Oggi, 14 marzo, abbiamo presentato un esposto penale contro Vittorio Sgarbi per le gravi affermazioni, fatte nel video del 9 marzo scorso pubblicato sul profilo Facebook (ora cancellato) e sul suo canale YouTube, sulla diffusione del virus SARS-CoV-2 e della malattia Covid-19.
Nel video Sgarbi ha manifestando dubbi sulla pericolosità del virus e sulle modalità di diffusione del contagio, diffuso notizie false rispetto alla prevenzione e ridicolizzato le misure di contenimento adottate dal Governo, queste le sue parole:
“Ma chi di voi sta male veramente sui milioni che siamo in Italia… quei poveretti che prendono la polmonite stavano male, sarebbero stati male comunque anche senza coronavirus del cazzo, il quale attende solo un po’ di caldo per morire perché è talmente potente che a 26 gradi muore. Tu bevi un tè caldo ed è già morto. ma che cazzo di virus è? ma qual è questa peste? ma perché dobbiamo convincere gli italiani che la loro vita è cambiata? non escono di casa, non vanno al cinema.
Io vorrei dirvi io giro ovunque. Le uniche zone che mi attraggono sono le zone rosse. Io vorrei andare a Vo’, a Codogno, Bergamo, Lodi.” E ancora: “Fra 15 giorni sarà finito tutto, tutto. Però intanto ci hanno spiegato che dobbiamo essere prudenti, fermi così come dei coglioni chiusi in casa a letto. Bene se siete a letto, se siete a letto, alzatevi! alzatevi! andate in giro! andate a Codogno! andate a vedere!.”
Abbiamo chiesto all’Autorità Giudiziaria di accertare se sussistano nei video di
Sgarbi i seguenti illeciti:
Pubblicazione o diffusione di notizie
false, esagerate o tendenziose, atte a turbare l’ordine pubblico (Art. 656 c.p.)
Istigazione a disobbedire alle leggi (art. 415 c.p.)
Istigazione a delinquere (art.
414 c.p.)
E ha
inoltre richiesto, se l’Autorità Giudiziaria ravvisasse la
sussistenza degli illeciti, di adottare ogni
provvedimento volto ad oscurare o a sequestrare il sito web ed il canale YouTube
di Vittorio Sgarbi
Il contenuto del video – ma anche degli altri
pubblicati da Sgarbi sul suo profilo Facebook – non può infatti essere
derubricato a mera iperbole provocatoria,
o una semplice espressione del libero pensiero tutelato dall’art. 21 della
Costituzione Italiana, posto che la libertà di espressione incontra dei
limiti nella legge laddove costituiscano illecito civile o penale.
Né tali espressioni sono riconducibili all’art. 68/1 della Costituzione (I membri del Parlamento non possono essere
chiamati a rispondere per le opinioni espresse o i voti dati nell’esercizio
delle loro funzioni), posto che tale video non rappresenta alcun esercizio
delle funzioni di parlamentare.
Disconoscere la tragedia che si
consuma oggi negli Ospedali italiani, la pericolosità della malattia e il
problema della diffusione del contagio esortando gli italiani a violare
provvedimenti governativi non rientra nelle facoltà di un Parlamentare e tali
affermazioni travalicano ogni confine dell’esercizio delle funzioni
parlamentari.
Il video
in questione ha assunto peraltro una dimensione “virale:
Sulla pagina Facebook di Vittorio Sgarbi che ha 1.990.359 follower ha ricevuto 48.210 like e 40.867 condivisioni. Raggiungendo probabilmente molti milioni di cittadini
Pier Luigi Lopalco, nostro Presidente e Responsabile del Coordinamento Regione Puglia emergenze epidemiologiche:“A prescindere dai risvolti giudiziari, chi in questo momento ha a disposizione una platea importante di pubblico in qualità di influencer ha anche doveri e obblighi morali di responsabilità nei confronti del Paese. È da irresponsabili diffondere proclami che incitino ad abbassare la guardia verso un’infezione così pericolosa”
Enrico Bucci, Giuseppe De Nicolao, Enzo Marinari e Giorgio Parisi hanno preparato un piccolo documento di analisi della situazione epidemica italiana al 12 marzo 2020.
Questa volta, ci siamo occupati di esaminare separatamente l’andamento degli ultimi giorni nelle diverse regioni, per ricavare principalmente due parametri:
Lo stato di avanzamento dei focolai epidemici, regione per regione, espresso come “ritardo” in giorni rispetto alla Lombardia;
Il tempo di raddoppiamento, sia complessivo che regionale, per scoprire eventuali variazioni
Entrambi i parametri sono interessanti; il dato più rilevante, tuttavia, appare quello di un primo rallentamento dei tempi di raddoppio (il numero di giorni in cui si raddoppiano ricoverati, ricoverati in terapia intensiva e morti), con effetti più accentuati in quelle regioni in cui l’epidemia è in fase più iniziale (come previsto in caso di applicazione di distanziamento sociale).
