PROPOSTA PER RIAPRIRE L’ITALIA

CONVIVERE CON COVID-19: proposta scientifica per “riaprire l’Italia” gestendo in modo sicuro la transizione pandemia –> endemia.

PREMESSA: La grande epidemia italiana da COVID-19 non dovrebbe comportarsi in modo molto dissimile da ogni altra epidemia conosciuta. In altre parole, dovrebbe arrivare ad un plateau sia come numero di nuovi casi che come numero di morti per giorno, e poi calare abbastanza rapidamente nel giro di alcune settimane. Nel momento in cui si registreranno finalmente questi importanti segni di rallentamento (i.e., riduzione dei nuovi contagi e decessi) sarà importante iniziare rapidamente una discussione sulle strategie sanitarie a medio-lungo termine che devono essere messe in atto per limitare i danni da COVID-19. Questo perché la strategia a breve termine, basata soprattutto sulle misure di isolamento e di distanziamento sociale della popolazione non sembra essere sostenibile per più di alcune settimane. Per questi motivi, riteniamo che sia necessario riflettere fin da adesso su come meglio emergere dalla attuale fase di isolamento della popolazione, dalla quale pensiamo si debba uscire non appena si osserveranno due-tre settimane di un trend stabile verso un numero molto basso di contagi e morti. Considerando il numero progressivamente crescente di persone infettate da SARS-CoV-2 nel mondo, quello di cui stiamo parlando è la transizione dalla fase “pandemica” di COVID-19 a quella “endemica”. Dal punto di vista scientifico, ci sono almeno tre fattori chiave che possono contribuire allo scenario che prevede una prossima fine per la fase “acuta” dell’epidemia. Il primo fattore, ovviamente, è l’isolamento individuale e il distanziamento sociale (oltre alle misure di igiene individuale). Il secondo fattore, tutto da valutare, è lo stabilirsi di immunità naturale verso COVID-19 in una parte importante della popolazione. Il terzo fattore, anch’esso da confermare ma presumibilmente importante, è la stagionalità, che sappiamo valere per gli altri virus respiratori, compresi i Coronavirus, che prediligono la stagione invernale.Dei tre, solo l’immunità naturale ci potrà proteggere contro il ritorno del virus – ma l’efficacia e la durata di questa immunità non è ancora nota e dovrà essere monitorata nel tempo. Per cui, al momento, e non essendo disponibile un vaccino almeno parzialmente efficace contro SARS-CoV-2, l’unico modo per valutare come questi fattori hanno agito nel ridurre il numero dei contagi (e la conseguente mortalità) è quello di campionare in modo statisticamente rilevante la popolazione generale nelle varie aree geografiche del paese per valutare sia lo stato dell’infezione attiva, tramite tamponi diagnostici (che ricercano il virus nella saliva), che lo stato di immunità della popolazione, tramite analisi sierologiche grazie a test validati per la presenza di anticorpi specifici*. Se, come prevedibile, il livello di immunità specifica nella popolazione risulterà basso – l’unica strategia per “riaprire” l’Italia sarà monitorare a intervalli regolari il possibile ritorno del virus per poter “giocare di anticipo” e prevedere un piano d’azione scalabile finalizzato, per esempio di rapido ripristino delle misure di isolamento individuale e di distanziamento sociale laddove vi sia il forte rischio di un focolaio epidemico, come osservato nella presente epidemia a Codogno (Lodi) e Vò Euganeo, in cui la costituzione di una “zona rossa” ha contribuito in modo importante al contenimento dell’infezione. Se invece l’immunità acquisita spontaneamente a conseguenza della presente epidemia si mostrerà sufficientemente alta il monitoraggio dovrà focalizzarsi nel valutare le caratteristiche generali di questa immunità nel tempo prevedendo d’includere il monitoraggio virologico mediante tamponi diagnostici mirati, soprattutto se la presenza di una risposta immunitaria specifica desse segni di attenuazione o d’inefficacia.

LA PROPOSTA: Per tornare gradualmente alla nostra vita di sempre, proponiamo la creazione di una struttura di monitoraggio e risposta flessibile, MRF, dell’infezione da SARS-CoV-2 e della malattia che ne consegue (COVID-19) e, possibilmente, in futuro, di altre epidemie. Questa nuova struttura, con chiare articolazioni regionali, che prevediamo operare sotto il coordinamento di Protezione Civile (PC) e Ministero della Salute (MinSan) ed il supporto tecnico dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), dovrà avere le seguenti caratteristiche generali:

(i) capacità e risorse per poter eseguire un altissimo numero di test (almeno nell’ordine di molte migliaia alla settimana) sia virologici che sierologici nella popolazione generale asintomatica con rapidissime procedure di autorizzazione da parte del Governo centrale e dai singoli governi regionali da utilizzare in caso di segnale di attivazione di nuovi focolai epidemici;

(ii) struttura di sorveglianza centrale potenziata presso l’ISS, che sia responsabile sia dell’analisi dei dati in tempo “quasi-reale” che della loro presentazione da parte del Ministero della Salute, a frequenza regolare direttamente al Governo, al Parlamento e agli organismi sanitari sovranazionali;

(iii) rafforzamento della capacità regionale di sorveglianza epidemiologica sotto forma di centri periferici di monitoraggio a diffusione capillare sul territorio e con messa a punto di sistemi di “epidemic intelligence” che rilevino precocemente ogni segnale di accensione di focolai epidemici;

