere luogo di espressione libera e plurale, in cui le opinioni diverse trovano spazio. Però, e qui sta il punto, le opinioni vanno separate dai fatti e la par condicio delle opinioni non può trasformarsi nel disconoscimento di dati di realtà e prove scientifiche consolidate. In altre parole, la par condicio non esiste e non può esistere per la scienza. Alimentare una rappresentazione di conflittualità scientifica e presentare come equivalenti le posizioni della comunità scientifica e quelle di associazioni prive di ogni competenza e cultura della scienza, non ha nulla a che vedere con la libertà di espressione, ma mette a rischio due diritti costituzionali, quelli alla salute e alla ricerca scientifica. Nessuno penserebbe di usare una par condicio delle opinioni rispetto a chi nega la forza di gravità in fisica, o l’esistenza di campi di sterminio in storia. Per quale ragione allora, in ambito biomedico si dovrebbe dare voce a invenzioni “negazioniste” prive di riscontro, elevandole a opinioni legittime?

Questi i fatti.

L’intera comunità scientifica si è espressa unanimemente sulla indispensabilità della sperimentazione animale. Non lo affermano singoli ricercatori, ma gli organismi più rappresentativi e prestigiosi. Richiamiamo a titolo di esempio, nell’ordine:

  1. La Direttiva Europea 63/2010, punto di riferimento normativo comunitario in materia di sperimentazione animale, riporta al considerando 10 “l’impiego di animali vivi continua ad essere necessario per tutelare la salute umana e animale e l’ambiente.”
  2. L’Accademia dei Lincei (di cui sono stati soci Galileo Galilei e Quintino Sella), oggi organo consultivo della Presidenza della Repubblica, ha espresso un parere sul tema il 25 maggio u.s. dichiarando che un “aspetto fondamentale ed irrinunciabile [per la ricerca biomedica] è basato sull’uso sperimentale di animali, necessari come modelli per il progresso delle conoscenze e per lo sviluppo di interventi medici e terapeutici.”
  3. La conferenza dei Rettori di tutte le Università italiane (CRUI), in un documento del 27 novembre u.s. dall’eloquente titolo “Documento per affermare la centralità della ricerca e della sperimentazione animale”, afferma, tra altre considerazioni, “La sperimentazione animale rientra tra i metodi e mezzi necessari per arrivare a terapie efficaci e sicure. L’uso di animali è infatti previsto nell’ultima fase della sperimentazione che precede le prove di farmaci e terapie sull’uomo, la così detta “ricerca preclinica” ed è indispensabile nella ricerca di base, in particolare nel campo degli studi sul cervello e le sue patologie.”.

In conclusione, noi, Patto Trasversale per la Scienza (PTS), riteniamo che sia del tutto legittimo rifiutare per motivi etici la sperimentazione animale, ma a condizione di non ingannare i cittadini e i lettori affermando che “le alternative esistono già”. L’unica alternativa reale è rinunciare a future terapie e togliere ogni speranza di guarigione a quei pazienti per i quali non esista già un trattamento efficace, oppure, come possibilità estrema, testare direttamente sull’uomo potenziali farmaci o vaccini. Entrambe le scelte avrebbero implicazioni etiche inaccettabili.

Ritenevamo, a torto, che chiunque fosse stato curato come contro diverse delle malattie, ed in questo anno difficile contro Covid-19, avesse già compreso che ogni singola terapia che gli ha permesso di guarire e vivere, o evitato il peggioramento clinico, è stata ottenuta grazie a studi su modelli animali. Va in questa direzione la proposta di molti scienziati di riportare sulle scatole dei farmaci e nei ‘bugiardini’ la scritta “È stato possibile sviluppare questo farmaco grazie alla sperimentazione animale“. Un monito che renderebbe ancora più stringente il dovere della coerenza etica.

In conclusione, come PTS, ci auguriamo che chi, come Lei, dirige un importante strumento di informazione scelga sempre di offrire ai lettori una comunicazione non solo libera e plurale, ma al contempo, scientificamente accurata e coerente.  A tutela della salute, della comunità tutta e del nostro futuro. 

Questo testo potrà essere liberamente diffuso, dal mittente o dal ricevente.

Cordialmente,

il Consiglio Direttivo del PTS

Prof. Guido Poli (Presidente), Dr.ssa Francesca Ulivi (Vice-Presidente), Prof. Enrico Bucci, Avv. Luciano Butti, Avv. Corrado Canafoglia, Prof.ssa Julia Filingeri, Prof. Andrea Grignolio, Dr. Diego Pavesio, Dr. Luca Pezzullo, Prof. Guido Silvestri, Prof. Marco Tamietto, Prof. Vincenzo Trischitta, Sig. Andrea Uranic, Prof.ssa Antonella Viola

Prof. Roberto Caminiti, Coordinatore, Gruppo Operativo sulla “Sperimentazione Animale”, PTS