La fiera dell’allarmismo

di Guido Silvestri

Bollettino del 26 aprile 2020

Mi scrive un lettore: “Avvisate anche l’OMS di smetterla di fare allarmismo. Capisco che abbiano da farsi perdonare (e da far dimenticare) la loro precedente sottovalutazione del problema, ma così è troppo.” Il lettore si riferisce al comunicato di ieri dell’OMS (o WHO per noi), con la frase: “There is currently no evidence that people who have recovered from COVID-19 and have antibodies are protected from a second infection.” In italiano: non c’è al momento evidenza che le persone che sono guarite da COVID-19 ed hanno anticorpi sono protette da una seconda infezione. [Il resto del comunicato sono considerazioni generali di virologia ed immunologia che nessuno mette in dubbio] La frase in questione è stata subito ripresa da tutti i media italiani, in base al noto precetto evangelico: “Dacci oggi il nostro PANICO quotidiano”. Perché hai visto mai che le persone potessero invece concentrarsi sul fatto che i ricoveri in terapia intensiva per COVID-19 sono in calo per il tredicesimo giorno consecutivo (da 2.173 a 2.102, mentre il picco è stato a quota 4.068). Oppure sul fatto che il numero dei nuovi contagi in Lombardia è il più basso dal 7 marzo. Non solo.

Da <<non c’è al momento evidenza che le persone che sono guarite da COVID-19 ed hanno anticorpi sono protette da una seconda infezione>>, la frase è diventata <<le persone che sono guarite da COVID-19 ed hanno anticorpi NON sono protette da una seconda infezione>>. Si noti che questa non e’ una semplificazione del concetto, ma un suo completo travisamento. La frase dell’OMS, ci tengo a precisarlo, è formalmente corretta. Come sarebbe corretto dire che non c’è evidenza che l’umanità non sarà sterminata l’anno prossimo da un nuovo virus portato da un meteorite. In realtà l’unico modo per dimostrare “evidenza” di protezione in persone guarite da COVID-19 e con anticorpi sarebbe quello di esporle intenzionalmente al virus e vedere che non si ammalano. Non credo proprio che sia una cosa fattibile. [Tra l’altro, in termini puramente logici, è impossibile provare la proposizione “le persone guarite da COVID-19 e portatrici di anticorpi non possono re-infettarsi”. Come è impossibile provare, per esempio, che i vaccini non causano l’autismo e che io non mangio salamandre vive. O che non esiste la famosa “teiera di Russell” — la trovate su Wikipedia, e scoprirete a chi sta l’onere della prova nel metodo scientifico]

In realtà quello che sappiamo è che nonostante 3 milioni di casi confermati (e sono certamente molti di più) al momento non esiste una sola descrizione di persona che è guarita, ha gli anticorpi IgG nel siero e si riammala (cioè ha una seconda infezione con un virus diverso, non il primo virus che si ri-positivizza come nei casi coreani). Lo stesso, peraltro, vale per SARS-1 e MERS. E dire che le occasioni di riammalarsi non mancherebbero, basta guardare la Lombardia. Questo, ovviamente, non vuol dire che non possa mai succedere – in medicina ed in amore non si deve mai dire mai. Ma si tratterebbe di casi rarissimi. [Aggiunge Roberto Burioni, su questa pagina e con la sua consueta chiarezza, sui soggetti con livelli bassi di anticorpi: “Sono molte le situazioni in cui un basso livello di anticorpi è comunque sufficiente per ostacolare il virus nelle delicate fasi di “establishment” di infezione e la pronta risposta dovuta alla comunque presente memoria immunologica risulta protettiva. Posto che ancora non sappiamo se ci si può reinfettare, fino ad ora TUTTE le infezioni virali respiratorie forniscono un certo grado di protezione. Questo virus ovviamente potrebbe essere il primo a non fornirla, ma sarebbe una notevole eccezione.”]