(iv) potenziamento del networking fra le strutture operative e i professionisti che costituiscono la prima linea di intercettazione e difesa verso SARS-CoV-2/COVID-19 nella fase sintomatica della patologia, promuovendo l’integrazione della rete delle Malattie infettive largamente distribuite nel territorio italiano con quella della Medicina generale e territoriale, in un’ottica hubs&spokes di livello paritario;

(v) mandato legale di proporre in modo tempestivo e possibilmente vincolante provvedimenti flessibili in risposta a segnali di ritorno del virus, tra cui forme di isolamento sociale (sospensione di attività, eventi sportivi, scuole, etc); gestione di infetti e contatti (implementata anche attraverso l’uso di appropriate tecnologie come smartphones, app, etc come già sperimentato a Singapore ed in Corea), potenziamento di specifiche strutture sanitarie;

(vi) condivisione della strategia comunicativa con l’Ordine dei Giornalisti e i maggiori quotidiani a tiratura nazionale, nonché le principali testate radio-televisive pubbliche e private per evitare i danni potenziali sia dell’allarmismo esagerato che della sottovalutazione facilona o addirittura negazionista (utilizzando anche l’esperienza sul campo nel rapporto medico-paziente).

Non sfugge, ovviamente, alla nostra attenzione che un simile ambizioso progetto di struttura di monitoraggio e risposta flessibile (MRF) al rischio di ritorno dell’infezione da SARS-CoV-2 che sia rigorosamente “data-driven” rappresenti un investimento significativo di risorse, necessarie alla sua rapida implementazione nei prossimi quattro-sei mesi (personale, infrastruttura, test, analisi ecc**). Allo stesso modo siamo consapevoli che la creazione di questa struttura “MRF” richiederà la definizione circostanziata di un perimetro normativo entro il quale operare quanto più possibile in armonia e sinergia con le rilevanti entità politiche, amministrative, sanitarie e tecnico-scientifiche, a livello sia nazionale che loco-regionale. Il rafforzamento del sistema sorveglianza-risposta a livello sanitario dovrà essere accompagnato da un piano complessivo di limitazione del rischio di attivazione di focolai epidemici nei luoghi di lavoro e nel sistema educativo scolastico. Tale piano dovrà prevedere una profonda ristrutturazione delle procedure e delle attività che dovranno essere ridisegnate al fine di limitare la diffusione di virus respiratori. Mentre una dettagliata valutazione economica e normativa del corrente progetto esula dallo scopo di questa prima esposizione della proposta, riteniamo tuttavia che questo possa essere un ragionevole percorso, dal punto di vista epidemiologico e virologico, per il ritorno alla normalità durante il forzato periodo di convivenza con il coronavirus che – speriamo – sarà quanto prima interrotto dall’arrivo di un vaccino .

Filippo ANELLI – Presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (FNOMCeO)

Andrea ANTINORI – Direttore UOC Immunodeficienze virali Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani, IRCCS

Italo ANGELILLO – professore ordinario a Napoli e presidente SITI (Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Medicina Pubblica)

Roberto BURIONI – Professore Ordinario, Università Vita e Salute San Raffaele, Milano – Direttore Scientifico, MedicalFacts

Arnaldo CARUSO – Professore Ordinario, Università di Brescia Presidente, Società Italiana di Virologia (SIV)

Massimo CLEMENTI – Professore Ordinario e Preside di Facoltà, Università Vita e Salute San Raffaele, Milano

Andrea COSSARIZZA Professore Ordinario e Vice-Preside di Facoltà, Università di Modena e Reggio Emilia Presidente, International Society for the Advancement of Cytometry (ICAS)

Giuliano GRIGNASCHI – Professore, Università Statale di Milano Presidente, Research for Life (R4L)

Giovanni LEONI – Vice-Presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (FNOMCeO)

Pier Luigi LOPALCO – Professore Ordinario, Università di Pisa – Presidente, Patto Trasversale per la Scienza (PTS)

Alberto OLIVETI – Presidente, Ente Nazionale Previdenza e Assistenza Medici (ENPAM)

Guido POLI – Professore Ordinario, Università Vita e Salute San Raffaele, Milano

Silvestro SCOTTI – Segretario Generale, Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (FIMMG)

Guido SILVESTRI – Professore Ordinario e Direttore del Dipartimento di Patologia, Emory University, AtlantaEditor, The Journal of Virology

Marcello TAVIO – Direttore, Malattie Infettive, Ospedale Torrette di Ancona Presidente Societa’ Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT)

*A questo proposito riteniamo che l’analisi dello status immunologico della popolazione italiana nei confronti di COVID-19 debba essere iniziata il più presto possibile mediante studio sierologici a campione in soggetti asintomatici.

**A questo proposito riteniamo che la succitata struttura “MRF” debba coordinare e supervisionare anche la capacità di produrre e stoccare alte quantità di dispositivi di protezione individuale, in primis mascherine.

