L’attuazione dei contratti di ricerca (CDR), introdotti dalla legge n. 79 del 29 giugno 2022, in sostituzione degli assegni di ricerca, e pensati dal legislatore come una forma di “rapporto di lavoro pienamente subordinato”, ha mostrato sin da subito una serie di criticità che rischiano di compromettere l’efficacia stessa della riforma.
La rigidità e l’impostazione contrattuale del CDR limita di molto non solo l’intraprendenza culturale e la libertà di ricerca del ricercatore, ma anche l’ingresso a tantissimi giovani nel mondo del lavoro del comparto della ricerca. I CDR sono infatti banditi su specifici progetti di ricerca, impediscono ai contrattisti di poter svolgere altre ricerche anche in collaborazione o di sottomettere un proprio progetto di ricerca, privando i giovani di ogni autonomia progettuale, i quali diventano di fatto dei semplici esecutori. I CDR escludono inoltre la possibilità di fare didattica, lasciando solo alla discrezionalità degli atenei l’autorizzazione di attivare un incarico. Tutto questo impoverisce la qualità del curriculum e l’attività esperienziale dei giovani ricercatori, che sono invece elementi valoriali per concorrere alle posizioni di tenure track (RTT).
La conseguenza, quindi, della disponibilità del solo CDR è la perdita di circa il 50% del personale che entra nella ricerca dopo il dottorato; circa 9000 giovani costretti, per decreto, a scomparire dal panorama della ricerca pubblica in Italia. Questo genera e alimenta un paradosso tutto italiano: formare per espellere.
L’accesso ai CDR è, inoltre, subordinato all’ottenimento del titolo di dottore di ricerca, escludendo di fatto dal mondo della ricerca i neolaureati. Ancora più preoccupante è l’impossibilità dei vincitori delle borse europee Marie Skłodowska-Curie Actions (Msca), fra i più prestigiosi finanziamenti della Commissione Europea, di stipulare un adeguato contratto di lavoro, con il rischio concreto di dover rinunciare ai circa 85 milioni di euro di finanziamenti. Un danno per i tanti giovani brillanti e per l’immagine dell’Italia.
Il PTS sollecita la politica ad individuare strumenti più flessibili, con le dovute e fondamentali tutele in materia fiscale e previdenziale, e aggiuntivi al CDR, di accesso al mondo del lavoro nei vari campi della ricerca. In questo contesto l’emendamento proposto dal senatore Mario Occhiuto, e sottoscritto dalla senatrice Elena Cattaneo, garantirebbe il superamento delle oggettive criticità del CDR, consentendo a tanti giovani di continuare la propria formazione.