Il PTS ringrazia il Presidente Mattarella

Eppure è accaduto in questi anni che la scienza fosse messa in discussione. Abbiamo assistito a comportamenti irrazionali, al propagarsi di teorie antiscientifiche – ad esempio sui vaccini – al diffondersi di ansie che si sono tramutate in comportamenti autolesionisti

Sono le parole che il Presidente Mattarella ha pronunciato ieri di fronte ai ricercatori di Telethon.
Un momento emozionante per chiunque viva di scienza, ricerca e medicina.

Il PTS Vuole ringraziare il Presidente e chiede ad ognuno di noi di andare a ringraziarlo di persona sul suo profilo di Twitter, magari firmandosi. Facciamo sentire al nostro Presidente la gratitudine per le sue parole e per la capacità di tener dritta la barra nei momenti più difficili.

Il PTS replica alla LAV

di Roberto Caminiti (Professore ordinario di Fisiologia, Università di Roma SAPIENZA)

e Guido Silvestri (Professore ordinario di Patologia generale, Emory University, Atlanta)

In replica ad un articolo apparso sui siti di Research4Life (1) e Patto Trasversale per la Scienza (2), la Lega Antivivisezione (LAV) risponde (3), sollevando problemi che coinvolgono la comunità scientifica.

Sostiene la LAV: “In giorni di grande eco mediatica ed interesse rispetto ai rischi di contaminazione e incidenza del Coronavirus, c’è chi ne approfitta per sostenere l’indispensabilità della sperimentazione animale”.

In effetti siamo stati in molti a farlo, ed a buon motivo, poiché è la sperimentazione animale che dirà se un vaccino per COVID-19 sarà efficace e sicuro, e potrà essere usato sugli esseri umani. Al di là dell’implicita accusa di sciacallaggio, sulla quale stendiamo un velo pietoso, la LAV non risponde alla domanda fondamentale, quella di comunicare alla società civile se ritiene che l’inevitabile sacrificio di alcuni animali, necessario per mettere a punto un vaccino, sia o meno eticamente accettabile.

Accusa la LAV chi, come noi, “si impegna a difendere la vivisezione, senza farsi scrupolo di mostrare pubblicamente i suoi esperimenti sui macachi, tessendo le lodi del test in corso mentre gli animali selvatici sono immobilizzati.”

Dopo aver per anni accusato gli scienziati di nascondere le loro crudeli pratiche (vivisezione) e di stare rinchiusi nei loro inaccessibili chiostri, un atto di trasparenza, quello di mostrare stabulari, laboratori, animali e spiegare metodi e finalità degli esperimenti, viene visto come mancanza di “scrupolo” (?).  Per noi è stato un contributo alla ricerca ed un dovere verso la società civile, che quegli studi ha finanziato con le sue tasse.

Ma c’è una grave denuncia, ovviamente infondata: ci si accusa di usare “animali selvatici”. Ricordiamo che l’articolo 9, comma 1, del DL 26/2014, non consente l’uso di animali selvatici, cioè di cattura, nella sperimentazione scientifica (4). Se la LAV ha le prove di un reato lo denunci, altrimenti si tratta di diffamazione.

Sostiene la LAV che solo biologi e virologi hanno diritto alla parola in questo frangente, suggerimento a cui ci siamo adeguati nel preparare queste brevi note, e che parlare di coronavirus e sperimentazione animale, a proposito del Decreto Milleproroghe, tenderebbe solo a indurre confusione nel pubblico, per dimostrare le sue responsabilità nell’ostacolare la ricerca italiana.

Ricordiamo che nel caso montato contro il progetto di neuroscienze Lightup per lo studio della “visione cieca”, i “numerosi scienziati e ricercatori contrari” che la LAV presenta come esperti(5), sono un Blogger del quale purtroppo non è rintracciabile a tutt’oggi alcuna laurea o curriculum scientifico (6), uno psicologo che si dichiara professore alla SAPIENZA, senza che questa affiliazione risulti al MIUR(7), un medico di famiglia con esperienza in nutrizione(6): un vero e proprio Parterre de Rois, con alle spalle non una sola ricerca o pubblicazione nell’ambito disciplinare del progetto (neuroscienze), né sul sistema coinvolto (visione), né sulla specifica patologia studiata (visione cieca). Per questa vicenda, è bene ricordare che il Presidente della LAV Felicetti è sotto indagine giudiziaria, come egli stesso ha comunicato (8).

Non si è forse spesa, la LAV, a favore dell’abolizione della moratoria per le ricerche su xenotrapianti e sostanze d’abuso nel decreto Milleproroghe? I divieti imposti dalla legge italiana alla direttiva europea ci hanno portato in fase di pre-contenzioso con l’EU e rischiano di costare una procedura di infrazione al nostro Paese. Questi divieti non sono stati forse rivendicati dalla LAV come un successo politico?  Successo che però pagheranno tutti i cittadini italiani.

Lamenta la LAV: “Probabilmente, invece, è più utile per alcuni rimanere ancorati ai propri modelli di ricerca, attaccando chi chiede di sviluppare i modelli alternativi, che ammettere che proprio questi ultimi rappresentano una speranza in più per il nostro Paese, l’unico modo per evitare di essere sempre il fanalino di coda dell’Europa e tornare a essere competitivi ed evitare che i giovani ricercatori ignorino le tecniche più innovative e vadano a lavorare all’estero”.

L’incipit (“probabilmente”) è incoraggiante, sembra esserci un barlume di dubbio, ma poi svanisce con la stanca riproposizione dei metodi alternativi, la cui assenza nella ricerca di base e biomedica costringerebbe i giovani ricercatori italiani di rifugiarsi all’estero.

Non rinuncia, quindi, la LAV, a predicare nel deserto dei metodi alternativi, che al più sono complementari e che comunque sono stati sviluppati da quegli stessi scienziati che la LAV accusa di ogni crudeltà, e non certo nelle sue sedi.

Chiediamo alla LAV, a tal proposito, di indicarci quali problemi di salute umana questi metodi abbiano risolto, possibilmente con relativa bibliografia scientifica, e come potranno essere impiegati per fronteggiare nuove patologie ed il riemergere di vecchie, ma modificate e più aggressive, a seguito delle drammatiche migrazioni di popolazioni tra paesi e continenti, che sono cronaca quotidiana ed ormai parte del nostro album di famiglia. Saremo felici di usare questi metodi nei nostri laboratori, qualora efficaci. Se il suggerimento sarà quello di usare reti neurali e modelli computazionali, la nostra risposta è: grazie, lo facciamo già.

Si duole, la LAV, degli animali sacrificati per la ricerca dei vaccini contro HIV ed Ebola, dichiarati inutilizzabili, tacendo che una delle molecole sperimentali usate per contenere Ebola è attualmente in uso per il trattamento dei casi gravi di influenza da coronavirus, come molto promettente è l’utilizzo nel macaco di una sostanza (Remdesivir GS-5734) efficacissima per la cura di un’altra e più grave forma di patologia respiratoria da coronavirus(9), la MERS (Middle East Respiratory Syndrome), che continua a mietere vittime in quelle regioni. Questa sostanza potrebbe essere efficace anche per la cura di COVID-19, lo speriamo, la ricerca scientifica avanza grazie al dubbio.

Non dice la LAV, nella sua replica, che il vaccino per l’Ebola, ottenuto anche grazie all’indispensabile impego di primati non umani, ha ottenuto luce verde dall’Unione Europea per la commercializzazione (10).

Non dice, la LAV, che l’utilizzo dei farmaci antiretrovirali sperimentati sui macachi ha ridotto drasticamente il numero di morti per AIDS (11), e che le più fondate speranze per arrivare ad una sua eradicazione vengono da studi su macachi e topi (12, 13).

Non capisce, la LAV, che ai vaccini contro AIDS ed altre devastanti malattie infettive si arriverà solo grazie allo studio, alla cultura scientifica e all’immaginazione di migliaia di ricercatori nel mondo, ed anche grazie ad un tocco di serendipity, che a volte premia la passione per la ricerca, e non certo a causa delle spinte dei movimenti che si battono contro la sperimentazione animale.

1) https://www.research4life.it/una-doppia-morale-di-roberto-caminiti/

2) https://www.pattoperlascienza.it/2020/02/25/una-doppia-morale/

3) https://www.lav.it/news/lav-replica-a-caminiti

4)https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2014/03/14/14G00036/sg

5) https://www.lav.it/news/macachi-to-replica-unito 

6) http://files.spazioweb.it/65/d8/65d8756b-a7c9-43fb-9395-2fc907a9a3d3.pdf

7) https://cercauniversita.cineca.it/php5/docenti/cerca.php  

8)https://www.lastampa.it/torino/2020/01/28/news/sperimentazione-sui-macachi-indagato-il-presidente-della-lav-di-torino-1.38393689.

9) de Wight E et al. Prophylactic and therapeutic remdesivir (GS-5734) treatment in the rhesus macaque model of MERS-CoV infection    Proc Natl Acad Sci U S A. 2020 Feb 13. pii: 201922083. doi: 10.1073/pnas.1922083117.

10) https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/ip_19_6246

11) cfr. per un esempio, Hazuda DJ et al., Integrase inhibitors and cellular immunity suppress retroviral replication in rhesus macaques. Science. 305 (5683):528-32, 2004.

12) McBrien JB et al., Robust and persistent reactivation of SIV and HIV by N-803 and depletion of CD8+ cells, Nature, 578 (7793):154-159, 2020.