“Solo la scienza può vincere ma va aiutata” – La sperimentazione animale ai tempi del Coronavirus

Intervista al Presidente Pier Luigi Lopalco e al socio fondatore Giuliano Grignaschi su Quotidiano Nazionale – Il Giorno

«In Italia, se fai ricerca, devi passare attraverso quattro comitati, aspettare mesi e per giunta pagare una tassa, anche solo per sfiorare un topo in laboratorio». Le parole di Silvio Garattini, presidente del Mario Negri, nell’intervista pubblicata ieri su Quotidiano Nazionale – Il Giorno, hanno sollevato la questione degli ostacoli allo sviluppo di medicinali. Giuliano Grignaschi, biologo responsabile dell’Animal Care all’Università Statale di Milano, è segretario generale di Research4Life, piattaforma che riunisce associazioni di pazienti, centri clinici e istituzioni come Farmindustria, San Raffaele, Airc, Telethon, al fine di conciliare etica e salute.
Dottor Grignaschi, con l’emergenza Coronavirus vorremmo subito farmaci e vaccini. Perché la medicina in Italia si inceppa davanti a un topo?«Perché siamo il Paese che ha introdotto le maggiori difficoltà a promuovere la sperimentazione pre-clinica, tanto che Bruxelles ha messo in mora l’Italia per aver recepito dal 2014 una direttiva sull’impiego di animali a fini scientifici in termini troppo restrittivi, e non poteva».Sacrosanto il rispetto delle cavie, ma migliaia di persone muoiono di polmonite, milioni di sopravvissuti rischiano una fibrosi invalidante. Cosa succede nei laboratori?«Succede che i nostri cervelli vanno all’estero, trovano condizioni migliori e lì restano. La nostra legislazione tutela la protezione degli animali da esperimento, ma senza garantire uguali condizioni operative tra enti che lavorano alle nuove terapie».A cosa serve studiare il modello animale nella Covid-19?«Dobbiamo capire cosa provoca questo virus in un organismo vivente, piuttosto che studiarlo in colture cellulari separate, e soluzioni che portano alla cura. Per i vaccini dobbiamo verificare la sicurezza, le reazioni prima di arrivare all’uomo».La ricerca è paralizzata in Italia dai cavilli?«Il professore Garattini fa presente che il percorso per poter fare anche solo un’iniezione a un singolo animale, passa attraverso valutazioni interminabili. In qualunque momento, come si è visto per una ricerca che ha coinvolto le università di Parma e Torino, puoi essere fermato».Che cosa comportano paletti e obiezioni animalista?«Vede, i ricercatori presentano progetti di largo respiro. Gli altri Paesi non devono sottostare a vincoli e rischi. E questo si ripercuote anche nella nostra corsa al vaccino».

Il commento del Presidente Pierluigi Lopalco:”Diceva Gaber “libertà è partecipazione”. Quando parliamo di ricerca scientifica, però, il termine partecipazione si riferisce ad una ampia comunità di professionisti che per partecipare hanno bisogno non solo di creatività ed ipotesi scientifiche da testaret, ma anche di risorse tecnologiche e finanziarie. Il tema della Libertà di ricerca e quindi strettamente connesso al suo finanziamento. L’emergenza Covid-19 ha mostrato al mondo intero come solo lo sforzo scientifico internazionale possa fermare una minaccia di quelle proporzioni. Il SARS-Cov-2 ha mostrato al mondo intero la debolezza dei sistemi sanitari. Una debolezza, nei confronti di un’ondata pandemica eccezionale, che ha fatto presente ai politici quanto sia difficile prendere decisioni utili a proteggere la salute dei cittadini senza il supporto della scienza. Mai come ora il ragionamento scientifico e le decisioni basate sulla scienza hanno avuto un ruolo centrale nel dibattito politico e nel dominio della opinione pubblica. Quei ’professoroni’ che erano indicati come portatori di un sapere inutile e saccente, sono oggi più ascoltati di quanto non fosse ieri un importante commentatore sportivo. E questo in Italia è tutto dire. L’attenzione politica e mediatica ai temi della scienza legate alla pandemia di Covid-19 comportano il fatto che sia sulla rete che sui media mainstream temi come la progressione logistica di una curva epidemica o la risposta IgM a un’infezione virale siano temi discussi nei talk show serali.

Ma il tema di reale interesse per il progresso scientifico è: passata la bufera, una volta che un gruppo di esperti sia riuscito a levare qualche castagna dal fuoco al decisore politico, riuscirà la ricerca a liberarsi dei pesanti fardelli che ne hanno impedito fino a oggi il pieno sviluppo nel nostro Paese? E, a titolo di esempio, oltre all’annosa questione del finanziamento, ne cito un paio. Il primo, la difficoltà a svolgere ricerche sperimentali di elevata qualità e di respiro internazionale a causa di limiti che altri Paesi europei non hanno, a causa della azione di lobbing da parte di gruppi che in nome di principi etici o filosofici bloccano la sperimentazione su modelli animali o l’utilizzo di cellule staminali. Il secondo, il sistema ingessatissimo di reclutamento nelle università e nei centri di ricerca ancora basato sul principio del concorso pubblico. Allora proviamo a liberare la ricerca in Italia, perché la scienza è l’unica cosa di cui il virus abbia timore”.

Se #iorestoacasa serve a qualcosa?

La risposta è SI.

Cerchiamo di spiegarvi il perché mostrandovi la storia di 2 città lombarde: Lodi e Bergamo.

Lodi, al primo emergere del focolaio, è stata subito messa sotto osservazione, isolati i comuni più colpiti e limitate anche le attività all’interno della provincia (24 febbraio). Da allora si osserva che i casi crescono in modo lineare.

Bergamo è invece stata “lasciata libera” fino al 9 marzo, quando è entrato in vigore il DPCM dell’8 marzo che ha trasformato l’intera Lombardia in zona rossa. In questa città si è assistito ad un aumento esponenziale dei casi, andamento che ha cominciato a modificarsi SOLO dopo 1 settimana dall’entrata in vigore delle norme restrittive.

Quindi? Quindi #restateacasa.
Perché? Perché funziona ed è la cosa migliore che possiate fare: per voi stessi, per i vostri cari, per il sistema sanitario, per la ricerca. Chiaro?