E’ presto per affermare che questo sia un effetto delle misure draconiane imposte dal governo; questo appare piuttosto un risultato compatibile con l’inizio della presa di coscienza da parte della popolazione, che almeno in parte ha iniziato ad applicare misure di buon senso ben prima dell’intervento governativo.
Considerazioni sull’evoluzione in
corso dell’epidemia da nuovo coronavirus SARS-COV-2 in Italia.
Enrico M. Bucci – SHRO, Temple University –
Philadelphia
Enzo Marinari, Dipartimento di
Fisica, Università “La Sapienza” – Roma
Si ringrazia per i preziosi suggerimenti e per la revisione di questo testo il prof. Giorgio Parisi, presidente dell’Accademia Nazionale dei Lincei
INTRODUZIONE
Nel febbraio 2020 è stato identificato
nel Nord Italia un focolaio di infezione da coronavirus SARS-COV-2, le cui
proporzioni suggeriscono un notevole stato di avanzamento pregresso al momento
dell’identificazione del primo paziente (20 febbraio). A partire da tale data è
stato rilevato giornalmente un numero sempre crescente di casi di infezione,
tanto da superare in dieci giorni il numero di mille soggetti trovati infetti.
La strategia di campionamento dei
soggetti da sottoporre a test è stata inizialmente difforme sul territorio
nazionale. Il Veneto, ad esempio, ha campionato su base geografica (cerchi
concentrici intorno ai comuni della regione e in qualche caso intorno agli
ospedali), mentre altre regioni hanno invece campionato soprattutto sulla base
della possibilità di infezione connessa alla prossimità con casi già noti. La
strategia è stata successivamente trasformata ed unificata, e si è modificata
in un campionamento dei soli soggetti sintomatici.
Esiste tuttavia almeno un dato che, per ovvie ragioni, non è affetto dalle differenze di campionamento illustrate, consistente nel numero cumulato di soggetti sottoposti a terapia intensiva. Questo vale anche per il numero di decessi, il quale tuttavia, essendo fortunatamente ancora molto piccolo, è soggetto a maggiori fluttuazioni statistiche nella sua evoluzione giornaliera.
ANALISI
Il numero di morti cumulato ed il numero di pazienti in terapia intensiva cumulato sono stati ottenuti grazie alle comunicazioni della protezione civile che, a far data dal 24 febbraio, hanno aggiornato gli italiani sull’andamento dell’epidemia. L’evoluzione di questi due numeri, a partire dal 24 febbraio, è rappresentata nei due grafici seguenti.
Come è possibile notare nel grafico di
destra, dove sull’asse delle ascisse è riportato il numero di giorni trascorso
dall’inizio dell’anno, l’evoluzione nel tempo del numero di individui in gravi
condizioni è approssimata al meglio da una curva esponenziale, con un tempo di
raddoppio vicino ai 2,6 giorni (per confronto, è riportata nel grafico anche
una estrapolazione lineare dei dati). Il tempo di raddoppio coincide con il
tempo caratteristico dell’andamento esponenziale moltiplicato per il valore
log(2), uguale circa a 0.69.
Estendendo in avanti ai prossimi giorni
l’estrapolazione esponenziale, che gli indicatori statistici mostrano
affidabile (certamente e soltanto su tempi abbastanza brevi), e molto più
attendibile di un comportamento lineare o a potenza, si nota come il numero di
posti letto richiesti in terapia intensiva cresca rapidissimamente nella prima
settimana di marzo, configurando una situazione di ovvia crisi per le strutture
sanitarie del territorio, poiché potrebbero essere richiesti almeno 350 posti
letti in terapia intensiva entro il 5 marzo (ed ancora di più successivamente).
Analizzando invece retrospettivamente la curva esponenziale ottenuta, si ottiene che i primi casi gravi dovrebbero essere emersi in una data prossima al 10 febbraio, il che, considerando il rapporto fra casi gravi ed infetti e i tempi di evoluzione della sintomatologia dalla infezione, suggerisce che l’epidemia attualmente in corso non può essere iniziata in una data posteriore all’ultima decina di giorni di gennaio (con la possibilità che sia iniziata anche prima, nel caso la rivelazione di casi gravi in località diverse da quelle attualmente monitorate sia sfuggita).
Per analizzare l’evoluzione dei casi gravi e stabilire se sia coerente con quella del totale dei casi ospedalizzati e con quella del totale dei pazienti trovati infetti, è possibile ripetere l’estrapolazione. Con questa analisi si ottengono curve che, a meno di una costante di scala, hanno lo stesso comportamento. In tutti i casi analizzati l’analisi che implica uno sviluppo esponenziale è preferita a una legge a potenza.