13) Nixon CC et al., Systemic HIV and SIV latency reversal via non-canonical NF-κB signalling in vivo, Nature, 578 (7793):160-165, 2020.

COVID19 – comunicato congiunto

Di fronte alla epidemia da COVID-19 ciascuno di noi e’ al lavoro – nel nostro ambito e nelle nostre strutture, in Italia come negli USA — per raggiungere gli stessi obiettivi: prevenire nuovi contagi, monitorare l’epidemia, e curare i malati. Facciamo questo con gli strumenti del metodo scientifico e clinico: ipotesi, esperimenti, studi clinici e/o epidemiologici, ricerca di antivirali e vaccini, analisi dei dati, preparazione, implementazione, evidenza clinica, etc. Ma anche dal punto di vista comunicativo tutti stiamo facendo esattamente la stessa cosa. Cioè cerchiamo di trovare – nel rivolgerci ad un pubblico di non esperti che è spaventato da questa situazione — una giusta e pragmatica via di mezzo tra l’allarmismo che crea solo panico generalizzato e controproducente, e la nonchalance facilona che porta ad essere impreparati di fronte ad una situazione di pericolo.Per questo è importante ribadire che non c’è nessun disaccordo tra scienziati, in quanto le nostre valutazioni ed i nostri obiettivi sono comuni. D’altronde non potrebbe essere altrimenti tra persone che sanno dove iniziano i fatti e dove finiscono le opinioni.

Roberto BURIONI — Professore Ordinario di Microbiologia, Università Vita e Salute San Raffaele Milano, Direttore Scientifico di Medical Facts.

Arnaldo CARUSO — Professore Ordinario di Microbiologia, Università di Brescia, Presidente della Società Italiana di Virologia

Andrea COSSARIZZA — Professore Ordinario di Patologia Generale, Università di Modena, Vice-Presidente del Patto Trasversale per la Scienza

Pier Luigi LOPALCO — Professore Ordinario di Igiene ed Epidemiologia, Università di Pisa, Presidente del Patto Trasversale per la Scienza

Guido SILVESTRI — Professore Ordinario e Direttore del Dipartimento di Patologia e Medicina di Laboratorio, Emory University, Atlanta

Una doppia morale

di Roberto Caminiti

Un vaccino contro il coronavirus (COVID-19) sarà sviluppato con l’inevitabile sacrificio di numerosi animali nei vari laboratori nazionali ed internazionali che lavorano su questo complesso problema. Nessuno lo dice, ma allo stesso tempo il Ministro della Salute Speranza loda gli sforzi della ricerca e degli operatori sanitari, soprattutto in un momento di preoccupazione crescente, visto che siamo il Paese europeo con più casi riscontrati. Eppure, sulla ricerca fondamentale e biomedica, il mondo animalista non esita a prendere posizione contro la sperimentazione animaleCome commenta allora la Lega Anti Vivisezione (LAV) lo sviluppo di un vaccino contro il coronavirus? E come lo commenta il Governo che, salvo posizioni personali e politicamente trasversali fra i partiti, opera per limitare la sperimentazione animale su altri e delicatissimi fronti di ricerca proprio mentre si impegna a contrastare l’epidemia di COVID-19? E’ di questi giorni infatti l’inspiegabile proroga di un solo anno della moratoria che riguarda il divieto in Italia di fare ricerca su xenotrapianti e sostanze d’abuso utilizzando modelli animali, come ancora stabilito dalla legge italiana (DL 26/2014) in palese violazione di quella EU (art. 2, Direttiva EU 63/2010).

Questa coincidenza è solo uno degli esempi registrati nell’ultimo anno, non solo in Italia, da cui emerge la doppia morale di politici, animalisti, e di vasti settori dell’informazione. Si tratta di una doppia morale caratterizzata dal rifiuto di un confronto serrato con la comunità degli scienziati, tranne in casi eccezionali, a cui si aggiunge la superficialità che ha per esempio caratterizzato il recente pronunciamento del Consiglio di Stato (CdS) sull’autorizzazione al Progetto LightUp delle Università di Torino e Parma.

La richiesta della LAV al Ministero della Salute di bloccare il progetto LightUp sulla “visione cieca”, diretto dai Prof. Marco Tamietto e Luca Bonini, e finanziato dall’European Research Council (ERC), è solo il primo di questi casi.  A seguire, in uno scenario più vasto, vi è il tentativo dell’associazione animalista americana PETA (People for the Ethical Treatment of Animals) di impedire la pubblicazione sulle principali riviste scientifiche internazionali di articoli provenienti da ricercatori affiliati ad istituti ed enti di ricerca cinesi, a causa di un presunto basso livello di eticità e di controllo sul benessere degli animali utilizzati per la sperimentazione (“ethical dumping”) in quel paese. Questa mossa usa come pretesto la comunicazione del Prof. Nikos Logothethis di abbandonare il Max-Planck Institut for Biological Kybernetics di Tubingen (MPBioCyb), e spostare la sua ricerca su primati non umani (scimmie) in Cina, a casa delle minacce di morte e delle violenze da parte degli animalisti che ha dovuto subire negli ultimi cinque anni.  

Ma andiamo con ordine. 

Nel giugno 2019 la Lega Antivivisezione (LAV) lancia su Change.org una petizione popolare con obiettivo la revoca dell’autorizzazione del Ministero della Salute al progetto LightUp sulla “visione cieca” dopo lesioni della corteccia visiva. Lo scopo del progetto è comprendere, nella scimmia, i meccanismi che sottendono queste residue capacità nell’Uomo e sfruttarli per favorire un recupero della vista che consenta una buona autonomia a chi la ha persa. La straordinaria somiglianza della organizzazione del sistema visivo dell’Uomo e del macaco rende il progetto di grande interesse non solo per la ricerca fondamentale, ma anche per quella translazionale. Il progetto, dopo aver superato tutti i criteri etici e scientifici che le leggi EU ed italiane richiedono, è beneficiario di un prestigioso finanziamento ERC.

E’ la prima volta che un’iniziativa che mira a bloccare un progetto approvato viene presa contro la ricerca di base ed i ricercatori in Italia. La LAV lo fa quando l’allora Ministro della Salute Giulia Grillo, dopo aver inizialmente negato l’accesso agli atti relativi al progetto, inspiegabilmente (ma il Governo vacilla e si intravvedono nuove elezioni all’orizzonte…) e violando l’art. 34 del DL 26/2014, che tutela le informazioni sensibili (1), consegna alla LAV non solo il progetto nella sua interezza, ma anche i nomi dei revisori dello stesso e dei ricercatori coinvolti, come riportato da Science e ripreso con maggiori dettagli da Repubblica (28 agosto 2019) (2). Così facendo il Ministro viola il doppio patto fiduciario con il Consiglio Superiore di Sanità (CSS), da lei nominato e che quel progetto ha esaminato ed approvato, e con i ricercatori delle Università statali, che oltre alla didattica hanno come compito istituzionale la ricerca, grazie a fondi nazionali ed internazionali.

Le minacce di morte nei confronti del Prof. Tamietto, da allora sotto scorta, sono fatti noti (3), trattati estesamente dalla carta stampata, e la solidarietà internazionale nei confronti suoi e del Prof. Bonini vasta e qualificata (4), ma non notata da una strabica RAI TV filogovernativa, che tratta questi argomenti usando ancora termini impropri quali “vivisezione”, o dando voce a chi sostiene che quella ricerca è inutile in quanto il sistema visivo del macaco e quello dell’Uomo sono completamente diversi, un vergognoso esempio di ignoranza, a dimostrazione dell’imbarazzante livello di cultura scientifica che regna in quegli studi.

Il secondo aspetto di novità di questa vicenda è che, forte di questa regalia elettorale del Ministro Giulia Grillo, la LAV intraprende la via giudiziaria e nell’agosto 2019 presenta ricorso al Tar del Lazio chiedendo la revoca dell’autorizzazione concessa dal Ministero della Salute e, nelle more del giudizio di merito, la sospensiva del progetto, che viene negata dal TAR. (5). La LAV ricorre al Consiglio di Stato che, con una sorprendente ordinanza (6) sospende in via cautelativa la sperimentazione del progetto Light-Up, ed impone al Ministero della Salute di dimostrare che non esistono metodi alternativi all’uso delle scimmie, ribaltando così l’onere della prova, che spettava alla LAV presentare. Questa ordinanza è un vero paradosso giuridico e logico, poiché ignora che le autorizzazioni alla sperimentazione animale vengono concesse dal Ministero della Salute ed i finanziamenti ERC erogati solo dopo attenta verifica che altri modelli animali o metodi alternativi al loro uso non sono praticabili.

Inoltre, nell’affermare che le sofferenze imposte agli animali devono essere ridotte entro “rigorosi parametri fisiologici”, un vero ossimoro, l’ordinanza ignora che nella richiesta di autorizzazione il ricercatore ha l’obbligo di indicare, in una scala di severità crescente (non risveglio, lieve, moderata, grave), il livello previsto di sofferenza (costo) che le procedure comportano e che alla valutazione critica di questa indicazione e del rapporto costo/beneficio è subordinato il rilascio dell’autorizzazione. Ciò significa che sia la Direttiva EU 63/2010, che il DL 26/2014 consentono procedure che comportano sofferenze classificabili che, quindi, non possono essere contenute entro limiti fisiologici, poiché la fisiologia è, per definizione, assenza di sofferenza.

