COSA ASPETTA IL NOSTRO PAESE PER DOTARSI DEGLI ANTICORPI MONOCLONALI ANTI COVID-19?

Gli anticorpi monoclonali sono in grado di diminuire significativamente il numero dei pazienti Covid-19 da ospedalizzare. Essi inoltre diminuiscono la probabilità di gravi complicanze ed hanno un costo non sproporzionato. In estrema sintesi, se somministrati nelle prime fasi della malattia a soggetti anziani e/o a grave rischio potrebbero essere molto efficaci.

Vi sono, certo, problematiche logistiche, dovute in particolare alla necessità di somministrazione endovenosa sotto stretto controllo medico. Nulla, tuttavia, che non possa essere affrontato e risolto, soprattutto a fronte della buona efficacia sin qui dimostrata nei test clinici (per quanto ancora con risultati non definitivi).

Secondo notizie di stampa, l’Italia avrebbe avuto la possibilità di ricevere gratuitamente 10.000 dosi dell’anticorpo monoclonale prodotto dalla Lilly per condurre una sperimentazione clinica di tipo pragmatico. Tale possibilità, tuttavia, non sarebbe stata raccolta e utilizzata. Inoltre, il medesimo anticorpo, già utilizzato negli USA, è stato approvato per l’uso di emergenza da altri Paesi europei, ma non ancora dall’Italia. Oggi, pertanto, questa promettente terapia – utile proprio per i pazienti più a rischio – non è disponibile nel nostro Paese.

Sorprendentemente, non è stata ancora fornita una spiegazione soddisfacente delle scelte italiane in questa materia. Chiediamo dunque – nell’interesse dell’intera opinione pubblica – un urgente chiarimento da parte di AIFA e del Ministero della Salute.

UNDICI DOMANDE SUI VACCINI PER COVID-19

e undici risposte del gruppo “malattie infettive, vaccini e terapie avanzate” del PTS

Il documento che condividiamo con Voi è dato dalle risposte che la Scienza può dare oggi alle più comuni domande sulle future vaccinazioni contro la covid-19.
E’ il primo lavoro del neonato Gruppo Operativo “Malattie Infettive, Vaccini e Terapie avanzate”, nato dall’unione del gruppo HIV e di quello Vaccin
i, coordinato da Antonella Viola

Come è possibile che il vaccino sia sicuro se è stato prodotto in tempi così rapidi?

Le ragioni sono molte. Prima di tutto c’è un tema di risorse: maggiori le risorse più rapidi i tempi. Nel caso di questa emergenza mondiale, le risorse investite sono state ingenti. Non va poi dimenticato che siamo in piena pandemia e questo facilita la ricerca perché non bisogna aspettare anni per avere un certo numero di infezioni spontanee; validare un vaccino per un virus poco diffuso richiede tempi lunghi per la rarità dell’infezione. Nel caso di una pandemia, purtroppo ci sono molte persone che si infettano e quindi i tempi sono molto brevi. Altra ragione: gli approcci utilizzati per i nuovi vaccini, che consentono tempi di produzione estremamente rapidi, sono noti da anni e già ampiamente sperimentati nei laboratori. Infine, si è optato per un processo di “rolling review” cioè di analisi dei dati in tempo reale, senza aspettare la conclusione degli studi. Quindi c’è stato un drastico tagli dei tempi morti.

Ho sentito che si tratta di un vaccino genetico: modificherà il mio DNA? E che effetti collaterali avrà?

I due vaccini in attesa di autorizzazione, quello di Pfizer e Moderna, sono costituiti di una molecola di RNA messaggero (mRNA), avvolta in un guscio di lipidi. L’mRNA – una sequenza di lettere che ci permette di produrre la proteina Spike, la chiave utilizzata dal virus per entrare nel nostro corpo – non entra nel nucleo delle nostre cellule e quindi non può in alcun modo modificare il nostro DNA. Inoltre, esso viene rapidamente degradato e quindi la sua azione è di brevissima durata. La proteina Spike sarà riconosciuta come estranea dal sistema immunitario che, a sua volta, produrrà anticorpi neutralizzanti in grado di bloccare il coronavirus.

Per quanto riguarda gli effetti collaterali, gli studi di fase 2/3 della Pfizer hanno identificato le reazioni avverse causate dalla somministrazione del vaccino, confrontandole con quella del placebo.

Queste le reazioni più comuni con la percentuale di soggetti coinvolti (per i numeri precisi e l’elenco completo sono disponibili i dati pubblicati). I dati si riferiscono a pazienti tra 18 e 55 anni. Nei pazienti over 55, i sintomi sono più lievi.

– Dolore nel sito di iniezione: lieve 70%; moderato 16%; severo 0,3%;

– Febbre (da 38°C): 3,7% alla prima dose e 15,8 % alla seconda dose;

– Mal di testa: severo 3% alla seconda dose.

– Dolori muscolari: 2% alla seconda dose.

Ci sono stati poi casi singoli di infiammazione temporanea del nervo facciale, linfoadenopatia e danno alla spalla che potrebbero anche essere associati alla vaccinazione ma non è dimostrato che sia così. In tutti i casi, effetti temporanei. Non ci sono ragioni di immaginare effetti che si manifestino a distanza di mesi o anni, anche se il monitoraggio dei soggetti vaccinati continuerà nel tempo.

Durante le sperimentazioni non sono state riscontrate reazioni allergiche. Tuttavia, nel corso della vaccinazione nel Regno Unito, due pazienti con storia di anafilassi (grave reazione allergica che coinvolge tutto il corpo) hanno sviluppato una forte reazione allergica al vaccino. Normalmente, in risposta ai vaccini comuni, questo tipo di reazioni sono possibili ma molto rare. Per il momento quindi si continua a vaccinare ma si escludono i soggetti che hanno avuto in passato episodi di anafilassi (reazioni allergiche molto gravi ai farmaci).

E per quanto riguarda la sua composizione? Cosa c’è dentro oltre all’RNA messaggero?

Il vaccino ha una composizione molto semplice: mRNA, lipidi (grassi), sali, saccarosio e acqua. Nello specifico, ecco la lista di ingredienti.

mRNA: altamente puro e prodotto in provetta senza l’uso di cellule.

Lipidi: (4-hydroxybutyl)azanediyl)bis(hexane-6,1-diyl)bis(2- hexyldecanoate), 2-[(polyethylene glycol)-2000]-N,N-ditetradecylacetamide, 1,2-distearoyl-sn- glycero-3-phosphocholine e colesterolo: sono grassi che costituiscono l’involucro necessario a inviare l’mRNA nelle nostre cellule.

Sali: cloruro di potassio, cloruro di sodio, diidrogeno fosfato di potassio, sodio fosfato bibasico diidrato

Saccarosio: zucchero

Acqua

Tra questi ingredienti è possibile che il PEG (2-[(polyethylene glycol)-2000]-N,N-ditetradecylacetamide) sia responsabile delle reazioni allergiche riscontrate nei due soggetti vaccinati in UK, anche se non lo sappiamo con certezza.

Quanto durerà la protezione data dal vaccino? Dovremo ripeterlo ogni anno?

Non lo sappiamo, per avere queste risposte bisognerà aspettare.

Chi ha avuto la COVID-19 si dovrà vaccinare? Sarà il caso di fare un dosaggio degli anticorpi?

Ad oggi non sappiamo quanto duri la protezione del sistema immunitario dopo l’infezione da SARS-CoV-2, ed è probabile che non ci sia una risposta univoca, ma che vari da persona a persona. Sappiamo che gli anticorpi protettivi scompaiono nel giro di pochi mesi e che, in alcuni casi, non si sviluppano affatto. E sappiamo anche che esistono casi di seconde infezioni. Per tutti questi motivi, è bene continuare ad essere attenti anche dopo aver superato l’infezione ed è consigliabile fare la vaccinazione. Non sarà necessario fare un dosaggio degli anticorpi: se anche abbiamo anticorpi in circolo non succede nulla in seguito alla vaccinazione, sarà come fare un richiamo (un po’ come per l’antitetanica per esempio, o come il vaccino HPV nelle donne che sono già entrate in contatto col virus).

Pur con queste informazioni, probabilmente, nelle fasi iniziali della campagna vaccinale, chi è già stato infettato (ed appartiene ai gruppi a maggior rischio da cui iniziare) non verrà vaccinato.  E’ possibile che sia meno urgente vaccinare chi gode del periodo di immunità, pur se breve e non totale, e che quindi sia ritenuto più utile destinare le dosi di vaccino a chi è completamente senza alcuna protezione.

Soffro di una malattia autoimmune e non mi sono mai vaccinato contro l’influenza: potrò vaccinarmi contro la COVID-19?

Questa domanda, che ricevo almeno 5 volte al giorno, mi spiazza sempre. Perché ai pazienti con malattie autoimmuni, spesso controllate o senza sintomi da anni, non si consiglia la vaccinazione antiinfluenzale andando contro le attuali linee guida (EULAR 2019)? La vaccinazione con virus inattivati è consigliata anche ai soggetti affetti da malattie autoimmuni. Per quanto riguarda il nuovo vaccino Pfizer, non sappiamo nulla del suo effetto su questa categoria di pazienti. Quello che però sappiamo è che le infezioni sono una causa importante di malattie autoimmuni.

Il vaccino sarà disponibile per bambini e adolescenti?