Il grafico riportato sopra ha una asse orizzontale in scala lineare e un asse verticale in scala logaritmica. Un andamento esponenziale (exp(a*(t-t0)) risulta quindi, su questo grafico, una linea retta. Come si vede le quattro serie di valori sono tutte pienamente compatibili con un andamento esponenziale dei giorni osservati. Il valore del chi quadro per grado di libertà è sempre di ordine uno, e il tempo di raddoppio risulta, per i quattro casi analizzati, sempre compreso fra 1.9 e 2.6 giorni.
La tendenza osservata per l’Italia può essere confrontata con lo sviluppo epidemico osservato in Corea del Sud, dove la struttura di età della popolazione e il livello di assistenza sanitaria sembrano paragonabili a quelli italiani.
Nel grafico riportato sopra mostriamo un
fit esponenziale ai valori del numero di pazienti positivi al virus. I primi
due giorni non possono essere inclusi perché cumulano casi dei giorni
precedenti. Il fit fatto partendo dal giorno 54 incluso dà risultati molto
simili a quello che si ottiene per l’Italia: il
chi quadro per grado di libertà è di ordine uno, il tempo di raddoppio di 3,0
giorni, e emerge un ritardo comparabile a quello notato in Italia. Anche
qui l’effetto di diffusione del virus va retrodatato in modo adeguato.
Da quel che abbiamo illustrato, in conclusione, è evidente che in Nord Italia è in questo momento in pieno sviluppo una epidemia nella sua iniziale fase di crescita esponenziale, crescita sulla quale non si riflettono ancora gli effetti delle misure di contenimento messe in atto – effetti la cui efficacia potrà essere valutata non prima di una settimana, dati i tempi di incubazione e di sviluppo della carica virale nei soggetti di nuova infezione.
RACCOMANDAZIONI
Contrariamente a quanto ventilato in
qualche sede, l’epidemia in corso è ancora nella sua fase iniziale, come sembra
evidente dalle considerazioni sopra riportate. Pertanto, lungi dall’abbandonare
le misure di mitigazione necessarie, in questo momento è più che mai opportuno
proseguire secondo le seguenti raccomandazioni:
Soprattutto in Lombardia, Veneto occidentale ed
Emilia-Romagna del nord e soprattutto nelle grandi città come Milano e quelle
dove ci sono un numero di casi importanti come ad esempio Savona, il numero
medio di possibili contatti potenzialmente produttivi (distanza tra un soggetto
infetto ed uno non infetto minore di due metri) deve essere contenuto al
minimo. Ciò significa in massima parte diminuire la frequenza di tutti i
contatti involontari con un gran numero di estranei: a questo proposito si è
giustamente sottolineato il ruolo del telelavoro, della diminuzione degli
spostamenti non necessari, dell’evitare gli assembramenti, del prolungamento
della chiusura delle scuole. Sebbene queste misure non possano, alla lunga,
impedire la diffusione del contagio, possono ovviamente abbattere il numero di
nuovi contagi giornalieri, dando modo di non sovraccaricare il sistema
sanitario di pazienti anche gravi. Ampliare dove opportuno l’estensione
geografica della zona rossa, e, dove necessario, rendere più prescrittive le
indicazioni di quarantena potrebbe, in questo senso, probabilmente salvare
delle vite.
L’attuale sistema di rilevazione delle nuove infezioni,
che comporta un test PCR locale e la sua conferma a livello centrale, rischia
di essere ben presto sovraccaricato, anche restringendo ai soli pazienti
sintomatici l’esecuzione del test. Poiché, ai fini della previsione dello
sviluppo dell’epidemia, è vitale mantenere un flusso di informazioni
diagnostiche di buona qualità, si suggerisce di spostare la conferma di secondo
livello da poche sedi centrali alle stesse sedi periferiche, che potrebbero
scambiare tra loro i campioni da confermare.
La comunicazione ai cittadini deve avere l’obiettivo di
spiegare come il rischio individuale di conseguenze serie resti mediamente
basso nelle zone più colpite e pressoché nullo nel resto del paese. Tuttavia
tale piccolo rischio, moltiplicato per il numero di individui esposti al virus,
è rapidamente in grado di saturare le nostre risorse sanitarie, rendendo
difficile favorire la guarigione dei casi critici e mettendo a rischio la
salute di chi è ricoverato anche per altri motivi. La comunicazione
istituzionale e di massa deve quindi richiamare fortemente la responsabilità
individuale dei cittadini all’applicare tutte le misure suggerite, ed in primis
quella dell’innalzamento di opportune barriere sociali di cui al punto
precedente per coloro che si trovano nelle regioni che ospitano focolai
accertati e soprattutto nelle grandi città di queste regioni.