Alcune note

– Nel nostro primo post dedicato al coronavirus
https://www.facebook.com/biotecnologi.italiani/posts/2937477142940602
avevamo già cercato di spiegare quanto ci dice oggi questo grafico, prima che fosse troppo tardi. Andatevelo a rileggere 😉

– Qui trovate tutti i riferimenti normativi citati: http://www.governo.it/it/approfondimento/coronavirus/13968

– La lotta contro il SARS-CoV-2 prosegue ed è ben lungi dall’essere vinta, la vinceremo sulla distanza. Se ne stanno rendendo conto anche gli altri paesi europei che, seppur in ordine sparso, stanno giungendo alle medesime conclusioni, ed azioni, cui è giunto il nostro Paese. L’unione fa (e dà) la forza. Aiutateci a sensibilizzare anche le vostre reti di contatti all’estero.

Abbiamo preparato un’infografica in diverse lingue: usatela! La trovate qui: http://www.biotecnologi.org/blog/ se non la trovate nella lingua che vi serve, facciamola assieme, è importante!

– Nonostante il gran rumore di fondo, la terapia ancora non c’è (l’ultimo dei rumors in ordine di tempo è un messaggio whatsapp attribuito al Prof. Pascale del Galeazzi che ha già smentito con decisione https://www.facebook.com/istituto.ortopedico.galeazzi/)
L’invito è, come già detto, di non alimentare la diffusione non solo del virus, ma anche di notizie non verificate che possono creare false aspettative o allarmismo ingiustificato. La ricerca e la sperimentazione stanno procedendo a pieno regime non solo in Italia, in tutto il mondo, ma hanno bisogno di tempo. Più tempo riusciamo a guadagnare e più vite salviamo.
Come? #restaacasa. Semplice no?

grazie ad ANBI Associazione Nazionale Biotecnologi Italiani e Maddalena Adorno per lo spunto del post.

Buone Notizie ….

… perché ne abbiamo decisamente bisogno. Allora ve ne do alcune, piccole e grandi, per tirarci su il morale almeno un po’.

di Guido Silvestri

1. Oggi è uscito online il nostro ultimo paper su Nature Medicine, rivista scientifica di grande prestigio. Il titolo del lavoro è “CTLA-4 and PD-1 dual blockade induces SIV reactivation without control of rebound after antiretroviral therapy interruption” ed il senior author è il mio ex-allievo, ora in cattedra anche lui alla Emory, il professor Mirko Paiardini da Urbania. E’ un altro studio che aumenta le nostre chance di arrivare presto ad un cura per l’AIDS – il che è importante visto che anche oggi, nel silenzio generale, HIV ha ucciso circa 2.000 persone nel mondo, soprattutto in Africa.

2. Il publisher cinese BEIJING FONGHONG BOOKS, della Phoenix Publishing and Media group, che è una delle dieci case editrici più grandi del mondo, ha ufficialmente acquistato i diritti del mio libro “IL VIRUS BUONO”, che verrà tradotto in cinese standard con pubblicazione entro 18 mesi. Sulla scorta di quanto fatto da Roberto Burioni con il suo libro “Virus: La Grande Sfida”, ho deciso di donare le royalties alla Associazione “CARLO URBANI”, che sostiene la ricerca scientifica biomedica in Italia in memoria del nostro grande collega e conterraneo, morto di SARS nel 2003 a soli 46 anni. 

3. Sul fronte COVID-19, il “MURO di ATLANTA” per ora sta reggendo, anche se è solo l’inizio dell’inizio. Siamo ancora fermi ad un morto, ed il numero dei casi aumenta senza avere per ora i connotati di uno “tsunami” (21 casi il 12 marzo, 42 casi il 13 marzo, 66 casi il 14 marzo, 99 casi il 15 marzo, e 121 casi il 16 marzo). Questo andamento relativamente lento ci da tempo – almeno così speriamo – di prepararci agli inevitabili grandi numeri che ci aspettano nei prossimi giorni. A questo proposito ringrazio i colleghi italiani che mi stanno dando informazioni utili a gestire questa grave situazione.

4. Sul fronte italiano, in cui la lotta rimane durissima, ieri ci sono stati meno morti e meno nuovi casi del giorno precedente, e questo è un piccolo, magari piccolissimo segnale di miglioramento. In questo senso i numeri di domani e dopodomani saranno importantissimi, e spero davvero vivamente che continuino ad andare in quella direzione. Ricordiamoci di ringraziare sempre i grandi professionisti della sanità italiana che stanno lavorando in modo straordinario per limitare i danni di questa pandemia.

5. Sul fronte CIALTRONI, è stato bello vedere come il collega Matteo Bassetti, ordinario di Malattie Infettive a Genova e socio del Patto Trasversale per la Scienza – PTS, abbia immediatamente diffidato Vittorio Sgarbi dall’usare il suo nome quando espone le sue bizzarre teorie sul Coronavirus. Ancora più bello è stato vedere quante persone abbiamo accolto con entusiasmo l’idea di “sfruttare” la pandemia di COVID-19 per far partire un GRANDE RINASCIMENTO SCIENTIFICO dell’Italia, che è il paese di Leonardo e Galileo, Fermi e Marconi, Galvani, Spallanzani, Golgi e mille altri.

6. Dirette Facebook: non siamo riusciti a risolvere il problema, ma stiamo lanciando un canale Youtube da cui dovremmo presto essere in grado di fare dirette. Stay tuned! (le dirette saranno disponibili anche sul nostro sito a seguente indirizzo https://www.pattoperlascienza.it/patto-in-diretta/ ndr.)