Il TAR si esprimerà a fine aprile, e ci auguriamo che cancelli questa sorprendente ordinanza del CdS su un progetto di grande interesse transnazionale, che mostra quanta poca sia in quei palazzi la comprensione dell’operare della scienza e dei limiti che ne confinano l’agire entro ambiti etici e giuridici riconosciuti a livello internazionale. Ai giudici del CdS ci permettiamo di suggerire la lettura del bellissimo ed inquietante libro di John H. Hall, “Il dono oscuro” (Adelphi), che mostra quanto drammatico sia per la personalità umana sprofondare negli abissi della cecità, e quanto importante sia accendere una luce (LightUp) su questi argomenti.

Ancora una volta, la ricerca scientifica è ostacolata da una giustizia che ricorda i tempi bui dei casi Di Bella e Vannoni, quando gli ospedali pubblici vennero obbligati, da sentenze di vari tribunali e preture, a somministrate intrugli inefficaci e dannosi, anche sotto l’impulso (nel caso Vannoni) del generoso finanziamento concesso dal Parlamento (Ministro della Salute Balduzzi) per lo studio dell’efficacia di una terapia delle malattie neurodegenerative che, come gli scienziati dissero, inascoltati, non aveva alcun fondamento scientifico e clinico.

L’incomprensione della sperimentazione animale è a volte osservabile anche all’interno di prestigiose società scientifiche internazionali, come la Max Planck Society (MPS) in Germania, il cui direttore, prima del pronunciamento di un giudice, blocca la ricerca sulle scimmie e rimuove dal ruolo di direttore e docente del MPBioCyb il Prof. Nikos Logotethis, a seguito della messa in rete di immagini girate nel suo laboratorio da un militante animalista sotto copertura, e la conseguente ed ormai canonica accusa di crudeltà contro gli animali. A nulla vale la protesta di oltre 5000 scienziati, inclusi diversi premi Nobel, che conoscono bene il rigore scientifico e metodologico di quel laboratorio. La sentenza sull’accusa di crudeltà e maltrattamento degli animali arriverà (7), e sarà del tutto assolutoria.  La MPS sarà obbligata a riconferire a Logothetis tutte le sue funzioni (8). In questo caso è la MPS che, per pura immagine politica e timore di danno economico, abbandona uno dei suoi ricercatori di punta, nel momento in cui, invece, avrebbe dovuto difenderlo con forza, ricevendo anche le critiche di molti suoi ricercatori di altri laboratori (9). In questo caso è stato violato il rapporto fiduciario implicito che deve esistere tra istituzione e ricercatore (10).

Come i prof. Tamietto e Bonini in Italia, negli ultimi cinque anni il prof. Logothetis e la sua famiglia sono stati oggetto di violenti attacchi e minacce di morte, che hanno coinvolto anche il figlioletto, accusato dai compagni di classe di avere un padre “massacratore di animali”. Nonostante l’assoluzione, la sfiducia maturata verso la propria istituzione, quella a cui aveva dedicato oltre un ventennio di lavoro di straordinario successo, ed il clima sociale insopportabile portano Logothetis ad abbandonare il MPBioCyb, assieme a venti ricercatori, per assumere la co-direzione della ricerca su primati non umani all’International Center for Primate Brain Research (ICPBR) dell’Accademia cinese delle Scienze di Shanghai (11).

Ma la storia non finisce qui, poiché a febbraio 2020 il Chief Editor di Journal of Neurophysiology, prestigiosa rivista dell’American Physiological Society, riceve una lettera da parte di una militante di PETA, con la richiesta di non pubblicare futuri articoli di Logothetis e del suo gruppo provenienti da laboratori cinesi, a causa dei bassi standard etici che regolerebbero la sperimentazione animale in quel paese (“ethical dumping”). Si assiste, in questo caso, ad un salto di qualità nella campagna di PETA, che tende a bloccare la sperimentazione animale ed il suo sviluppo al di fuori dell’Occidente, una mossa di stampo neocolonialista, che riporterebbe la medicina nei paesi asiatici ed africani in via di sviluppo a livelli ottocenteschi, con le conseguenze che si possono immaginare. Questa richiesta ha suscitato, oltre al naturale rifiuto del direttore della rivista, un’immediata reazione del mondo scientifico, ben descritta da Speaking of Research (12).

L’intransigenza e l’assenza di ogni etica da parte di PETA è nota e ben rappresentata dalle parole della sua fondatrice e presidentessa Ingrid Newkirk: “Anche se bastasse il sacrificio di un solo topo per trovare la cura per l’AIDS, noi saremmo contrari” (13), e continua “Non vi è alcuna base razionale per dire che l’essere umano abbia diritti speciali. Un ratto è un maiale, è un cane, è un bambino, sono tutti uguali”. Quindi, per PETA i diritti degli animali sono importanti quanto quelli degli uomini, posizione del resto comune a tutte le associazioni animaliste. Ha, la LAV, qualcosa da dire in merito?

Si capisce quali sarebbero le conseguenze se simili e mostruosi principi guidassero l’azione contro la diffusione della malattia da coronavirus in Cina e nel mondo, impedendo la necessaria fase di sperimentazione sugli animali, prima dei test sull’Uomo. Ripetiamo la domanda: ha, la LAV, qualcosa da dire in merito?

Questo ci porta direttamente alla doppia etica dei nostri politici e governanti che, mentre impegnati a prevenire con tutti i mezzi la diffusione della COVID-19 in Italia e a congratularsi con i ricercatori e medici che lottano in prima linea, cosa da condividere, nascondono una banale, ma per loro indigesta verità: l’inevitabile sacrificio di migliaia di animali in Italia e nel mondo. Negli stessi giorni invece il Governo opera per limitare la sperimentazione animale su altri e delicatissimi temi nel nostro Paese.  Dire scomode verità, evidentemente, non porta consenso e voti, soprattutto all’innaturale alleanza degli opposti estremismi LEU/5Stelle. E’ quest’alleanza, infatti, che invece di abolire l’articolo (n. 5, comma 2, lettere d, e) del DL. 26/2014, che impedisce l’uso degli animali per la ricerca su xenotrapianti e sostanze d’abuso, risparmiando così all’Italia anche una costosissima procedura di infrazione EU, con il Decreto Milleproroghe, appena approvato alla Camera, proroga la moratoria sul divieto di un solo anno, laddove queste cruciali ricerche richiedono progetti di largo respiro. Evidentemente non sanno, i Deputati della Repubblica, quante siano in Italia le sindromi da astinenza neonatale, causa la tossicodipendenza della madre (14), e quali siano in adolescenza i gravi disturbi cognitivi che ne conseguono, a causa delle cure a base di metadone, fenobarbitale o benzodiazepine, a seconda del tipo di intossicazione materna. Per non parlare del colpo durissimo inferto alla ricerca sui trapianti d’organo, specie in un Paese dove la medicina preventiva langue per sottofinanziamento ed il trapianto d’organo rimane spesso l’unica e complessa possibilità di salvezza. Il Senato ha modo di correggere questo errore, ma dubitiamo che lo farà.

Queste vicende confermano una drammatica verità: la politica italiana evita un dialogo serrato con la comunità scientifica, per favorire la ricerca di facili consensi, da cui l’ammiccare all’oscurantismo no-vax (5Stelle), a stregoni dell’ultima ora (caso Balduzzi-Vannoni) o alle sirene animaliste (casi Grillo-LAV su progetto LightUP, e Speranza/LEU su Milleproroghe) ed al miraggio di un’isola che non c’è, quella dei metodi alternativi intesi non come complemento, ma sostituzione totale del modello animale.  Questo atteggiamento relega la ricerca a occasionale fornitrice di pareri, e quindi nel ghetto dell’irrilevanza sociale, e la tossicodipendenza nella sfera dei vizi privati, rivelando la doppia morale di una classe “dirigente” che gran parte della comunità scientifica e del Paese non riconosce più come tale, poiché il rifiuto di un dialogo continuo con la scienza moderna, con la sua complessità ed anche con i dilemmi etici che essa pone non consente l’affermarsi di un agire condiviso che sia fondato sullo studio, la ricerca e la competenza, cioè sulla cultura scientifica, da cui il dilagare di ignoranza ed intolleranza, ideali terreni di cultura di tutti i populismi.

*Neurofisiologo, Professore ordinario di Fisiologia, Università di Roma SAPIENZA fino al 2018.

1999-2001: Member, Board of Scientists, Human Frontiers Science Program Organization.

2008-2010: Chair, Program of the European Neuroscience Schools of the Federation of the European Neuroscience Societies (FENS)- International Brain Research Organization (IBRO) –Society for Neuroscience (SfN)

2010-2014: Chair, FENS Committee on Animals in Research (FENS CARE).

2016-2019: Member, Public Education and Communication Committee (PECC), Society for Neuroscience, USA.

Univax Day a Udine

21 febbraio 2020 – Il Patto Trasversale per la Scienza è presente

Nuova edizione di Univax day a Udine, 400 studenti delle scuole superiori in aula per imparare il valore della scienza. La giornata istituita dalla Società Italiana di Immunologia e dedicata all’approfondimento del tema vaccini, ha riunito ragazzi e insegnanti nell’aula magna di Via Tomadini per non dimenticare l’importanza della pratica vaccinale, e per infondere maggiore conoscenza e consapevolezza sull’argomento: “Sono le nostre armi bianche per vincere la deriva antiscientifica e le sciagurate fake news che gli antivaccinisti diffondono per dissuaderci all’utilizzo di questi farmaci – ha ricordato la giornalista Maria Santoro, socia fondatrice del Patto Trasversale per la Scienza e moderatrice dell’evento, con il vice presidente prof. Andrea Cossarizza – i vaccini ci proteggono contro le aggressioni di virus e agenti patogeni, migliorando il profilo di salute della nostra società.