Per ora no. Non ci sono sperimentazioni effettuate e concluse su questi gruppi di popolazione. Prima si procederà con l’approvazione dei vaccini negli adulti e poi si inizierà a valutarne efficacia e sicurezza nella popolazione pediatrica. Difficilmente avremo dei risultati prima dell’estate. 

Le donne in gravidanza potranno vaccinarsi?

In questa prima fase no. Nessuna delle tre aziende in dirittura di arrivo per fornire vaccini contro il nuovo coronavirus ha arruolato donne in gravidanza negli studi clinici. Vedremo in futuro se ci saranno studi, per questi o altri vaccini, che prenderanno in considerazione la gravidanza.

Quali sono le differenze tra i vari vaccini in fase 3?

I vaccini in fase 3 avanzata sono 10, di cui 4 basati su Adenovirus, 2 su mRNA, 3 su virus inattivato ed 1 su componente virale (proteina Spike)

– Vaccini con Adenovirus:

1) CanSino Biologics – in collaborazione con l’Istituto di Biologia dell’Accademia delle Scienze Mediche Militari della Cina – basato su adenovirus Ad5. Vaccino approvato in Cina per uso limitato.

2) Gamaleya Research Institute, parte del Ministero della Salute russo. È una combinazione di due adenovirus, Ad5 e Ad26. Vaccino chiamato Sputnik e già in uso in Russia.

3) Beth Israel Deaconess Medical Center di Boston in collaborazione con Johnson & Johnson basato su Adenovirus 26(Ad26).

4) AstraZeneca con l’Università di Oxford basato su un adenovirus degli scimpanzé chiamato ChAdOx1.

-Vaccini con mRNA:

1)MODERNA, azienda americana (Cambridge, Massachusetts) in collaborazione con il National Institutes of Health (finanziamenti del governo USA).

2)BioNTech, azienda tedesca in collaborazione con Pfizer (USA) e FosunPharma (cinese). Approvato in UK.

-Vaccini con virus inattivato:

1)Sinovac Biotech (azienda privata cinese) ha realizzato un vaccino con virus inattivato cresciuto su cellule VERO. Approvato in Cina per uso limitato.

2)Sinopharm (azienda statale cinese) ha prodotto 2 vaccini basati su virus inattivato: uno realizzato da Wuhan Institute of Biological Products ed uno realizzato da Beijing Institute of Biological Products.. Vaccino approvato in Cina per uso limitato.

– Vaccino con proteina spike ricombinante:

NOVAVAX.

Proteina Spike inserita in nanoparticelle, con adiuvante.

Potrò scegliere quale vaccino utilizzare?

In linea di massima no. Come per altre campagne vaccinali, il vaccino finale fornito al cittadino è scelto in base alle forniture decise dalle indicazioni su base nazionale. Peraltro, in questa prima fase, il vaccino che arriverà in Italia, è solo uno (Pfizer-BioNTech). Varie fasce della popolazione saranno vaccinate solo quando saranno approvati anche altri vaccini al momento in sperimentazione.

Se le vaccinazioni inizieranno a gennaio, potremo fare a meno di mascherina e distanziamento?

Per adesso no. In questa prima fase, se il vaccino arriverà davvero a gennaio, saranno vaccinati gli operatori sanitari. Poi si passerà alle persone che vivono e lavorano nelle RSA. Solo in seguito si procederà in base a età (dai più anziani in giù) e rischio per patologie croniche. Ma prima che ci sia una buona copertura vaccinale serviranno ancora molti mesi.


 

Lettera al Direttore de: Il Fatto Quotidiano

Caro Direttore Marco Travaglio,

            assistiamo preoccupati da alcuni giorni alla scelta del Suo giornale, come quella di altre testate, di raccontare il tema della sperimentazione animale come una posizione controversa nella comunità scientifica. Non vi può essere, infatti, dubbio alcuno, che i test su animali hanno dato un contributo fondamentale e imprescindibile allo sviluppo dei vaccini contro Covid-19. Non potrebbe essere altrimenti, peraltro, poiché la sperimentazione animale è obbligatoria nella fase pre-clinica dello sviluppo di farmaci e vaccini. Il giorno 13 dicembre, il Suo giornale pubblicava una lettera del presidente della Lega Antivivisezione, Gianluca Felicetti, indirizzata al Ministro della Salute, Roberto Speranza, con la richiesta di rendere attuativi in Italia i divieti alla sperimentazione animale su sostanze d’abuso e xenotrapianti, sperimentazioni regolarmente condotte nel resto d’Europa e del mondo.

Ovviamente, un grande giornale nazionale come IL FATTO QUOTIDIANO deve essere luogo di espressione libera e plurale, in cui le opinioni diverse trovano spazio. Però, e qui sta il punto, le opinioni vanno separate dai fatti e la par condicio delle opinioni non può trasformarsi nel disconoscimento di dati di realtà e prove scientifiche consolidate. In altre parole, la par condicio non esiste e non può esistere per la scienza. Alimentare una rappresentazione di conflittualità scientifica e presentare come equivalenti le posizioni della comunità scientifica e quelle di associazioni prive di ogni competenza e cultura della scienza, non ha nulla a che vedere con la libertà di espressione, ma mette a rischio due diritti costituzionali, quelli alla salute e alla ricerca scientifica. Nessuno penserebbe di usare una par condicio delle opinioni rispetto a chi nega la forza di gravità in fisica, o l’esistenza di campi di sterminio in storia. Per quale ragione allora, in ambito biomedico si dovrebbe dare voce a invenzioni “negazioniste” prive di riscontro, elevandole a opinioni legittime?

Questi i fatti.

L’intera comunità scientifica si è espressa unanimemente sulla indispensabilità della sperimentazione animale. Non lo affermano singoli ricercatori, ma gli organismi più rappresentativi e prestigiosi. Richiamiamo a titolo di esempio, nell’ordine:

  1. La Direttiva Europea 63/2010, punto di riferimento normativo comunitario in materia di sperimentazione animale, riporta al considerando 10 “l’impiego di animali vivi continua ad essere necessario per tutelare la salute umana e animale e l’ambiente.”
  2. L’Accademia dei Lincei (di cui sono stati soci Galileo Galilei e Quintino Sella), oggi organo consultivo della Presidenza della Repubblica, ha espresso un parere sul tema il 25 maggio u.s. dichiarando che un “aspetto fondamentale ed irrinunciabile [per la ricerca biomedica] è basato sull’uso sperimentale di animali, necessari come modelli per il progresso delle conoscenze e per lo sviluppo di interventi medici e terapeutici.”
  3. La conferenza dei Rettori di tutte le Università italiane (CRUI), in un documento del 27 novembre u.s. dall’eloquente titolo “Documento per affermare la centralità della ricerca e della sperimentazione animale”, afferma, tra altre considerazioni, “La sperimentazione animale rientra tra i metodi e mezzi necessari per arrivare a terapie efficaci e sicure. L’uso di animali è infatti previsto nell’ultima fase della sperimentazione che precede le prove di farmaci e terapie sull’uomo, la così detta “ricerca preclinica” ed è indispensabile nella ricerca di base, in particolare nel campo degli studi sul cervello e le sue patologie.”.

In conclusione, noi, Patto Trasversale per la Scienza (PTS), riteniamo che sia del tutto legittimo rifiutare per motivi etici la sperimentazione animale, ma a condizione di non ingannare i cittadini e i lettori affermando che “le alternative esistono già”. L’unica alternativa reale è rinunciare a future terapie e togliere ogni speranza di guarigione a quei pazienti per i quali non esista già un trattamento efficace, oppure, come possibilità estrema, testare direttamente sull’uomo potenziali farmaci o vaccini. Entrambe le scelte avrebbero implicazioni etiche inaccettabili.

Ritenevamo, a torto, che chiunque fosse stato curato come contro diverse delle malattie, ed in questo anno difficile contro Covid-19, avesse già compreso che ogni singola terapia che gli ha permesso di guarire e vivere, o evitato il peggioramento clinico, è stata ottenuta grazie a studi su modelli animali. Va in questa direzione la proposta di molti scienziati di riportare sulle scatole dei farmaci e nei ‘bugiardini’ la scritta “È stato possibile sviluppare questo farmaco grazie alla sperimentazione animale“. Un monito che renderebbe ancora più stringente il dovere della coerenza etica.

In conclusione, come PTS, ci auguriamo che chi, come Lei, dirige un importante strumento di informazione scelga sempre di offrire ai lettori una comunicazione non solo libera e plurale, ma al contempo, scientificamente accurata e coerente.  A tutela della salute, della comunità tutta e del nostro futuro. 

Questo testo potrà essere liberamente diffuso, dal mittente o dal ricevente.

