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Innovare investendo in ricerca

PTS – “Sapienza” Università di Roma

16 settembre 2021

Obiettivo del Convegno “Innovare investendo in ricerca”, tenutosi on-line il 16 settembre 2021, è stato valutare i fattori legati all’innovazione nella ricerca e al trasferimento delle conoscenze da essa prodotte al fine d’indicare le strategie da adottare per sostenere la ricerca scientifica in Italia. La ricerca scientifica è infatti l’unica vera forza propulsiva, capace di elevare il Paese verso una crescita culturale, tecnologica, sociale ed economica.

Il Convegno si è aperto con l’intervento di Antonella Polimeni, Rettrice di Sapienza Università di Roma, che ha spiegato quanto sia importante implementare i sistemi integrati di innovazione, in grado di agevolare contaminazione e collaborazione fra Università ed Enti di Ricerca. L’intervento si è poi focalizzato sulla descrizione della necessità di costituzione di infrastrutture stabili, piattaforme per la ricerca avanzata multidisciplinare e creazione di incubatori di impresa.

Fulvio Esposito, rappresentante nel Comitato per lo Spazio Europeo della Ricerca, ha inveceevidenziato l’importanza che una occasione straordinaria come il PNRR diventi una occasione ordinaria e quindi mezzo per creare una tendenza alla crescita dell’investimento in ricerca. Per fare questo è importante investire in dottorati di ricerca, nuovi ricercatori, progetti di sviluppo basati su accordi di programma, con obiettivi, risultati attesi, monitoraggio e rigorosa valutazione ex post.

Elisabetta Cerbai, docente dell’Università di Firenze, ha descritto come in Italia esistano peculiarità qualitative in merito alle caratteristiche del gruppo eterogeneo dei ricercatori. Il primo è l’età, il secondo una spiccata attitudine a modifiche ricorrenti delle modalità di reclutamento e stabilizzazione, il terzo la scarsa presenza femminile in discipline tradizionalmente considerate maschili, una forbice che si allarga con la progressione verso i ruoli più alti. Inoltre, l’ingresso tardivo in posizioni stabili e autonome priva il sistema della capacità ideativa e innovativa più fertile e originale.

Gaetano Di Chiara,già docente dell’Università di Cagliari, ha delineato il delicato ruolo dell’Università nel trasferimento tecnologico (TT) della ricerca.Il TT è nato nelle grandi università americane, grazie allo stretto rapporto tra università e impresa per creare un circolo virtuoso tra ricerca di base e applicata. Il passaggio dall’invenzione all’innovazione è tuttavia un processo ad alto rischio che corrisponde ad una fase in cui la ricerca non è più finanziabile con fondi statali in quanto coperta da brevetto, ma è ancora in uno stadio troppo precoce per essere finanziata da istituzioni private. All’origine di una tecnologia rivoluzionaria c’è sempre un’originale ricerca di base. L’esempio tangibile di questo è il seminale lavoro del periodo 2005-2008 di Karikò e Weissman che descriveva le basi per lo sviluppo dei vaccini a mRNA e poi l’utilizzazione del brevetto di Karikò e Weissman da parte delle aziende biotecnologiche Biontech e Moderna.

E’ quindi necessario guardare al PNRR come a una strategia complessiva che nell’incidere sul tessuto socioeconomico, sulla qualità di formazione pre- e post-universitaria, sul diritto allo studio e all’inclusione, può avere riflessi anche sulla scelta di fare ricerca scientifica in Italia. Si tratta di scegliere se rimanere a traino di paesi capaci di innovazione, o assecondare la vocazione che i ricercatori e le ricercatrici hanno, come dimostrano i numeri, coltivata da una buona o talvolta ottima tradizione educativa, ma che viene spesa oltre frontiera.

Antonio Musarò (Università Sapienza, Roma) e Micaela Morelli (Università di Cagliari)

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