Se oggi avessimo a disposizione il vaccino per il coronavirus tutti saremmo in fila per assicurarcene una dose, perché alla fine i virus fanno paura e per debellarli possiamo contare soltanto sulla scienza vera e sugli scienziati”.

Purtroppo la disinformazione in Italia assume proporzioni sempre più preoccupanti. Chi cerca notizie lo fa utilizzando i social media: “Fondamentale per l’università e per noi scienziati, l’educazione dei ragazzi, affinché possano prendere immediatamente le distanze dai ciarlatani – dichiara il prof. Carlo Pucillo Ordinario di Patologia Generale e Immunologia all’Università degli Studi Udine – è bene ascoltino autorevoli relatori e possano capire quanto e come i vaccini abbiano cambiato le sorti dell’umanità”.

La professoressa Barbara Frossi, immunologa dell’Università degli Studi di Udine, ha illustrato la nascita dei vaccini e il ruolo determinante di questo presidio per aiutare il nostro sistema immunitario a difenderci, mentre il prof. Marco De Carli, dirigente medico di allergologia e immunologia clinica all’Azienda Sanitaria Universitaria di Udine, ha dedicato il suo intervento alle principali falsità che hanno minato e ancora insidiano l’attendibilità dei vaccini: “Dobbiamo fugare ogni dubbio sugli effetti avversi della vaccinazione e cancellare una volta per tutte la correlazione del vaccino MPR e autismo – ha dichiarato – additando il suo colpevole, Andrew Wakefield, medico radiato dall’Ordine per le sue pericolose frodi scientifiche”.

All’incontro ha partecipato anche Andrea Gressani ,Vice Presidente AIP (Associazione Immunodeficienze Primitive) e membro italiano del Board IPOPI, la Federazione Internazionale dei pazienti affetti da Immunodeficienze: “Oggi sono qui assieme ai genitori di una bambina con immunodeficienza primitiva che non può vaccinarsi, come me – afferma – fatelo voi che ne avete la possibilità, affinché l’immunità di gregge garantisca anche la nostra salute”.

Agli studenti è stato chiesto di scrivere durante gli interventi dei relatori delle domande per chiarire ogni ulteriore dubbio sull’argomento: “Siete ragazzi intelligenti e un giorno il futuro sarà vostro. Potete decidere se viverlo grazie alle conoscenze scientifiche oppure sconfessare la storia della scienza e diventare nuovi portabandiera dei ciarlatani – ha concluso Maria Santoro – in quel caso scuola e università non vi servirebbero a nulla. Ma sono certa siate tutti intelligenti e dopo queste ore assieme abbiate già preso la decisione giusta. Vaccinatevi”.

La scienza in politica

Il Patto Trasversale per la Scienza in un contesto globale

A partire dal Seicento, la scienza è stata il motore creativo da cui sono emersi in Europa, e poi nel mondo occidentale, il benessere e le condizioni igienico-sanitarie, ovvero il miglioramento economico e lo sviluppo politico-sociale. Una funzione che la scienza potrebbe continuare a svolgere, se non venisse strumentalizzata per fini politici, piegandone i principi di libertà e oggettività alle altalenanti esigenze del consenso politico, e quindi delle opinioni. Nonostante le significative differenze dei diversi Paesi occidentali, la scienza è ritenuta dai cittadini uno strumento attendibile e a cui ricorrere quando la società intende realizzare un progetto o una visione sociale capace di migliorare le condizioni di vita. L’alleanza tra scienza, politica e cittadinanza non sempre però si realizza, e quando uno di questi termini vede i propri interessi collidere con quelli della scienza si manifestano sentimenti antiscientifici, spesso orientati a screditare gli argomenti sconvenienti della scienza. Le strategie principali per screditare l’affidabilità dei fatti scientifici ricorrono a idee pseudoscientifiche, ovvero credenze e pratiche, talvolta ispirate a sentimenti antimoderni, naturisti o passatisti, che appaiono scientifiche sebbene siano prive del metodo e delle prove di efficacia, di trasparenza, di oggettività e prevedibilità tipiche delle spiegazioni scientifiche. Le pseudoteorie antiscientiste usano diverse strategie per imporsi al grande pubblico, tra queste le più comuni sono: il ricorso a una supposta divisione di opinione tra gli scienziati su una determinata teoria scientifica che si vuole screditare, e l’uso di teorie cospirative, spesso legate a complotti o interessi economici, che renderebbero valide spiegazioni scientifiche che in realtà non lo sarebbero. Uno dei problemi chiave del rapporto che la politica e la società hanno con la scienza è la cattiva comprensione del contributo che questa ha dato al benessere e al progresso umano.

Clicca sull’immagine per leggere l’ultimo numero della rivista The Future of Science and Ethics a cura del Comitato Etico della Fondazione Umberto Veronesi

La percezione generale è che la scienza sia responsabile degli avanzamenti tecnologici di base come l’elettricità o il motore, i farmaci salvavita o i cellulari, o come teorie come quella del Big bang, della evoluzione naturale o della gravitazione universale. In realtà, il contributo più rilevante della scienza è il metodo e non le conquiste conoscitive, cioè i risultati o prodotti della ricerca, dai quali derivano generalmente le innovazioni destinate a migliorare la qualità della vita umana o a risolvere problemi pratici. È infatti il metodo scientifico che ci ha permesso, per la prima volta nella storia dell’umanità, di distinguere oggettivamente i fatti dalle opinioni, ovvero di controllare i fatti e quindi confermare o confutare le ipotesi pensate per spiegare o descrivere fenomeni naturali. Tale strumento è anche utile per lo sviluppo del pensiero critico dei cittadini. Nel passato, nei Paesi dove si è sviluppata la democrazia, gli scienziati e le prime società scientifiche hanno avuto un ruolo significativo nel portare in campo politico molte idee operative dell’allora neonata scienza come la trasparenza ispirata dal confronto pubblico con gli esperti, l’assenza di gerarchie, la collaborazione tra competenze per lo sviluppo di imprese comuni, e la critica costruttiva non basata su ideologie e appartenenze ma fondata sul controllo dei dati e sulle evidenze fondate sulle prove ripetibili. Ma anche nel presente scienza e democrazia mostrano un effetto positivo reciproco sullo sviluppo delle capacità cognitive. Ciò è dimostrato, ad esempio, dall’effetto Flynn che consiste nell’aumento del valore del quoziente intellettivo medio nel corso degli anni di quelle popolazioni che crescono in contesti dove l’ambiente socioculturale è stimolante, improntato alla libertà e si evolve nel tempo, come nelle democrazie avanzate (Corbellini et al., 2018). È per questo che in anni recenti importanti riviste scientifiche hanno deciso di dedicare ampi approfondimenti alle diverse forme di consulenza e supporto che gli scienziati possono offrire agli attori politici. La rivista britannica Nature, tra la più autorevoli al mondo, ha deciso a partire dal 2016 di raccogliere gli articoli più rilevanti sul tema dedicandogli un’intera sezione1 (Science Advice to Governments), di poco precedente è una raccolta sullo stesso tema di Scientific American2 . In questo ed altri contributi risulta evidente che le società occidentali sono diventate ‘società della conoscenza’, e che una parte sempre più considerevole delle loro economie si regge sui più avanzati saperi della ricerca tecno-scientifica. Mai come oggi “l’arte del governo” e “l’arte della tecnica” debbono dialogare, senza infingimenti e senza paure reciproche. Le democrazie che rinunciano ad aprire questo tavolo di discussione con la scienza sono destinate al declino, e non solo perché rinunciano agli introiti (economici e di immagine), perdendo terreno rispetto al sapere e agli introiti di quei Paesi che hanno invece accettato la sfida all’innovazione, ma anche perché possono venir depauperate da pseudo-innovazioni propugnate da gruppi di interesse capaci di manipolare (dietro apparenti interessi nazionali o filantropici) biechi interessi personali, come fu nel caso delle spinte verso la deregolamentazione dei farmaci che sono emersi durante l’affaire del cosiddetto ‘metodo Stamina’. Inoltre, come diversi autori hanno rilevato, negli ultimi anni si sono aggiunti anche interessi sovranazionali a minacciare scienza e democrazia con l’uso di fake news e disinformazione per alimentare sui social network scelte divisive e polarizzanti (Levitan, 2017; Nichols, 2017; Bennett et al., 2018). Infine, a ben vedere, a questi fattori negativi esterni vanno aggiunti quelli interni, ovvero le difficoltà insite nel tecnicismo connaturato alla scienza, nonché nell’alto, e quotidianamente aggiornato, livello di specializzazione del sapere tecno-scientifico: difficoltà che lasciano spesso nell’incertezza cittadini e decisori politici di fronte a scelte strategiche che riguardano l’intera società. È in questi casi che il sistema va ‘in crash’ e che la mancanza nel governo di alte ‘competenze scientifiche’ si manifesta con particolare drammaticità. Che si tratti di approvvigionamento energetico (nucleare, fossili o energie rinnovabili non convenzionali come l’eoliche o solari) o di terapie mediche (validate scientificamente vs. ‘terapie’ alternative senza prova d’efficacia come furono il ‘siero Bonifacio’, la ‘terapia Di Bella’, o il ‘metodo Stamina’), valutare la differenza tra scienza e pseudo-scienza, tra fatti e opinioni, diventa un arduo e talvolta, specie se sotto pressione mediatica, ingestibile problema politico, giuridico e sociale.

In Italia il tema è particolarmente urgente, visto che il Paese sconta non solo un cronico sottofinanziamento della ricerca, ma rispetto agli altri Paesi europei ha una popolazione che è agli ultimi posti riguardo alla comprensione del metodo scientifico, e alla fiducia nella capacità della scienza di migliorare la qualità della vita, della salute e lo sviluppo. Inoltre, nel nostro paese la bassa alfabetizzazione scientifica si somma – o ne è una conseguenza – a un alto livello di analfabetismo funzionale di ritorno, ovvero all’incapacità di un individuo di usare in modo efficiente le abilità di lettura, scrittura e calcolo nelle situazioni di vita quotidiana. Le nuove generazioni non danno segnali incoraggianti: i recenti dati Ocse-Pisa 2018 sui livelli di competenza dei quindicenni di 79 paesi in lettura, matematica e scienze indicano che gli studenti italiani sono inferiori alla media Ocse in scienze e nelle competenze che riguardano la lettura, e quindi negli strumenti che permettono lo sviluppo del pensiero critico. Tali lacune culturali ne implicano una terza, segnalata dal documento di sintesi dei dati Eurispes del 2013, il quale punta il dito sulla ridotta capacità di critica della società italiana, e la sua ‘disabitudine’ al dubbio analitico e alla pacata discussione civile, che genera in maniera inevitabile una cittadinanza polarizzata tra ‘creduloni’ e ‘dogmatici’ (Special Eurobarometer 419, Public Perceptions of Science, Research and Innovation, Report, ottobre 2014; Eurispes. 25° Rapporto Italia 2013; PISA 2018: Insights and Interpretations; Grignolio, 2018). La mancanza di questi strumenti del pensiero o di ‘concetti per capire criticamente e apprezzare la modernità’, secondo la definizione del noto psicologo dell’intelligenza James Flynn che al tema della riforma della scuola con strumenti cognitivi ha dedicato un libro significativo (Flynn, 2014), mette a rischio la democrazia. La cittadinanza e la politica diventano cioè più soggette a oscillare dal nichilismo radicale dei cospirazionisti, che dubitano di cure efficaci come i vaccini, alle false certezze degli imbonitori di turno, che gridano alla ‘cura miracolosa’ come recentemente dimostrato dal caso Stamina, dove una finta «terapia a base di staminali» veniva venduta o usata per trattare le più diverse malattie neurodegenerative, o dai pazienti oncologici deceduti a seguito dell’abbandono delle cure di comprovata efficacia per seguire il metodo Hamer (D’Amato, 2017). In Italia, solo per citare gli ultimi cinque anni: sono state distrutte coltivazioni di mais Ogm; sono state impedite ricerche su Ogm in campo aperto (l’Italia è l’unica trai grandi Paesi EU ad avere questo divieto) per il miglioramento genetico delle varietà tipiche nostrane; le risorse pubbliche destinate alla ricerca hanno dato chiari segni (resi noti grazie a interrogazioni parlamentari ed emendamenti nel dicembre 2019) di sbandamento tra procedure non competitive e assegnazioni arbitrarie e discriminatorie; sono stati distrutti gli stabulari dove si svolgevano importanti e rigorose – anche sotto il profilo etico — ricerche su animali per terapie umane (e veterinarie); sono state raccolte la maggior parte del milione di firme della petizione europea Stop Vivisection; le coperture vaccinali, specie quella per il morbillo, sono state tra le più basse d’Europa, prima della reintroduzione dell’obbligo vaccinale nel 2017; è stata riconosciuta la detraibilità fiscale ai prodotti omeopatici; i cittadini sono stati indotti a credere con estese campagne mediatiche che i prodotti biologici della grande distribuzione siano migliori per uomo e ambiente di quelli della agricoltura tradizionale o integrata; il Parlamento italiano a lungo non ha saputo distinguere tra ciarlataneria e medicina, assegnando (per poi correggersi) tre milioni di euro a una frode ai danni dei malati nota come ‘caso Stamina’ (Cattaneo e Grignolio, 2018). In molti di questi casi, servizi televisivi, interventi dei parlamentari, sentenze della magistratura e alcune (poche, ma molto abili nel comunicare) associazioni di malati e parenti hanno sostenuto ‘fenomeni sociali’ che l’intera comunità scientifica nazionale e internazionale ha di volta in volta ritenuto prive di alcuna base di oggettività. Gli scienziati sono spesso costretti a prendere posizioni di netta distanza dalla pseudo-scienza e i cittadini possono talvolta erroneamente percepire queste contrapposizioni come una frattura in seno alla comunità scientifica o come ‘due diverse opinioni’ ugualmente valide — secondo il principio del false balance, notoriamente inapplicabile in campo scientifico, a differenza, ad esempio, di quello politico3 —, anziché come la differenza tra fatti sperimentalmente confermati da esperti e opinioni di gruppi ideologicamente accecati o di venditori di fumo mediaticamente abili (ed economicamente interessati). Sono attriti che hanno costi democratici ed economici drammaticamente alti e che necessitano una risposta che non può più attendere. Per ovviare a queste incomprensioni tra scienza, cittadinanza e decisori politici, sono state avanzate quattro tipi di soluzioni in ambito internazionale. La prima è quella che vede le procedure dello stesso metodo scientifico come un’ottima profilassi da estende- re in campo politico. È ad esso che si riferisce la letteratura denominata ‘politica basata sulle prove d’efficacia (evidence-based policy-making), applicabile dal fisco alle pensioni sino alle strategie per lo sviluppo agricolo e le politiche ambientali, costruita su evidenze e dati rigorosamente controllati, trasparenti pianificazioni dotate di scopi chiari e misurabili, e su continui controlli con conseguenti incentivi o sospensioni (Cairney, 2016; Majcen, 2016). Tale approccio ha iniziato a guadagnare notorietà con il governo Blair nel Regno Unito ed è poi stato applicato in Australia, negli USA e a livello internazionale sia con una coalizione globale che ne promuove e monitora l’efficacia, sia con il progetto ROMA per i Paesi in via di sviluppo per il coinvolgimento dei cittadini nell’implementazione di politiche agricole e sanitarie allo scopo di ridurre le disuguaglianze5 . Una seconda soluzione è offerta dalle scienze cognitive che usano l’analisi della condivisione di valori tribali sottesi al rischio di innovazioni tecnico-scientifiche, dei bias congnitivi (errori sistematici di giudizio), degli incentivi e meccanismi che governano l’architettura delle scelte sociali per orientare razionalmente i cittadini sulle scelte politiche, specie quelle che riguardano la salute e l’innovazione (Halpern, 2019; Kahan et al., 2011). Alcuni Paesi si stanno già attrezzando, in primis il Regno Unito: per la propria campagna di riforme il governo Cameron trasse ispirazione da un testo di neuroscienze cognitive, “Nudge. La spinta gentile” (Thaler e Sustein, 2008), allo scopo di sfruttare la conoscenza dei fattori cognitivi-comportamentali che influenzano le decisioni dei cittadini per promuovere condotte virtuose e socialmente utili. Inserita nel governo britannico nel 2010, la nudge unit (“unità pungolo”), poi parte del Behavioural Insights Team, ha svolto un lavoro mirato a diminuire le spese e rendere più efficace la burocrazia, ad esempio inviando testi personalizzati agli evasori, spronando i cittadini ritardatari nei pagamenti delle imposte con messaggi che sfruttavano la reciprocità sociale, aumentando la partecipazione a iniziative istituzionali allegando l’invito a una lotteria con in palio piccoli premi, o eliminando gli errori delle prescrizioni mediche grazie a messaggi semplificati e precompilati.