Di fronte alla epidemia da COVID-19 ciascuno di noi e’ al lavoro – nel nostro ambito e nelle nostre strutture, in Italia come negli USA — per raggiungere gli stessi obiettivi: prevenire nuovi contagi, monitorare l’epidemia, e curare i malati. Facciamo questo con gli strumenti del metodo scientifico e clinico: ipotesi, esperimenti, studi clinici e/o epidemiologici, ricerca di antivirali e vaccini, analisi dei dati, preparazione, implementazione, evidenza clinica, etc. Ma anche dal punto di vista comunicativo tutti stiamo facendo esattamente la stessa cosa. Cioè cerchiamo di trovare – nel rivolgerci ad un pubblico di non esperti che è spaventato da questa situazione — una giusta e pragmatica via di mezzo tra l’allarmismo che crea solo panico generalizzato e controproducente, e la nonchalance facilona che porta ad essere impreparati di fronte ad una situazione di pericolo.Per questo è importante ribadire che non c’è nessun disaccordo tra scienziati, in quanto le nostre valutazioni ed i nostri obiettivi sono comuni. D’altronde non potrebbe essere altrimenti tra persone che sanno dove iniziano i fatti e dove finiscono le opinioni.
Roberto BURIONI — Professore Ordinario di Microbiologia, Università Vita e Salute San Raffaele Milano, Direttore Scientifico di Medical Facts.
Arnaldo CARUSO — Professore Ordinario di Microbiologia, Università di Brescia, Presidente della Società Italiana di Virologia
Andrea COSSARIZZA — Professore Ordinario di Patologia Generale, Università di Modena, Vice-Presidente del Patto Trasversale per la Scienza
Pier Luigi LOPALCO — Professore Ordinario di Igiene ed Epidemiologia, Università di Pisa, Presidente del Patto Trasversale per la Scienza
Guido SILVESTRI — Professore Ordinario e Direttore del Dipartimento di Patologia e Medicina di Laboratorio, Emory University, Atlanta
Il PTS vuole fornire un’informazione il più possibile aderente alle evidenze scientifiche emerse in questi giorni formulando una posizione relativa alla recente diffusione della infezione da nuovo coronavirus, chiamata COVID19.
Questo è stato possibile grazie al lavoro congiunto del prof. Pier Luigi Lopalco (ordinario di Igiene e presidente PTS), del prof. Matteo Bassetti (ordinario Clinica Malattie Infettive e coordinatore Gruppo Vaccini PTS), del prof. Guido Silvestri, del dott. Stefano Zona (medico infettivologo, IoVaccino) e del dott. Stefano Prandoni (pediatra, L’influenza questa sconosciuta)
1. L’epidemia causata dal nuovo coronavirus, battezzato SARS-CoV-2, è in continuo divenire e così anche le nostre conoscenze in proposito.
2. Al momento, i dati ufficiali ci inducono a considerare una letalità della COVID19 significativamente inferiore ad infezioni da altri Coronavirus (SARS e MERS).
3. Il ritmo di crescita, un indice che si chiama R0 e ci dice quante persone possono essere contagiate da un soggetto infetto, è confrontabile con quello di altri virus, come quello influenzale pandemico”
4. In questa situazione, riteniamo oltremodo corretto, da parte delle istituzioni sanitarie nazionali e sovranazionali, l’aver messo in atto ogni possibile strategia per la precoce identificazione dei pazienti infetti e il contenimento dell’epidemia. Infatti, indipendentemente dal tasso di letalità, è importante evitare che il nuovo Coronavirus diventi endemico a livello planetario. Occorre tuttavia notare come sarebbe più appropriato un atteggiamento continentale più in sintonia tra i diversi stati europei.
5. Il livello elevato di attenzione da parte delle autorità sanitarie non giustifica, tuttavia, l’allarmismo nella popolazione italiana che si è registrato negli ultimi giorni. È invece importante sfruttare questo momento mediatico per istruire la popolazione generale su alcune buone pratiche di igiene che sappiamo già ora essere utili per prevenire la trasmissione di moltissimi patogeni, tra cui anche il SARS-CoV-2:
· lavaggio delle mani con acqua e sapone o con gel di soluzione alcolica, da eseguire più volte al giorno, soprattutto prima di mangiare o di toccarsi naso, bocca e occhi;
· utilizzo di fazzoletti monouso per coprire bocca e naso quando si tossisce o si starnutisce, gettando immediatamente nel pattume il fazzoletto; in alternativa, coprire bocca e naso con l’incavo del braccio;
· areare spesso i locali chiusi.
Poiché, come dicevamo, le informazioni e i dati sono in continuo aggiornamento, si invitano i cittadini a non cadere nella trappola della disinformazione e a consultare fonti accreditate. Qui di seguito un elenco di siti istituzionali: