HIV/AIDS il PTS mette chiarezza in merito alle ultime evidenze

Il Gruppo HIV/AIDS – coordinato da Guido Poli ed al quale partecipano, tra gli altri, anche i soci fondatori Antonella D’arminio Monforte e Andrea Antinori ha redatto, alla luce dei recenti fatti di cronaca, questo parere riguardo le Infezioni da HIV in laboratorio.

E’ tornato in questi giorni alla ribalta mediatica il caso di una ex-studentessa dell’Università di Padova che ha svolto la propria tesi di laurea in un altro Ateneo in Svizzera dove, con modalità rimaste indefinite, si è infettata con un ceppo di HIV generato artificialmente con tecniche di biologia molecolare operando in un ambiente di biosicurezza di livello 2 (BSL-2) in quanto riteneva di manipolare una variante non infettiva del virus stesso. Il caso, discusso in congressi internazionali e pubblicato su una rivista scientifica importante nel 2016 (1), è tornato alla pubblica attenzione in quanto la giovane vittima ha deciso di fare causa ad entrambi gli atenei di cui sopra e di rendere pubblica la propria situazione di sofferenza e disagio poiché «Abbandonata dalle Università. Nessuna informazione sui rischi…lo faccio per tutti i giovani come me, che consegnano le loro vite nelle mani di chi dovrebbe tutelarle. Perché nessun altro sia costretto ad affrontare il mio calvario», come riportato in un’intervista al Corriere della Sera (2) e ad altri quotidiani.

Come Gruppo PTS dedicato all’infezione da HIV desideriamo intervenire su questa drammatica vicenda per contribuire a fare chiarezza non tanto sulle responsabilità oggettive di quanto accaduto, oggetto di un’indagine dedicata, quanto per ribadire alcune certezze acquisite sul rischio di contrarre l’infezione da HIV ed evitare allarmismi ingiustificati anche se evocati dall’eccezionalità del caso. Prima di entrare nel merito desideriamo però, a nome di tutto il PTS, esprimere solidarietà e affetto alla giovane donna che ha contratto l’infezione in una circostanza in cui non avrebbe dovuto essere esposta a tale rischio.

  1. Il virus HIV, a differenza di altri agenti patogeni (virus della SARS, tubercolosi e molti altri), NON E’ trasmissibile per via aerogena (starnuti, tosse, particelle di saliva disperse in ambienti poco arieggiati). Ciò vale sia per i ceppi virali che circolano nelle diverse aree del mondo sia per i ceppi “artificiali” generati in laboratorio a scopo di ricerca come nel caso in oggetto.
  2. Il virus HIV si trasmette prevalentemente attraverso rapporti sessuali non protetti (essendo il sesso anale la pratica a più alto rischio di trasmissione e quello orale quella a più basso, ma pur sempre presente, rischio), attraverso il sangue infettato o sue componenti, da madre a feto (intra-utero) o a neonato al momento del parto o durante l’allattamento. NON esistono altre modalità di trasmissione del virus!
  3. L’eventuale presenza di lesioni cutanee o mucosali (genitali, orali, intestinali, oculari) facilita grandemente la probabilità d’infezione da HIV.
  4. La prevenzione della trasmissione sessuale di HIV si attua soprattutto con l’uso corretto di un profilattico, come raccomandato dall’OMS, ma è ottenibile oggi anche aderendo alla cosiddetta “PrEP” (profilassi pre-esposizione), ovvero assumendo in modo controllato dall’esperto infettivologo, farmaci prima di un rapporto sessuale con persona sieropositiva. Giova ricordare al riguardo che una persona infettata da HIV, ma aderente alla terapia antiretrovirale di combinazione (cART) e con virus nel sangue (viremia) al di sotto della soglia di rilevamento, NON trasmette il proprio virus nemmeno mediante rapporti sessuali non protetti.
  5. La cART è efficace sia nella prevenzione sia nella cura dell’infezione da ceppi virali circolanti come da ceppi artificiali creati in laboratorio, come nel caso in oggetto. La sua efficacia è dimostrata dal fatto che le persone infettate che la assumono in modo corretto e controllato hanno una speranza di vita di poco inferiore a quella di persone non infettate dello stesso sesso e della stessa età. Ciò ovviamente vale anche per la giovane donna al centro di questa vicenda.
  6. Il fatto che l’infezione da HIV in laboratorio sia stata dimostrata in pochissimi casi al mondo, come in questo caso, nonostante le migliaia di ricercatori che hanno lavorato con questo virus dagli anni ’80 ai giorni nostri, testimonia come la conoscenza e il rispetto delle norme di biosicurezza di livello 3 (camice, doppi guanti, mascherina, protezione oculare, inattivazione chimica e/o al calore di tutto il materiale venuto potenzialmente a contatto con il virus, eliminazione di oggetti taglienti, appuntiti e vetro ed altre misure correlate) sia la migliore garanzia per tutti gli operatori del settore.

