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L’AGOPUNTURA IN SALA OPERATORIA: UNA PUNGENTE VERITÀ

A seguito delle dichiarazioni del dott. Filippo Bosco circa l’utilizzo dell’agopuntura e dell’omeopatia in sala operatoria ( link all’articolo di Open ), il Gruppo “Frodi Scientifiche e Integrità della Ricerca” – vedi su facebook – ha analizzato le 53 pubblicazioni varie da egli fornite in supporto, trovandole insufficienti o non pertinenti.
Qui il link al lavoro

Il Gruppo, che comprende oltre ad Enrico Bucci anche Raffaele Calogero, Piero Carninci, Rino Conte, Luigi Marchionni, Andrea Grignolio, Angelo Parini e Gianluca Sbardelli, si è dedicato a valutare se l’uso dell’agopuntura in ambito chirurgico o più generalmente clinico abbia qualche supporto, investigando la letteratura in maniera più approfondita ed andando quindi oltre il materiale fornito dal dott. Bosco.

(Per il lavoro completo rimandiamo a questo link )

La divulgazione di quali siano i dati in letteratura appare quanto mai urgente, viste le sempre più frequenti notizie di integrazione in ospedali pubblici di pratiche complementari ed alternative scarsamente supportate, come per esempio avvenuto anche a Bologna, e non solo a Pisa – ove opera il dott. Bosco – ma anche a Torino (Azienda Ospedaliera O.I.R.M. S.Anna, ambulatorio di agopuntura in ginecologia), a Milano (Ospedale Luigi Sacco, II Divisione di malattie infettive), a Roma (Ospedale S.Andrea, Ambulatorio di Agopuntura), a Firenze (ASL 10, Centro Fior di Prugna), a L’Aquila (Servizio di Agopuntura c/o Unità Ospedaliera di Dermatologia – Centro Allergologico AUSL 04) e a Napoli (Ospedale S. Paolo a Cremano) e in chissà quante altre strutture (qui la fonte per queste notizie).

E’ stata quindi esaminata tutta la massa di evidenza clinica disponibile fino al 2019; allo scopo, dunque, sono state considerate le meta-analisi e le review sistematiche (quei lavori che cioè analizzano tutte le fonti primarie, ovvero gli studi clinici pubblicati fino a quel momento) e le meta-reviews (quei lavori cioè che analizzano le fonti secondarie, ovvero le meta-analisi di cui al punto precedente, valutandole nel loro complesso) pubblicate nel 2019.
La ricerca su Pubmed restituisce 29 lavori che soddisfano ai criteri di rappresentare meta-analisi, reviews sistematiche o meta-reviews.

Le condizioni cliniche in cui si sperimenta l’agopuntura sono piuttosto eterogenee, ad indicare come la sperimentazione proceda a tutto campo, alla ricerca di indicazioni e definizioni applicative precise.

D’altronde, possiamo verificare immediatamente alcune fra le pesanti limitazioni identificate dagli stessi autori: la dimensione media degli studi clinici inclusi nel campione considerato, per esempio, è di 99 individui (includenti sia il gruppo trattato che quello di controllo).

Le procedure considerate includono sia l’agopuntura “tradizionale” che l’elettroagopuntura, e i protocolli di trattamenti sono estremamente eterogenei circa tempi e durata dell’applicazione dell’agopuntura, sede di applicazione del trattamento, numero di trattamenti e misura dell’effetto del trattamento.

Molto spesso, l’agopuntura è somministrata in aggiunta ai normali trattamenti, e l’effetto misurato consiste in una diminuzione di effetti negativi o di dose farmacologica dei farmaci somministrati in aggiunta; ma non vi è il controllo costituito da un gruppo cui, senza l’agopuntura, si diminuisca la dose dei farmaci, per verificare se, semplicemente, la dose usualmente utilizzata possa essere leggermente diminuita, senza grosse complicazioni.

I controlli (quando ci sono) sono spessissimo inappropriati, consistendo a volte nell’applicazione di aghi a caso (ed in questo caso, si rileva persino talvolta che l’applicazione degli aghi a caso ha lo stesso effetto dell’applicazione eseguita seguendo i dettami pseudoscientifici dell’agopuntura tradizionale) ed altre volte in un trattamento farmacologico tradizionale, rendendo quindi impossibile la procedura in cieco.

Sulla base di queste osservazioni, la gran maggioranza degli autori, pur favorevole all’agopuntura, non può che concludere che, pur in presenza di apparenti benefici clinici dell’agopuntura (deformati dalla scarsa qualità degli studi), sono necessari studi più ampi, meglio disegnati e meglio controllati, prima di poter verificare se e come l’agopuntura dia un qualche beneficio; il che equivale allo stato ad ammettere che non vi è nessuna indicazione solida circa tali effetti clinici.

Conclusioni.
In generale, la revisione della letteratura disponibile, che copre diverse centinaia di studi clinici primari, conferma la bassa qualità di tali studi e le severe limitazioni che ne affliggono l’interpretazione. Questo risultato è condiviso dagli stessi autori dei 29 articoli esaminati, ed è ulteriormente verificabile andando a studiare i dati richiamati (come in piccola parte si è tentato di fare qui).

L’eventuale trasferimento in clinica dell’agopuntura non appare quindi supportato sufficientemente dall’evidenza scientifica, neppure a voler prendere per buone le conclusioni ottimistiche degli autori favorevoli all’agopuntura, i quali tutti uniformemente indicano la necessità di studi clinici di maggiori dimensioni e con minori bias, necessari per verificare se vi sia alcun effetto oltre al placebo.

Appare dunque prematuro l’arruolamento di pazienti in strutture pubbliche, prima che tali studi siano effettuati.

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