Cordialmente,

il Consiglio Direttivo del PTS

Prof. Guido Poli (Presidente), Dr.ssa Francesca Ulivi (Vice-Presidente), Prof. Enrico Bucci, Avv. Luciano Butti, Avv. Corrado Canafoglia, Prof.ssa Julia Filingeri, Prof. Andrea Grignolio, Dr. Diego Pavesio, Dr. Luca Pezzullo, Prof. Guido Silvestri, Prof. Marco Tamietto, Prof. Vincenzo Trischitta, Sig. Andrea Uranic, Prof.ssa Antonella Viola

Prof. Roberto Caminiti, Coordinatore, Gruppo Operativo sulla “Sperimentazione Animale”, PTS

Lettera al Direttore de La Stampa

Caro Direttore Massimo Giannini,

assistiamo preoccupati da alcuni giorni alla scelta di alcune testate, tra cui il Suo giornale, di rappresentare il tema della sperimentazione animale come una posizione controversa nella comunità scientifica. L’articolo dell’11 dicembre della Senatrice a Vita, prof.ssa Elena Cattaneo, riprendeva un intervento della stessa Senatrice in Senato, in cui veniva riportata una verità di fatto: i test su animali hanno dato un contributo fondamentale e imprescindibile allo sviluppo dei vaccini contro Covid-19. Non potrebbe essere altrimenti, peraltro, poiché la sperimentazione animale è obbligatoria nella fase pre-clinica di sviluppo di farmaci e vaccini. Il giorno successivo, il Suo giornale pubblicava una lettera del presidente della Lega Antivivisezione, Gianluca Felicetti, indirizzata al Ministro della Salute, Roberto Speranza, con la richiesta di rendere attuativi in Italia i divieti alla sperimentazione animale su sostanze d’abuso e xenotrapianti, sperimentazioni regolarmente condotte nel resto d’Europa e del mondo. Infine, un articolo del 13 dicembre u.s., a firma Fabio Poletti, riprendeva la presunta diatriba “tra ricercatori”.

Ovviamente, un grande giornale nazionale come La Stampa deve essere luogo di espressione libera e plurale, in cui le opinioni diverse trovano spazio. Però, e qui sta il punto, le opinioni vanno separate dai fatti e la par condicio delle opinioni non può trasformarsi nel disconoscimento di dati di realtà e prove scientifiche consolidate. Alimentare una rappresentazione di conflittualità tra ricercatori e presentare come equivalenti le posizioni della comunità scientifica e quelle di associazioni prive di ogni autorevolezza, non ha nulla a che vedere con la libertà di espressione, ma mette a rischio due diritti costituzionali: il diritto alla salute e il diritto alla ricerca scientifica. Nessuno penserebbe oggi di adottare un criterio di par condicio per chi nega la forza di gravità in fisica o l’esistenza di campi di sterminio in storia. Per quale ragione allora, in ambito biomedico si dovrebbe dare voce a invenzioni “negazioniste” prive di riscontro, elevandole a opinioni legittime?

Questi i fatti.

L’intera comunità scientifica si è espressa unanimemente sulla indispensabilità della sperimentazione animale. Non lo affermano singoli ricercatori, ma gli organismi più rappresentativi e prestigiosi. Richiamiamo a titolo di esempio, nell’ordine:

  1. La Direttiva Europea 63/2010, punto di riferimento normativo comunitario in materia di sperimentazione animale, riporta al considerando 10 “l’impiego di animali vivi continua ad essere necessario per tutelare la salute umana e animale e l’ambiente.”
  2. L’Accademia dei Lincei (di cui sono stati soci Galileo Galilei e Quintino Sella), oggi organo consultivo della Presidenza della Repubblica ha espresso un parere sul tema il 25 maggio u.s. dichiarando che un “aspetto fondamentale ed irrinunciabile [per la ricerca biomedica] è basato sull’uso sperimentale di animali, necessari come modelli per il progresso delle conoscenze e per lo sviluppo di interventi medici e terapeutici.”
  3. La conferenza dei Rettori di tutte le Università italiane (CRUI), in un documento del 27 novembre u.s. dall’eloquente titolo “Documento per affermare la centralità della ricerca e della sperimentazione animale”, afferma, tra altre considerazioni, “La sperimentazione animale rientra tra i metodi e mezzi necessari per arrivare a terapie efficaci e sicure. L’uso di animali è infatti previsto nell’ultima fase della sperimentazione che precede le prove di farmaci e terapie sull’uomo, la così detta “ricerca preclinica” ed è indispensabile nella ricerca di base, in particolare nel campo degli studi sul cervello e le sue patologie”.

In conclusione, noi, Patto Trasversale per la Scienza (PTS), riteniamo che sia del tutto legittimo rifiutare per motivi etici la sperimentazione animale, ma a condizione di non ingannare i cittadini e i lettori affermando che “le alternative esistono già”. L’unica alternativa reale è rinunciare a future terapie e togliere ogni speranza di guarigione a quei pazienti per i quali non esista già un trattamento efficace o, come possibilità estrema, testare direttamente sull’uomo potenziali farmaci o vaccini. È evidente che entrambe le scelte avrebbero implicazioni etiche e ricadute sociali inaccettabili.

Desideriamo ribadire che ogni singola terapia o vaccino disponibile oggi è stata ottenuta grazie a precedenti studi su modelli animali. Va in questa direzione la proposta di molti scienziati di riportare sulle scatole dei farmaci e nei ‘bugiardini’ la scritta “È stato possibile sviluppare questo farmaco grazie alla sperimentazione animale“.

In conclusione, come PTS, ci auguriamo che chi come Lei dirige un importante strumento di informazione scelga sempre di offrire ai lettori una comunicazione sì libera e plurale, ma al contempo verificata, accurata e coerente e non necessariamente vincolata al principio dell’”opinione bilanciata”. A tutela della salute, della comunità tutta e del nostro futuro. 

Questo testo potrà essere liberamente diffuso, dal mittente o dal ricevente.

Cordialmente,

il Consiglio Direttivo del PTS

Prof. Guido Poli (Presidente), Dr.ssa Francesca Ulivi (Vice-Presidente), Prof. Enrico Bucci, Avv. Luciano Butti, Avv. Corrado Canafoglia, Prof.ssa Julia Filingeri, Prof. Andrea Grignolio, Dr. Diego Pavesio, Dr. Luca Pezzullo, Prof. Guido Silvestri, Prof. Marco Tamietto, Prof. Vincenzo Trischitta, Sig. Andrea Uranic, Prof.ssa Antonella Viola

Prof. Roberto Caminiti, Coordinatore, Gruppo Operativo sulla “Sperimentazione Animale”, PTS https://www.pattoperlascienza.it/

Sperimentazione animale: lettere dei ricercatori PTS su La Stampa

“Riportiamo le lettere di scienziati e ricercatori del PTS pubblicate da La Stampa di data 13 dicembre 2020 in risposta agli articoli sulla Sperimentazione Animale dei giorni precedenti”

Gentile Direttore, 

le scrivo sia come storico della medicina (Università Vita-Salute S. Raffaele) sia come ex collaboratore de La Stampa (ho lavorato per 3 anni soprattutto per TuttoScienze, questo è il libro che ne è emerso, edito da La Stampa) a proposito della lettera odierna di G. Felicetti (“Salviamo gli animali dalla sperimentazione”) che lei ha voluto ospitare sul suo quotidiano. Vorrei sottoporle alcune riflessioni che mirano ad argomentare perché in certi, pochi, alcuni casi un direttore possa anche rifiutare di dar voce a una opinione senza infrangere alcuna libertà o deontologia. 

Un errore logico studiato e documentato come ricorrente nel giornalismo (anche italiano) quando tratta di aspetti scientifici riguarda la cosiddetta par condicio scientifica. Si tratta di un termine che nella letteratura definisce il forzato bilanciamento dell’informazione (information balance), cioè la scorretta parità di condizioni sul piano della visibilità mediatica e politica assicurata a una teoria ritenuta “controversa”, circostanza che negli ultimi decenni – soprattutto nel nostro paese – ha messo a serio rischio la credibilità delle istituzioni sanitarie italiane.  

In particolare, quando nasce un dibattito scientifico – si pensi non solo alla sperimentazione animale ma anche al cambiamento climatico, all’evoluzionismo o al rapporto tra autismo e vaccini – la politica e i mezzi di informazione tendono ad “ascoltare entrambe le campane”. Tale scenario, pensiamo alle teorie degli antivaccinisti o alle cure “alternative” al cancro, prevede da una parte la comunità di esperti (l’ampia maggioranza se non la totalità degli esperti che si confrontano su dati) e dall’altra comitati e associazioni di parenti dei malati, magari qualche sparuto ricercatore, ma anche cantanti e vip e, com’è ovvio, i diretti interessati: cioè gli inventori della terapia alternativa, privi di prove scientificamente validate ma, in totale conflitto di interesse, ricchi di cure miracolose (spesso) da commercializzare. Stamina è ormai un caso-scuola, che il suo giornale, ai tempi del Direttore Mario Calabresi, fu l’unico (insieme al Sole24ore) a trattare con il metodo e il rigore della scienza sin dal primo giorno, senza mai piegarsi ad alcun (falso) racconto di una realtà (di cura) inesistente. 

Invece, spesso, alimentato da quei mezzi di informazione in cerca di divisione e conflitto, il dibattito cresce, l’opinione pubblica si divide tra chi è pro e chi è contro, e la politica viene chiamata a prendere una decisione, talvolta istituendo commissioni d’indagine. A questo punto, in genere, la logica tracolla e il sistema Paese si incaglia sulle secche della demagogia e dell’irrazionalità. Politica e media, con qualche significativa eccezione, anziché avvalersi ai chili di prove degli esperti della materia cercano e danno spazio a quell’unico strano personaggio o anche ricercatore (dall’altra parte ce ne sono sempre centomila) che è voce fuori dal coro, che non ha prove ma tante parole, ed ecco che cominciano a preoccuparsi della imparzialità o dell’equo bilanciamento delle informazioni che presentano. Il che riecheggia la lettera sulla sperimentazione animale da lei pubblicata su La Stampa. E scatta il noto inganno cognitivo della par condicio, del falso bilanciamento (false balance), del considerare l’informazione (sulla scienza) lo spazio per le opinioni di tutti.  Un fenomeno ben noto e studiato, un tipico bias cognitivo di giornalisti e testate giornalistiche che vediamo spesso in Italia e che emerge quando si presentano punti di vista opposti come uguali – di pari valore, quando invece solo uno è basato su prove scientifiche.  

