coordinatore: prof. Roberto Caminiti
Roberto Caminiti si è laureato in Medicina e Chirurgia nel 1973 ed è stato post-doctoral fellow presso l’Institut d’Anatomie, Université de Lausanne (1978-1979) e Howell-Cannon foreign scholar presso il Department of Physiology, The Johns Hopkins University, Baltimore (1980-1985).
Professore ordinario di Fisiologia nel 1993 all’Università degli Studi di Roma SAPIENZA, è stato Coordinatore del Dottorato di Ricerca in Neurofisiologia e Direttore della Scuola di Dottorato in Neuroscienze dello stesso Ateneo. Dal 2018 è collaboratore scientifico presso il Neuroscience and Behaviour Laboratory dell’Istituto Italiano di Tecnologia, Roma.
I suoi interessi di ricerca riguardano lo studio dell’organizzazione anatomica e funzionale della corteccia cerebrale, con particolare riferimento al ruolo dei sistemi parieto-frontali nei processi cognitivo-motori di ordine elevato nei primati non umani.
E’ stato membro del Board of Scientists di Human Frontiers Science Program Organization (1999-2000), Chair dell’European Neuroscience Schools Programme (2008-2010) supportato della Federation of the European Nuroscience Society (FENS), International Brain Research Organization (IBRO), Society for Neuroscience (SfN) and Hertie Foundation. Ha organizzato numerose scuole di neuroscienze in Europa ed Africa.
Per quanto concerne gli aspetti etico-scientifici della sperimentazione animale e della comunicazione della scienza, ha fondato ed è stato Chair (2010-2014) del Committee on Animals in Research (CARE) della FENS e della Società Italiana di Fisiologia (SIF, 2013), Foreign member del Public Education and Communication Committe (PECC 2016-2019) della SfN. E’ autore di numerosi articoli di natura divulgativa sui temi della sperimentazione animale e della trasparenza nella ricerca scientifica.
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Lo scopo del gruppo consiste nel fornire all’opinione pubblica gli strumenti per comprendere il ruolo della sperimentazione animale nella ricerca biomedica di base e applicata, confutando le principali fake news in circolazione su questo argomento e promuovendo un’informazione corretta e rispettosa delle sensibilità e posizioni che necessariamente devono esistere su un tema tanto delicato e complesso quanto importante per il progresso scientifico.
Purtroppo, con l’avvento dei social media il tema della sperimentazione animale è stato oggetto di una monopolizzazione da parte di diversi movimenti animalisti promotori dell’antispecismo, ossia l’idea che non debba sussistere alcuna differenza nei diritti assegnati tra uomini e animali. A volte questa idea è portata avanti in maniera del tutto scorretta, squalificando l’utilità della sperimentazione animale in ambito scientifico. I gruppi antispecisti da decenni sono impegnati assiduamente in una campagna spesso diffamatoria nei confronti della sperimentazione animale, definita “vivisezione” per alludere alla pratica di incidere e sezionare animali vivi arrecando sofferenze e dolore senza alcuna finalità terapeutica. Tutto ciò è vietato in Italia: sin dal 1986 già tre leggi, la più recente approvata nel 2014, regolamentano in modo sempre più stringente le procedure sperimentali con animali, al fine di tutelare al massimo il loro benessere. È indubbio che gli animali siano esseri senzienti, e come tali vadano tutelati. Infatti, il loro uso deve essere evitato ogni qual volta esistano valide alternative, ed è ciò che la normativa prevede. Quando il ricorso all’animale è necessario, è obbligatorio utilizzarne il minor numero possibile. Le sofferenze a cui potrebbero andare incontro gli animali utilizzati devono essere ridotte al minimo e comunque “sono vietate le procedure che non prevedono anestesia o analgesia, qualora esse causino dolore intenso a seguito di gravi lesioni all’animale” (Art. 14 Dlgs. 26/2014). La tutela del benessere degli animali utilizzati nella sperimentazione è al centro della legislazione nazionale ed europea, che ha integrato il contributo degli stessi gruppi animalisti. Ciò che incarna l’idea di “vivisezione” dunque, non esiste più da tempo.
La sperimentazione animale è ben altro. È falso che gli animali siano tanto diversi dall’uomo da rendere inutile il ricorso all’animale come modello, infatti molti farmaci per uso umano sono usati in medicina veterinaria. È falso che la sperimentazione animale sia inutile o dannosa per l’uomo: è invece un fatto che successi di valore trasversale per la medicina umana e animale come anestetici, vaccini e antibiotici sono stati testati, sviluppati, e poi impiegati per trattare gli animali prima ancora dell’uomo. Non possiamo prevedere a quali e quante scoperte dovremmo rinunciare se scegliessimo di abbandonare l’uso degli animali nella ricerca.
La mancanza di ragioni sufficienti per abbandonare il modello animale porta spesso i fautori dell’antispecismo ad esprimersi con toni duri e irrazionali, facendo leva sull’emotività delle persone e fomentando così, più o meno direttamente, odio e disprezzo contro chi rappresenta questa parte essenziale della ricerca biomedica.
In tempi anche recenti, degli estremisti animalisti sono arrivati persino a minacciare, pedinare e insultare i ricercatori operando di fatto una grave e profonda discriminazione contro una sola specie: quella umana.
L’opinione pubblica deve avere la possibilità di servirsi di competenza, tecnologia e progresso. Ma molto spesso ignora che gran parte di ciò che medici, veterinari e professionisti della salute sanno e mettono in pratica deriva dalla sperimentazione animale, così come certi professionisti.