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La condivisione dei dati come soluzione nelle emergenze

di Guido Sampaolo

Lo scorso autunno sul territorio di Senigallia, mentre la sanità era ancora impegnata a combattere l’emergenza Covid-19, si è abbattuta una disastrosa alluvione, assurta alle cronache per la devastazione e le morti che ha provocato. Pubblichiamo il resoconto del Dottor Daniel Fiacchini e Colleghi sulla vicenda. Non si tratta di una semplice cronistoria di un disastro, pur scritta con la penna dell’igienista: questo articolo è paradigmatico per le analogie tra eventi differenti, come la pandemia e fenomeni geologici, climatici o dovuti alla mano dell’uomo.

Questi eventi, almeno in parte prevedibili, hanno prodotto effetti pressoché identici sui “sistemi di difesa” (il SSN, la Protezione Civile, le Istituzioni etc.), con le variazioni di scala (globale/locale) e di tempo (acuto/cronico). Non ci sono sostanziali differenze tra le modalità di presentazione di una catastrofe, determinata da una malattia infettiva, piuttosto che da un evento naturale. I “sistemi di difesa” (il SSN, la Protezione Civile etc.), benché evoluti ed organizzati, vengono di norma presi di sorpresa da eventi che potrebbero essere mitigati, se in precedenza si fosse pensato a come affrontarli.

La stretta collaborazione tra i diversi dipartimenti della complessa macchina sanitaria permette di identificare in anticipo i soggetti a rischio. Nel caso di Senigallia la condivisione dei dati tra Servizio di Igiene, Medicina Generale e Protezione Civile ha permesso di identificare i soggetti non deambulanti residenti nelle abitazioni a rischio di allagamento, che sono stati quindi evacuati in tempo, contenendo il numero delle perdite umane. È evidente l’analogia con la prevenzione vaccinale, prioritariamente rivolta alla popolazione a maggior rischio. 

Qui il resoconto completo

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