Se al posto di una terapia o della sperimentazione animale si sceglie il caso del sistema solare il paradosso diventa subito chiaro. Immaginiamo che esca la notizia che un ricercatore ha trovato un metodo innovativo che proverebbe che è il Sole a girare intorno alla Terra, e non viceversa, come vuole invece farci credere la scienza accreditata dalle prove. In fondo – è la tesi della teoria alternativa – l’intuizione dell’uomo e i suoi sentimenti, che si basano sulla diretta osservazione e il buon senso, gli hanno suggerito per millenni che sia il Sole a girare intorno alla Terra. Cosa facciamo in questo caso? Pubblichiamo sui quotidiani articoli che presentano una prospettiva scorretta, perché basata sulle due opinioni a confronto?   

La par condicio non esiste nella scienza: le prove dimostrano che la Terra è sferica e che al centro del nostro sistema planetario c’è il Sole. Si tratta di una teoria corroborata da fatti ripetuti e ripetibili; e dunque chi ritiene che il vaccino trivalente MPR causi l’autismo, chi immagina che vi siano eccipienti o metalli tossici che conducono a malattie neurologiche e chi sospetta che i vaccini combinati come il trivalente o l’esavalente stabiliti dal calendario vaccinale indeboliscano il sistema immunitario, facilitando lo sviluppo di malattie autoimmuni o il cancro, deve dimostrarlo con i fatti e non con opinioni o esperienze personali.  

L’obbligo di basarsi sui fatti dimostrati è forse ciò che più distingue la scienza dalle discipline umanistiche, dove le opinioni hanno importanza maggiore ed è quindi sensato invocare pari condizioni di discussione. Ma anche in questo caso senza mai derogare dalle prove, altrimenti si giunge alla situazione paradossale e inaccettabile in cui, per fare un esempio storico, la dimostrazione dell’esistenza delle camere a gas a cui aderisce il 99,99 per cento degli storici – e basata su enormi quantità di dati tra loro coerenti, e di continuo ricontrollati e aggiornati –, assume pari dignità delle manipolazioni di dati offerte da un piccolo gruppo di negazionisti in cerca di visibilità (Carlo Ginzburg, 2006). Tale idea di relativismo (posizione filosofica che nega l’esistenza di verità oggettive, considerate convenzioni arbitrarie) non è solo teoricamente scorretta, ma anche socialmente dannosa: i dati di realtà non si possono né marginalizzare né rifiutare. 

Invece è proprio alle opinioni, e allo spazio che viene dato loro dai media che ricorrono gli oppositori del metodo della scienza.   

Anche i media hanno il dovere di affrontare l’essenziale differenza tra fatto e opinione. Se è vero che i fatti scientifici hanno diversi livelli di certezza, e che le teorie scientifiche non sono prive di interpretazioni, è vero anche che nella scienza le interpretazioni non sono infinite e soprattutto non sono tutte uguali. Alcune sono vere, alcune hanno bisogno di essere testate, altre sono false e vengono scartate. Dato che le idee non sono tutte vere, non tutti hanno ragione, di conseguenza, specie nelle scelte tese al raggiungimento del bene comune che influenzano la vita politica dei cittadini (terapie mediche, vaccini ecc.), non tutte le posizioni hanno lo stesso diritto di cittadinanza. Nemmeno sulla sperimentazione animale. Chiunque, certo, è libero di esprimere la propria opinione contraria ad essa, e difendere la propria credenza, ma solo le affermazioni  suffragate da dati e prove attendibili secondo standard internazionali, possono essere prese in considerazione nel dibattito pubblico e dai decisori politici. 

Spero di averle offerto alcune argomentazioni che mi spingono a concludere che il buon giornalismo non può dare spazio a chi sostiene irrazionalmente e senza prove, che la sperimentazione animale non è necessaria o che esistono alternative efficaci (a oggi purtroppo ancora non ne esistono) allo sviluppo di terapie, comprese quelle per Covid e per i vaccini. 

Cordiali saluti 

Andrea Grignolio Corsini, Ph.D.
Medical Humanities
International MD Program/Faculty of Medicine & Surgery
Vita-Salute San Raffaele University

—- 

Gentilissimo Direttore,
sono un docente ricercatore del Dipartimento di Neuroscienze ‘Rita Levi Montalcini’ dell’Università di Torino e Le scrivo in riferimento alla lettera che LaStampa, che lei dirige, ha pubblicato oggi a firma di Gianluca Felicetti,
Presidente della LAV, richiedendo al Ministro Speranza di dare parere negativo agli emendamenti sulla Sperimentazione Animale che saranno in votazione nella Commissione Politiche Europee.
Come altri colleghi membri del gruppo Sperimentazione Animale del Patto Trasversale per la Scienza (PTS) siamo dispiaciuti che si sia data voce a chi demonizza tale fondamentale sperimentazione; è superfluo ribadire che tra l’altro siamo in un paese dove chi si occupa di questi temi cruciali per la ricerca (per esempio per lo sviluppo di vaccini) deve faticare quotidianamente per svolgere un lavoro di altissimo livello.
Ho apprezzato molto che il Suo giornale abbia pubblicato a tutta pagina la presa di posizione della Senatrice Cattaneo, e recentemente una lettera del Patto Trasversale per la Scienza (PTS) su questo stesso argomento e a favore di una correzione
di alcuni punti essenziali del D.Lgs n. 26 del 2014. Speriamo che queste correzioni
vengano approvate, perchè in caso contrario la ricerca biomedica Italiana sarebbe messa in estrema difficoltà su molti temi quali i trapianti d’organo e le tossicodipendenze, ma soprattutto le malattie infettive e neurodegenerative, come la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) o la malattia di Alzheimer.
Sottolineo, come saprà certamente, che la sperimentazione animale moderna è già soggetta normative procedurali estremamente stringenti soprattutto sul piano etico al fine di giustificare e minimizzare l’eventuale sofferenza nei soggetti di laboratorio. 

Limitare questa normativa poterebbe a pericolose conseguenze sulla salute e a perdere credibilità internazionale nell’ambito delle ricerche all’avanguardia sulle elencate qui sopra.
Sono, insieme a innumerevoli ricercatori, a disposizione per poter aiutare a comprendere in maniera approfondita questi temi.

La ringrazio per la Sua cortese attenzione

Andrea Calvo

Professore Associato di Neurologia
Centro Regionale Esperto per la Sclerosi Laterale Amiotrofica
Dipartimento di Neuroscienze “Rita Levi Montalcini”
Università degli Studi di Torino
AOU Città della Salute e della Scienza di Torino

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Gentile Direttore

Leggo sempre con grande piacere e interesse il quotidiano da Lei diretto, perché riesce a mantenere equilibrio nella presentazione delle notizie.

Tengo quindi in modo particolare a rappresentarle il mio rammarico nel vedere pubblicato nella prima pagina del Suo quotidiano un articolo del rappresentante della Lega Anti Vivisezione (LAV). Una associazione, che già dal nome è facile comprendere quanto sia mistificatoria: la vivisezione non esiste da decenni in alcun Paese al mondo. Eppure questa associazione continua ad usare questo termine perché suscita sentimenti di raccapriccio nei confronti di chi la praticasse. Il solo fatto di presentarsi con quel termine mistificatorio dovrebbe tenere lontano quotidiani autorevoli e letti dal grande pubblico come il Suo.

Pubblicare poi, in prima pagina, una lettera che esprime solo opinioni, supportate da nessun fatto, mi stupisce ancora di più. Opinioni, peraltro, contrapposte e smentite dalla senatrice e collega Elena Cattaneo, appena espresse in maniera magistrale in un articolo pubblicato dal Suo giornale. Articolo che comunicava informazioni fondamentali in una società che in questo momento sta vivendo un periodo particolarmente difficile, e che valgono moltissimo in quanto il bene di tutti dipende in maniera determinante da comportamenti corretti che i media contribuiscono a diffondere.

Cosa sarebbe successo se sul contagio da HIV, i giornali avessero riportato le “opinioni” di associazioni che ritenevano inutile utilizzare adeguate protezioni? Si sarebbe fatto un pessimo servizio alla società. Oggi si pone un problema analogo. Che segnale si fornisce quando si propongono fantomatiche alternative alla sperimentazione animale in contrasto con lo stesso Ministero della Salute che correttamente dichiara che queste, allo stato attuale, non esistono? Sono affermazioni che ostacolano anche la ricerca su quei vaccini universalmente attesi e condizionano in maniera pericolosa i decisori politici. Ad oggi tutti i farmaci per curare il COVID-19 sono stati studiati e testati preliminarmente su specie animali. Non esiste una terapia se non attraverso questa sperimentazione. Di fatto, nei propri interventi la LAV non è MAI in grado di citare una sola terapia ottenuta in modo alternativo alla sperimentazione animale, ma si limita ad accusare “metodiche del secolo passato”, metodiche che, a tutt’oggi, rimangono l’unico mezzo atto a introdurre le terapie che oggi salvano la vita a tante persone.