Un abbraccio a tutti, e ricordiamoci:

  • sempre CALMA e SANGUE FREDDO
  • sempre ISOLAMENTO e IGIENE PERSONALE
  • sempre PROTEZIONE DI ANZIANI e malati
  • sempre FIDUCIA nella MEDICINA e nella SCIENZA

Associati al Patto

Associati al Patto per la Scienza per far sentire FORTE la tua voce e supportaci come socio ordinario o sostenitore.

Sostieni il Patto nelle iniziative contro le fake news e i ciarlatani e seguici sui nostri canali social.


DIVENTA SOCIO del Patto clicca qui per leggere lo statuto del patto e diventare socio ordinario o sostenitore.


Facebook – la nostra pagina ti aspetta qui

Twitter – i nostri cinguettii sono a questo link

Instagram – le immagini della scienza e il supporto del PTS

Telegram – direttamente sul tuo cellulare le news del Patto – iscriviti qui

YouTube – ti mostra gli eventi del Patto a questo link

Lo studio di Enrico Bucci ed Enzo Marinari sull’evoluzione dell’epidemia da Covid-19

Considerazioni sull’evoluzione in corso dell’epidemia da nuovo coronavirus SARS-COV-2 in Italia.

Enrico M. Bucci – SHRO, Temple University – Philadelphia

Enzo Marinari, Dipartimento di Fisica, Università “La Sapienza” – Roma

Si ringrazia per i preziosi suggerimenti e per la revisione di questo testo il prof. Giorgio Parisi, presidente dell’Accademia Nazionale dei Lincei

INTRODUZIONE

Nel febbraio 2020 è stato identificato nel Nord Italia un focolaio di infezione da coronavirus SARS-COV-2, le cui proporzioni suggeriscono un notevole stato di avanzamento pregresso al momento dell’identificazione del primo paziente (20 febbraio). A partire da tale data è stato rilevato giornalmente un numero sempre crescente di casi di infezione, tanto da superare in dieci giorni il numero di mille soggetti trovati infetti.

La strategia di campionamento dei soggetti da sottoporre a test è stata inizialmente difforme sul territorio nazionale. Il Veneto, ad esempio, ha campionato su base geografica (cerchi concentrici intorno ai comuni della regione e in qualche caso intorno agli ospedali), mentre altre regioni hanno invece campionato soprattutto sulla base della possibilità di infezione connessa alla prossimità con casi già noti. La strategia è stata successivamente trasformata ed unificata, e si è modificata in un campionamento dei soli soggetti sintomatici.

Esiste tuttavia almeno un dato che, per ovvie ragioni, non è affetto dalle differenze di campionamento illustrate, consistente nel numero cumulato di soggetti sottoposti a terapia intensiva. Questo vale anche per il numero di decessi, il quale tuttavia, essendo fortunatamente ancora molto piccolo, è soggetto a maggiori fluttuazioni statistiche nella sua evoluzione giornaliera.

ANALISI

Il numero di morti cumulato ed il numero di pazienti in terapia intensiva cumulato sono stati ottenuti grazie alle comunicazioni della protezione civile che, a far data dal 24 febbraio, hanno aggiornato gli italiani sull’andamento dell’epidemia. L’evoluzione di questi due numeri, a partire dal 24 febbraio, è rappresentata nei due grafici seguenti.

Come è possibile notare nel grafico di destra, dove sull’asse delle ascisse è riportato il numero di giorni trascorso dall’inizio dell’anno, l’evoluzione nel tempo del numero di individui in gravi condizioni è approssimata al meglio da una curva esponenziale, con un tempo di raddoppio vicino ai 2,6 giorni (per confronto, è riportata nel grafico anche una estrapolazione lineare dei dati). Il tempo di raddoppio coincide con il tempo caratteristico dell’andamento esponenziale moltiplicato per il valore log(2), uguale circa a 0.69.

Estendendo in avanti ai prossimi giorni l’estrapolazione esponenziale, che gli indicatori statistici mostrano affidabile (certamente e soltanto su tempi abbastanza brevi), e molto più attendibile di un comportamento lineare o a potenza, si nota come il numero di posti letto richiesti in terapia intensiva cresca rapidissimamente nella prima settimana di marzo, configurando una situazione di ovvia crisi per le strutture sanitarie del territorio, poiché potrebbero essere richiesti almeno 350 posti letti in terapia intensiva entro il 5 marzo (ed ancora di più successivamente).

Analizzando invece retrospettivamente la curva esponenziale ottenuta, si ottiene che i primi casi gravi dovrebbero essere emersi in una data prossima al 10 febbraio, il che, considerando il rapporto fra casi gravi ed infetti e i tempi di evoluzione della sintomatologia dalla infezione, suggerisce che l’epidemia attualmente in corso non può essere iniziata in una data posteriore all’ultima decina di giorni di gennaio (con la possibilità che sia iniziata anche prima, nel caso la rivelazione di casi gravi in località diverse da quelle attualmente monitorate sia sfuggita).

Per analizzare l’evoluzione dei casi gravi e stabilire se sia coerente con quella del totale dei casi ospedalizzati e con quella del totale dei pazienti trovati infetti, è possibile ripetere l’estrapolazione. Con questa analisi si ottengono curve che, a meno di una costante di scala, hanno lo stesso comportamento. In tutti i casi analizzati l’analisi che implica uno sviluppo esponenziale è preferita a una legge a potenza.