Il gruppo HIV del PTS è disponibile a fornire ulteriori chiarimenti a tutti coloro che lo desiderino.

Referenze

  1. A. Soria et al. Occupational HIV infection in a research laboratory with unknown mode of transmission: a case report. Clinical Infectious Diseases 64:810-3, 2017.
  2. G. Viafora. Studentessa infettata dall’HIV in laboratorio durante la tesi: maxi causa a due atenei. Corriere della Sera, 17-12-2019.

Il Patto Trasversale per la Scienza (PTS) e il “Gruppo HIVforum”

Il 10 gennaio scorso è stato reso pubblico il Patto Trasversale per la Scienza (PTS) e il Gruppo HIVforum – quale gruppo di science advocacy attivo online nella lotta contro l’HIV/AIDS e contro le pseudoscienze – era fra i primi firmatari.
L’HIVforum era offline per i grandi lavori di aggiornamento del software che si stanno concludendo in questi giorni, quindi ne abbiamo dato conto solo attraverso Facebook e Twitter. Ora diamo inizio a questo nuovo thread per seguire l’evoluzione di una iniziativa che ci pare ricca di potenzialità.

Il PTS nasce per l’impegno dei professori Guido Silvestri e Roberto Burioni e i primi due nomi che compaiono fra i firmatari sono quelli di Beppe Grillo e Matteo Renzi, a sancire la trasversalità politica del patto e delle richieste che gli aderenti rivolgono alla politica nel suo complesso.
Ad oggi, a soli 20 giorni dalla sua nascita, il PTS conta già circa 5000 firme e molte se ne aggiungono ogni giorno: sono cittadini comuni, medici, operatori sanitari, scienziati prevalentemente in campo biomedico, qualche ricercatore in altri campi delle scienze, politici degli orientamenti più diversi, attivisti pro-scienza. E anche ben tre premi Nobel più uno scienziato che il Nobel non l’ha avuto, ma l’avrebbe senz’altro meritato: il professor Richard J. Roberts, Nobel per la Medicina nel 1993, e il professor Jean-Marie Lehn, Nobel per la Chimica nel 1987 hanno aderito due giorni fa; mentre di ieri è l’adesione dei due scopritori di HIV: la professoressa Françoise Barré-Sinoussi e il professor Robert Gallo (il professor Montagnier, con le sue divagazioni verso l’omeopatia e l’antivaccinismo, dubito potrà riconoscersi nello spirito del PTS …).
Un’altra adesione di peso dei giorni scorsi è quella di uno fra gli scienziati italiani più amati e conosciuti: il professor Silvio Garattini.
Data la provenienza degli ideatori del Patto, nessuno si stupirà a vedere fra i firmatari tanti e tanti medici e ricercatori nel campo dell’HIV/AIDS e in generale della virologia e dell’immunologia. 
Sono tutti nomi che danno molto prestigio al PTS e credo tanti altri si aggiungeranno nei prossimi tempi.