Nel 2015 anche l’ex presidente degli Stati Uniti Obama istituì una nudge unit alla Casa Bianca, e di recente l’ha fatto anche il governo australiano. L’idea del pungolo nasce dal fatto che, nell’architettura delle scelte degli individui, anziché proibire o imporre alcune scelte al fine di migliorare il benessere delle persone, le istituzioni possono ottenere risultati apprezzabili anche solo orientando le scelte nella giusta direzione: invece di proibire il cibo spazzatura, sostiene la ‘teoria nudge’, è sufficiente mettere il cibo salutare a portata di naso e nei luoghi giusti. Si tratta di mantenere la libertà di scelta dei cittadini, sostituendo gli ordini con incentivi cognitivamente orientati: un approccio che Sunstein e Thaler — che per le sue ricerche nel 2017 è stato insignito del premio Nobel in economia — definiscono paternalismo libertario. Sono strumenti in grado di offrire alla cittadinanza un ruolo attivo nelle fasi di discussioni politica – e lo stesso vale per le scelte che riguardano la scienza e l’innovazione, sempre a patto (e ciò è imprescindibile) che ci sia un’assunzione di responsabilità e sia adottato il metodo scientifico. Chi vuole partecipare al dibattito potrà farlo, ma basandosi non su un mero ‘sentito dire’ bensì sul metodo e la conoscenza dei fatti, pena l’esclusione. Acquisire conoscenza e metodo servirà alla cittadinanza anche per evitare potenziali abusi di tali strumenti (Beccaria et al., 2014; Grignolio, 2018). Una terza via è offerta dagli science advisors. All’estero, in anni recenti, in tale ambito sono emerse alcune figure professionali specifiche, i cosiddetti ‘consiglieri scientifici’: si tratta di scienziati che, privi di conflitti di interesse, decidono di mettersi al servizio delle istituzioni agendo come intermediari tra la comunità scientifica e le scelte politiche, offrendo consulenze, suggerendo campi di sviluppo per l’innovazione e arginando le numerose proposte pseudoscientifiche e le frodi a cui gli organi statali – non ultimo il Parlamento italiano – sono spesso soggette. La Presidenza della Commissione Europea si è dotata di questa figura (l’ultimo incarico è stato assegnato ad Anne Glover, EU Chief Scientific Adviser) fino al 2014, il presidente degli Stati Uniti si serve regolarmente di uno science advisor (che può inoltre contare su un gruppo di consiglieri sui temi di scienza e tecnologia, il PCAST), nel Regno Unito ogni dipartimento del governo possiede un consigliere scientifico, coordinato da un ufficio che informa il Primo Ministro — il POST, Parliamentary Office for Science and Technology, è costituito da 11 membri, ovvero 8 consulenti scientifici di diverse aree che relazionano con 14 parlamentari, 4 scienziati e lo staff tecnico del Parlamento —, e anche Australia e Nuova Zelanda hanno sviluppato diversi gabinetti politici per gli science advisors. In Francia vi è l’Office parlementaire d’évaluation des choix scientifiques et technologiques (OPECST), e anche Germania, Catalogna, Svezia, Belgio, Grecia, Finlandia, Danimarca, Norvegia, Paesi Bassi e Svizzera sono dotati di uffici di consulenza scientifica, che sono membri della rete paneuropea EPTA Network1. La Spagna si sta allineando grazie all’iniziativa “Ciencia en el Parlamento”, mentre l’Italia ne è sprovvista, sebbene Stefano Rodotà propose già a metà degli anni ’80 un ufficio di consulenza scientifica e tecnologica che fu reso operativo tra il 1997 e il 2013 come Comitato per la Valutazione delle Scelte Scientifiche e Tecnologiche (VAST) interno all’Ufficio di Presidenza della Camera (Sabelli, 2019).

La Scienza in parlamento – clicca sull’immagine per leggere l’APPELLO

Questa è la via scelta dalla recente iniziativa italiana denominata “Scienza in Parlamento”, un’iniziativa indi- pendente, composta da un gruppo di ricercatori, scienziati e giornalisti, che ha «l’obiettivo di promuovere la creazione di un ufficio permanente e politicamente imparziale che fornisca consulenza scientifica e tecnologica d’eccellenza al Parlamento Italiano, affinché i nostri rappresentanti politici possano formulare proposte di legge informate e prendere decisioni pubbliche consapevoli». Parte dei promotori provengono dal “Gruppo 2003” costituito nell’estate del 2003 che annovera gli scienziati e i ricercatori italiani più citati al mondo, e che aveva tra i sui scopi principali la costituzione di una Agenzia Nazionale per la Ricerca, essendo l’Italia l’unico tra i grandi Paesi europei ad esserne privo. Il Governo Conte nella legge di bilancio del dicembre 2019 la istituisce allo scopo di coordinare i finanziamenti alla ricerca su scala nazionale. Prima di passare all’ultima soluzione rappresentata dall’associazionismo, è necessario ricordare una sorta di corpo intermedio tra un ufficio di consulenza tecnico istituzionale e le libere associazioni di scienziati e cittadini. Tra queste vanno menzionate in Italia tre rilevanti iniziative. L’Associazione Luca Coscioni per la libertà di cura e di ricerca scientifica, nata nel 2002 e affiliata al Partito Radicale, si è forte- mente impegnata (ottenendo diversi successi) sulla fecondazione assistita, sul fine vita, nonché a cancellare la legge sulla procreazione medicalmente assistita che vietava la ricerca sulle cellule staminali embrionali. La Fondazione Umberto Veronesi, nata nel 2003 su iniziativa dell’omonimo oncologo e di altri scienziati e intellettuali di fama internazionale con lo scopo di promuovere la ricerca scientifica di eccellenza e progetti di prevenzione, educazione alla salute e divulgazione della scienza. Infine v’è il CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze), fondato nel 1989 inizialmente per promuovere l’indagine scientifica e critica sui fenomeni para- normali, e che oggi è focalizzato sulle pseudoscienze. Si tratta di un’organizzazione educativa senza fini di lucro, fondata dal giornalista scientifico Piero Angela, fortemente impegnata nella divulgazione e demistificazione (debunking) della disinformazione e delle fake news, che opera in un ambito non esclusivamente scientifico. La quarta e ultima soluzione è invece offerta da una forma proattiva di libero associazionismo degli scienziati. In Italia negli ultimi due anni ne sono nate due di rilevanza nazionale.

Il gruppo informale SETA (Scienze E Tecnologie per l’Agricoltura) che si propone come obiettivo di sviluppare una riflessione sul tema dell’innova- zione in agricoltura. L’Italia è infatti un Paese che ha nel cibo uno dei suoi principali market asset, come ha ben dimostrato Expo 2015, ma dove pur- troppo sono vietate — unico dei gran- di Paesi EU — le sperimentazioni (a puri fini conoscitivi) degli Ogm in campo aperto e dove è largamente diffusa l’erronea percezione che le coltivazioni bio siano più nutritive, più salutari e ambientalmente meno impattanti (consumo di suolo, acqua, pesticidi e carburante) di quelle convenzionali e integrate (che contemplano anche l’ingegneria genetica vegetale). Il SETA ha quindi tra i suoi scopi quello di «cambiare la percezione dell’attività agricola da parte dell’opinione pubblica, oggi troppo spesso distorta, improntata al sospetto e alla sfiducia, da superare in virtù del fatto che gli agricoltori sono in grandissima parte imprenditori che utilizzano la tecnologia in modo responsabile e nel pieno rispetto delle leggi offrendo prodotti agricoli sicuri e a prezzi contenuti». L’altro gruppo di scienziati che si sono costituiti per dare una risposta al crescente sentimento antiscientista è il Patto Trasversale per la Scienza (PTS), di cui gli autori del presente te- sto sono soci fondatori. L’idea ispiratrice del PTS è il concetto di ‘trasversalità’ dell’attivismo pro-scienza nei suoi rapporti col mondo della politica e con altri interlocutori di rilievo, come media, scuole, magistratura, pubblico, etc. Semplificando, ci sono due approcci alternativi di sostenere la scienza attraverso la politica. Il primo modo sta nel sostenere o comunque stabilire un dialogo preferenziale con i partiti che — storicamente e culturalmente — hanno fatto di più per la scienza, mentre si prendono le di- stanze dai partiti che la scienza l’han- no spesso mistificata e sminuita, o addirittura si sono prestati ad essere cassa di risonanza per fenomeni di vera e propria pseudoscienza. Il secondo approccio, quello che definisce il modus operandi del PTS, è di lavorare senza pregiudizi ideologici o culturali con tutti i partiti per spin- gerli il più possibile verso posizioni pro-scienza. Questo approccio è ispirato dall’associazione americana pro-scienza Research!America6 , la cui fondatrice e presidente, Mary Woolley, ha dato il suo endorsement ufficiale al PTS al momento della sua fondazione come associazione. L’esperienza ormai più che trentennale di Research!America è di grande successo, come testimoniato, per esempio dal grande supporto politico bi-partisan dato dal congresso USA ad iniziative come il “21st Century Cures Act”, che a fine 2016 ha permesso lo stanziamento addizionale di diversi miliardi di dollari per la ricerca su malattie come il cancro, l’Alzheimer e le malattie infettive emergenti.

Va osservato che questo approccio trasversale può essere percepito come ‘ingiusto’ dai partiti pro-scienza («ma come, collaborate con chi fino a ieri era contro la scienza?»), e questa percezione è stata effettivamente manifestata sia in America sia in Italia. Nella nostra esperienza la migliora risposta a questo atteggiamento consiste nello spiegare esattamente e con pazienza cosa è l’attivismo trasversale pro-scienza e quali sono i motivi ispiratori di questo attivismo, in particolare il ruolo straordinario che ha avuto la scienza nel migliorare la qualità della vita umana e la necessità di proteggere la scienza come valore universale dell’umanità al di là di ogni appartenenza politica o partitica. L’iniziativa del PTS, partita nel giugno 2019, ha già raccolto numerosissime adesioni e sottoscrizioni a tutti i livelli, e sembra avviata ad avere un ruolo cruciale nell’assicurare che le principali azioni legislative ed esecutive delle istituzioni politiche italiane siano basate sui dati dell’evidenza scientifica disponibile. Vorremmo concludere con le parole di un interessante articolo sullo stato dell’arte della comunicazione della scienza nell’attuale società post-fattuale, apparso alcuni mesi fa sulla nota rivista PNAS: «A questo punto, probabilmente il meglio che può essere fatto è che gli scienziati e le loro associazioni scientifiche anticipino campagne di disinformazione e disinformazione e sviluppino in modo proattivo strategie online e piattaforme Internet per contrastarle quando queste si verificano. […] con una campagna di confutazione basata su informazioni accurate tramite Facebook, Twitter e altre forme di social media. Ma naturalmente, questo è molto più facile a dirsi che a farsi… (Lyengar et al., 2019).»

Autori

Grignolio A., Silvestri G., “La scienza in politica. Il Patto Trasversale per la Scienza in un contesto globale”. The Future of Science and Ethics, 4, 2019, pp. 18-25.