Il grafico riportato sopra ha una asse orizzontale in scala lineare e un asse verticale in scala logaritmica. Un andamento esponenziale (exp(a*(t-t0)) risulta quindi, su questo grafico, una linea retta. Come si vede le quattro serie di valori sono tutte pienamente compatibili con un andamento esponenziale dei giorni osservati. Il valore del chi quadro per grado di libertà è sempre di ordine uno, e il tempo di raddoppio risulta, per i quattro casi analizzati, sempre compreso fra 1.9 e 2.6 giorni.

La tendenza osservata per l’Italia può essere confrontata con lo sviluppo epidemico osservato in Corea del Sud, dove la struttura di età della popolazione e il livello di assistenza sanitaria sembrano paragonabili a quelli italiani.

Nel grafico riportato sopra mostriamo un fit esponenziale ai valori del numero di pazienti positivi al virus. I primi due giorni non possono essere inclusi perché cumulano casi dei giorni precedenti. Il fit fatto partendo dal giorno 54 incluso dà risultati molto simili a quello che si ottiene per l’Italia: il chi quadro per grado di libertà è di ordine uno, il tempo di raddoppio di 3,0 giorni, e emerge un ritardo comparabile a quello notato in Italia. Anche qui l’effetto di diffusione del virus va retrodatato in modo adeguato.

Da quel che abbiamo illustrato, in conclusione, è evidente che in Nord Italia è in questo momento in pieno sviluppo una epidemia nella sua iniziale fase di crescita esponenziale, crescita sulla quale non si riflettono ancora gli effetti delle misure di contenimento messe in atto – effetti la cui efficacia potrà essere valutata non prima di una settimana, dati i tempi di incubazione e di sviluppo della carica virale nei soggetti di nuova infezione.

RACCOMANDAZIONI

Contrariamente a quanto ventilato in qualche sede, l’epidemia in corso è ancora nella sua fase iniziale, come sembra evidente dalle considerazioni sopra riportate. Pertanto, lungi dall’abbandonare le misure di mitigazione necessarie, in questo momento è più che mai opportuno proseguire secondo le seguenti raccomandazioni:

  1. Soprattutto in Lombardia, Veneto occidentale ed Emilia-Romagna del nord e soprattutto nelle grandi città come Milano e quelle dove ci sono un numero di casi importanti come ad esempio Savona, il numero medio di possibili contatti potenzialmente produttivi (distanza tra un soggetto infetto ed uno non infetto minore di due metri) deve essere contenuto al minimo. Ciò significa in massima parte diminuire la frequenza di tutti i contatti involontari con un gran numero di estranei: a questo proposito si è giustamente sottolineato il ruolo del telelavoro, della diminuzione degli spostamenti non necessari, dell’evitare gli assembramenti, del prolungamento della chiusura delle scuole. Sebbene queste misure non possano, alla lunga, impedire la diffusione del contagio, possono ovviamente abbattere il numero di nuovi contagi giornalieri, dando modo di non sovraccaricare il sistema sanitario di pazienti anche gravi. Ampliare dove opportuno l’estensione geografica della zona rossa, e, dove necessario, rendere più prescrittive le indicazioni di quarantena potrebbe, in questo senso, probabilmente salvare delle vite.
  2. L’attuale sistema di rilevazione delle nuove infezioni, che comporta un test PCR locale e la sua conferma a livello centrale, rischia di essere ben presto sovraccaricato, anche restringendo ai soli pazienti sintomatici l’esecuzione del test. Poiché, ai fini della previsione dello sviluppo dell’epidemia, è vitale mantenere un flusso di informazioni diagnostiche di buona qualità, si suggerisce di spostare la conferma di secondo livello da poche sedi centrali alle stesse sedi periferiche, che potrebbero scambiare tra loro i campioni da confermare.
  3. La comunicazione ai cittadini deve avere l’obiettivo di spiegare come il rischio individuale di conseguenze serie resti mediamente basso nelle zone più colpite e pressoché nullo nel resto del paese. Tuttavia tale piccolo rischio, moltiplicato per il numero di individui esposti al virus, è rapidamente in grado di saturare le nostre risorse sanitarie, rendendo difficile favorire la guarigione dei casi critici e mettendo a rischio la salute di chi è ricoverato anche per altri motivi. La comunicazione istituzionale e di massa deve quindi richiamare fortemente la responsabilità individuale dei cittadini all’applicare tutte le misure suggerite, ed in primis quella dell’innalzamento di opportune barriere sociali di cui al punto precedente per coloro che si trovano nelle regioni che ospitano focolai accertati e soprattutto nelle grandi città di queste regioni.

COVID19 – comunicato congiunto

Di fronte alla epidemia da COVID-19 ciascuno di noi e’ al lavoro – nel nostro ambito e nelle nostre strutture, in Italia come negli USA — per raggiungere gli stessi obiettivi: prevenire nuovi contagi, monitorare l’epidemia, e curare i malati. Facciamo questo con gli strumenti del metodo scientifico e clinico: ipotesi, esperimenti, studi clinici e/o epidemiologici, ricerca di antivirali e vaccini, analisi dei dati, preparazione, implementazione, evidenza clinica, etc. Ma anche dal punto di vista comunicativo tutti stiamo facendo esattamente la stessa cosa. Cioè cerchiamo di trovare – nel rivolgerci ad un pubblico di non esperti che è spaventato da questa situazione — una giusta e pragmatica via di mezzo tra l’allarmismo che crea solo panico generalizzato e controproducente, e la nonchalance facilona che porta ad essere impreparati di fronte ad una situazione di pericolo.Per questo è importante ribadire che non c’è nessun disaccordo tra scienziati, in quanto le nostre valutazioni ed i nostri obiettivi sono comuni. D’altronde non potrebbe essere altrimenti tra persone che sanno dove iniziano i fatti e dove finiscono le opinioni.