Il pluralismo di opinioni non può prescindere da una selezione attenta, per evitare la diffusione di messaggi ingannatori e pericolosi per l’orientamento dell’opinione pubblica. Dare spazio a narrazioni come quelle apparse sulla prima pagina de La Stampa di oggi è molto pericoloso perché con l’autorevolezza del giornale dà credibilità all’idea che la sperimentazione animale sia praticata in modo crudele con conseguenze gravi per l’opinione pubblica e per i decisori politici.
Cordialmente

Micaela Morelli

Prorettore per la Ricerca
Università degli studi di Cagliari

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Gentile Direttore,

leggo con sincero dispiacere la lettera del presidente della Lega Antivivisezione – LAV – al Ministro Speranza riuguardo la sperimentazione animale che il Suo giornale ha pubblicato in prima (e 23a) pagina.

Vorrei sgombrare il campo da equivoci comuni, cui spesso si devia facendo ricorso al “falso bilanciamento” come ragione che giustifica la pubblicazione di opinioni diverse. E’ del tutto ovvio che un giornale debba essere luogo di espressione libera e di pluralismo, e che dunque un lettore debba aspettarsi di leggere articoli e interventi che non condivide. Questo non è in discussione, almeno da parte mia.

Diverso è proporre un intervento “negazionista” e “terrapiattista” come quello di Felicetti, poiché presenta come dati di fatto posizioni palesemente false, degradando ogni conoscenza scientifica consolidata e alimentando una demagogia vuota che in definitiva mette a rischio il diritto alla salute e alla ricerca di cure, influenzando il cittadino e il legislatore che non abbia voglia o strumenti per risalire ai fatti e alle fonti.

Proprio perché sono consapevole che un approccio dogmatico a ogni tema non aiuta il consolidarsi di una pubblica opinione informata e consapevole, mi permetto di segnalare di seguito alcune evidenze fattuali che l’intervento di Felicetti disconosce o altera, e che, a mio parere, meriterebbero un fact checking puntuale; questo a tutela non delle “mie” opinioni, ma del diritto dei cittadini a ricevere un’informazione che distingue fatti scientifici consolidati (quando esistono) da opinioni etiche-politiche.

Ho letto, naturalmente, l’intervento della Senatrice a Vita, prof.ssa Cattaneo, sul Suo giornale e sullo stesso tema. Ribadisco: la questione qui in gioco non è presentare una pluralità di opinioni, ma mettere alcuni punti fermi rispetto ai fatti, recepiti i quali, ciascuno è libero di formarsi l’opinione che desidera. Questo compito, alto e difficile, credo spetti a Lei, Direttore, e ai suoi colleghi. In questo spero, di aver potuto dare un contributo riportando alcuni elementi oggettivi di seguito.

Mi creda, con immutata stima

Marco Tamietto, Prof

Department of Psychology | University of Torino
Nuffield Department of Clinical Neurosciences
University of Oxford | OX1 4AU, UK

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1) “Esperimenti sui vizi dell’uomo”

Le sostanze passibili di abuso in questa categoria non sono solo le “droghe ricreative”. La ricerca sulle sostanze d’abuso infatti è resa obbligatoria per lo studio di ogni nuovo farmaco o molecola che attraversa la barriera che separa sangue e cervello (barriera ematoencefalica) al fine di determinare se questa sostanza, potenzialmente utile per il trattamento di una patologia, produce dipendenze. Esempi comuni sono le benzodiazepine, anti depressivi, ketamina ecc.

2) “Le alternative esistono già”

In una relazione inviata dal Ministero della Salute alle Camere nel luglio 2020 sullo stato dell’arte della ricerca su sostanze d’abuso e xenotrapianti, il Ministero scrive:

“pensare di  sostituire in toto il modello animale con quello non animale (…) sarebbe non solo utopistico, ma, al  momento anche non scientificamente valido; infatti, è fondamentale ricordare che, come nei  modelli in vivo, vi sono dei forti limiti applicativi legati anche all’approccio human-based che devono  essere tenuti in considerazione” (p. 17)

La normativa italiana D.Lgs 26/2014 stabilisce, art. 1 comma 2  sancisce che: “E’ consentito l’utilizzo degli animali  ai  fini  scientifici  o educativi soltanto quando, per ottenere il risultato  ricercato,  non sia  possibile  utilizzare  altro metodo o una strategia di sperimentazione scientificamente valida, ragionevolmente e praticamente applicabile che non implichi l’impiego di animali vivi”.  Questa valutazione viene svolta dall’Istituto Superiore di Sanità, o dal Consiglio Superiore di Sanità (per esperimenti che coinvolgono primati non umani, cani e gatti). Dunque, se esistessero metodi alternativi e certificati in grado di raggiungere gli obiettivi conoscitivi e di cura di un progetto sperimentale, questo, per legge, non potrebbe essere autorizzato.

3) “Continuano a essere autorizzate e finanziate ricerche su animali per ripetitive e infruttuose investigazioni”

Sempre nel D.Lgs 26/2014, art. 31, lettera e), si elencano i criteri che un progetto deve soddisfare per essere autorizzato dal Ministero della Salute, e su cui, come sopra, valuta ISS e CSS “e) effettiva  necessita’  della  ricerca  in   quanto   non costituisce una inutile duplicazione di ricerche precedenti”

4) “Esperimenti…che procurano, ogni anno, dopo atroci sofferenze, la morte…”

Ogni progetto deve essere valutato e approvato rispetto a “tutte  le  possibili  precauzioni  assunte  per  prevenire  o ridurre al minimo il  dolore,  la  sofferenza  e  il  distress  nelle procedure” (art. 31 lettera l)

5) “l’Italia ha numerosi ricercatori che lavorano nel campo dei metodo alternativi ritenendoli maggiormente predittivi”

Sul tema si è recentemente espressa all’unanimità la Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI) “per affermare la centralità della ricerca e della sperimentazione animale”. Si legge, tra l’altro: “La sperimentazione animale rientra tra i metodi e mezzi necessari per arrivare a terapie efficaci e sicure. L’uso di animali è infatti previsto nell’ultima fase della sperimentazione che precede le prove di farmaci e terapie sull’uomo, la così detta “ricerca preclinica” ed è indispensabile nella ricerca di base, in particolare nel campo degli studi sul cervello e le sue patologie. Allego il documento in cui, per altro, la CRUI si esprime direttamente sulla vicenda del progetto LIGHTUP che mi vede direttamente coinvolto.

6) “non rimandare i divieti previsti dal 1 gennaio 2021…darà un segnale di supporto…come fatto in altri Stati dell’EU”

Proprio lo scorretto recepimento da parte del nostro Paese delle normativa europea (Direttiva 63/2010/UE) e l’inclusione di divieti eccedenti rispetto agli altri paesi membri, ha comportato nell’Aprile 2016 l’attivazione da parte della  Commissione dell’UE della procedura di infrazione ex art. 258 TFUE nei confronti dell’Italia, e un detrimento  del diritto connesso alla ricerca scientifica rispetto agli altri Paesi membri (https://eurinfra.politichecomunitarie.it/ElencoAreaLibera.aspx)

7) “Attenzione sull’uso degli animali è sempre più alta e osteggiata”

Sull’attenzione alta e sull’atteggiamento ostruzionistico e violento di alcune associazioni animaliste, posso confermare, avendo ricevuto lettere di minaccia, una con un proiettile, epiteti quali “Menghele” e simili. Quanto alla sensibilità sul tema etico, segnalo la mozione del Comitato Nazionale per la Bioetica (Organo consultivo della Presidenza del Consiglio dei Ministri” in cui si legge (p.4): “Pertanto, come già auspicato dal Comitato Nazionale per la Biosicurezza, le Biotecnologie e le Scienze della Vita, il Comitato invita il Governo a procedere rapidamente ad adeguare il decreto legislativo alla Direttiva europea 2010/63 in materia di protezione di animali a fini scientifici, al fine di rimuovere le cause di una possibile marginalizzazione del sistema di ricerca italiano, già fragile, e in modo da non tradire l’obiettivo di armonizzazione perseguito dalle nuove norme UE

Marco Tamietto, Prof

Department of Psychology | University of Torino
Nuffield Department of Clinical Neurosciences
University of Oxford | OX1 4AU, UK

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Gentile Direttore,
Sono un ricercatore all’International Centre of Genetic Engineering and Biotechnology di Trieste e la ragione per cui Le scrivo è la lettera che il Suo giornale ha pubblicato oggi a firma di Gianluca Felicetti, Presidente della LAV. In questa lettera, il Presidente della LAV rivolge la richiesta al Ministro Speranza di dare parere negativo agli emendamenti sulla Sperimentazione Animale che saranno in votazione nella Commissione Politiche Europee.
Ancora una volta, mi dispiace notare come la sperimentazione animale sia continuamente demonizzata specialmente in un paese dove la ricerca e i suoi addetti hanno sempre fatto fatica ad avere accesso alle strutture e ai finanziamenti necessari per rimanere competitivi in ambito
internazionale.
In seguito alla pubblicazione di questa lettera mi piacerebbe pertanto ribadire, a Lei e i suoi validi Collaboratori, che la sperimentazione animale è un essenziale strumento scientifico nella ricerca biomedica moderna. Non vorrei dilungarmi troppo sull’argomento anche perché il Suo giornale ha recentemente pubblicato una lettera del Patto Trasversale per la Scienza (PTS) su questo stesso argomento e a favore di una correzione di alcuni punti essenziali del D.Lgs n. 26 del 2014. Se queste correzioni non dovessero essere approvate la ricerca biomedica Italiana sarebbe messa in estrema difficoltà su molti temi quali i trapianti d’organo e le tossicodipendenze.
A questo proposito, mi piacerebbe soprattutto ripetere che la sperimentazione animale moderna è già soggetta normative procedurali estremamente stringenti soprattutto sul piano etico al fine di giustificare e minimizzare l’eventuale sofferenza nei soggetti di laboratorio. Ulteriori limitazioni a queste normative non porterebbero a nessun beneficio ma solo al rischio di perdere ricerche all’avanguardia nel panorama scientifico mondiale (un esempio lo stiamo vedendo tuttora con il Progetto LightUp di cui il Suo giornale si è occupato negli anni scorsi).
Nel mondo anglosassone, e adesso in Italia grazie soprattutto al PTS, esiste ampia documentazione a riguardo della necessità di poter accedere alla sperimentazione animale in maniera giustificata e responsabile. Ovviamente, di tutti questi argomenti sarei felicissimo di discuterne con i Suoi collaboratori nel caso Lei volesse approfondire l’argomento
La ringrazio per la Sua cortese attenzione,
Emanuele Buratti
 

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Gentile Direttore,

Le scrivo, in qualità di Neuroscienziata, Professore Ordinario di Fisiologia presso la Sapienza Università di Roma.
Leggo stamane con sorpresa e disappunto la Vostra pubblicazione della lettera di Gianluca Felicetti, Presidente della LAV, con la richiesta rivolta al Ministro Speranza di dare parere negativo agli emendamenti sulla Sperimentazione Animale che saranno in votazione nella Commissione Politiche Europee.