Bibliografia
Beccaria G., Grignolio A. (2014). Scienza & Democrazia. Come la ricerca demolisce i nostri pregiudizi e può migliorarci la vita. Edizione La Stampa/40k.
Bennett, W., Lance, & Livingston, S. (2018). The Disinformation Order: Disruptive Communication and the Decline of Democratic Institutions. European Journal of Communication, 33 (2): 122-39. https://doi.org/10.1177/0267323118760317
Cairney, P. (2016). The Politics of Evidence-Based Policy Making. Palgrave Macmillan.
Corbellini, G., Grignolio, A. (2018). L’Europa come antidoto contro l’antiscienza. In: Europa. Le sfide della scienza (pp. 405-412). Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani.
D’Amato, I. (2017). Dossier Hamer : inchiesta su una tragica promessa di cura contro il cancro. Mondadori.
Grignolio, A. (2018). Vaccines: Are They Worth a Shot? Springer.
Halpern, D. (2019). Inside the Nudge Unit : How Small Changes Can Make a Big Difference. W.H. Allen.
Kahan, D. M., Jenkins-Smith, H. & Braman, D. (2011). Cultural Cognition of Scientific Consensus. Journal of Risk Research, 14 (2), 147-74. https://doi.org/10.1080/13669877.2010.511246
Levitan, D. (2017). Not a Scientist How Politicians Mistake, Misrepresent and Utterly Mangle Science. W.W. Norton & Company.
Lyengar, S., Massey, D. S. (2019). Scientific Communication in a Post-Truth Society. Proceedings of the National Academy of Sciences, 116 (16), 7656-7661; https://doi.org/10.1073/pnas.1805868115
Majcen, S. (2016). Evidence Based Policy Making in the European Union: The Role of the Scientific Community. Environ Sci Pollut Res Int, 24(9):7869-7871. doi: 10.1007/s11356-016-6247-7.
Nichols, T. (2017). The Death of Expertise. The Campaign against Established Knowledge and Why It Matters. Oxford University Press.
Sabelli, C. (2 Aprile 2019). Parte l’appello Scienza in Parlamento. Scienza in rete. https://www.scienzainrete.it/articolo/parte-lappello-scienza-parlamento/chiara-sabelli/2019-04-02
Thaler, R H., Cass R. S. (2008). Nudge: Improving Decisions About Health, Wealth, and Happiness. Yale University Press.

Riferimenti

1. https://www.nature.com/collections/sssmbvxmws

2. http://www.scientificamerican.com/ report/in-defense-of-science/

3. L’emittente televisiva britannica Bbc nel luglio 2014 ha redatto un importante e innovativo documento per regolamentare la selezione di persone addette a trattare temi scientifici o di sanità pubblica nei dibattiti delle trasmissioni, con il precipuo scopo di eliminare la presenza di ciarlatani dalla tv di stato (http://downloads.bbc.co.uk/bbctrust/assets/files/pdf/our_work/science_impartiality/trust_conclusions.pdf).

4. http://coalition4evidence.org/

5. https://www.odi.org/features/roma/ home

6. https://www.researchamerica.org/

La Posizione PTS su COVID19


Il PTS vuole fornire un’informazione il più possibile aderente alle evidenze scientifiche emerse in questi giorni formulando una posizione relativa alla recente diffusione della infezione da nuovo coronavirus, chiamata COVID19.

Questo è stato possibile grazie al lavoro congiunto del prof. Pier Luigi Lopalco (ordinario di Igiene e presidente PTS), del prof. Matteo Bassetti (ordinario Clinica Malattie Infettive e coordinatore Gruppo Vaccini PTS), del prof. Guido Silvestri, del dott. Stefano Zona (medico infettivologo, IoVaccino) e del dott. Stefano Prandoni (pediatra, L’influenza questa sconosciuta)

 1. L’epidemia causata dal nuovo coronavirus, battezzato SARS-CoV-2, è in continuo divenire e così anche le nostre conoscenze in proposito.

 2. Al momento, i dati ufficiali ci inducono a considerare una letalità della COVID19 significativamente inferiore ad infezioni da altri Coronavirus (SARS e MERS).

 3. Il ritmo di crescita, un indice che si chiama R0 e ci dice quante persone possono essere contagiate da un soggetto infetto, è confrontabile con quello di altri virus, come quello influenzale pandemico”

 4.     In questa situazione, riteniamo oltremodo corretto, da parte delle istituzioni sanitarie nazionali e sovranazionali, l’aver messo in atto ogni possibile strategia per la precoce identificazione dei pazienti infetti e il contenimento dell’epidemia. Infatti, indipendentemente dal tasso di letalità, è importante evitare che il nuovo Coronavirus diventi endemico a livello planetario. Occorre tuttavia notare come sarebbe più appropriato un atteggiamento continentale più in sintonia tra i diversi stati europei.

 5.     Il livello elevato di attenzione da parte delle autorità sanitarie non giustifica, tuttavia, l’allarmismo nella popolazione italiana che si è registrato negli ultimi giorni. È invece importante sfruttare questo momento mediatico per istruire la popolazione generale su alcune buone pratiche di igiene che sappiamo già ora essere utili per prevenire la trasmissione di moltissimi patogeni, tra cui anche il SARS-CoV-2:

·   lavaggio delle mani con acqua e sapone o con gel di soluzione alcolica, da eseguire più volte al giorno, soprattutto prima di mangiare o di toccarsi naso, bocca e occhi;

·   utilizzo di fazzoletti monouso per coprire bocca e naso quando si tossisce o si starnutisce, gettando immediatamente nel pattume il fazzoletto; in alternativa, coprire bocca e naso con l’incavo del braccio;

·   areare spesso i locali chiusi.

Poiché, come dicevamo, le informazioni e i dati sono in continuo aggiornamento, si invitano i cittadini a non cadere nella trappola della disinformazione e a consultare fonti accreditate. Qui di seguito un elenco di siti istituzionali:

Scienza: tra mito, realtà e fake news

Nel novembre scorso la Federazione Nazionale Infermieri (FNOPI), che raccoglie oltre 450.000 infermieri di tutta Italia, ha aderito al Patto Trasversale per la Scienza tramite la presidente Barbara Mangiacavalli – https://bit.ly/3bG0Ewx

Il prof. Guido Silvestri è stato intervistato da Danilo Di Lorenzo per la rivista FNOPI – https://bit.ly/31YSH10

A seguire l’intervista:

Professore, abbiamo appreso da alcuni articoli pubblicati sulla prestigiosa rivista “Nature” della scoperta fatta dal team di ricercatori da lei guidato e che aprirà una nuova era nella lotta all’HIV. Può spiegarci meglio di cosa si tratta e quali saranno i prossimi passi della ricerca?

“Sono due articoli in cui descriviamo la scoperta di nuovi metodi per costringere il virus HIV ad uscire allo scoperto, cioè dalla fase di latenza. Oggi un soggetto con infezione da HIV trattato con farmaci antiretrovirali (ART) non puo’ dirsi “guarito” perché il virus torna a replicarsi non appena i farmaci vengono interrotti. Questa persistenza è dovuta a cellule con infezione latente che persistono nonostante le terapie (il cosiddetto reservoir). Si tratta di conoscenze importanti perché aumentano la nostra abilità di far emergere il virus dalla latenza, il che è un presupposto fondamentale per guarire l’AIDS. Fatto questo, l’obiettivo finale è di eliminare le cellule con virus riattivato usando meccanismi immunitari come anticorpi e cellule killer, una cosa non facile ma certamente possibile.

Insomma, un messaggio di cauto ottimismo per le persone HIV positive.”Lei è considerato tra i massimi esperti a livello mondiale nello studio dell’infezione da HIV. Siamo nel 2020, quali sono le stime del fenomeno e quale trend ha presentato negli ultimi anni in termini di mortalità ed incidenza?

“Mortalità ed incidenza dell’infezione sono in lieve ma costante calo, anche se rimane tantissimo da fare. Basti pensare che si parla cosi tanto del nuovo Coronavirus, eppure questa epidemia finora (al 10 febbraio) ha fatto circa 900 morti, cioè quanti ne fa HIV ogni 8 ore, ma da oltre 30 anni.”In queste ultime settimane il dibattito mediatico è focalizzato sull’epidemia causata dal Coronavirus.

In Europa l’allarme è reale oppure si tratta di allarmismo infondato?

“Innanzitutto diciamo che in situazioni come queste dobbiamo sentirci fortunati di avere la scienza moderna a nostra disposizione, perché è la scienza che ci ha permesso di identificare il virus nel giro di pochi giorni e che ci permette sia di monitorare l’epidemia che di studiare il comportamento del virus in grande dettaglio (i.e., sviluppo di mutazioni genetiche, etc) in modo tale da ottimizzare al più presto diagnosi e terapia dell’infezione. Poi naturalmente quando si ha a che fare con un nuovo virus bisogna prepararsi allo scenario peggiore e mettere in atto tutte le misure epidemiologiche per evitare nuovi contagi. Per questo credo sia importante prendere tutti i dovuti provvedimenti dal punto di vista medico ed epidemiologico, però controllando gli allarmismi, ed evitando reazioni di panico generalizzate.” Sull’origine di questa epidemia ne abbiamo lette di ogni tipo ed i complottisti sul web hanno dato spazio alle loro teorie, se cosi possiamo definirle: Armi batteriologiche, virus creato in laboratorio. Mark Twain sosteneva che “ Una bugia fa in tempo a fare mezzo il giro del mondo prima che la verità riesca a mettersi le scarpe”, allora cerchiamo di bruciare i tempi.

Professore dove sta la verità sull’origine di questa infezione?