Roberto BURIONI — Professore Ordinario di Microbiologia, Università Vita e Salute San Raffaele Milano, Direttore Scientifico di Medical Facts.

Arnaldo CARUSO — Professore Ordinario di Microbiologia, Università di Brescia, Presidente della Società Italiana di Virologia

Andrea COSSARIZZA — Professore Ordinario di Patologia Generale, Università di Modena, Vice-Presidente del Patto Trasversale per la Scienza

Pier Luigi LOPALCO — Professore Ordinario di Igiene ed Epidemiologia, Università di Pisa, Presidente del Patto Trasversale per la Scienza

Guido SILVESTRI — Professore Ordinario e Direttore del Dipartimento di Patologia e Medicina di Laboratorio, Emory University, Atlanta

La Posizione PTS su COVID19


Il PTS vuole fornire un’informazione il più possibile aderente alle evidenze scientifiche emerse in questi giorni formulando una posizione relativa alla recente diffusione della infezione da nuovo coronavirus, chiamata COVID19.

Questo è stato possibile grazie al lavoro congiunto del prof. Pier Luigi Lopalco (ordinario di Igiene e presidente PTS), del prof. Matteo Bassetti (ordinario Clinica Malattie Infettive e coordinatore Gruppo Vaccini PTS), del prof. Guido Silvestri, del dott. Stefano Zona (medico infettivologo, IoVaccino) e del dott. Stefano Prandoni (pediatra, L’influenza questa sconosciuta)

 1. L’epidemia causata dal nuovo coronavirus, battezzato SARS-CoV-2, è in continuo divenire e così anche le nostre conoscenze in proposito.

 2. Al momento, i dati ufficiali ci inducono a considerare una letalità della COVID19 significativamente inferiore ad infezioni da altri Coronavirus (SARS e MERS).

 3. Il ritmo di crescita, un indice che si chiama R0 e ci dice quante persone possono essere contagiate da un soggetto infetto, è confrontabile con quello di altri virus, come quello influenzale pandemico”

 4.     In questa situazione, riteniamo oltremodo corretto, da parte delle istituzioni sanitarie nazionali e sovranazionali, l’aver messo in atto ogni possibile strategia per la precoce identificazione dei pazienti infetti e il contenimento dell’epidemia. Infatti, indipendentemente dal tasso di letalità, è importante evitare che il nuovo Coronavirus diventi endemico a livello planetario. Occorre tuttavia notare come sarebbe più appropriato un atteggiamento continentale più in sintonia tra i diversi stati europei.

 5.     Il livello elevato di attenzione da parte delle autorità sanitarie non giustifica, tuttavia, l’allarmismo nella popolazione italiana che si è registrato negli ultimi giorni. È invece importante sfruttare questo momento mediatico per istruire la popolazione generale su alcune buone pratiche di igiene che sappiamo già ora essere utili per prevenire la trasmissione di moltissimi patogeni, tra cui anche il SARS-CoV-2:

·   lavaggio delle mani con acqua e sapone o con gel di soluzione alcolica, da eseguire più volte al giorno, soprattutto prima di mangiare o di toccarsi naso, bocca e occhi;

·   utilizzo di fazzoletti monouso per coprire bocca e naso quando si tossisce o si starnutisce, gettando immediatamente nel pattume il fazzoletto; in alternativa, coprire bocca e naso con l’incavo del braccio;

·   areare spesso i locali chiusi.

Poiché, come dicevamo, le informazioni e i dati sono in continuo aggiornamento, si invitano i cittadini a non cadere nella trappola della disinformazione e a consultare fonti accreditate. Qui di seguito un elenco di siti istituzionali:

Scienza: tra mito, realtà e fake news

Nel novembre scorso la Federazione Nazionale Infermieri (FNOPI), che raccoglie oltre 450.000 infermieri di tutta Italia, ha aderito al Patto Trasversale per la Scienza tramite la presidente Barbara Mangiacavalli – https://bit.ly/3bG0Ewx

Il prof. Guido Silvestri è stato intervistato da Danilo Di Lorenzo per la rivista FNOPI – https://bit.ly/31YSH10

A seguire l’intervista:

Professore, abbiamo appreso da alcuni articoli pubblicati sulla prestigiosa rivista “Nature” della scoperta fatta dal team di ricercatori da lei guidato e che aprirà una nuova era nella lotta all’HIV. Può spiegarci meglio di cosa si tratta e quali saranno i prossimi passi della ricerca?

“Sono due articoli in cui descriviamo la scoperta di nuovi metodi per costringere il virus HIV ad uscire allo scoperto, cioè dalla fase di latenza. Oggi un soggetto con infezione da HIV trattato con farmaci antiretrovirali (ART) non puo’ dirsi “guarito” perché il virus torna a replicarsi non appena i farmaci vengono interrotti. Questa persistenza è dovuta a cellule con infezione latente che persistono nonostante le terapie (il cosiddetto reservoir). Si tratta di conoscenze importanti perché aumentano la nostra abilità di far emergere il virus dalla latenza, il che è un presupposto fondamentale per guarire l’AIDS. Fatto questo, l’obiettivo finale è di eliminare le cellule con virus riattivato usando meccanismi immunitari come anticorpi e cellule killer, una cosa non facile ma certamente possibile.