Sappiamo anche che è stata recentemente inviata al Suo giornale  una lettera da parte del Patto Trasversale per la Scienza indirizzata al  Presidente della Repubblica Italiana, al Presidente del Consiglio dei Ministri, ai Ministri della Salute, e dell’Università e della Ricerca, con la preghiera di porgere la loro attenzione sugli stessi emendamenti, tesi a correggere alcune punti essenziali del D.Lgs n. 26 del 2014, che se non approvati metterebbero in seria difficoltà la ricerca biomedica su temi essenziali, quali i trapianti d’organo e le tossicodipendenze.

Come scienziata che con fatica e continuo impegno opera in Italia,  dove la Ricerca Scientifica non costituisce certamente una priorità di investimento, sono addolorata e profondamente delusa nel vedere come un giornale di chiara visione laica e sicuramente non antiscientista, dia voce ad organizzazioni come la LAV, trascurando invece per la sua pubblicazione  una posizione condivisa dalla Conferenza dei Rettori Universitari, dall’Accademia dei Lincei, e da un gran numero di Società Scientifiche, come ad esempio AIRC, Fondazione Veronesi, Istituto Mario Negri, Scuola Normale Superiore.

E’ forse inutile ricordare che la LAV da anni combatte e condanna, seppure senza alcuna autorevolezza e competenza sul piano scientifico, l’operato di gran parte della comunità biomedica. Sappiamo con quale ostinazione essa da sempre discrediti valorosissimi ricercatori le cui preziose competenze sono sostenute da finanziamenti statali ed europei,  soprattutto quando essi si avvalgano della sperimentazione animale. 

Ricordiamo che a tutt’oggi la Sperimentazione Animale è ritenuto unico strumento valido di studio per l’avanzamento delle conoscenza di base dei nostri organi e sistemi, del nostro cervello, allo sviluppo di nuovi farmaci, e di nuovi vaccini (sic!). Essa è sempre stata finalizzata al miglioramento della salute e a quella degli animali stessi (si pensi alla rilevanza di tali ricerche anche in ambito veterinario).

Tali esperimenti è inutile ricordare vengono svolti da ricercatori che hanno alti livelli di formazione, atta a valutare quale sia il metodo più appropriato per raggiungere gli scopi della ricerca. Il loro operato viene valutato da organi preposti e da Comitati Etici, sempre orientati  a valutare in primis il benessere degli animali.

Ci giunge quindi con più forte sorpresa la pubblicazione del Felicetti, dove vengono affermate falsità ( “atroci sofferenze inflitte animali”, “metodi del secolo scorso” e “infruttuose investigazioni”) che gettano discredito nei confronti di chi opera con serietà e dedizione con il fine ultimo del progresso scientifico.

Considerati i tempi in cui viviamo, è bene riflettere se il valorizzare queste posizioni faccia il bene della Comunità nazionale.

Con i miei più sentiti ringraziamenti per la Sua cortese attenzione, Le invio cordiali saluti

Alexandra Battaglia Mayer
Professore Ordinario di Fisiologia
Dipartimento di Fisiologia e Farmacologia
SAPIENZA – Università di Roma

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Gentile Direttore,
come scienziato e lettore abituale del giornale da Lei diretto, sono rimasto colpito e deluso della pubblicazione sulla Stampa di oggi, di un articolo della Lega Antivivisezione (LAV), contenente gravi e non veritiere affermazioni circa l’uso degli animali nella sperimentazione biomedica In Italia. 

E’ ormai qualche decennio che l’intera comunità scientifica italiana contrasta queste posizioni che, se accettate dal modo politico, costituirebbero un sicuro vulnus alla ricerca biomedica di base e translazionale in Italia, quella stessa ricerca che sta consentendo di salvare migliaia di vite e di contrastare l’attuale pandemia.

In qualità di coordinatore del Gruppo operativo sulla Sperimentazione animale del Patto Trasversale della Scienza, la pregherei di consentirci di replicare nel merito, mediante la pubblicazione su Suo giornale della lettera aperta (in allegato) che, assieme ed a nome della comunità scientifica italiana, abbiamo inviato al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro della Salute, ed al Ministro dell’Università e della Ricerca.

Certo che questa richiesta troverà una favorevole accoglienza, Le porgo i miei ringraziamenti ed auguri di buon lavoro.

Cordiali saluti

Roberto Caminiti

Professor of Physiology SAPIENZA University of Rome
Neuroscience and Behaviour Laboratory
Istituto Italiano di Tecnologia (IIT)

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Gentile Direttore,

Leggo con profondo sconcerto la lettera a firma Felicetti pubblicata oggi dal suo giornale.

Mi sembra incredibile che una testata autorevole come la Stampa possa dare ospitalità e risalto ad una lettera aperta al Ministro della Salute che contiene opinioni non avvalorate dai fatti. I fatti sono stati presentati in modo chiaro dallo stesso Ministero della Salute alcuni mesi fa: non esistono metodi alternativi alla sperimentazione animale sui temi discussi (sostanze di abuso). Il documento del Ministero dovrebbe essere noto al suo giornale, che mi immaginavo facesse un accurato fact checking prima di pubblicare.

Trovo peraltro che questo articolo sia particolarmente intempestivo nella contingenza attuale, in cui proprio la sperimentazione animale ha permesso di raccogliere informazioni essenziali alla comprensione dei meccanismi di malattia e allo sviluppo di vaccini contro il Sars-CoV-2.

Considerata l’attenzione che il suo giornale ha sempre posto ai temi scientifici e alle loro implicazioni, sono certo che questo sia solo un piccolo incidente di percorso.

Con i più cordiali saluti

Michele Simonato, MD

Professor of Pharmacology and Toxicology 
Department of Neuroscience and Rehabilitation
University of Ferrara
 

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Gentile Direttore,

Sono uno dei 17 vincitori italiani dell’ultima tornata di ERC Consolidator grant, annunciati mercoledì 9 Dicembre, che – fino a prova contraria – porteranno avanti il loro progetto nel nostro Paese.

Personalmente sono, credo, il terzo ricercatore italiano dal 2007 ad oggi a vincere ben 3 ERC nell’arco di 5 anni. E tutti basati sulla sperimentazione animale: macachi, in particolare.

In effetti, sono anche il responsabile degli esperimenti dell’ormai famigerato progetto LightUp, altro progetto ERC del collega Marco Tamietto dell’Università di Torino: del nostro caso spesso il Suo giornale ha correttamente parlato, della qual cosa non posso che ringraziarLa.

Detto ciò, e anzi a fronte di tutto ciò, Le scrivo non per chiedere spazi, repliche o altro, ma proprio per avere una semplice risposta, se possibile.

Scrivo per capire le ragioni che hanno spinto il Suo giornale, altrimenti a mia memoria giustamente imparziale e corretto nella presentazione dei fatti, a concedere univocamente spazio alla triste lettera di Gianluca Felicetti, pubblicata nell’edizione odierna, e non per esempio alla lettera inviata da Società Scientifiche, CRUI e le principali istituzioni universitarie e della ricerca biomedica del nostro Paese giovedì mattina al Presidente della Repubblica, al Ministro della Salute e al Presidente del Consiglio, sullo stesso tema trattato da Felicetti (e ricevuta anche dal Suo giornale).

Felicetti svilisce una Direttiva Europea che gli stessi gruppi animalisti Europei, di cui LAV fa parte, hanno contribuito a rendere ciò che, giustamente, è oggi.

Rivendica e ribadisce con orgoglio la necessità di ratificare restrizioni eccedenti a quella Direttiva che il nostro Paese ha introdotto, grazie alla stessa LAV, nel 2014, deturpando l’equilibrio della Direttiva stessa e ponendo così l’Italia di fronte all’ennesima procedura di infrazione dell’UE, iniziata nel 2016.

Si rivolge tramite le pagine del Suo giornale al Ministro Speranza, che la scorsa estate ha relazionato in Parlamento sulla mancanza di metodi alternativi ai test su sostanza d’abuso e xenotrapianti.

Produce e utilizza affermazioni vaghe e totalmente infondate, per giunta prive dell’autorevolezza che potrebbe renderle di qualche valore, per lo meno giornalistico.