Spero che alle loro si aggiungeranno anche le adesioni di attivisti nella lotta all’HIV/AIDS e di giornalisti e divulgatori scientifici. 
Alcuni paiono al momento assai critici, con ragioni a volte solide, a volte no. Alcuni non hanno apprezzato lo spirito di trasversalità, che permette ad avversari politici di stare inseme con l’obiettivo di rendere concreti i diversi punti del Patto. Alcuni sembrano gravemente sottovalutare il danno che stregoni e ciarlatani infliggono al tessuto sociale e non soltanto ai singoli che si affidano a loro. Alcuni dedicano molte delle loro energie a sparare su chi sta dalla loro stessa parte, discutendo più sugli stili di comunicazione scientifica che sui contenuti, gli obiettivi e i destinatari della stessa. Alcuni gridano allo scientismo di stampo positivistico, che vorrebbe imporre alla politica e alla società un modello di scienza dogmatica e paternalistica, ma vi contrappongono filosofie della scienza che andavano bene 30 o 40 anni fa e oggi un po’ meno, perché ne abbiamo sperimentato gli effetti e ogni giorno vediamo le derive irrazionalistiche che sono inevitabili quando il valore di verità delle affermazioni – scientifiche e non – viene abolito in favore di slogan accattivanti come “le parole sono anarchiche (e quindi posso sostenere quel che mi pare)”. 
Dalla caricatura di “tutto va bene” come metodo della ricerca scientifica e “paradigmi diversi sono incommensurabili”, perché descrivono non lo stesso mondo con parole diverse, ma addirittura mondi diversi costruiti dalle nostre parole – cioè dalla fine della concezione di verità come corrispondenza fra la parola e la cosa – siamo passati a un mondo in cui nulla è vero e tutto dunque diventa verosimile, tutto possibile, tutto indistinguibile: una notte in cui tutte le vacche sono nere e scienza e pseudoscienza si confondono l’una nell’altra, senza possibilità di separare il vero dal falso, il bene dal male.
Molto del problema che oggi chiamiamo “fake news” e che impesta ogni campo della vita sociale e intellettuale del nostro tempo ha origine nello stravolgimento del valore di verità degli asserti fatto da quella vecchia filosofia della scienza e dalle estremizzazioni che il decostruzionismo francese e il post-modernismo ne hanno tratto negli anni ’80 e ’90 del secolo scorso. Fino alla farsa in comic sans dei negazionisti dell’AIDS che si appellano ai filosofi decostruzionisti per stravolgere 30 e passa anni di evidenze scientifiche.

Per alcuni epigoni, che oggi dispensano accuse di scientismo quasi fossero insulti, ma che di fatto sono fra i teorici dell’integrazione di medicina e fuffa in Italia, e promuovono l’omeopatia come ammortizzatore sociale con la stessa sicumera con cui sostenevano Stamina come cura compassionevole, pare che le science wars degli anni ’90 siano passate invano e che la necessità di demarcare fra scienza e pseudoscienza sia un boccone troppo amaro da ingoiare.
Alcuni addirittura hanno costruito fantasiose interpretazioni dietrologiche del PTS, fornendo a no-vax, negazionisti e seguaci delle pseudoscienze stimoli per dare sfogo a paranoie e complottismi (bastino per questo le reazioni dei no-vax al post in cui Grillo, con una stupefacente inversione a U, ha comunicato la sua adesione al PTS).

Forse qualcuno dei critici si ricrederà – la strada del PTS è appena iniziata e penso che ci sarà modo per tutti di capire che i pericoli per la democrazia italiana non vengono di qui.

Fra le molte cose che ho letto in questi giorni relative al PTS, mi ha colpito un’intervista che il professor Andrea Antinori ha rilasciato al Nuovo Corriere di Roma e del Lazio una decina di giorni fa, perché vi ho ritrovato esattamente le motivazioni che ci hanno spinto ad aderire alla proposta di Guido Silvestri appena ci ha mandato il testo del Patto: la grande diffusione in questi anni di posizioni anti-scientifiche che, mettendo in discussione i fondamenti stessi del metodo scientifico e dietro il principio (io più prosaicamente lo definirei paravento) della libertà di pensiero, hanno portato al rifiuto di “presidi e soluzioni sostenuti dall’evidenza scientifica”, ha trovato troppo spesso una sponda e un sostegno da parte di diverse forze politiche. Quello che chiediamo ai politici che sottoscrivono il Patto è di impegnarsi perché questo sostegno da oggi in poi venga meno.
Il PTS ha “un valore fondamentalmente pragmatico”: nasce dal campo biomedico, ma nulla vieta di estenderlo verso altri campi. Perché siamo il Paese di Stamina e della cura Di Bella, ma anche del negazionismo della Xylella che sta devastando la Puglia e dell’agricoltura biodinamica, con i corni di vacca pieni di letame seppelliti quando le energie astrali sono favorevoli. Non c’è nulla di accademico nel chiedere alla politica di smettere di sostenere posizioni pseudo-scientifiche. È invece qualcosa che ha intrinsecamente a vedere con la difesa della democrazia. Chi volesse firmare il Patto Trasversale per la Scienza può mandare la sua adesione attraverso Medicalfacts.it, il sito del professor Burioni, o la pagina Facebook Silvestri & Cossarizza, medici & scienziati.
Oppure lo può fare attraverso il sito Pattoperlascienza.it, che è nato per spiegare il progetto, per ora è in costruzione, ma verrà via via riempito di contenuti.

HivForum