Insomma, un messaggio di cauto ottimismo per le persone HIV positive.”Lei è considerato tra i massimi esperti a livello mondiale nello studio dell’infezione da HIV. Siamo nel 2020, quali sono le stime del fenomeno e quale trend ha presentato negli ultimi anni in termini di mortalità ed incidenza?

“Mortalità ed incidenza dell’infezione sono in lieve ma costante calo, anche se rimane tantissimo da fare. Basti pensare che si parla cosi tanto del nuovo Coronavirus, eppure questa epidemia finora (al 10 febbraio) ha fatto circa 900 morti, cioè quanti ne fa HIV ogni 8 ore, ma da oltre 30 anni.”In queste ultime settimane il dibattito mediatico è focalizzato sull’epidemia causata dal Coronavirus.

In Europa l’allarme è reale oppure si tratta di allarmismo infondato?

“Innanzitutto diciamo che in situazioni come queste dobbiamo sentirci fortunati di avere la scienza moderna a nostra disposizione, perché è la scienza che ci ha permesso di identificare il virus nel giro di pochi giorni e che ci permette sia di monitorare l’epidemia che di studiare il comportamento del virus in grande dettaglio (i.e., sviluppo di mutazioni genetiche, etc) in modo tale da ottimizzare al più presto diagnosi e terapia dell’infezione. Poi naturalmente quando si ha a che fare con un nuovo virus bisogna prepararsi allo scenario peggiore e mettere in atto tutte le misure epidemiologiche per evitare nuovi contagi. Per questo credo sia importante prendere tutti i dovuti provvedimenti dal punto di vista medico ed epidemiologico, però controllando gli allarmismi, ed evitando reazioni di panico generalizzate.” Sull’origine di questa epidemia ne abbiamo lette di ogni tipo ed i complottisti sul web hanno dato spazio alle loro teorie, se cosi possiamo definirle: Armi batteriologiche, virus creato in laboratorio. Mark Twain sosteneva che “ Una bugia fa in tempo a fare mezzo il giro del mondo prima che la verità riesca a mettersi le scarpe”, allora cerchiamo di bruciare i tempi.

Professore dove sta la verità sull’origine di questa infezione?

“E’ un virus passato all’uomo dai pipistrelli. L’ipotesi di un virus “creato” in laboratorio è una fesseria galattica. Tra l’altro, se si volesse fare la guerra virologica ci sono tanti altri virus molto più pericolosi di 2019-nCoV…”I ricercatori dello Spallanzani sono riusciti ad isolare il DNA virale, nonostante la ricerca in Italia non sia finanziata a sufficienza ed i ricercatori lavorino spesso in condizioni di precarietà.

Quale consiglio si sente di dare alla nostra classe politica ed ai ricercatori?

“Di investire sulla scienza e di proteggerla sia dalle interferenze della politica che dalle fandonie dei ciarlatani. Bisogna costantemente ricordare al pubblico ed ai politici cosa facciamo e perché lo facciamo. La nostra missione è quella di aumentare le conoscenze per poter lenire le sofferenze dell’umanità e dare un futuro migliore e più sano ai nostri figli.”

Vaccini, obbligo o raccomandazioni? Qual è secondo lei la strada giusta da seguire?

“Discorso complesso. Obbligo e raccomandazione hanno pro e contro, e forse sono misure che di volta in volta si adattano meglio a specifiche situazioni. L’approccio basato sulla raccomandazione funziona benissimo nei paesi del Nord Europa, dove l’obbligo vaccinale non esiste e le coperture sono altissime. Ma forse in Italia c’era bisogno di una “spinta” in più…”

Tra le notizie circolate sui media e non supportate da evidenze scientifiche possiamo annoverare senz’altro la correlazione tra vaccinazioni e autismo. Da dove nasce questa fake news?

“Da un articolaccio fraudolento di un ex-medico inglese che voleva speculare su questa falsa correlazione per vendere una sua “cura” contro il morbillo. L’articolo fu poi ritrattato dalla rivista e il medico radiato dall’ordine. Purtroppo è una leggenda nera dura da estirpare.”

Nell’immaginario collettivo i virus vengono ritenuti dei nemici subdoli e pericolosi, eppure lei ha intitolato il suo ultimo libro “Il virus buono”. Come ce lo spiega? Può farci qualche esempio di virus “amico” dell’uomo?

“Il titolo un po’ provocatorio (“Il virus buono”, editore Rizzoli, ndr) nasce dalla osservazione che la maggior parte dei virus che vivono nel nostro ambiente e perfino nel nostro corpo non causano alcuna malattia. Sono virus che nel corso del tempo si sono adattati a convivere con l’organismo umano. La cosa più interessante è che in alcuni casi questi virus sono addirittura utili alla nostra esistenza. L’esempio più eclatante è quello di alcuni retrovirus endogeni che sono necessari per la funzione di organi come la placenta, che è assolutamente necessaria per lo sviluppo del feto nell’utero materno.”

Professore lei è, insieme al Prof. Burioni, il promotore del “Patto trasversale per la scienza”. Qual è la finalità principale di questa lodevole iniziativa?

“L’obiettivo principale del Patto Trasversale per la Scienza (PTS) è portare le evidenze scientifiche alla base delle scelte legislative e di governo di tutti i partiti politici, trasversalmente. L’associazione si propone anche di essere un mezzo operativo e una cassa di risonanza per tutti i cittadini che vogliono combattere bufale e fake news in ambito medico-scientifico, così come i ciarlatani e gli pseudomedici. Tutto questo per promuovere la cultura della scienza e il metodo scientifico attraverso programmi formativi e divulgativi in ambito scolastico, sanitario e mediatico.”