Francamente, mi pare si tratti di pura, infondata propaganda ideologica.

Se posso, dunque, in virtù degli sforzi che da anni fruttuosamente mi vedono impegnato a beneficio della conoscenza e del progresso scientifico del nostro Paese quale Professore Associato di un Ateneo italiano, le chiedo semplicemente: perché?

Premettendo che questo testo potrà essere liberamente diffuso, dal mittente o dal ricevente, confido in un Suo gentile riscontro e colgo l’occasione per rivolgerLe

i miei più cordiali saluti,

Luca Bonini

Associate Professor of Psychobiology and Physiological Psychology
University of Parma, Dept of Medicine and Surgery

Lettera aperta della comunità scientifica

il PTS ha inviato insieme ad autorevoli istituzioni associazioni e università la lettera aperta promossa da R4L e dall’intera comunità scientifica

Al Presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella

Al Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte

Al Ministro della Salute, Roberto Speranza

Al Ministro dell’Università e della Ricerca, Gaetano Manfredi

Egregi Signori,

ci rivolgiamo a Voi con incredulità e sgomento per la situazione in cui versa la ricerca biomedica italiana, osteggiata e minacciata da gruppi di animalisti che nei mesi scorsi hanno bloccato molti rilevanti progetti di ricerca e oggi, di fatto, i lavori parlamentari.

In questi giorni, infatti, sono stati presentati due emendamenti al disegno di legge di Bilancio per il 2021, tesi a correggere alcune storture presenti nel D.Lgs n. 26 del 2014 che, nel recepire la normativa europea in materia di utilizzo di animali per la sperimentazione, ha introdotto divieti ideologici e antiscientifici che non esistono negli altri Stati membri.

Lo scorretto recepimento ha portato il nostro Paese in procedura d’infrazione e messo i nostri ricercatori in una posizione di svantaggio rispetto ai colleghi dell’Unione europea. Si tratta dei divieti alla sperimentazione su sostanze d’abuso (droghe, alcol, ma anche semplicemente i farmaci che superano la barriera encefalica) e xenotrapianti (trapianti di organi da animali a uomo) che sono ingiustificati e dannosi per il progresso scientifico. Come detto gli emendamenti miravano a portare sul tavolo la discussione sulla possibilità di rimuovere queste storture, aprendo così un dialogo costruttivo con l’Europa che potesse condurre alla chiusura della procedura di infrazione e, allo stesso tempo, riportare i ricercatori italiani nelle stesse condizioni dei colleghi nel resto del mondo. È da notare come questa richiesta sia stata avanzata dall’intera comunità scientifica tramite diversi documenti presentati nel tempo dalla Accademia dei Lincei, dal Comitato Nazionale per la Biosicurezza, le Biotecnologie e le Scienze della Vita (CNBBSV), dal Ministero della Salute e, da ultimo, della Conferenza dei Rettori (CRUI).

Ebbene, il Parlamento italiano non ha ritenuto nemmeno di ammettere alla votazione tali emendamenti che, peraltro, proponevano anche il rifinanziamento di studi su metodologie complementari/alternative alla sperimentazione animale. I metodi complementari sono, infatti, frutto del lavoro di scienziati e ci preme ricordare che, una volta validati, sono ampiamente utilizzati e preferiti agli animali.

Ci appelliamo, quindi, alla Vostra sensibilità ed attenzione perché venga messa la parola fine a questa situazione che danneggia la ricerca, come peraltro ribadito con autorevolezza proprio in questi giorni dalla Senatrice a vita Elena Cattaneo, la quale, intervenendo in Aula al Senato, ha affermato: “157 i candidati vaccini anti Covid, nessuno esisterebbe senza sperimentazione animale. Ne parlo a beneficio di tutti perché nessuno in quest’Aula possa dire: non sapevo, non avevo capito”.

Concludiamo questa lettera aperta, ricordando in quattro sintetici punti perché quella degli scienziati non è una posizione anacronistica, ma una necessità e un diritto:

 • La ricerca scientifica è un valore fondamentale per il progresso sociale, culturale ed economico del nostro Paese. È indispensabile rispettare e sostenerne i fondamenti metodologici. È necessario che la libertà della ricerca, condotta nel rispetto dei principi etici stabiliti dai codici istituzionali, nazionali e internazionali, venga riaffermata come elemento valoriale fondante di una società democratica basata sulla conoscenza.

 • La sperimentazione animale rientra tra i metodi e mezzi necessari per arrivare a terapie efficaci e sicure. L’uso di animali è previsto nell’ultima fase della sperimentazione che precede le prove di farmaci e terapie sull’uomo, la cosiddetta “ricerca preclinica”, ed è indispensabile nella ricerca di base, in particolare nel campo degli studi sul cervello e le sue patologie.

 • In Italia, la ricerca con animali è oggetto di attacchi, anche violenti e diretti a singoli ricercatori, da parte di associazioni animaliste, fondati su affermazioni false e non supportate da alcuna evidenza scientifica. Campagne mediatiche e denunce alla magistratura su attività di ricerca approvate dalle autorità preposte hanno portato, in molti casi, ad una ingiusta pubblica denigrazione di ricerche di valore scientifico e sociale.

 • La peggiore conseguenza di questi divieti antiscientifici è la fuga dei giovani all’estero. Va infatti evidenziato che, sulla base dei progetti European Research Council comunicati ieri, 47 hanno un titolare italiano ma, di questi, ben 30 si svolgono all’estero, dove si trovano tutele e condizioni di lavoro più adeguate.

In calce le firme, oltre a quella di Research4Life che promuove questa iniziativa, di molte tra le maggiori istituzioni scientifiche italiane, tutte unite da un’unica necessità, quella di poter lavorare seriamente e con impegno per il progresso scientifico e la cura delle malattie.

Ringraziando per l’attenzione, porgiamo i nostri migliori saluti.

Assobiotec Associazione Luca Coscioni (ALC) Farmindustria Federazione Italiana Scienze della Vita (FISV) Federazione SPERA-Sperimentare per curare Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro (AIRC) Fondazione Telethon Fondazione Veronesi Gruppo 2003 Gruppo Italiano per lo Studio della Neuromorfologia (G.I.N.S.) IRCCS-Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri (IRFMN-Milano) IRCCS-Ospedale San Raffaele (OSR-Milano) Istituto Luca Coscioni Istituto Nazionale di Genetica Molecolare (INGM-Milano) Patto Trasversale per la Scienza (PTS) Research4Life Scuola Normale Superiore Scuola Universitaria Superiore IUSS di Pavia Società Italiana di Biofisica e Biologia Molecolare (SIBBM) Società Italiana di Biologia Sperimentale (SIBSperimentale) Società Italiana di Embriologia e Ricerca (SIERR) Società Italiana di Farmacologia (SIF) Società Italiana di Fisiologia (SIF) Società Italiana di Fertilità, Sterilità e Medicina della Riproduzione (SIFES MR) Società Italiana di Neuroscienze (SINS) Società Italiana Tossicodipendenze (SITD) Società Italiana di Tossicologia (SITOX) Università degli Studi dell’Aquila Università degli Studi di Cagliari Università degli Studi di Catania Università degli Studi di Ferrara Università degli Studi di Firenze Università Humanitas Università degli Studi di Messina Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia Università degli Studi di Milano Bicocca Università degli Studi di Milano Università degli Studi di Perugia Università degli Studi di Pisa Università del Piemonte Orientale Università degli Studi di Siena Università Vita-Salute San Raffaele Università degli Studi di Torino Università degli Studi di Trento

Il PTS rinnova Direttivo e Vice Presidenza

A SERVIZIO DEI CITTADINI I SUOI ESPERTI CON “PTS PER TE”

Si chiama “PTS per TE” ed è lo strumento digitale con cui il Patto Trasversale per la Scienza (PTS) si mette a disposizione di tutti i cittadini per rispondere in maniera chiara e diretta alle loro domande e dubbi sui temi relativi alla scienza, al metodo scientifico e anche alle paure rispetto a quel che stiamo vivendo.

Con “PTS per TE” ricercatori e specialisti del PTS, con varie competenze, risponderanno in diretta social e digital (Facebook e YouTube) a tutte le domande che chiunque intenda porre. Si tratta di un formato innovativo, che non prevede un “talk-show” tra scienziati o domande dei giornalisti, ma un filo diretto con i cittadini, senza intermediazioni, affinché la ricerca possa dialogare senza filtri e in maniera chiara e comprensibile con tutti gli interessati.

Il formato è stato ideato dalla nuova Vicepresidente del Patto Trasversale per la Scienza, Francesca Ulivi, giornalista e attivista per i diritti dei malati, Direttore Generale della Fondazione Italiana Diabete.

Ulivi, che proviene da una esperienza trentennale in tv, dove ha diretto svariati telegiornali nazionali e aziende dei media, è stata eletta all’unanimità dopo le dimissioni dal direttivo del Prof. Andrea Cossarizza (primo vicepresidente del PTS e successivamente Presidente ad interim dopo le dimissioni del Prof. Lopalco per la propria scelta di candidatura politica), ed è uno dei soci fondatori dell’Associazione, già responsabile della comunicazione e membro del Consiglio Direttivo.

La prima puntata di “PTS per TE” sarà in diretta online sulle pagine Facebook e YouTube del PTS domenica 13 dicembre dalle 18 alle 19.  Sarà dedicata ai “vaccini per la Covid-19” e a rispondere alle domande saranno il Presidente del PTS, Prof. Guido Poli (professore ordinario di patologia generale) e la Professoressa Antonella Viola, recentemente nominata membro del direttivo dell’Associazione.