“E’ un virus passato all’uomo dai pipistrelli. L’ipotesi di un virus “creato” in laboratorio è una fesseria galattica. Tra l’altro, se si volesse fare la guerra virologica ci sono tanti altri virus molto più pericolosi di 2019-nCoV…”I ricercatori dello Spallanzani sono riusciti ad isolare il DNA virale, nonostante la ricerca in Italia non sia finanziata a sufficienza ed i ricercatori lavorino spesso in condizioni di precarietà.

Quale consiglio si sente di dare alla nostra classe politica ed ai ricercatori?

“Di investire sulla scienza e di proteggerla sia dalle interferenze della politica che dalle fandonie dei ciarlatani. Bisogna costantemente ricordare al pubblico ed ai politici cosa facciamo e perché lo facciamo. La nostra missione è quella di aumentare le conoscenze per poter lenire le sofferenze dell’umanità e dare un futuro migliore e più sano ai nostri figli.”

Vaccini, obbligo o raccomandazioni? Qual è secondo lei la strada giusta da seguire?

“Discorso complesso. Obbligo e raccomandazione hanno pro e contro, e forse sono misure che di volta in volta si adattano meglio a specifiche situazioni. L’approccio basato sulla raccomandazione funziona benissimo nei paesi del Nord Europa, dove l’obbligo vaccinale non esiste e le coperture sono altissime. Ma forse in Italia c’era bisogno di una “spinta” in più…”

Tra le notizie circolate sui media e non supportate da evidenze scientifiche possiamo annoverare senz’altro la correlazione tra vaccinazioni e autismo. Da dove nasce questa fake news?

“Da un articolaccio fraudolento di un ex-medico inglese che voleva speculare su questa falsa correlazione per vendere una sua “cura” contro il morbillo. L’articolo fu poi ritrattato dalla rivista e il medico radiato dall’ordine. Purtroppo è una leggenda nera dura da estirpare.”

Nell’immaginario collettivo i virus vengono ritenuti dei nemici subdoli e pericolosi, eppure lei ha intitolato il suo ultimo libro “Il virus buono”. Come ce lo spiega? Può farci qualche esempio di virus “amico” dell’uomo?

“Il titolo un po’ provocatorio (“Il virus buono”, editore Rizzoli, ndr) nasce dalla osservazione che la maggior parte dei virus che vivono nel nostro ambiente e perfino nel nostro corpo non causano alcuna malattia. Sono virus che nel corso del tempo si sono adattati a convivere con l’organismo umano. La cosa più interessante è che in alcuni casi questi virus sono addirittura utili alla nostra esistenza. L’esempio più eclatante è quello di alcuni retrovirus endogeni che sono necessari per la funzione di organi come la placenta, che è assolutamente necessaria per lo sviluppo del feto nell’utero materno.”

Professore lei è, insieme al Prof. Burioni, il promotore del “Patto trasversale per la scienza”. Qual è la finalità principale di questa lodevole iniziativa?

“L’obiettivo principale del Patto Trasversale per la Scienza (PTS) è portare le evidenze scientifiche alla base delle scelte legislative e di governo di tutti i partiti politici, trasversalmente. L’associazione si propone anche di essere un mezzo operativo e una cassa di risonanza per tutti i cittadini che vogliono combattere bufale e fake news in ambito medico-scientifico, così come i ciarlatani e gli pseudomedici. Tutto questo per promuovere la cultura della scienza e il metodo scientifico attraverso programmi formativi e divulgativi in ambito scolastico, sanitario e mediatico.”

Situazione di instabilità e pericolo dei ricercatori

Il PTS appoggia e condivide la presa di posizione del nostro socio Roberto Caminiti, membro del Gruppo di Lavoro sulla Sperimentazione Animale, professore di Fisiologia e neuroscienziato del Laboratory of Neuroscience and Behavior, Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) contro la situazione di instabilità e pericolo in cui si trovano i ricercatori a causa dell’estremismo animalista

Pubblichiamo l’articolo di Speaking of Research, in risposta alla richiesta di PETA (People for the Ethical Treatment of Animals), avanzata a Journal of Neurophysiology ed alle maggiori riviste scientifiche internazionali, di non pubblicare in futuro articoli del prof. Nikos Logothetis, che ha deciso di spostare la sua ricerca in Cina. Il motivo di questa difficile scelta va ricercato nelle vere persecuzioni e minacce di morte che lui e la sua famiglia hanno subito negli ultimi 5 anni in Germania, sebbene egli sia stato del tutto assolto dall’accusa di maltrattamento animale.

Nikos Logothetis, uno dei più innovativi e prestigiosi neuroscienziati viventi, è accusato da PETA di “ethical dumping”, in quanto la Cina non rispetterebbe neanche i principi etici previsti dall’Unione Europea in materia di sperimentazione animale.

PETA è ben rappresentata dalle posizioni estreme della sua Presidente e Fondatrice Ingrid Newkirk (“Anche se bastasse solo il sacrificio di un topo per trovare la cura per l’AIDS, noi saremmo contrari”)

Lasciamo a voi la lettura di questa incredibile richiesta, e della risposta dell’Editor-in Chief di Journal of Neurophysiology, Bill Yates a questo link – https://bit.ly/2uKyT5v

VacciniaMO, terza edizione

con Presidente e Vicepresidente del Patto Trasversale per la Scienza

Cinquecentoquaranta studenti degli Istituti Superiori di Modena radunati in aula Magna, al Centro Servizi Didattici di Unimore, per festeggiare San Valentino all’insegna dell’amore per la scienza e per i vaccini. La Facoltà di Medicina e Chirurgia ha scelto di ripetere per il terzo anno consecutivo l’evento dedicato alla sensibilizzazione dei giovani alla pratica vaccinale:

“Vogliamo accrescere la loro conoscenza e consapevolezza sull’argomento – afferma ha dichiarato Andrea Cossarizza, professore ordinario di Patologia generale e Immunologia a Modena, vicepreside della Facoltà di Medicina, vice presidente del Patto Trasversale per la Scienza e Presidente della società Internazionale ISAC – sono gli unici strumenti a nostra disposizione per contrastare la deriva antiscientifica nel nostro Paese e l’azione sconsiderata degli antivaccinisti che diffondono informazioni false e dissuadono la società all’utilizzo di questo presidio sanitario, prezioso alleato della nostra salute”.

Si sono alternati in aula illustri relatori, spiegando alla giovane platea la storia dei vaccini (prof. Andrea Cossarizza), le principali fake news legate al tema (prof. Marcello Pinti), parlando di sicurezza e reazioni avverse (prof. Pier Luigi Lopalco), con lo speciale approfondimento della meningite da meningococco (prof.ssa Cristina Mussini) e l’illustrazione di un virtuoso esempio italiano di divulgazione scientifica, il sito web Io Vaccino, che partecipa al Vaccine Safety Net dell’OMS (dott. Stefano Zona).

A mantenere alta l’attenzione degli studenti hanno contribuito due preziose testimonianze: “L’apprendimento viene accelerato dall’esperienza – sottolinea Cossarizza – per questo abbiamo scelto di intervistare in aula due persone speciali”.

Nicola Pomaro, papà di Angela Stella, bimba di 8 anni che a 3 si è ammalata di anemia aplastica, ha superato il trapianto di midollo ma per successive complicanze oggi è immunodepressa. Nicola ha ricordato l’importanza delle vaccinazioni (Angela Stella purtroppo non può farle tutte, e quelle che riesce a sopportare non sono particolarmente efficaci per il suo sistema immunitario compromesso) e dell’immunità di gregge: “Abbiamo dovuto scegliere la scuola con una classe di soli bambini vaccinati, cosi anche il catechismo e la danza – dichiara – se vivessimo in una società più sensibile e altruista non saremmo costretti a vietarle il cinema, le giostre, il centro commerciale, viaggi, spostamenti con mezzi pubblici e tutto ciò che potrebbe farla entrare in contatto con virus e agenti patogeni. Se tutti fossero vaccinati mia figlia potrebbe vivere senza la costante paura di ammalarsi”.

Ha chiuso la manifestazione l’atleta della nazionale paralimpica di atletica, Andrea Lanfri, biamputato agli arti inferiori e con sole tre dita delle mani. Nel 2015, dopo una meningite fulminante con sepsi meningococcica, ha iniziato la sua brillante e inarrestabile ascesa sportiva. È record man dei 100, 200 e 400 metri piani, con la passione per l’alpinismo: “Volevo fare un dispetto alla malattia, realizzando il sogno di correre sempre più veloce e conquistare le montagne del mondo – dice – ho tanta voglia di vivere e superare i miei limiti, con determinazione e coraggio posso fare ogni cosa, ma la lezione l’ho imparata. Ora mi vaccino per tutto”. Ha raggiunto la vetta delle Tre Cime di Lavaredo, del Chimborazo in Ecuador e l’anno scorso ha conquistato oltre 7mila metri di altitudine con Putha Huinchiuli in Nepal, tappa di avvicinamento all’Everest in programma nel 2021: “L’esempio, fortunatamente vivente di Lanfri, non può lasciarci indifferenti, dimostra quanto sia preziosa la nostra vita – afferma Cossarizza – e quanto sia fragile se a colpirla è un batterio, dal quale possiamo difenderci semplicemente attraverso il vaccino”.

Ai ragazzi è stato chiesto di compilare due test, uno all’ingresso in aula e uno al termine dell’evento: “Attraverso l’esame dei questionari potremmo misurare l’utilità di Vacciniamo – conclude – e migliorare ogni anno questo momento di formazione dedicato agli uomini e alle donne del futuro”.

di Maria Santoro