“Solo la scienza può vincere ma va aiutata” – La sperimentazione animale ai tempi del Coronavirus

Intervista al Presidente Pier Luigi Lopalco e al socio fondatore Giuliano Grignaschi su Quotidiano Nazionale – Il Giorno

«In Italia, se fai ricerca, devi passare attraverso quattro comitati, aspettare mesi e per giunta pagare una tassa, anche solo per sfiorare un topo in laboratorio». Le parole di Silvio Garattini, presidente del Mario Negri, nell’intervista pubblicata ieri su Quotidiano Nazionale – Il Giorno, hanno sollevato la questione degli ostacoli allo sviluppo di medicinali. Giuliano Grignaschi, biologo responsabile dell’Animal Care all’Università Statale di Milano, è segretario generale di Research4Life, piattaforma che riunisce associazioni di pazienti, centri clinici e istituzioni come Farmindustria, San Raffaele, Airc, Telethon, al fine di conciliare etica e salute.
Dottor Grignaschi, con l’emergenza Coronavirus vorremmo subito farmaci e vaccini. Perché la medicina in Italia si inceppa davanti a un topo?«Perché siamo il Paese che ha introdotto le maggiori difficoltà a promuovere la sperimentazione pre-clinica, tanto che Bruxelles ha messo in mora l’Italia per aver recepito dal 2014 una direttiva sull’impiego di animali a fini scientifici in termini troppo restrittivi, e non poteva».Sacrosanto il rispetto delle cavie, ma migliaia di persone muoiono di polmonite, milioni di sopravvissuti rischiano una fibrosi invalidante. Cosa succede nei laboratori?«Succede che i nostri cervelli vanno all’estero, trovano condizioni migliori e lì restano. La nostra legislazione tutela la protezione degli animali da esperimento, ma senza garantire uguali condizioni operative tra enti che lavorano alle nuove terapie».A cosa serve studiare il modello animale nella Covid-19?«Dobbiamo capire cosa provoca questo virus in un organismo vivente, piuttosto che studiarlo in colture cellulari separate, e soluzioni che portano alla cura. Per i vaccini dobbiamo verificare la sicurezza, le reazioni prima di arrivare all’uomo».La ricerca è paralizzata in Italia dai cavilli?«Il professore Garattini fa presente che il percorso per poter fare anche solo un’iniezione a un singolo animale, passa attraverso valutazioni interminabili. In qualunque momento, come si è visto per una ricerca che ha coinvolto le università di Parma e Torino, puoi essere fermato».Che cosa comportano paletti e obiezioni animalista?«Vede, i ricercatori presentano progetti di largo respiro. Gli altri Paesi non devono sottostare a vincoli e rischi. E questo si ripercuote anche nella nostra corsa al vaccino».

Il commento del Presidente Pierluigi Lopalco:”Diceva Gaber “libertà è partecipazione”. Quando parliamo di ricerca scientifica, però, il termine partecipazione si riferisce ad una ampia comunità di professionisti che per partecipare hanno bisogno non solo di creatività ed ipotesi scientifiche da testaret, ma anche di risorse tecnologiche e finanziarie. Il tema della Libertà di ricerca e quindi strettamente connesso al suo finanziamento. L’emergenza Covid-19 ha mostrato al mondo intero come solo lo sforzo scientifico internazionale possa fermare una minaccia di quelle proporzioni. Il SARS-Cov-2 ha mostrato al mondo intero la debolezza dei sistemi sanitari. Una debolezza, nei confronti di un’ondata pandemica eccezionale, che ha fatto presente ai politici quanto sia difficile prendere decisioni utili a proteggere la salute dei cittadini senza il supporto della scienza. Mai come ora il ragionamento scientifico e le decisioni basate sulla scienza hanno avuto un ruolo centrale nel dibattito politico e nel dominio della opinione pubblica. Quei ’professoroni’ che erano indicati come portatori di un sapere inutile e saccente, sono oggi più ascoltati di quanto non fosse ieri un importante commentatore sportivo. E questo in Italia è tutto dire. L’attenzione politica e mediatica ai temi della scienza legate alla pandemia di Covid-19 comportano il fatto che sia sulla rete che sui media mainstream temi come la progressione logistica di una curva epidemica o la risposta IgM a un’infezione virale siano temi discussi nei talk show serali.

Ma il tema di reale interesse per il progresso scientifico è: passata la bufera, una volta che un gruppo di esperti sia riuscito a levare qualche castagna dal fuoco al decisore politico, riuscirà la ricerca a liberarsi dei pesanti fardelli che ne hanno impedito fino a oggi il pieno sviluppo nel nostro Paese? E, a titolo di esempio, oltre all’annosa questione del finanziamento, ne cito un paio. Il primo, la difficoltà a svolgere ricerche sperimentali di elevata qualità e di respiro internazionale a causa di limiti che altri Paesi europei non hanno, a causa della azione di lobbing da parte di gruppi che in nome di principi etici o filosofici bloccano la sperimentazione su modelli animali o l’utilizzo di cellule staminali. Il secondo, il sistema ingessatissimo di reclutamento nelle università e nei centri di ricerca ancora basato sul principio del concorso pubblico. Allora proviamo a liberare la ricerca in Italia, perché la scienza è l’unica cosa di cui il virus abbia timore”.