Antonella Viola è Professoressa Ordinaria di Patologia Generale presso il Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Padova e Direttrice Scientifica dell’Istituto di Ricerca Pediatrica – Fondazione Città della Speranza. Oltre alla sua attività didattica e di ricerca, Antonella Viola è editorialista di alcuni quotidiani e si occupa attivamente di divulgazione scientifica. E’ responsabile del coordinamento del Gruppo Operativo “Malattie infettive, Vaccini e Terapie avanzate”.

Il rinnovato consiglio Direttivo del PTS, oltre ad Antonella Viola, vede l’ingresso di altri tre nomi di assoluto spicco nel panorama scientifico italiano: Enrico Bucci, Marco Tamietto e Vincenzo Trischitta.

Bucci è Adjunct Professor in Biologia dei Sistemi complessi e Direttore del programma di Biologia dei Sistemi Complessi presso lo Sbarro Institute for Cancer Research and Molecular Medicine (Temple University, Philadelphia, US). Noto soprattutto per il suo lavoro nel campo della integrità nella ricerca scientifica e per il suo instancabile apporto alla divulgazione, sia come editorialista, sia in tv e nel digitale. Per il PTS coordina il Gruppo Operativo sull’”integrità scientifica”.

Marco Tamietto è un neuroscienziato, Professore Ordinario di psicobiologia e psicologia fisiologica all’Università di Torino (2017) e Research Fellow all’Università di Tilburg (Paesi Bassi). Ha subito violenti attacchi e minacce di morte dagli animalisti, assieme al Prof. Luca Bonini perché impegnato nel progetto “LightUp” sui macachi, volto a ridare la vista a persone colpite da cecità totale o parziale a seguito di danno cerebrale.

Vincenzo Trischitta èProfessore Ordinario di Endocrinologia presso l’Università degli Studi di Roma “Sapienza” e Direttore del Laboratorio di Ricerca di Diabetologia ed Endocrinologia, presso l’IRCCS Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo (FG), dove coordina ricerche nel settore della genetica e dell’epidemiologia del diabete di tipo 2 e delle sue complicanze croniche. E’ creatore del sito di divulgazione scientifica “FiveHundredWords”. E’ Socio Fondatore del PTS e coordinatore del Gruppo Operativo sulla “Comunicazione con il Pubblico”.

A completare il rinnovato direttivo del PTS un altro membro “laico”, Andrea Uranic referente della gestione tecnica, impiantistica e della logistica per gli insediati dell’Area Science Park di Trieste. E’ il creatore del sito del PTS di cui è anche webmaster e social media manager.

Commenta il Presidente Guido Poli: “prima di tutto desidero ringraziare chi ha lasciato il direttivo in questi mesi per motivi personali o di opportunità politica: Pierluigi Lopalco, Andrea Cossarizza, Roberto Burioni, Giulia Corsini e Maria Santoro. A loro va tutta la nostra gratitudine per l’importante servizio reso all’Associazione nel suo primo anno di vita e, soprattutto, durante la crisi determinata dalla pandemia in corso. Do il benvenuto ai nuovi membri e sono onorato di poter presiedere una associazione con un così alto valore scientifico ed umano all’interno del direttivo e tra i propri soci. Tengo a rimarcare l’elezione unanime della Vice Presidente Francesca Ulivi, figura “laica” rispetto a medici e ricercatori, ma necessaria in una associazione come il PTS che vuole essere trasversale, rappresentare la società civile e soprattutto proteggerla e proteggere i più fragili, quindi i malati, da cialtroni e disinformazione in ambito scientifico. Nella stessa direzione di servizio verso la popolazione, va la nostra nuova iniziativa “PTS per TE”.

COMITATO DIRETTIVO DEL PTS

Presidente: Guido Poli

Vice Presidente: Francesca Ulivi

Segretario: Julia Filingeri

Tesoriere: Diego Pavesio

Membri del direttivo: Guido Silvestri (creatore del PTS), Enrico Bucci, Luciano Butti, Corrado Canafoglia, Andrea Grignolio, Luca Pezzullo, Marco Tamietto, Vincenzo Trischitta, Andrea Uranic, Antonella Viola.

DISCUSSIONE PUBBLICA E DEMOCRATICA SUI CRITERI DI DISTRIBUZIONE DEI VACCINI

Proposta del Patto per la Scienza

I vaccini per Covid-19 sono in dirittura d’arrivo. Quando le autorità regolatorie (EMA, AIFA) auspicabilmente daranno la loro approvazione condizionale, potremo essere certi della loro efficacia e sicurezza. Questa approvazione si basa sui risultati ottenuti nei trial clinici di fase I (sicurezza), II (definizione del dosaggio e primi dati di efficacia) e III (efficacia clinica). Come sempre accade, nei mesi a venire, il processo di monitoraggio da parte delle agenzie regolatorie proseguirà, al fine di valutare gli effetti dei vaccini che potrebbero non essersi verificati durante gli studi clinici, ma che si potrebbero verificare, come eventi rari, vaccinando milioni di persone.

Gli effetti indesiderati riportati fino ad oggi sulle ca. 70.000 persone con i primi vaccini che saranno autorizzati sono di breve durata e si manifestano, in una piccola percentuale di soggetti, con sintomi di lieve entità che vanno dal dolore nel sito di iniezione a mal di testa. In qualche raro caso (2%), però, i soggetti vaccinati hanno manifestato una sintomatologia più severa con febbre, spossatezza e rigonfiamento locale, tutti sintomi regrediti spontaneamente entro due giorni o facilmente controllabili assumendo un farmaco anti-infiammatorio. Anche questa eventualità non deve spaventare o indurre esitazione relativamente a questi vaccini perché è una reazione ben nota (“reattogenicità”) del nostro sistema immunitario alla vaccinazione.

L’approvazione dei vaccini per COVID-19 rappresenta un altro passo fondamentale nel contributo che la ricerca scientifica e tecnologica offre all’umanità, a meno di un anno dalla comparsa di questo nuovo virus pandemico, un evento senza precedenti nella storia dell’umanità.

Diventeranno così immediatamente attuali due questioni molto rilevanti che riguardano la democrazia e i diritti, sulle quali, noi PTS, riteniamo sia opportuno aprire sin d’ora una discussione pubblica e priva di pregiudizi.

La prima riguarda i rapporti tra gli stati ed i popoli del mondo. Si tratta di “dare un senso concreto alla dichiarazione che i vaccini sono un bene pubblico globale” principio sul quale si è recentemente espressa l’Accademia dei Lincei in un documento del 20 novembre 2020, contenente indicazioni preziose anche per il nostro Governo, che si avvia a presiedere il G-20 nel 2021.

La seconda questione riguarda le priorità di distribuzione dei vaccini all’interno di ogni Paese annunciati in Parlamento dal Ministro della Sanità il 2 dicembre: prima operatori sanitari e sociosanitari, poi residenti e tutto il personale delle RSA. Successivamente, nell’ordine, anziani oltre gli 80 anni, persone oltre i 60 anni, categorie impegnate in servizi essenziali. Il Ministro ha tuttavia precisato che potranno esservi adattamenti nella strategia e nei criteri, ad esempio nel caso di focolai epidemici rilevanti in aree specifiche del Paese.

Noi PTS riteniamo che occorra aprire su questo tema una discussione pubblica e che la flessibilità e possibilità di correggere nel corso del tempo i criteri annunciati debba essere seriamente presa in considerazione, anche oltre l’esempio indicato dal Ministro.

Dovrà naturalmente rimanere ferma la priorità assoluta per operatori sanitari e sociosanitari, scelta condivisa con le altre nazioni, che, tra l’altro, consentirà a questi professionisti di agire come ‘testimonial’ pubblici dei vaccini, informando correttamente il pubblico circa i modesti e transitori effetti collaterali sempre possibili per qualsiasi farmaco allo stesso tempo rassicurando sulla loro sicurezza.

Rispetto all’ordine delle categorie successive, informazioni aggiuntive saranno probabilmente fornite dalle ricerche in corso sulla consistenza e sulla durata dell’efficacia dei vaccini approvati, anche in relazione alle specifiche fasce di età. Anche per questo, flessibilità e discussione pubblica saranno importanti. In tale ambito, sarà importante non dimenticare che:

  • esistono persone con meno di 60 anni, ma con importanti patologie, che – anche considerata la lunga aspettativa di vita – dovrebbero poter beneficiare di una significativa priorità di vaccinazione;
  • alcune categorie professionali – ad esempio tutti gli operatori dell’università (e non solo della scuola) – svolgono un servizio fondamentale per il futuro dell’intera nazione, attualmente purtroppo erogato in larga misura solo a distanza.

In conclusione, ci appelliamo al Governo perché criteri e priorità di accesso ai vaccini anti-COVID-19 siano rivisti periodicamente sulla base delle conoscenze scientifiche che andranno rapidamente ad accumularsi rinunciando così a scelte aprioristiche rigide.

Noi PTS siamo disponibili e interessati a dialogare con tutte le parti interessate, politici, amministratori della salute pubblici e privati, e cittadini, per ottimizzare su basi scientifiche la fondamentale opportunità rappresentata dall’imminente disponibilità di uno o più vaccini efficaci nel prevenire il ricovero ospedaliero e, auspicabilmente, la trasmissione dell’infezione nella società.