Insomma, la vera domanda da porsi è: ma alla OMS certi comunicati stampa chi li scrive? Non è che per caso glieli prepara un cugino svizzero di Rocco Casalino – quello che (ve lo ricordate?) teorizzava che ci fosse una strategia “comunicativa” per sostenere al contempo che i vaccini sono sicuri ed efficaci ma anche inutili e tossici. Seriamente, mi aspetterei di meglio da una organizzazione con storia, missione, competenze e personale di OMS. Mi aspetterei meglio di un comunicato alla “pariamoci il culo visti i precedenti”, senza alcuna discussione approfondita dei dati virologici ed immunologici che abbiamo attualmente a disposizione.

Di caos informativo ce n’è abbastanza, di questi tempi, anche senza il carico da undici di OMS.

IL “CASO TARRO” E LA VERIFICA DELLE FONTI

La Siica Immunologia è la Società Italiana di Immunologia Clinica e Allergologia che annovera tra i suoi iscritti alcuni dei migliori ricercatori italiani – http://www.siica.org/ La SIICA non si limita ad organizzare eventi per medici e scienziati ma, con grande merito, anche incontri per cittadini e studenti come l’Univax Day al quale molti nostri soci hanno partecipato in qualità di relatori.La SIICA ha preso, con il comunicato allegato, una posizione netta che condividiamo e che vi invitiamo a leggere qui https://bit.ly/3cOXl5Y “Fellini, oppresso dalla volgarità dei nostri tempi terminò “la voce della luna” con uno splendido “ ci vorrebbe un po’ di silenzio”. Sarebbe il commento più adatto al bailamme mediatico che accompagna il dramma epocale di COVID-19, bailamme che non si è privato della comparsa di Giulio Tarro, scienziato di modestissima caratura, autoproclamatosi candidato al premio Nobel per scoperte ignote alla comunità scientifica, falso esperto che ha ad esempio infilato nella trasmissione “Non è l’arena” una serie di opinioni personali fra sciacallaggio e becero ottimismo. Chi cita le sue opinioni o lo interpella avrebbe il dovere di controllare il suo curriculum scientifico o almeno Wikipedia, dai quali sarebbe venuto a conoscenza che buona parte di quanto abbia detto risulta essere falso in tempi normali, ma “notitiae criminis” nel dramma che il paese vive!Avrebbe appreso che Tarro, pur “allievo” dello scienziato Albert Bruce Sabin (che ha sviluppato uno dei vaccini contro il virus della poliomielite), e con cui ha condiviso quattro lavori scientifici all’inizio degli anni 70, ha pubblicato 68 lavori scientifici, molti dei quali su riviste italiane non “peerreviewed”, con un totale di 447 citazioni e un indice di Hirsch di 10. Questi indici bibliometrici sono appropriati per un ricercatore all’inizio del suo percorso scientifico, non certo per un senior autoproclamatosi candidato al Nobel. Ad esempio molti membri della nostra Società Scientifica hanno decine di migliaia di citazioni nella letteratura scientifica internazionale e indici H superiori a 50 o 100. Con semplici verifiche avrebbe anche appreso che Giulio Tarro, negli anni recenti, ha partecipato solo a quelle che nella letteratura scientifica internazionale sono definite “predatory conferences” e ha ricevuto “predatory prizes”, l’equivalente insomma delle “fake news” in rete. Avrebbe anche appreso che Tarro ha sostenuto cure senza fondamento scientifico. Per questa sua dubbia reputazione e scarsa rigorosità scientifica, già negli anni 80, Giulio Tarro è stato espulso dalla Società Italiana di Immunologia, allora Gruppo di Cooperazione in Immunologia. Il “caso Tarro” è un’occasione per sottolineare ora come non mai, nell’emergenza COVID-19, quanto sia necessario che chi ha la responsabilità della comunicazione nei media verifichi l’affidabilità e correttezza della fonte, la correttezza delle affiliazioni e dei crediti scientifici, a salvaguardia del pubblico, dei pazienti, dei ricercatori e del personale sanitario in prima linea.

Prof. ssa Angela Santoni

Presidente della SIICA a nome della Società

Roma, 23 Aprile 2020″